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Zlatko Zahovic SloveniaGetty

Zlatko Zahovic, il fantasista genio e sregolatezza che ha fatto sognare la Slovenia

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In Slovenia nessuno come lui. Zlatko Zahovic ha illuminato con la sua classe e il suo piede mancino, con cui faceva fare al pallone quel che voleva, un'intera Nazione calcistica. Rapido e sgusciante, grazie ad un dribbling secco da grande numero 10, saltava l'uomo con facilità, per poi servire assist ai compagni, aprire il gioco con un lancio lungo o andare alla conclusione personale.

Alto un metro e 80 centimetri per 76 chilogrammi, ha indossato in carriera, fra le altre, le maglie di club come Partizan Belgrado, Porto, Valencia e Benfica, raggiungendo il suo apice a livello di risultati con il club spagnolo, con cui ha disputato la finale di Champions League con il Bayern Monaco, persa ai rigori.

A suon di goal e giocate ha trascinato la Slovenia agli Europei del 2000, nei quali ha raggiunto il suo apice, e ai Mondiali 2002. Qui però il suo carattere, spesso fumantino e irascibile, lo ha portato a litigare ferocemente con il suo Ct. Srecko Katanec, che ha deciso di cacciarlo dalla manifestazione.

Ritiratosi nel 2005 da primatista di goal con la Slovenia (35), ha ricoperto poi a lungo l'incarico di Direttore sportivo del Maribor, la squadra della sua città.

Kily González, Mendieta, Zahovic Valencia 2000Getty

GLI ESORDI NELL'EX JUGOSLAVIA

Zlatko Zahovic nasce a Maribor, all'epoca Jugoslavia, il 1° febbraio 1971, da genitori di etnia serba. Inizia a giocare a calcio nelle Giovanili dell'NK Kovinar Maribor, club della sua città natale. La svolta per la sua carriera arriva nel 1989, quando in città incontra Milko Gurovski, talvolta scritto anche Durovski, calciatore macedone che sta svolgendo a Maribor il servizio militare.

Gurovski nota il talento del giovane Zahovic e lo convince a trasferirsi a Belgrado, lo porta al Partizan, dove lui stesso gioca,e gli apre di fatto le porte del calcio professionistico. Il talentuoso fantasista si ritrova in questo modo proiettato a 18 anni nella Prva Liga con una delle squadre più forti di Jugoslavia.

Nonostante la giovane età, Zahovic riesce a mettere in evidenza le sue qualità, collezionando 9 presenze e un goal nella sua prima stagione. Nel 1990/91 viene girato in prestito all'FK Proleter Zrenjanin, squadra neopromossa della città di Zrenjanin, nella Vojvodina. L'FK Proleter Zrenjanin chiuderà l'anno con uno storico quarto posto finale in Prva Liga, ma la stagione di Zahovic (25 presenze senza goal) non è di quelle da ricordare.

Tornato alla base nel 1991, nonostante l'esplosione delle guerre balcaniche che porteranno alla dissoluzione della Jugoslavia e alla costituzione di nuovi Stati nazione, fra cui la Slovenia, il primo a dichiararsi indipendente il 25 giugno 1991 fra quelli che componevano la Repubblica Socialista, giocherà nel Partizan Belgrado fino al 1993.

Il suo sinistro inizia ad incantare: 2 goalin 13 presenze nel 1991/92, che diventano 3 in 15 gare nel 1992/93, quando il Partizan vince il primo Scudetto della Repubblica Federale di Jugoslavia, che comprendeva la Serbia più il Montenegro.

IN PORTOGALLO PER LA GLORIA

Gli orrori della guerra porteranno però Zahovic lontano da Belgrado: il fantasista sloveno è tentato dal ritorno nella sua città per diventare una stella in patria, ma poi opta per il trasferimento in Portogallo, dove nel 1993 si accasa al Vitória Guimarães.

È con questo club che il fantasista sloveno si afferma come un giocatore in grado di determinare le partite: con i suoi cambi di ritmo è decisivo nelle transazioni offensive, e finalizza il gioco con assist o lanci spettacolari, se non andando personalmente alla conclusione vincente.

Pur non vincendo nulla, nelle tre stagioni con la maglia bianconera addosso Zahovic ha collezionato 15 goal in 85 partite in tutte le competizioni, attirando su di sé le attenzioni di un grande club come il Porto.

