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Vittorio PuscedduGetty Images

Vittorio Pusceddu, 'La Locomotiva di Buggerru': da protagonista in Serie A e in Europa a Ct della Sardegna

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Ancora oggi che ha i capelli bianchi e riveste l'incarico di Ct. della Sardegna ogni tanto scende in campo con la squadra delle Vecchie glorie rossoblù, rivelandosi sempre fra i migliori, sorretto da una condizione fisica invidiale.

Quando giocava Vittorio Pusceddu era soprannominato 'La locomotiva di Buggerru', perché quando partiva in velocità era travolgente come un treno in corsa, e riusciva quasi sempre a concludere l'azione con un cross o un tiro in porta.

Buggerru, centro minerario del Sulcis nella costa sud-occidentale della Sardegna, dove passava un trenino a vapore per il trasporto del materiale estratto (zinco, piombo metallo e carbone) dalle cave agli impianti industriali, era il suo paese natale e Vittorio ci aveva trascorso l'infanzia.

Sguardo sornione e vivace, aveva velocità e forza fisica. Madre natura lo ha dotato di un fisico asciutto e di un sinistro potente come pochi ma al contempo anche vellutato, che sapeva far valere sia nelle conclusioni dalla distanza, sia sui calci piazzati, sorprendendo spesso i portieri.

I suoi binari erano la fascia sinistra, che per 14 anni, con la sua andatura ciondolante, da terzino di spinta ha percorso su e già per i campi d'Italia e d'Europa. In carriera ha indossato 10 maglie diverse fra Serie A e Serie B, togliendosi anche la soddisfazione di essere protagonista in Europa con Cagliari e Fiorentina, prima di diventare un allenatore.

L'ESORDIO IN SERIE B COL CAGLIARI E L'EUROGOAL COL BOLOGNA

Pusceddu nasce a Buggerru il 12 febbraio 1964. Dopo l'infanzia trascorsa nella cittadina mineraria, cresce calcisticamente nel Cagliari, la squadra del cuore che rappresenta l'intera isola, e nella stagione 1984/85 è aggregato alla Prima squadra fin dall'estate.

"Furono il presidente Fausto Moi e il grande Gigi Riva a convocarmi per il ritiro estivo di Andalo, in Trentino - racconterà Vittorio a 'Calcio2000' nel 2011 -. Il mio esordio in Prima squadra arrivò con Fernando Veneranda in panchina, all'età di 20 anni".

Il 9 settembre allo Stadio Iacovone di Taranto, Pusceddu debutta da titolare in Coppa Italia nella vittoria per 1-2 dei rossoblù. Successivamente il 30 fa l'esordio in B al Castellani contro l'Empoli (sconfitta per 1-0).

"Ma le cose per la squadra andarono male - ricorderà il terzino sinistro -, e presto al mister subentrò Renzo Ulivieri".

Il Cagliari, partito molto male, si rialza, e ottiene 7 risultati utili consecutivi, tuttavia in un torneo molto equilibrato galleggia fino alla fine fra salvezza e zona retrocessione. Abbandonata anche dal peruviano Julio Cesar Uribe, partito in Sudamerica in primavera per giocarsi le qualificazioni a Messico '86 con il Perù, la squadra sarda arriva all'ultima giornata in una situazione disperata.

Con Parma e Taranto già retrocesse matematicamente, Cagliari, Padova e Varese, appaiate in classifica con 33 punti, e il Catania, che le precede a 34, si giocano tutto all'ultima giornata. Quest'ultima mette di fronte le due formazioni isolane allo Stadio Sant'Elia. Il Cagliari ha di fatto un solo risultato: la vittoria, mentre ai siciliani basta il pareggio.

Davanti ad oltre 40 mila tifosi isolani, i giocatori di Ulivieri cercano il goal in tutti i modi, ma la porta difesa da Marigo sembra stregata. Nella ripresa, quando il giovane Pusceddu libera il sinistro dai 25 metri tutti trattengono il fiato: la palla, deviata dal portiere, sembra destinata a insaccarsi, invece, con una strana parabola, finisce sopra la traversa.

