
Quello dell’Udinese con i calciatori brasiliani è sempre stato un rapporto speciale. Zico è stato il più grande di tutti, e non potrebbe essere altrimenti, ma che dire di Edinho, il difensore goleador con il ‘tritolo’ nel destro? Come dimenticare Marcio Amoroso che proprio ad Udine si è svelato al mondo come uno dei bomber più prolifici della sua generazione? Sono stati tre grandi campioni a cui sono poi succeduti, tra gli altri, i vari Allan, Danilo o Samir, tutti giocatori che in momenti e modi diversi tanto hanno dato al club bianconero.
L’Udinese ha generalmente sempre pescato molto bene in Brasile ma, come è noto, nel mondo del calcio quella del contrappasso è una legge dalla quale, anche per motivi meramente statistici, non si può sfuggire.
Per tanti ragazzi brasiliani che in Friuli si sono scoperti, o riscoperti, campioni, c’è anche chi non solo ha fallito, ma si è meritato un posto nella storia del calcio italiano per motivi che con la tecnica e l’arte del saper giocare a pallone nulla hanno a che fare.
E’ il caso soprattutto di Warley Silva dos Santos, per tutti semplicemente Warley. L’Udinese l’ha scovato dall’altra parte dell’Oceano alla fine degli anni novanta e tra l’altro, quando l’ha portato in bianconero, l’ha fatto sapendo di aver preso un elemento dalle credenziali importanti.
Cresciuto nella Sociedade Esportiva do Gama, si è guadagnato nel 1996 il salto tra i ‘grandi’ dopo aver segnato qualcosa come 27 reti in quattordici partite nel ‘Campeonato Brasiliense de Juniores’. Da lì il passaggio al Coritiba, dove in realtà non riesce ad integrarsi, e poi quello all’Atlético Paranaense, dove a soli diciotto anni non solo si impone come titolare, ma con sette 7 goal segnati in altrettante partite di campionato, trascina la sua squadra al titolo di campione del Paranà.
Agile, veloce e dotato di ottima tecnica, impiega pochissimo tempo a guadagnarsi le attenzioni dei club europei e tra tutte le società pronte a scommettere su di lui, è proprio l’Udinese quella a puntare con maggiore decisione. I bianconeri nel gennaio del 1999 investono ben 9 milioni di dollari per prelevarlo dal Rentistas, club uruguaiano del quale in realtà non indosserà mai la maglia e che anni dopo finirà nel mirino delle autorità calcistiche poiché usato come ‘ponte’ per il trasferimento di decine di giocatori, e decidono di lasciarlo in prestito per alcuni mesi al San Paolo, squadra nella quale si ritrova a formare un’ottima coppia d’attacco con Dodò.
GettyPer Warley si spalancano prima le porte della Nazionale Olimpica brasiliana e poi quella della Nazionale maggiore con la quale totalizza ben quattro presenze nella Confederations Cup del 1999 al fianco di campioni come Serginho, Emerson, Ze Roberto e soprattutto Ronaldinho.
Quando nell’estate del 1999 finalmente sbarca in Italia, nei pensieri e soprattutto nelle speranze di molti, ha tutto per provare a raccogliere l’eredità di Marcio Amoroso. Per l’esordio in Serie A dovrà attendere il 19 settembre (sconfitta per 4-1 contro la Juventus), ma già alla sua seconda presenza riesce a trovare il goal sul campo del Bari. Le premesse sembrano essere dunque buone, ma la sua prima stagione italiana scivola via tra poche presenze (appena 15 in campionato) e ancora meno reti (solo 3).
Se la prima annata in bianconero è stata quella di assestamento, la seconda deve essere quella della verità, in realtà però tutto finisce prima ancora di iniziare.
Il 13 settembre l’Udinese vola a Varsavia per una sfida di Coppa UEFA contro il Polonia. E’ una trasferta sulla carta come tante altre, ma alla dogana succede qualcosa di imprevisto. Warley viene bloccato dalle autorità poiché vengono rilevate delle irregolarità nei suoi documenti. L’attaccante brasiliano ha infatti anche cittadinanza portoghese e a destare sospetti, e la cosa è tutt’altro che sorprendente, è il passaporto che fa di lui un giocatore comunitario e quindi schierabile senza problemi in tutte le partite (all’epoca ogni squadra poteva tesserare massimo cinque extracomunitari e schierarne tre in campo).
