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Turkyilmaz, lo straniero che parlava benissimo l'italiano: "Ma fingevo..."

"I miei compagni al Bologna mi parlavano come se fossi straniero 'tu andare là, tu venire qua', io invece l'italiano lo capivo benissimo venendo dalla Svizzera. Infatti facevo finta di non capire e li assecondavo...".

Questo è stato lo spettacolare approccio di Kubilay Turkyilmaz al calcio italiano, prima che tutti capissero che non solo era un attaccante con parecchi goal nei piedi, ma anche una persona cresciuta parlando un italiano pulitissimo, con leggera inflessione lombarda, essendo nato nel Canton Ticino, a Bellinzona.

È che con quel nome lì scatta automaticamente l'associazione con sovrani di sfarzosi palazzi dell'antico Oriente, mentre quel cognome fa pensare inevitabilmente al luogo di origine del bomber classe '67: la Turchia, da cui i suoi genitori sono emigrati 3 anni prima che lui nascesse. La patria è dove si sta bene e il giovane Turkyilmaz in Svizzera sta benissimo: ben presto capisce che il calcio può essere più di una sana attività ricreativa.

Nel 1986 - a 19 anni - gioca già nella massima divisione elvetica, nel Bellinzona: tre anni conditi da 55 goal in 79 partite. Un ruolino di marcia che lo mette nel mirino del Servette, dove in due stagioni segna altre 25 reti in 45 gare, confermandosi su medie realizzative molto alte. Nel novembre del 1990 è dunque pronto al grande salto nella vicina Serie A, ed è il Bologna del bresciano Corioni ad assicurarsi il bomber mancino.

Kubilay Turkyilmaz HO HPInternet

Un'annata disgraziata quella sotto le due torri, con l'esonero di Franco Scoglio e il successivo arrivo di Gigi Radice, conclusa con l'ultimo posto e la retrocessione in Serie B. I 9 goal in 22 partite di Turkyilmaz non bastano a salvare la squadra, ma l'attaccante conquista i tifosi anche per il suo modo scanzonato di porsi fuori dal campo, un uomo libero e fuori dagli schemi. Gira un cortometraggio con Marina Suma, in cui fa la parte del vitellone maschilista di provincia: viso e physique du rôle non gli mancano. "Le donne solo le tagliatelle sono buone a fare", recita appoggiato al bancone di un bar di Bologna. Finisce con la Suma che lo insegue brandendo un matterello e lui a correre sotto i portici...

Nel periodo bolognese Turkyilmaz sugli schermi ci finisce anche per un altro motivo, da lui stesso ricordato in un'intervista: "Un mio grandissimo rutto venne registrato dai microfoni. La Gialappa's, diciamo così, mi elogiò". Sono gli anni ruggenti di 'Mai dire Gol' e il buon Kubilay sta al gioco. Ma sul campo le cose vanno molto male per il Bologna: l'attaccante svizzero gioca due campionati di B coi felsinei, segnando altri 15 goal in 61 partite e congedandosi nel 1993 con la seconda retrocessione nell'arco di tre stagioni, epilogo sportivo che fa il paio con quello altrettanto triste del fallimento societario.

Impossibile che Turkyilmaz resti in Serie C, dove pure il Bologna ripartirà, visto il suo status nella nazionale svizzera, in cui gioca regolarmente dal 1988. A 25 anni decide di seguire il richiamo delle origini e approda in Turchia al Galatasaray. Vince il campionato al primo colpo, ma è in Champions League che scrive una pagina indelebile nella storia dei Cimbom. 23 ottobre 1993, a Old Trafford il Manchester United di Ferguson, all'alba di un ciclo leggendario, viene bloccato sul 3-3 dai giallorossi grazie a una doppietta di Turkyilmaz, un pareggio che sarà decisivo ai fini del passaggio del turno, visto lo 0-0 del match di ritorno all'Ali Sami Yen.

Kubilay TurkyilmazGetty Images

Dopo due anni sul Bosforo, Turkyilmaz torna in Svizzera per vestire la maglia del Grasshoppers e toccare l'apice della sua carriera, non solo per i due campionati vinti: viene infatti nominato calciatore svizzero dell'anno per tre anni di fila, dal 1996 al 1998 e partecipa con la nazionale elvetica agli Europei inglesi del '96, segnando il rigore del pareggio contro i padroni di casa nella partita inaugurale a Wembley. A 32 anni nel 1999 lascia le Cavallette e veste le maglie di Locarno, Lucerna e Bellinzona prima di tornare nel 2000 in Serie A, richiamato dal suo vecchio presidente Corioni, che nel frattempo è diventato proprietario del Brescia.

Il tecnico Mazzone tuttavia non gli dà spazio e la seconda esperienza italiana di Turkyilmaz si conclude con zero reti in 9 match. Il Kubilay italiano resterà col cuore tinto solo di rossoblù, come dichiarerà poi al sito di Gianluca Di Marzio.

"A Bologna per me sono state tre stagioni fantastiche. Un po' meno per la squadra, perchè con i problemi societari che avevamo dominava un po' la tristezza. Ma, personalmente, non sono mai stato meglio: sono arrivato come un turco-svizzero totalmente sconosciuto, non sapevano neanche da dove venissi. Quando me ne sono andato, invece, sono riuscito a far piangere i tifosi per la mia partenza, dovuta al fallimento della società. Credo che in quegli anni Bologna fosse il paradiso per ogni giocatore. Bologna è stato un luogo eccezionale per me quando ero giovane, come anche per Baggio, Signori e per tutti gli altri campioni. Se c'erano giocatori che dovevano riscattarsi e rimettersi in gioco, credo che Bologna fosse una tappa unica, perfetta".

E poi c'è la questione della lingua, su cui quel buontempone di Kubilay ci marcia non poco.

"Quando sono arrivato in Italia mi parlavano come se fossi uno straniero che veniva chissà da dove. Lo facevano in un modo molto particolare, parlavano strano: io la lingua la conoscevo benissimo. Anche il dialetto milanese, essendo cresciuto a Bellinzona. Per le prime settimane mi sono divertito ad ascoltarli, poi ho cominciato a fargli capire che qui in Svizzera si parla anche l'italiano... Io sono cresciuto con il sogno di giocare nel campionato italiano. Per me, guardare 90° minuto di Paolo Valenti era come andare in Chiesa. Non perdevo neanche una puntata alle 18 di domenica, c'era solo quello in tv a casa nostra".

Lasciata Brescia e tornato in Svizzera, Turkyilmaz è costretto al ritiro nel settembre del 2002 - a 35 anni - a causa di un infortunio al ginocchio. Tornerà in campo a sorpresa nel 2014, a 47 anni, per dare una mano per qualche mese al suo vecchio Bellinzona, appena fallito e ripartito dalla Seconda Lega Regionale svizzera, prima di appendere definitivamente le scarpine al chiodo l'anno successivo.

Nel frattempo, da uomo brillante e pieno di interessi, apre un ristorante proprio a Bellinzona, riveste il ruolo di commentatore tecnico per la Radiotelevisione svizzera, è autore di una rubrica sul Corriere del Ticino dal titolo 'Kubilandia'. Inoltre partecipa ai camp estivi dedicati ai ragazzi che vogliono allenarsi con tecnici d'eccezione come lui. Perché in Svizzera Turkyilmaz è più di un ex campione, è un'istituzione.

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