Con i 'Dragoni' lo sloveno dalla classe sopraffina completa la sua maturazione calcistica, disputando tre stagioni ad alti livelli: dal 1997 al 1999 vince 3 Scudetti consecutivi, cui si aggiunge una Coppa del Portogallo nel 1997/98 e due Supercoppe nazionali nel 1998 e nel 1999. Su tutti i trionfi imprime il suo marchio.

In tutto segna 41 goal in 114 partite complessive, con un miglioramento costante (9 reti il primo anno, 11 il secondo, ben 21 il terzo). Il suo anno magico è il 1998/99, in cui sotto la guida di Fernando Santos offre prestazioni eccezionali sia in Portogallo (14 reti in 31 presenze), sia in Champions League, competizione che lo vede autore di 7 goal in appena 6 gare tutti nella fase a gironi, con due doppiette ai danni di Croazia Zagabria e Ajax.

Senza dubbio siamo di fronte al miglior Zahovic di sempre, capace di spaccare in due le partite, di interpretare efficacemente più ruoli (gioca da esterno destro, centrocampista e punta oltre che da fantasista). Ma alla pari della sua classe smisurata emergono anche gli spigoli di un carattere capriccioso da 'prima donna' che non accetta compromessi e che mal reagisce quando un allenatore lo richiama a compiti tattici o decide di relegarlo in panchina.

Nel 1999 viene così ceduto dai lusitani ai greci dell'Olympiacos, cui l'anno precedente aveva rifilato 2 goal in Champions League,con la valutazione astronomica di circa 27 miliardi di vecchie Lire. A livello personale la stagione in terra ellenica inizia bene con un goal e un assist nel pirotecnico 3-3 casalingo del Pireo contro il Real Madrid in Champions, ma vede esplodere nuovamente le problematiche caratteriali di Zahovic.

Il club cambia tre allenatori, passando dal bosniaco Dusan Bajevic ad Albertino Bigon e a Ioannis Matzourakis, con cui la squadra chiude la stagione vincendo lo Scudetto greco. Zahovic colleziona complessivamente 24 presenze e 9 goal fra tutte le competizioni (6 presenze e 2 reti in Champions), riuscendo a litigare con il tecnico che l'aveva voluto, Bajevic, con il suo successore Bigon e un po' con l'intera Grecia mettendosi addirittura in sciopero dopo aver pronunciato una delle sue storiche frasi:

"Il livello del calcio in Grecia è troppo basso".
29-zahovic.jpgGetty Images

LA CHAMPIONS SFUMATA CON IL VALENCIA

Grazie alle grandi prestazioni ad Euro 2000 con la Nazionale, Zahovic, nonostante la fama di giocatore problematico da gestire, riesce comunque ad essere uomo mercato. Ci pensa anche la Fiorentina di Terim, che poi desiste per il carattere, ma il fantasista sloveno finisce in Spagna alla corte del Valencia di Héctor Cúper.

I pipistrelli lo pagano 16 miliardidi vecchie Lire e così Zlatko e il suo magico sinistro possono approdare nella Liga e dare manforte alla campagna europea della squadra bianconera, guidata dal tecnico argentino.

Se dal punto di vista personale l'impatto dello sloveno non è esaltante, con 31 presenze e 6 goal fra Liga, Champions e Copa del Rey, e un'alternanza fra partite in cui si erge a protagonista e altre, più numerose, in cui si assenta dal gioco della squadra, il Valencia ottiene invece in quella stagione risultati brillanti, raggiungendo la finale di Champions League contro il Bayern Monaco.

30-zahovic.jpgGetty Images

In quella che rappresenta la partita più importante della sua carriera calcistica, giocata a San Siro il 23 maggio 2001, Zahovic sarà protagonista in negativo. Mandato in campo da Cúper al 66' al posto di Juan Sánchez per dare più estro alla manovra offensiva dei suoi, dopo l'1-1 dei tedeschi, che su rigore pareggiano il vantaggio iniziale siglato da Mendieta, non riesce a incidere.

Il punteggio non cambia e la finale si decide ai calci di rigore. Zahovic è il terzo rigorista degli spagnoli. Lo sloveno, con il numero 8 sulle spalle e la sua squadra in quel momento in parità nelle trasformazioni dal dischetto (2-2) con possibilità di andare a condurre, calcia a mezza altezza con il sinistro sulla destra di Kahn. La conclusione obiettivamente non è granché, e il portiere tedesco con un balzo felino intuisce e devia il tentativo di trasformazione.