"Credo che la palla calciata da Pusceddu sia stata un po' l'emblema del nostro campionato - dichiara a fine gara un disperato Ulivieri -, bisognava che fosse un'artista a farle fare il disegno che ha fatto".

Cagliari-Catania finisce 0-0, i siciliani sono salvi mentre i rossoblù, che con i risultati degli altri campi sarebbero quartultimi, sono retrocessi in Serie C1. In tanti quella sera si disperano e piangono lacrime amare, ma la sofferta stagione si concluderà con un inatteso lieto fine.

"Alla fine, nonostante mille difficoltà - dirà Pusceddu - quell'anno riuscimmo comunque a salvarci, perché pur classificandoci al 17° posto, retrocesse in Serie C il Padova, punito perché coinvolto nel calcioscommesse".

Il Padova aveva infatti vinto 2-1 allo Iacovone contro i pugliesi, già retrocessi, ma i veneti avevano corrotto i giocatori di casa, e per questo vennero declassati all'ultimo posto e retrocessi.

L'annata travagliata della squadra sarda non impedisce al giovane terzino sinistro rossoblù di mettere in mostra quelle che sarebbero state per tutta la carriera le sue qualità: colleziona 3 partite in Coppa Italia e 30 presenze e 2 reti in campionato, guadagnandosi la chiamata in Serie A del Torino.

La prima rete la realizza nella vittoria per 0-2 in Toscana contro l'Arezzo, ma è il 2° goal a restare nella memoria collettiva dei tifosi e ad essere da sempre considerato dal suo autore il più bello fra i 27 realizzati in carriera.

"Affrontavamo il Bologna al Sant'Elia - racconterà Pusceddu -, mi trovavo ad una distanza di circa 30 metri dalla porta e la palla mi arrivò sul sinistro: non ci pensai due volte, la colpii di collo pieno e feci goal all'incrocio dei pali. In porta c'era Zinetti, che poi sarebbe stato preparatore dei portieri del Cagliari con Ventura".

TORINO, ASCOLI, UDINESE E GENOA

Nell'estate 1985, il Cagliari, in difficoltà economiche, decide di far cassa vendendo le migliori promesse del proprio vivaio: fra queste anche Pusceddu, ceduto in Serie A al Torino di Gigi Radice. Per Vittorio inizia un lungo tour da 'emigrante del calcio' che lo porterà ad indossare 5 maglie diverse in 5 anni.

"Purtroppo la società allora aveva pochi soldi - dirà Pusceddu - e decise di vendere: io andai al Torino, Fabio Poli alla Lazio e Antonio Crusco al Monza".

Con i granata il terzino di Buggerru esordisce in Serie A il 15 settembre 1985 nella vittoria per 2-1 al Comunale contro l'Udinese, subentrando negli ultimi 5 minuti di partita al posto di Beruatto. Vive la stagione da riserva di Francini ma questo non gli impedisce di mettersi in evidenza. Colleziona 6 presenze in Coppa Italia e 5 presenze e 2 goal in campionato, mostrando da subito le sue qualità balistiche anche nel massimo campionato.

Il primo sigillo arriva nella 'Scala del calcio' l'8 dicembre ed è un sinistro dai 25 metri che si insacca all'incrocio dei pali, sorprendendo Zenga, e vale il provvisorio 1-2 sull'Inter di Corso (la partita finirà 3-3).

"Walter magari è stato coperto dall'altro Walter, il mio compagno di squadra Schachner, e non è riuscito ad arrivare in tempo a prenderla", dichiara a caldo alla 'Rai' il sardo a fine partita.

La seconda rete è una punizione dalla distanza, battuta a pelo d'erba, che il 16 marzo 1986 regala ai granata i 2 punti in palio contro l'Avellino (1-0). Il Torino di Radice, tuttavia, chiude la stagione con un anonimo 11° posto e Pusceddu non viene confermato.

