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Tomas Skuhravy, 'Il Gigante ceco' che rese grande il Genoa

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Centravanti di vecchio stampo, anche se amava portare sulle spalle il numero 10, Tomas Skuhravy era un giocatore capace di spostare gli equilibri di una partita grazie alla sua stazza fisica (un metro e 93 centimetri di altezza per 90 chilogrammi), abbinata ad un tempismo perfetto nello stacco di testa e ad un innato fiuto del goal, che soltanto i grandi attaccanti posseggono.

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In area, se c'era in campo lui, per i difensori erano quasi sempre dolori: sportellate e duelli epici, e quasi sempre la frustrazione per non riuscire a fermare la potenza devastante del gigante oggi ceco, all'epoca in cui giocava cecoslovacco.

Fattosi notare nelle Coppe europee con lo Sparta Praga, la squadra in cui si è formato, Skuhravy è esploso come bomber ai Mondiali di Italia 90', nei quali ha mostrato la sua vena da cannoniere.

Approdato in Italia, in coppia con Pato Aguilera ha fatto le fortune del Genoa, con cui è stato protagonista di grandi campionati all'ombra della Lanterna e di un'epica cavalcata in Coppa UEFA nella stagione 1991/92, terminata con la sconfitta in semifinale contro l'Ajax di Louis Van Gaal.

Fuori dal campo, invece, non mancano "le follie" fra pinte di birra consumate e auto distrutte in paurosi incidenti stradali.

Dopo la retrocessione in Serie B nel 1995 in seguito alla sconfitta con il Padova nello spareggio, ormai logoro fisicamente, 'Il Gigante ceco' saluta i colori rossoblù dopo alcuni mesi in Serie B e chiude la carriera fra Sporting CP e Viktoria Zizkov in patria, ad appena 31 anni.

GLI ESORDI E IL GOAL AL BERNABEU DA PREDESTINATO

Nato a Prerov nad Labem, un paesino a 35 chilometri da Praga, il 7 settembre 1965, Tomas Skuhravy ha nella data di nascita una fetta del suo destino, visto che sempre il 7 settembre, ma del 1893, nacque il Genoa, il club più longevo del calcio italiano, con la cui maglia sarà protagonista negli anni migliori della sua carriera da calciatore.

Muove i primi passi nel mondo del calcio in tenera età con la squadra locale del TJ Sokol Přerov nad Labem, nella quale gioca fino al 1980. A 15 anni il suo talento è notato dagli osservatori dello Sparta Praga, la squadra più titolata del suo Paese, che decidono di portare il giovane attaccante nel proprio Settore giovanile.

Qui milita per due stagioni, ma a 16 anni fa l'esordio in Prima squadra (8 presenze e un goal). A 17, all'inizio della stagione successiva, il 1983/84, debutta in Europa, esattamente in Coppa UEFA, con un goal pesantissimo che gli ritaglia addosso il ruolo di predestinato. È il 28 settembre 1983, e dopo aver vinto per 3-2 la partita di andata, lo Sparta Praga si gioca la qualificazione al 2° Turno allo Stadio Santiago Bernabeu contro il Real Madrid.

"In una partita delle riserve ho segnato tre goal, e l’allenatore mi ha detto: 'Guarda, ti porto con noi a giocare la Coppa UEFA'. E io mi sono detto: 'Cavolo, è una grande occasione' - racconterà a 'L'Ultimo uomo' -. A trenta minuti dalla fine perdevamo uno a zero, e praticamente stavano passando loro. Allora l’allenatore mi dice: 'Guarda, facciamo che ti metto dentro, vai là, segna e buttiamo fuori il Real Madrid'. Arriva questo cross da destra, io salto più in alto di tutti, anche del portiere, e segno il goal del pareggio...".

L'1-1 del giovane centravanti Skuhravy segna l'incredibile eliminazione del Real Madrid.

"Abbiamo buttato fuori dalla Champions i Blancos di Alfredo di Stefano davanti a centomila persone - sottolineerà con orgoglio a 'La Gazzetta dello Sport' -. Quando sono tornato in albergo pensavo di sognare. Mi marcava Stielike, poi c’erano Gallego, Del Bosque, Butragueno… Non so quante volte è successo che una squadra dell’Est Europa abbia eliminato il Real in casa sua".