Il Valencia poi esce sconfitto 6-5 dopo i calci di rigore e per Zahovic sfuma la possibilità di laurearsi campione d'Europa. Per il fantasista dal carattere difficile sarà di fatto l'unica chance, visto che il treno per la gloria per lui non passerà più.

FARO DELLA SLOVENIA FRA IMPRESE E COLPI DI TESTA

A consacrare Zahovic 'miglior calciatore di sempre della Slovenia' sono però le imprese compiute con la sua Nazionale. Dopo averindossato in un'unica occasione la maglia della Jugoslavia Under 21 (1-2 contro l'Austria il 12 novembre 1991 nelle qualificazioni agli Europei Under 21), l'anno seguente inizia a giocare per la rappresentativa maggiore della Slovenia.

Il suo debutto è datato 7 novembre 1992 in un test amichevole con Cipro. Nonostante i primi goal segnati a Lituania (1994) ed Estonia (1995) i primi anni sono avari di soddisfazioni per Zahovic e compagni, la musica cambia sostanzialmente dopo il 1996.

La Slovenia ottiene risultati sempre più importanti e guidata dal Ct. Srecko Katanec, vecchia conoscenza del calcio italiano, campione d'Italia della Sampdoria nel 1990/91, centra una storica qualificazione ad Euro 2000. Inserita in un girone di qualificazione che comprende Norvegia, Grecia, Lettonia, Albania e Georgia, la Slovenia parte come terza forza in un raggruppamento comunque non proibitivo alle spalle di scandinavi e greci.

Precedendo la Grecia, che soltanto 4 anni più tardi si laureerà campione d'Europa in Portogallo, la Slovenia, trascinata dalla sua stella, che realizza ben 9 goal nelle Qualificazioni, conquista il 2° posto finale con 17 punti a -8 dalla Norvegia, guadagnandosi l'accesso agli spareggi.

Ai playoff la Slovenia deve vedersela con l'Ucraina di Andriy Shevchenko, anch'essa piazzatasi seconda nel suo gruppo. Sulla carta i favori del pronostico sono per gli avversari, ma ancora una volta la squadra della piccola Repubblica saprà ribaltarli. L'andata si gioca il 13 novembre 1999 allo Stadio Bezigrad di Lubiana. La Slovenia vince 2-1 al termine di una gara emozionante.

È infatti l'Ucraina a portarsi in vantaggio al 33' con il suo uomo più rappresentativo, Shevchenko, che firma il provvisorio 0-1. La qualificazione sembra in discesa per gli ospiti ma nella ripresa cambia tutto, i padroni di casa tirano fuori l'orgoglio e il carattere e i giocatori simbolo della Slovenia, Zahovic e Acimovic, ribaltano la partita: 2-1 e sloveni con 2 risultati su 3 da giocarsi nell'infuocato match di ritorno allo Stadio Olimpico di Kiev.

Quest'ultimo si gioca appena 4 giorni dopo, il 17 novembre, e vede l'Ucraina riversarsi all'attacco alla ricerca del goal qualificazione, e la Slovenia difendersi con ordine e provare a far male in contropiede. Zahovic e compagni tengono botta fino al 68', quando l'arbitro assegna un rigore ai padroni di casa. Rebrov trasforma dagli 11 metri: 1-0.

Sembra fatta per l'Ucraina, ma al 78' il centrocampista Pavlin firma l'1-1 che manda in estasi un'intera nazione. Al ritorno in patria, come riporta Danilo Crepaldi nel libro 'Figli della Jugoslavia: il calcio slavo dopo la tempesta', Zahovic e compagni sono accolti come eroi al grido di "chi non salta non è sloveno".

I nomi di Zahovic e Acimovic vengono per la prima volta accostati a quelli dei grandi campioni dello sci, Bojan Krizaj, Jure Franko e Boris Strel, fino a poco prima considerati gli unici eroi nazionali in chiave sportiva.

