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totti leverkusenGetty Images

Il "goal" fantasma di Totti a Leverkusen: questione di regolamento

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Anche i numeri mentono. Con buona pace dei fanatici dell'aritmetica a tutti i costi, quando c'è di mezzo il calcio anche la proverbiale certezza del calcolo perde di validità e veridicità.

Capita dunque che un calcolo, in particolare quello relativo ai goal segnati in carriera da Francesco Totti, secondo più di qualcuno sarebbe manchevole di un'unità. E quindi errato.

Per gli almanacchi cartacei (esistono ancora?) o digitali, l'ex capitano e numero 10 della Roma ne ha realizzati 307. Ma c'è una rete effettivamente segnata da Totti, che però non è stata contata ufficialmente.

Il tema dell'assegnazione torna prepotentemente in scena ogni volta che si affrontano Roma e BayerLeverkusen. E lo sarà per sempre, come quelle antiche questioni che riguardano la nascita dell'uovo e della gallina. Non c'è risposta, ma ogni tanto il pensiero va a finire inevitabilmente su un quesito senza soluzione.

  • STAGIONE COMPLICATA

    Diamo un po' di contesto. la stagione 2004/2005 a distanza di quasi vent'anni viene ricordata nei pressi del GRA e non solo come quella dei "quattro allenatori". Nell'ordine, si alternarono sulla panchina della Roma Cesare Prandelli, Rudi Voeller, Luigi Delneri e Bruno Conti, più un paio di gare sotto la direzione ad interim di Ezio Sella.

    Un'annata iniziata storta e finita peggio, con lo spauracchio di una clamorosa retrocessione che aleggiò su Trigoria e dintorni fino alla penultima giornata.

    In Europa le cose non andarono meglio. Anzi, la Roma fece registrare il suo peggior percorso nella storia della fase finale della Champions League.

    La prima partita contro la Dinamo Kiev fu persa a tavolino per una monetina lanciata da ignoti plauditores in tribuna e finita dritta in fronte all'arbitro danese Frisk.

    Le altre gare, se possibile, andarono anche peggio. I giallorossi rimediarono altre quattro sconfitte, tutte sul campo, e un misero pareggio in un Olimpico a porte chiuse per via della squalifica inflitta al club.

    Nell'atmosfera surreale di uno stadio che qualche anno più tardi sarebbe stato svuotato non per disordini ma per la pandemia di Covid-19, la Roma rimediò un punto che ancora oggi rappresenta il peggior score del club in Champions League. Altro che 7-1.

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  • LA TRASFERTA A LEVERKUSEN

    Nella terza partita del girone che ancora non ha preso la piega disastrosa che di lì a poco assumerà, la Roma viene ospitata in Germania dal Bayer Leverkusen.

    In panchina è arrivato già da qualche settimana Luigi Delneri, al posto di un dimissionario Rudi Voeller. Il tedesco volante a Roma restò nell'hangar, capendo prima di subito che l'esperienza da allenatore non faceva per lui e che i giocatori era meglio andare a prenderli da direttore sportivo piuttosto che insegnare loro tattiche e schemi.

    A Leverkusen i giallorossi vanno con un solo risultato utile per restare aggrappati alle chance di qualificazione: vincere.

    E le cose per una sera sembrano mettersi subito dalla parte della Roma, che a metà primo tempo passa in vantaggio con un goal a di poco rocambolesco.

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  • IL GOAL FANTASMA

    E qui arriviamo al nocciolo di questa storia. Francesco Totti batte un calcio di punizione dalla trequarti destra. Un tiro forte, a mezz'altezza, con le famose "tre dita" che caratterizzeranno gli anni a venire della carriera del capitano giallorosso.

    La traiettoria non è certo irresistibile e sembra destinata a smorzarsi tra le braccia del portiere nella migliore delle ipotesi. Succede però che Dimitar Berbatov, attaccante del Leverkusen, tocchi il pallone facendogli disegnare una parabola che sorprende Butt.

