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Zaccheroni Juventus gfxGoal

Zaccheroni alla Juventus: l'ultima panchina italiana

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Alberto Zaccheroni è un (S)ignore del calcio. Una persona capace, onesta, a cui mai nessuno ha regalato niente. Una carriera di livello assoluto, costruita di mattoncino in mattoncino, giunta all'apice tra lo scudetto conquistato alla guida del Milan e l'incredibile avventura con la Nazionale giapponese. 

Zac, oggi, spegne 68 candeline. E si gode il tragitto, ma mantenendo il focus sul futuro. Perché la voglia di allenare c'è ancora, eccome, magari sposando un progetto nel Belpaese.

L'ultima avventura italiana, infatti, è datata 2010. Un'esperienza effimera, a stagione in corso, atta a risollevare le sorti di una Juventus in piena crisi esistenziale. Nulla da fare. Per lui, e per quel gruppo dirigenziale, rivoluzionato - al termine della stagione 2009-2010 - dall'arrivo di Andrea Agnelli alla presidenza.

Un'annata che si sarebbe dovuta rivelare entusiasmante, con gli acquisti di Diego, Felipe Melo e soci, sfociò nel puro fallimento. Via Ciro Ferrara, dentro Zaccheroni. Una mossa disperata per cercare di cambiare rotta. Ma che, ai fini della classifica, servì a poco: settimo posto. 

Un piazzamento non dovuto certamente a Zaccheroni che, con dedizione e professionalità, cercò di trovare la quadra. Ma tra un management al passo d'addio, e uno spogliatoio rotto, neanche la grande esperienza dell'uomo di Meldola riuscì a indicare la via maestra.

Rafa Benitez - LiverpoolGetty Images

Zac, inoltre, avrebbe dovuto rappresentare una tappa intermedia. Per una Juve che, all'epoca, sognava di arrivare a Rafa Benitez in odore di addio al Liverpool.

I colloqui, a tal proposito, non mancarono. Con il factotum di quel periodo, Jean Claude-Blanc, a intavolare una vera e propria trattativa. Non sfociata, comunque, nella fumata bianca. In parole povere, a Torino avrebbero voluto portare a termine l'annata con un traghettatore; il tutto preparando il terreno per lo spagnolo. Nulla da fare.

Poche gioie per Zaccheroni in versione bianconero. Anzi, a distanza di anni resta viva la cocente eliminazione in Europa League subita contro il Fulham: 3-1 a Torino, 4-1 a Londra. Con tanto di ko agli ottavi.

Prestazione, quella, tragicomica per la Signora. Con Chimenti, soluzione obbligata viste le indisponibilità di Buffon e Manninger, a vivere una serata da incubo al Craven Cottege. E, sostanzialmente, fu anche l'ultimo atto - in termini di obiettivi - per una Juve che passò il resto dei mesi a trascinarsi.

Zoltan Gera Antonio Chimenti - Fulham JuventusGetty Images

Un'avventura difficile, insomma, raccontata così dal diretto interessato ai microfoni di TuttoJuve.com: 

"Pentito? No, assolutamente - spiega Zaccheroni -. E' mancata solo la salute, perché avevo un’ottima squadra. Tiro fuori un dato: finché non siamo usciti dalla corsa al quarto posto non abbiamo mai perso una partita nei primi 45’, siamo sempre crollati nella ripresa. Questo perché giocavano giocatori reduci da un infortunio, che non hanno fatto in tempo a recuperare ma che dovevano essere schierati perché non c’erano alternative. È un peccato non avere avuto questi giocatori sani, penso a Caceres, che nelle condizioni in cui era non si poteva valutare, oppure Sissoko che ha avuto problemi di ogni tipo. Capitano purtroppo annate così, del resto sarebbe anche importante dare una continuità tecnica per essere effettivamente dentro una squadra”.

Zaccheroni, d'altro canto, non si piange mai addosso. Ecco perché, seppur piuttosto malinconica, l'esperienza alla Juve ha lasciato qualcosa; una sorta di tappa intermedia proiettata ad aprire nuovi mondi, nuovi scenari inaspettati.

La chiamata del Giappone, giustappunto, ha colto di sorpresa l'ex mister, tra le altre società, della Vecchia Signora. Un matrimonio incredibile, una scelta di vita, confluita in successi corali e individuali. Basti pensare all'incontro con l'imperatore nipponico Akihito, occasione più unica che rara. Grande Zac.

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