In quella Coppa UEFA Skuhravy segna altri 3 goal: uno al Widzew Lodz nella rimonta per 3-0 della gara di ritorno del 2° turno, ben 2 al Watford nella sfida di ritorno degli ottavi di finale (4-0). Il cammino dello Sparta Praga nel torneo si arresta però nel ritorno dei quarti di finale contro l'Hajduk Spalato. Al termine della stagione 1983/84 (21 presenze e 3 reti in campionato, 7 partite e 4 goal in Coppa UEFA) deve svolgere il servizio militare e passa all'RH Cheb.

In due stagioni con la nuova squadra completa la crescita calcistica, e dopo aver collezionato 4 goal in 28 presenze il primo anno, fa il salto di qualità nel 1985/86, quando timbra il cartellino 13 volte su 30 presenze totali.

Il 4 settembre 1985 Skuhravy fa anche il suo esordio con la Cecoslovacchia subentrando all'82 dell'amichevole vinta 3-1 sulla Polonia al posto di Danek.

Nel 1986/87 torna allo Sparta Praga per segnare goal a raffica, andando per 4 stagioni di fila in doppia cifra nel campionato cecoslovacco e togliendosi la soddisfazione di giocare anche la Coppa dei Campioni per 3 anni (1987/88, 1988/89 e 1989/90).

Nei sei anni complessivi in cui difende i colori granata dello Sparta, Skuhravy colleziona 59 goal in 142 presenze di campionato, più 7 reti in 20 presenze nelle Coppe europee, per un totale di 66 goal in 162 partite.

VICECAPOCANNONIERE DI ITALIA '90

In Nazionale Tomas si guadagna sempre più spazio e disputa le qualificazioni ad Euro '88, che vedono però la Cecoslovacchia eliminata. Successivamente entra in ballottaggio con il compagno di squadra Stanislav Griga per una maglia da titolare in vista dei Mondiali di Italia '90.

Segnati i primi 2 goal in Nazionale il 9 maggio 1989 nel match di qualificazione contro il Lussemburgo (4-0), alla fine Skuhravy vince il duello con il compagno di club, e con la squadra che si qualifica per la fase finale, il 10 giugno 1990 fa l'esordio nel Campionato del Mondo segnando una doppietta agli Stati Uniti al Franchi di Firenze nel rotondo successo per 5-1 sugli americani.

Skuhravy diventa uno dei protagonisti dei Mondiali italiani, visto che con altri 3 goal, tutti di testa, realizzati agli ottavi di finale con il Costarica, porta la Cecoslovacchia ai quarti di finale. Qui la Germania Ovest ha la meglio grazie ad un successo di misura per 1-0, ma il numero 10 cecoslovacco può 'consolarsi' laureandosi vicecapocannoniere del torneo alle spalle di Totò Schillaci con 5 goal.

"Per me rimangono i Mondiali più belli - dirà -. C’era l’Italia, che in quel momento diventava l’epicentro del calcio Mondiale, tutti i più forti giocavano già là… era un sogno".
Carlos Aguilera Thomas Skuhravy Branco GenoaWikipedia

LEGGENDA DEL GENOA

Il sogno Skuhravy lo corona grazie al Genoa del presidente Aldo Spinelli, che proprio dopo i Mondiali di Italia '90 regala al suo nuovo allenatore, Osvaldo Bagnoli, 'Il Gigante cecoslovacco' per formare con Pato Aguilera una coppia che nelle caratteristiche ricorderà molto quella del Verona scudettato, composta da 'Nanu' Galderisi e Preben Elkjaer Larsen. Piccoletto e sgusciante l'uruguayano, potente e dominante fisicamente l'ariete cecoslovacco.

"Per me Pato era il miglior giocatore del mondo - dirà sempre Skuhravy -. Giocare con lui era come avere un occhio anche dietro: non devi costruire tu, se hai Pato, vai in porta e segni. Basta. Quella era la mia casa, lasciavo costruire agli altri: il mio campo di battaglia era davanti alla porta!".

Gli inizi dell'avventura italiana di Tomas, tuttavia, non sono affatto esaltanti. Il 9 settembre 1990 il nuovo numero 10 rossoblù esordisce in Serie A a San Siro, nella sconfitta di misura con il Milan di Sacchi (0-1).