    1-0 Roma, con un piccolo aiuto dalla fortuna. E se non capite il riferimento, googlate su Translate "Butt" da inglese a italiano.

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  • IL RIBALTONE E LA BEFFA

    L'illusione di poter tornare dalla Renania con tre punti e un barlume di speranza in più dura circa venti minuti.

    Al terzo giro d'orologio della ripresa, i tedeschi trovano il pari con Roque Junior per poi dilagare nella ripresa con Krzynowek e calare il tris un istante prima del fischio finale con França.

    3-1 e tutti a casa, a Roma. Totti lascia il campo a testa bassa ma ancora non sa cosa lo attende una volta salito sul pullman direzione albergo.

    La Uefa infatti non gli ha convalidato il goal, refertandolo invece come autorete di Berbatov.

    Uno scherzetto che periodicamente tormenterà Totti, specie in occasione del raggiungimento di traguardi come le 200 e le 300 reti tra i professionisti.

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  • IL REGOLAMENTO CHE NON C'E'

    Nel 1997, prima del Mondiale di Francia dell'anno successivo, in un lungo e intricato articolo pubblicato sul proprio sito ufficiale la FIFA provò a fare chiarezza al riguardo.

    Nell'articolo venivano illustrati tutti i vari casi dubbi, con annesse spiegazioni al riguardo.

    Con una premessa da non dimenticare: il nome di chi segna un goal non ha alcuna rilevanza ai fini del gioco del calcio.

    In estrema sintesi, si legge questo dalle colonne del sito ufficiale della FIFA.

    "Un "autogol" esiste. L'arbitro deve decidere se una rete è un'autorete o meno, anche se non rientra tra i suoi compiti ufficiali, sulla base di queste note e consultando le squadre, se necessario; quando è presente un commissario di gara, deve decidere lui. L'intervento di un difensore deve essere intenzionale affinché un'autorete venga registrata a suo carico. un attaccante deve essere l'ultimo giocatore della sua squadra a toccare il pallone oltre la linea di porta per essere registrato come marcatore".

    Fu dunque l'arbitro di Bayer Leverkusen-Roma, il francese Poulat, ad assegnare l'autogoal a Berbatov, togliendo a Totti la soddisfazione di un tassello in più da aggiungere al suo mosaico di marcature europee.

  • COM'E' CAMBIATA LA REGOLA

    L'aumentare delle partite ha portato inevitabilmente a un incremento di situazioni di (auto)goal da valutare.

    Per questo motivo, nel 2008 la UEFA ha deciso di tracciare delle linee guida al fine di porre fine alla deregulation sulla materia.

    "Come si legge dal regolamento stilato e adottato dalle varie federazioni europee tra cui la Serie A "non sono considerati autogol i tiri nello specchio della porta che vengono deviati da un difensore in maniera fortuita o istintiva. In questi casi si assegna pertanto la marcatura all’autore del tiro in porta".

    Una scelta motivata dalla necessità di fare chiarezza una volta per tutte sulla questione, ma sulla quale ha influito e non poco l'incombenza dei contratti di sponsorizzazione e delle clausole di bonus.

    Al raggiungimento di determinate cifre in termini di goal, aumentano gli introiti per club e calciatori.

    Dal 2008 in poi dunque quel tiraccio sporcato da un avversario e terminato malcapitatamente alle spalle del portiere venga annoverato come goal dell'attaccante. Meglio per tutti, ma non per Totti.

    La leggenda romanista potrà comunque consolarsi guardando le altre 307 reti, quelle sì, segnate e assegnate in maniera che non lascia posto a interpretazioni.

    In cuor suo, e in quello di molti tifosi giallorossi, resta molto più il rammarico per come andò la gara contro il Leverkusen, che non le beghe da notai su assegnazioni e regolamenti.

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