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Tuta, una carriera da film: 23 squadre e la Serie A con il Venezia

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La sua somiglianza fisica e caratteriale con Aristoteles , il leggendario centravanti brasiliano interpretato dall'attore Urs Althaus, e scoperto da Lino Banfi nelle vesti di Oronzo Canà nel celebre film 'L'allenatore nel pallone', è impressionante. E in questa similitudine, che suscitò l'ilarità dei tifosi italiani, sta forse il destino di Moacir Bastos , detto 'Tuta' , la cui carriera , per gli episodi extacalcistici che l'hanno costellata, può essere definita a ragion veduta 'da film'.

In Italia lo bollarono frettolosamente come 'bidone', ma l'attaccante nato a Palmital, nello Stato di San Paolo, il 20 giugno 1974, i goal li sapeva fare eccome. Non era sicuramente il classico brasiliano 'bello da vedere' , tutto numeri e gran tecnica, ma in area di rigore sapeva farsi valere , tant'è vero che nella sua ventennale carriera, dal 1994 al 2014, ha segnato più di 160 goal , indossando la maglia, questo è senza dubbio un record, di 23 club diversi .

Cresce calcisticamente nelle Giovanili dell'Araçatuba , con cui debutta anche da senior, e inizia a cambiare casacca con una frequenza sorprendente. Gioca per la XV de Piracicaba e la Juventude e nel gennaio del 1997 passa alla Portuguesa . La grande esplosione arriva però nel 1998 con l' Atletico Paranaense , squadra con cui realizza ben 19 reti in 36 gare nel Campionato Statale , 6 in 11 partite nel Brasileirão .

La regolarità con cui il ragazzo trova il goal convince il presidente del Venezia , Maurizio Zamparini , a investire su di lui. L'imprenditore friulano nel mercato autunnale del 1998 , chiamato a trovare un sostituto di Pippo Maniero e Stefan Schwoch per il tecnico Walter Alfredo Novellino , scontento della scommessa Zeigbo e dei suoi infortuni, decide dunque di puntare sul brasiliano e investe 5 miliardi di vecchie Lire per portarlo in Laguna.

Arriva in Italia il 26 ottobre del 1998 , accompagnato da un certo alone di mistero, ma con la consapevolezza che i numeri in quel momento stavano dalla sua parte. La Gazzetta lo definisce " il sosia di Amoroso " . Superato un infortunio alla caviglia rimediato a maggio, che lo aveva costretto a saltare le prime 10 gare del campionato brasiliano, quando sbarca in laguna promette grandi cose. 

"Ho accettato la proposta del Venezia - spiega a 'La Gazzetta dello Sport - perché ritengo di far bene anche nel campionato italiano. Avrò bisogno di qualche settimana per ambientarmi, ma sono abituato a superare ostacoli ogni giorno nella vita, non posso spaventarmi per quello che mi propone il calcio. Il soprannome Tuta? Me lo ha dato mio padre quando ero piccolo, ma non gli ho mai chiesto il motivo ".

La volontà di Tuta, che arriva al Venezia con il difensore Fabio Bilica, più giovane di lui di 4 anni, è quella di inserirsi rapidamente nella sua nuova realtà calcistica e apprendere velocemente.

" Voglio imparare rapidamente la lingua per capire e farmi capire senza l'ausilio di traduttori. - dichiara - Come caratteristiche sono un buon colpitore di testa e uso entrambi i piedi".

Bastos TutaYoutube

Le premesse per un'esperienza positiva, insomma, sembrano esserci tutte. Tant'è che quando Novellino lo fa esordire in Coppa Italia contro la Juventus , Tuta va subito in goal . Il brasiliano apre le marcature l'11 novembre 1998 nella sfida degli ottavi di finale con i bianconeri di Lippi, che per passare il turno devono ricorrere ai supplementari dopo l'1-1 in extremis nei 90' regolamentari.

Quattro giorni dopo Novellino lo lancia da titolare anche in Serie A contro la Lazio , il nuovo acquisto degli arancioneroverdi, che sceglie la maglia numero 29 , va ancora a segno , festeggia con dei passi di samba e i padroni di casa vincono 2-0.

" Non potevo augurarmi un debutto migliore - sottolinea l'attaccante a 'La Gazzetta dello Sport' - Sono stato catapultato in un mondo nuovo, in un campionato che non conoscevo e per me era importante strappare subito consensi e guadagnarmi la fiducia dei nuovi tifosi. La torcida del Penzo è magnifica non pensavo che in Europa ci potesse essere un pubblico così caloroso ".

Anche il presidente Zamparini non potrebbe essere più entusiasta.

"Tuta - dice - sta andando al di là di ogni più rosea aspettativa, - dice - pur se non avevo dubbi sul suo conto: Edinho, che me l'ha segnalato, è un amico, non m'avrebbe mai tirato un bidone ".

Parole infelici quelle del patron dei lagunari, visto che la situazione del centravanti brasiliano era destinata a cambiare rapidamente. Con il rigido inverno il nuovo acquisto si eclissa, e dal 20 dicembre 1998 al 17 gennaio 1999 Novellino non lo schiera. A gennaio, peraltro, il parco attaccanti della squadra si arricchisce dell' arrivo in prestito dall'Inter del 'Chino' Recoba , che soverchia subito le gerarchie e viene da subito schierato come titolare accanto a Maniero.