Il terzino sinistro passa così all'Ascoli nel 1986/87. Con i marchigiani del 'Presidentissimo' Costantino Rozzi, neopromossi in Serie A, trova più spazio, totalizzando 25 presenze e 2 goal, segnati con altre prodezze balistiche al Milan (sconfitto 1-0 al Del Duca proprio grazie alla sua marcatura) e alla Juventus (pareggio per 2-2 al Comunale), più 4 apparizioni. A fine anno conquista anche la Mitropa Cup (disputando la finale), primo trofeo vinto in carriera, con i bianconeri che superano 1-0 in finale gli cecoslovacchi del Bohemians di Praga.

Ancora una volta, però, in estate Pusceddu deve cambiare maglia e si trasferisce all'Udinese, in Serie B. La squadra friulana del patron Giampaolo Pozzo cambia due volte allenatore e non riesce a fare l'immediato ritorno in Serie A, classificandosi 10ª. Il terzino sinistro totalizza 35 presenze senza goal.

Nel 1988 si trasferisce nel Genoa, guidato dal'Professor' Scoglio. Sotto la lanterna Pusceddu trova poco spazio, vince il campionato di Serie B ma fa appena 2 presenze.

IL BIENNIO AL VERONA

La svolta arriva nel 1989, quando dopo esser stato scartato dal club ligure, Pusceddu viene ingaggiato dal Verona in Serie A. A volerlo fortemente in gialloblù è Osvaldo Bagnoli. Resta due anni, vivendo emozioni alterne.

Il primo è infatti quello della missione impossibile di Bagnoli, che con una squadra modesta riesce a lottare fino all'ultimo per la salvezza, nonostante alla fine arrivi la retrocessione. Vittorio, che mette insieme 31 presenze e 3 goal in campionato (2 alla Roma fra andata e ritorno e uno alla Cremonese) e un'apparizione in Coppa Italia, grazie alla sua generosità in fase difensiva e alla veemenza nelle discese sulla fascia, è uno degli elementi più positivi della squadra e per questo viene confermato nella rosa del 1990/91 messa a disposizione di Eugenio Fascetti.

Con il tecnico romano alla guida gli scaligeri sono protagonisti di una bella cavalcata in Serie B fino al 2° posto finale che vale l'immediato ritorno in massima serie della squadra. Il terzino sinistro di Buggerru è ancora una volta protagonista con 30 presenze e 4 goal che lo portano ad essere uomo mercato nell'estate 1991.

"L'esperienza di Verona mi ha fatto maturare tantissimo - ammette Vittorio a 'Calcio2000' -, sono stati due anni determinanti per la mia carriera. Qui ho incontrato Osvaldo Bagnoli, un grande tecnico, e ho conosciuto quella che poi sarebbe diventata mia moglie".

DAL NAPOLI AL RITORNO IN SARDEGNA

L'exploit in B col Verona consente a Pusceddu di essere notato da Claudio Ranieri, che lo ritiene una pedina importante per il Napoli del dopo Maradona. Il terzino di Buggerru approda così nel club azzurro nell'estate del 1991 per 4 miliardi e mezzo di Lire.

"Quell'anno noi giocatori avevamo una grossa responsabilità - affermerà -, perché era il primo senza il campione argentino in squadra. Nonostante lo scetticismo generale, arrivammo quarti in campionato, piazzamento che allora valeva la qualificazione in Coppa UEFA, ma che oggi avrebbe dato la qualificazione in Champions League".

La stagione in azzurro non è però esaltante: 21 presenze senza mai segnare in campionato, più 4 presenze e un goal nell'inutile 3-2 del ritorno degli ottavi di finale di Coppa Italia contro la Roma, che passa il turno in virtù dell'1-0 dell'andata.

A complicarla ulteriormente ci si mette un'incomprensione con la tifoseria partenopea.