La festa della Slovenia prosegue nella fase finale, che vede la Nazionale di Katanec inserita nel Girone C con Spagna, Jugoslavia (Serbia più Montenegro) e ancora Norvegia. Sulla carta un raggruppamento impossibile, ma con Zahovic in squadra tutto può succedere. E ne è una prova la gara d'esordio con la Jugoslavia, guidata da Vujadin Boskov, dai molteplici significati, che la Slovenia gioca a Charleroi, in Belgio, il 13 giugno del 2000.

Il derby balcanico non delude le attese e sarà ricordato come una delle gare più emozionanti della storia del torneo. La Jugoslavia parte forte e sfiora in un paio di occasioni il vantaggio, ma ecco che Zahovic decide di salire in cattedra. Al 22' il numero 10 legge bene un lungo lancio dalla sinistra e di testa, non la sua specialità, batte una prima volta Kraj.

Il fantasista di Maribor è particolarmente ispirato e al 52' su punizione calibra un assist perfetto per la testa di Pavlin: 0-2 e Jugoslavia in tilt. Non è finita, perché al 56' Mihajlovic non si accorge della sua presenza ed effettua un retropassaggio: Zahovic intercetta e di prima intenzione 'buca' per la terza volta l'incolpevole Kralj.

Zlatko Zahovic SloveniaGetty

Avanti di 3 goal, la Slovenia sente la vittoria in tasca, invece, un po' un calo fisico evidente, un po' le mosse di Boskov, rimettono presto in partita la Jugoslavia, che alla fine, con un'epica rimonta, coglie un prezioso pareggio per 3-3. Al di là del punto, come scrive Crepaldi, "quel giorno la Slovenia aveva tranciato di netto l'ultimo cordone ombelicale che la teneva legata ai Balcani e al concetto di jugoslavismo. Infatti quel giorno il calcio, in cui la Slovenia era stata sempre una sorella povera di serbi e croati, ma anche di bosniaci e macedoni, aveva combattuto ad armi pari con gli ex fratelli slavi".

Il pallone contribuirà non poco ad avviare quel processo che condurrà il piccolo Paese all'ingresso nell'Unione Europea nel 2004, prima fra tutte le ex Repubbliche confederate, e all'adozione dell'euro dal 2007. Tornando però a Zahovic e alla Slovenia di Katanec, il pari impone un'altra prova di alto livello e una vittoria contro la Spagna, la super favorita del girone, che aveva perso la gara inaugurale con la Norvegia.

Ad Amsterdam, il 18 giugno del 2000, arrivano altre emozioni. Raúl porta avanti nei minuti iniziali le Furie Rosse, ma il solito Zahovic pareggia nella ripresa: 1-1. La gioia slovena dura però poco, perché passa un minuto e la Spagna fa il 2-1 con Etxeberría, abile a finalizzare dopo una discesa di Mendieta.

La Slovenia, che ha regalato goal e bel calcio, è ultima dopo 2 partite con un solo punto. I biancoverdi devono vincere ad ogni costo con la Norvegia per sperare in una combinazione favorevole di risultati con l'altra gara Jugoslavia-Spagna. Gli sloveni giocano ancora in Olanda, ad Arnhem, tutti si attendono una sfida spettacolare, visto che il pareggio non serve a nessuna delle due squadre e invece ne vien fuori una gara noiosa, nella quale a prevalere è la paura di perdere più che il coraggio di vincere.

Lo 0-0 con gli scandinavi (gara in cui Zahovic non incide), sancisce l'eliminazione precoce della Slovenia come cenerentola del suo girone con 2 soli punti alle spalle di Norvegia (4 punti) e delle due qualificate Jugoslavia (4 punti e miglior differenza reti) e Spagna (6 punti). Ciononostante la squadra, al suo rientro in patria, è accolta dai propri tifosi come se avesse vinto gli Europei.

Il percorso di Zahovic e compagni si completa con la storica qualificazione, due anni più tardi, ai Mondiali di Corea e Giappone 2002. I biancoverdi di Katanec si 'vendicano' della Serbia (ancora denominata Jugoslavia) eliminandola dalla Coppa del Mondo. La Slovenia si piazza infatti seconda nel Gruppo 1 con 20 punti alle spalle della Russia, vincitrice con 23, e davanti ai serbi, che chiudono a 19, e si guadagna ancora una volta l'accesso ai playoff.