Per Tuta lo spazio si riduce drasticamente, ma il brasiliano rivede il campo il 24 gennaio nella 1ª giornata di ritorno contro il Bari . La partita, una classica sfida salvezza, è inchiodata sull'1-1 per effetto delle reti di Maniero e De Ascentis, e il risultato sembra andar bene alle due squadre, ma al 90' Tuta, subentrato al 77' al posto di Recoba, fa la cosa per lui più normale: deviare in rete una punizione dalla trequarti . Il brasiliano festeggia e corre esultante per il campo , ma presto si accorge che con lui c'è solo il diciottenne connazionale Bilica.

E gli altri? Al Penzo si assiste a scene grottesche: i giocatori del Venezia sembrano imbarazzati , da un’inquadratura dal basso si vede addirittura il capitano Gianluca Luppi che si mette le mani sulla testa come se a segnare il goal fossero stati gli avversari. Letteralmente furiosi sono poi i giocatori del Bari, che circondano Tuta e chiedono spiegazioni ai suoi compagni . La partita si conclude con il successo per 2-1 del Venezia, ma nel tunnel che porta agli spogliatoi accade il finimondo

I suoi stessi compagni di squadra lo insultano, mentre i giocatori del Bari si scagliano fisicamente contro di lui. Duccio Innocenti lo spintona e lo minaccia, De Rosa gli tira un buffetto e gli dice: "Bravo, complimenti" . I sospetti che la gara dovesse essere 'aggiustata' sono fortissimi.

Tanto più che Tuta, interrogato dai giornalisti, dichiara:

" Maniero mi ha detto che l'1-1 era buono, io non gli ho detto niente, ho fatto finta di non capire . È successa una cosa stranissima, che in Brasile sarebbe assolutamente impensabile. Ho fatto vincere il Venezia con un mio goal, eppure tutti si sono arrabbiati, non solo i giocatori del Bari. Da noi bisogna sempre cercare di segnare, qui invece i miei compagni erano contenti dell’1-1".

L'attaccante italiano replica:

"Sono stato frainteso: quando Tuta è entrato in campo io non ce la facevo più e gli ho detto: l'1-1 ci va bene. Lo invitavo a gestire il risultato, tutto qui ".

Il difensore del Bari, Innocenti, a denti stretti dichiara.

"A fine partita ho avuto una reazione istintiva contro Maniero. In campo l'attaccante ha detto certe cose, poi però non si è comportato come avrebbe dovuto. Non fatemi aggiungere altro".

La chiosa finale è del presidente Zamparini.

"Tuta non capisce bene l'italiano".

I filmati e le dichiarazioni finiscono nelle mani della Procura Federale, che apre un'inchiesta, ma quest'ultima si conclude rapidamente con l'archiviazione. Il Venezia del tandem Maniero-Recoba conquista una meritata salvezza, ma quell'episodio segna invece inesorabilmente la carriera di Tuta in Italia . Il giocatore brasiliano chiude con 18 presenze e 3 goal , il terzo segnato al Milan, la sua avventura in Serie A, più una presenza con un goal in Coppa Italia, venendo ingiustamente da molti bollato come bidone e ostracizzato.

Quindici anni dopo, intervenuto ai microfoni di 'Italia Uno', il giocatore denuncerà:

"Ricordo tutto, soprattutto il caos dopo il fischio finale, fra insulti, schiaffi e spintoni. Quella partita era combinata , una vergogna che i tifosi non meritano".

Quel Venezia-Bari sembra la trasposizione nella realtà del finale de 'L'allenatore nel Pallone' , con la Longobarda che per una combine deve perdere con l'Atalanta e invece, grazie ad Aristoteles, il sosia di Tuta, vince in rimonta quella gara, scatenando la furia del suo presidente, che nella festa salvezza, decide di esonerare Canà.

Terminata in modo rocambolesco l'avventura italiana, Tuta intraprende una carriera da autentico giramondo negli anni Duemila . Gioca in Sud America e in Asia, con un unico comune denominatore: il goal. In Brasile indossa le maglie di Vitoria , Flamengo , Palmeiras , Coritiba , Fluminense , Gremio , Figueirense , São Caetano , ma anche con i coreani dell' Anyang Cheetahs e del  Suwon Bluewings, facendo ovunque bene.

Vince 2 Campionati Carioca, 2 Tacas Rio e un Campionato Gaucho e con il Gremio arriva anche a giocare la finale di Copa Libertadores, poi persa con il Boca Juniors, prima di iniziare il suo declino nel 2009.

Continua a giocare in patria fino a 42 anni suonati, ritirandosi nel 2016 . L'ultima maglia che indossa è quella del Flamengo Piauì , con cui ha giocato il Campionato piauiense. Ora sogna il ritorno in Italia da allenatore e il suo riscatto ad anni di distanza da quel Venezia-Bari.

"Ho fatto il corso di tecnico della Federcalcio di Rio. Ma potrò anche lavorare come procuratore. Vorrei allenare in Italia. Lì ho imparato a gustare il vino, la pizza. Abitavo a Mestre dove la squadra si allenava . Mi ricordo delle passeggiate a Venezia lungo il Canal Grande. Bei tempi".

Chissà che un giorno Tuta non possa soddisfare le sue ambizioni, dopo una carriera da calciatore che sarebbe stata perfetta come trama di un film.

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