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Armand Traoré JuventusGetty

Traoré e la Juventus: un matrimonio inspiegabile

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Ci sono acquisti inspiegabili e ci sono acquisti decisamente inspiegabili. Quello di Armand Traoré, per la Juventus, appartiene indubbiamente alla seconda categoria. Altri tempi, altra Vecchia Signora. Chiamata a rinascere dopo l'uragano Calciopoli, con un budget non propriamente eccelso per quanto concerne il mercato.

Prime mosse dell'era Andrea Agnelli, con Beppe Marotta e Fabio Paratici freschi di approdo nella (ex) sede di corso Galileo Ferraris. Gigi Del Neri in panchina, con annessa rivoluzione. Culminata, al fotofinish del mercato estivo del 2010, negli inserimenti di Rinaudo e, appunto, Traoré. Insomma, superfluo aggiungere altro.

Preso dall'Arsenal, con la formula del prestito oneroso, il terzino sinistro transalpino fin da subito mette in mostra la sua miglior dote, ovvero il feeling con l'infermeria. Tanti stop, nessuna continuità di rendimento. La fotografia? Sampdoria-Juve. Con il transalpino sostituito dopo appena 30'' dal fischio di inizio per un problema muscolare. Ebbene sì, record. 

Il bottino finale, d'altro canto, parla da solo: 12 presenze complessive e, quindi, rientro immediato a Londra. Senza grossi rimpianti, proprio come ricordato dal diretto interessato a distanza di tempo intervistato da 'TuttoJuve':

"Ricordo che successe tutto così in fretta, quando mi trasferii alla Juventus era l'ultimo giorno della finestra di trasferimento. Ma quando un club glorioso ti fa sapere che ti vuole, non ci vuole molto a dire di sì. Gli italiani sono i maestri della difesa e imparai così tanto da questa esperienza. Nel complesso mi divertii molto a giocare qui, è stato fantastico conoscere persone meravigliose e le persone a Torino furono molto accoglienti con me. Per quanto riguarda il calcio è stato tutto grandioso, ma in quel periodo avevo altri problemi come la prematura scomparsa di mio padre e i problemi di salute di mia moglie".

Difficoltà caratterizzate, all'epoca, anche da una situazione personale piuttosto complicata:

"Quell'anno è stato uno dei più difficili per me. Ho perso mio padre per il cancro, era il mio punto di riferimento. Avevo soltanto vent'anni ed ancora molto giovane, io e mio padre eravamo così vicini. Mentalmente la sua morte mi ha spezzato in due, la verità è che non ero preparato. Ero un'anima perduta. Tornavo sempre a trovarlo a Parigi dopo l'allenamento, anche durante la settimana. Prima ho parlato di mia moglie, era incinta del nostro primo bimbo e stava quasi morendo a causa di un'appendicite rotta. Quindi era difficile concentrarmi completamente sul calcio, per questo subivo spesso piccoli infortuni. La vita è più importante del calcio e penso che questo mi abbia influenzato".

Giunto a 31 anni, Traoré ha vissuto finora una carriera assai altalentante, non riuscendo pressoché mai a trovare la tanto agognata continuità di rendimento. QPR, Nottingham Forest, Cardiff, i turchi del Çaykur Rizespor. Ora, svincolato, il calciatore transalpino cerca una nuova sfida. Mai mollare.

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