Qui, senza il suo numero 10, la squadra di Katanec ha la meglio nel doppio confronto sulla Romania. A Lubiana finisce 2-1 per i padroni di casa, con l'1-1 del ritorno che sancisce la nuova impresa slovena. A furor di popolo Zahovic (che aveva deliziato i tifosi con un goal nella sfida casalinga con la Jugoslavia) è fra i convocati per la spedizione in terra asiatica.

Ma proprio la fase finale dei Mondiali in Corea e Giappone segnerà il declino della sua carriera calcistica e della stessa Nazionale slovena. A 31 anni il fantasista di Maribor non ha più quell'esplosività atletica che aveva caratterizzato i suoi anni migliori, e, anche se il suo sinistro resta magico, i colpi di testa sempre più frequenti e le bizze caratteriali sono sempre più difficili da tollerare.

La Slovenia è inserita nel Gruppo B con Spagna, Paraguay e Sudafrica. La prima partita è contro i favoriti iberici, e ancora una volta saranno le Furie Rosse a prevalere per 3-1. La partita segna però la frattura definitiva fra Zahovic e il Ct. Katanec, che al 63' decide di sostituire il numero 10, fino a quel momento deludente, con Acimovic.

Apriti cielo e spalancati luna: il fantasista è furioso con il commissario tecnico, lo manda in modo plateale a quel paese e pronuncia contro di lui una frase che resterà famosa in Slovenia:

"Posso comprare te, posso comprare la tua casa e la tua famiglia - dice Zahovic a Katanec dopo esser stato sostituito -. Eri una testa di c***o come giocatore e lo sei come tecnico".

Di fronte a simili parole anche la pazienza del tranquillo Katanec, che fino a quel momento era passato sopra ai caprici del carattere di Zlatko per il bene della squadra, si esaurisce. Il Ct., sostenuto dalla Federcalcio slovena, decide così di rimandare a casa il numero 10, cacciandolo dai Mondiali, pur consapevole che questo toglieva alla Slovenia ogni possibilità di qualificazione alla fase ad eliminazione diretta.

I biancoverdi, infatti, rimediano altre due sconfitte con Sudafrica e Paraguay ed escono mestamente dai Mondiali 2002 con 0 punti. Katanec annuncia l'addio alla panchina della Slovenia già a torneo in corso, e dopo la deludente eliminazione rassegna le sue dimissioni.

Bojan Prasnikar viene nominato nuovo Ct. e così Zahovic tornerà a vestire immediatamente la maglia della Nazionale a partire dalla discussaamichevole estiva del 21 agosto 2002contro l'Italia a Trieste, che sarà ricordata per la vittoria ospite per 0-1 ma, soprattutto, per le intemperanze degli ultrà sloveni. Il fantasista di Maribor regalerà lampi di classe in Nazionale fino al 28 aprile 2004, quando, dopo la mancata qualificazione ad Euro 2004, disputa contro la Svizzera la sua ultima.

Nel test amichevole, perso 2-1 dalla Slovenia, segna l'ultimo dei 35 goal (in 80 presenze) che lo rendono ancora oggi il miglior marcatore all-time della Nazionale biancoverde. Le sue imprese, pur alternate alle bizze caratteriali, lo fanno considerare dai tifosi il miglior giocatore sloveno della storia.

zlatko zahovicGetty

GLI ULTIMI ANNI AL BENFICA E DS AL MARIBOR

A livello di club, persa la finale di Champions League del 2001, Zahovic torna in Portogallo per indossare la prestigiosa maglia del Benfica e chiudere con gli ultimi successi una carriera sicuramente bella ma che, a causa di quel caratteraccio che non lo ha mai abbandonato, non gli ha dato probabilmente quanto la sua classe avrebbe meritato.

Con le Aquile lo sloveno milita per 4 stagioni dal 2001 al 2005, vincendo la seconda Coppa del Portogallo nel 2003/04 e il quarto titolo portoghese l'anno seguente. Dopo 111 presenze e 37 goal con il Benfica, Zahovic all'età di 34 anni appende le scarpette al chiodo, passando ad una nuova carriera dirigenziale.

Nel 2007 diventa infatti direttore sportivo del Maribor, la squadra della sua città natale, ed ancora oggi ricopre questa carica. Oggi il miglior giocatore sloveno di sempre fa il tifo per il figlio Luka, anche lui calciatore, che si sta mettendo in evidenza col Pogoń Szczecin.

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