"Al termine di Napoli-Verona andai verso il settore ospiti riservato ai tifosi scaligeri per ricambiare l'affetto che nutrivano nei miei confronti. A Verona mi ero trovato bene negli anni precedenti, ma questo gesto non fu digerito dalla tifoseria partenopea, lo ritennero quasi uno sgarro e a fine anno dovetti andar via", spiegherà il giocatore in un'intervista a 'tuttonapoli.net'.

Nell'estate del 1992 il club partenopeo inserisce così Pusceddu nell'operazione che porta in azzurro l'attaccante uruguayano Daniel Fonseca. A volere il ritorno di Vittorio in Sardegna sono il nuovo presidente, Massimo Cellino, e l'allenatore romano Carlo Mazzone.

"Per me arrivarono gli anni più belli della carriera - ricorda Pusceddu -. Nel 1992/93, il primo della presidenza Cellino, con mister Mazzone compimmo una vera impresa: conquistammo il 6° posto in Serie A e ci qualificammo per la Coppa UEFA".

'La Locomotiva di Buggerru' è devastante, gioca un'annata di alto livello con 32 presenze e 7 reti in campionato, suo record realizzativo in una stagione in carriera, e alla fine è fra i bomber della squadra assieme a Cappioli, Oliveira ed Enzo Francescoli.

Diversi goal sono autentici gioielli: castiga la Roma (sua vittima preferita) con un fendente imprendibile su punizione, si 'vendica' del Genoa andando a segno 3 volte fra andata e ritorno, va a segno da corner contro il Brescia, partecipa allo storico 0-5 rifilato in trasferta dai sardi al Torino. In Coppa Italia arrivano altre 4 presenze.

"Quell'anno vissi emozioni indescrivibili - ammetterà Pusceddu a 'Calcio2000' -. Per un sardo come me, ottenere un risultato così importante con la squadra del cuore fu bellissimo. Fra l'altro quella era una squadra con 4 sardi: oltre a me c'erano Matteoli, Festa e Marco Sanna".

LA CAVALCATA IN COPPA UEFA

La stagione successiva, il 1993/94, con Bruno Giorgi in panchina (Mazzone va alla Roma), il Cagliari e Pusceddu sono protagonisti di una cavalcata irripetibile in Coppa UEFA, che porta la squadra sarda ad un passo dalla finale europea. Il terzino di Buggerru, diventato un beniamino anche del trio comico Aldo, Giovanni e Giacomo a 'Mai Dire Gol', nello sketch dei Sardi, contribuisce con 10 presenze e 2 goal.

Il terzino segna uno dei 2 goal che a Bucarest tengono a galla gli isolani nella sconfitta per 3-2 del primo turno contro la Dinamo, mentre nell'andata degli ottavi infila Preud'homme con un delizioso pallonetto nel 3-1 ospite sul campo ghiacciato di Malines.

I rossoblù eliminano ai quarti la Juventus di Trapattoni, ma in semifinale è fatale il ritorno del Meazza contro l'Inter: vittoria rossoblù per 3-2 nell'andata del Sant'Elia, ma successo nerazzurro per 3-0 nella partita decisiva.

"Giocammo una grande Coppa UEFA - dice Pusceddu -, battendo squadre importanti ed eliminando ai quarti la Juventus di Trapattoni. Per una squadra come il Cagliari le semifinali rappresentavano già un grandissimo risultato, impensabile a inizio stagione. Ammetto però che resta ancora oggi il rammarico di una finale alla nostra portata. Purtroppo pagammo l'impatto con San Siro, quella sera eravamo troppo tesi e carichi di responsabilità".
"Ricordo che negli spogliatoi Giorgi, emozionatissimo, quasi in lacrime, ci chiese la vittoria. Le cose però non andarono bene, anche per colpa dell'arbitro. Concesse all'Inter un rigore inesistente e poco dopo non ne fischiò uno per noi quando Firicano venne atterrato in area...".
Cagliari 1993-94 Serie AInternet

Nei quattro anni consecutivi in Serie A con la maglia del Cagliari, Pusceddu diventa un pilastro della squadra che vede altri grandi allenatori succedersi in panchina, come Trapattoni e Tabarez, e uno dei giocatori più amati dai tifosi rossoblù, totalizzando 146 presenze e 12 goal, di cui 125 con 10 reti nel solo campionato.