.All’inizio il problema sembra da poco, ma con il passare delle ore inizia a farsi largo qualche prima timida preoccupazione. La squadra, allora allenata da De Canio, parte alla volta del suo hotel, lasciando l’attaccante in aeroporto, ma di lì a poco viene richiamata indietro: anche il passaporto portoghese dell’altro brasiliano Alberto non è in regola.
Fondamentalmente ai due giocatori viene contestato il fatto di essere entrati in Polonia con documenti falsi e quindi scatta automaticamente la denuncia. Interviene l’ambasciata italiana, e lo stesso fanno le autorità brasiliane, e solo nella notte i due giocatori vengono rilasciati. Rilasciati, ma espulsi: di fatto possono giocare la partita e poi tornarsene a casa.
Warley, nonostante sia reduce da una delle giornate più pesanti della sua vita, il giorno dopo trova la forza per scendere in campo e anche per decidere la partita con un goal che vale lo 0-1 finale, ma quella sarà la sua ultima gioia vissuta con la maglia dell’Udinese.
Il suo passaporto portoghese risulterà infatti falso e proprio quanto avvenuto in Polonia darà il via ad uno dei più clamorosi scandali della storia recente del calcio italiano: quello di ‘Passaportopoli’.
Verranno travolte dal caso, oltre l’Udinese, anche l’Inter, la Lazio, la Roma, la Sampdoria, il Milan ed il Vicenza, oltre ad una quindicina di dirigenti, mentre i giocatori coinvolti saranno, Warley ed Alberto ovviamente, ma anche Bartelt, Da Silva, Dedé, Dida, Fabio Junior, Jeda, Job, Jorginho Paulista, Ondoa, Recoba, Veron (l’unico che verrà subito assolto) e Zé.
In realtà lo scandalo poi avrà ripercussioni molto meno gravi su giocatori, dirigenti e società di quanto inizialmente immaginato, ed anzi le restrizioni relative alla nazionalità dei giocatori verranno cancellate, ma intanto per Warley nulla sarà più come prima.
L'Udinese lo presta subito al Gremio, anche al fine di rispettare la quota di giocatori extracomunitari allora ancora in vigore, e poi nel giugno del 2001 viene squalificato per un anno. Tornerà in campo con la maglia bianconera nel gennaio del 2002 quando la sanzione verrà ridotta, ma ormai lo spazio per lui ad Udine si è fatto sempre più esiguo. Resterà in Friuli anche nella stagione 2002/2003, ma le sue prestazioni non saranno mai all’altezza delle aspettative e non metterà alcuna marcatura a referto.
Ripartirà poi dal São Caetano, squadra con la quale tornerà a mettersi in mostra, prima di iniziare un lunghissimo girovagare che fino al 2017, l’anno del suo ritiro, lo porterà a vestire ben dieci maglie diverse.
Quando appenderà gli scarpini al chiodo, lo farà comunque potendo vantare su un palmares che parla di quindici trofei, e dopo essere diventato il primo giocatore a vincere il Campionato Paraibano con tre squadre diverse (Terze, Campinense e Botafogo-PB).
Di lui si tornerà a parlare in Italia solo nel 2018, quando il ricordo della sua avventura in Serie A sarà ormai sbiadito e per un tragico motivo. All’alba del 26 gennaio viene infatti accoltellato a Joao Pessoa da due malviventi. Warley prima consegna il suo telefonino e le chiavi dell’auto, ma poi spaventato prova a fuggire ed è proprio mentre tenta lo scatto forse più importante della sua vita che viene colpito per due volte alla schiena.
Aiutato da un amico viene trasportato in ospedale dove le sue condizioni sono definite fin da subito gravi, tanto che si rende necessario un intervento d'urgenza. Il suo fisico è forte e allenato e sarà anche questo che lo aiuterà a superare la fase più critica e a restare in vita.
La vicenda viene trattata per qualche giorno dei quotidiani nostrani, ma come sempre accade alla fine sarà l’oblio ad avere la meglio.
Fondamentalmente è forse normale che sia andata così, visto che Warley dal punto di vista calcistico ha lasciato poco nel nostro Paese. Era stato acquistato dall’Udinese per raccogliere l’eredità di Marcio Amoroso, ma in Serie A non è mai riuscito a mettere in mostra le sue qualità.
Di fatto la traccia più indelebile del suo passaggio resterà per sempre ‘Passaportopoli’ e nessuno potrà mai staccargli di dosso l’etichetta di colui dal quale è partito uno dei tanti scandali che ha scosso il calcio nostrano.