Segna quello che sarà il suo ultimo goal in Serie A il 9 aprile 1995: con una parabola incredibile, batte Mancini, il portiere del Foggia, direttamente da calcio d'angolo. Una specialità riservata a pochi quella dei goal dalla bandierina: per Vittorio è un déjà-vu: aveva già fatto goal da corner contro il Brescia nel 1992/93.

"Non avevo segreti particolari - afferma -, mi allenavo tanto, con Mazzone che mi faceva provare più volte gli schemi. Io cercavo sempre di piazzare la palla sul primo palo, poi, con un po' di fortuna, a volte mi riusciva di metterla dentro".

L'avventura da calciatore rossoblù si chiude definitivamente nell'estate 1996, quando è ceduto alla Fiorentina dopo 179 presenze e 14 goal totali con la squadra del cuore sommando le due diverse esperienze.

LA FIORENTINA E LA SFIDA CON FIGO IN COPPA DELLE COPPE

In viola Pusceddu, che ha già 32 anni, ritrova il suo mentore Ranieri, ed è protagonista con Batistuta e compagni di un'altra cavalcata europea, questa volta in Coppa delle Coppe.

"Fu anche quella una bella stagione - ricorda Pusceddu - soprattutto in Europa. Arrivammo fino alle semifinali ma contro un super Barcellona ci fu poco da fare. Riuscimmo a pareggiare 1-1 al Camp Nou, tuttavia nel ritorno del Franchi loro si imposero 0-2. A me toccò marcare Luis Figo, un vero fuoriclasse, una delle ali destre più forti al Mondo".

E proprio alla sfida di andata con i blaugrana, nelle cui fila militano campioni come Ronaldo, Stoichkov e Figo, fra gli altri, è legato un curioso aneddoto che riguarda il terzino di Buggerru.

"Sfidiamo il Barcellona al Camp Nou - ricorda a 'Calcio Casteddu - . Il mister prepara la gara e dice: 'Vittorio, tu marcherai Figo, nulla di eccezionale: palla al piede potresti soffrire ma in velocità siete alla pari'. Andiamo in campo. Parto fiducioso, lo aspetto. Non sembra velocissimo. Poi, gli danno la palla: mi punta, ha sterzato tre volte, me l’ha nascosta, non sapevo più dove fosse, lui e il pallone. Sconvolto dalle finte, mi ritrovo solo di fronte alla bandierina. Passo di fronte alla panchina: 'Mister, ma non mi aveva detto che questo Figo non era nulla di eccezionale?'. Hanno riso tutti...".
"Devo dire che il primo quarto d’ora fu durissimo - prosegue il terzino di Buggerru -, direi il più duro della mia carriera. Ma nel continuo mi ripresi e finimmo la partita senza squilli, né io ne lui. Fu una gara in cui fummo penalizzati dall’ammonizione troppo severa che tolse a Batistuta la gara di ritorno e il triplice fischio dell’arbitro con Robbiati lanciato in porta in pieno recupero...".

La stagione a Firenze porta a Pusceddu anche un trofeo, la Supercoppa Italiana vinta 2-1 al Meazza sul Milan il 25 agosto 1996. In campionato, invece, i viola chiudono al 9° posto.

"Sono stato benissimo nell’anno di Firenze - assicura a 'Labaroviola.it' -. Mi dispiace che un infortunio nel ritiro estivo mi mise fuori combattimento per un po', ma poi feci la mia parte nonostante fossi già nella mia fase calante. Mi porto dietro un grande percorso in Coppa delle Coppe dove solo uno dei più forti Barcellona degli ultimi trent’anni ci tolse la finale".

In totale fra tutte le competizioni Pusceddu colleziona 38 presenze e una rete in Coppa Italia, che sarà anche l'ultima delle 27 segnate in carriera, realizzata nell'1-3 di Cosenza del 2° Turno.

L'ULTIMO ANNO E IL RITIRO

L'ultimo anno di carriera, Pusceddu lo vive con 2 maglie diverse: da agosto a settembre del 1997 milita nell'Empoli (3 presenze fra Serie A e Coppa Italia), poi passa al Torino, con cui gioca da ottobre a giugno del 1998.

Torna nel club granata, retrocesso in serie B, 11 anni dopo la prima esperienza, e con 21 presenze è uno dei senatori dello spogliatoio di Camole ed Edy Reja. Il gruppo fallisce l’assalto alla serie A, che sfuma con la sconfitta nello spareggio di Reggio Emilia contro il Perugia, gara che Vittorio vive dalla panchina.

A 34 anni 'La Locomotiva di Buggerru', dopo tanti chilometri percorsi, 410 presenze e 27 reti in 14 anni di carriera professionistica, smette di viaggiare. Senza troppi rimpianti, se non quello di non aver mai vestito la maglia azzurra.

"Allora nel mio ruolo c'erano grandi campioni, se avessi giocato oggi sarebbe stato diverso", dirà più volte.
"Nella mia carriera ho sempre cercato di dare il massimo ovunque, con impegno e serietà. Ho sempre avuto un bel rapporto con i tifosi, tranne a Napoli, dove ci fu chi se la prese perché accettai una sciarpa datami dai tifosi veronesi. Ho avuto la fortuna di giocare con grandi campioni, come Batistuta, Matteoli e Francescoli, che considero i più grandi con cui ho giocato. Fra i mister i più importanti sono stati Mazzone, Bagnoli e Giorgi".

Nel 1997 partecipa al Quadrivio di Nuoro alla gara fra una Selezione sarda e la Corsica, vinta 1-0 dai padroni di casa. Pusceddu è il capitano di una formazione che vede fra gli altri in campo con lui Zola, Festa, Marco Sanna e Scugugia, convocati dal selezionatore Gustavo Giagnoni.

La partita è organizzata dalla Federazione Internazionale degli Emigrati Sardi. A decidere il match è una prodezza di Gianfranco Zola.

I tifosi del Cagliari lo hanno votato come miglior terzino sinistro di sempre della storia del club e il suo nome è stato così inserito nella 'Top 11 Rossoblù - I più forti di sempre'.

PUSCEDDU ALLENATORE

Appesi gli scarpini al chiodo, Pusceddu studia da allenatore a Coverciano e inizia la sua nuova avventura come vice-Reja nel 2003/04. A fine anni duemila guida per due volte l'Arzachena in Serie D, poi il 3 ottobre 2012 diventa il tecnico della Primavera del Cagliari dopo il passaggio di Diego Lopez alla guida della Prima squadra.

Mantiene l'incarico fino al termine della stagione 2014-15. Cinque anni dopo, il 25 gennaio 2020, è nominato nuovo Commissario tecnico della Natzionale sarda, subentrando a Bernardo Mereu. Con lui in panchina la Sardegna, dopo aver rinunciato ai Mondiali CONIFA2022 per motivi di sicurezza, ha disputato 3 amichevoli: 2 vinte con Torpè e Groenlandia, una persa contro la Sicilia.

"Sono onorato di essere il Ct della Natzionale - ha commentato Pusceddu - continuerò il progetto di valorizzare i calciatori che non hanno avuto la possibilità di mostrare il proprio vero valore. Andrò in giro a seguirli, non sono in Sardegna ma ci sono anche tanti sardi che giocano nella penisola con ottimi risultati".
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