Nelle prime 7 giornate il colosso cecoslovacco non vede mai la porta, e c'è già chi inizia a pensare che l'acquisto fatto da Spinelli possa essere un classico bidone. Ma la pazienza, a volte, è sinonimo di saggezza, e all'8ª giornata Tomas si sblocca: il Grifone è impegnato in trasferta al Franchi con la Fiorentina ed è sotto per 2-1, quando l'attaccante classe 1965 aggancia in area un bel pallone, salta netto in dribbling Pioli e con una staffilata sotto le gambe supera Mareggini. Segue una sfrenata esultanza con la capriola, che sarà soltanto la prima di tante.

"2-2, è buono", dichiara alla 'Rai' dopo il fischio finale in un italiano stentato.

Il girone di andata è però quasi tutto di adattamento e sofferenza per il volto nuovo della Serie A, ma verso la fine Tomas trova grande regolarità sotto porta: goal al Cesena a dicembre nella vittoria per 4-1 dei rossoblù al Ferraris, quindi reti consecutive pesanti a gennaio prima con l'Atalanta (2-0) e poi ai danni della Juventus, battuta 0-1 a Torino.

L'attaccante genoano approfitta di un pasticcio commesso da Julio Cesar e Luppi per calciare a rete, Tacconi respinge ma sul rapido e preciso tap-in il portiere bianconero non può nulla. È la rete che dà il successo ai liguri e li lancia nelle zone alte della classifica. Skuhravy da potenziale 'bidone' diventa uno degli eroi più amati dai tifosi. La coppia con Aguilera si rivela perfetta, i due si intendono a meraviglia e sono amici anche fuori dal campo.

"Ci allenavamo a tirare in porta e saltare l’uomo, il calcio è semplice - racconterà a 'La Gazzetta dello Sport -. Bagnoli a fine primo tempo mi ripeteva spesso una frase: ‘Ma che c***o fai? Perché non tiri in porta 10-15 volte?'. E aveva ragione. Anche nella tattica: muoversi tutti insieme, stretti in trenta metri".

Dopo essersi definitivamente sbloccato, Skuhravy non si ferma più e nel girone di ritorno è letteralmente infermabile: realizza 11 reti e domina sulle palle alte, anticipando costantemente i difensori, dei quali diventa il pericolo numero uno quando lo affrontano, spostandogli con la sua stazza e non facendosi spostare. Spiccano le 3 doppiette contro Lecce, Fiorentina e Lazio (tutte gare vinte dai rossoblù), ma anche le reti all'Inter (3-0 al Ferraris) e ancora alla Juventus (2-0), le ultime due partite disputate entrambe al Ferraris.

"Si chiama Tomas Skuhravy - gli cantano i tifosi del Genoa -, con le sue reti si vola, fai un'altra capriola, fai un'altra capriola!".

A fine anno, con 15 centri, Skuhravy è uno dei bomber del campionato italiano e dà un contributo fondamentale alla squadra per il piazzamento finale al 4° posto e la qualificazione alla Coppa UEFA. In patria è votato anche 'Calciatore cecoslovacco dell'anno'.

Skuhravy Genoa 1991

La stagione successiva, il 1991/92, è la più esaltante degli ultimi 50 anni del Genoa. Grazie alla sua coppia d'attacco e ad un'ossatura da prim'ordine la squadra ligure è protagonista in Europa di un'eccezionale cavalcata fino alle semifinali. Dopo una sconfitta di misura in Spagna, nel 1° Turno con l'Oviedo è decisiva una doppietta di Skuhravy nella gara di ritorno, con la seconda rete in zona Cesarini, perché i rossoblù si qualifichino.

Il Grifone si ripete nei turni successivi con Dinamo e Steaua Bucarest, e Skuhravy e Aguilera che realizzano 5 dei 7 goal della squadra nelle 4 gare contro le due formazioni rumene. Una sola quella firmata da Tomas, ma preziosa, che consente alla squadra di Bagnoli di battere 0-1 la Steaua a casa sua nell'andata degli ottavi.

Ma l'impresa più grande resta quella di Anfield. Nel tempio del calcio inglese tutti sono convinti che il cammino della formazione ligure possa arrestarsi, invece il Genoa diventa la prima squadra italiana ad espugnare la casa dei Reds con una doppietta di Pato Aguilera (1-2 dopo il successo per 2-0 nell'andata del Ferraris).

Il sogno rossoblù si spegne in semifinale: a spazzarlo via è l'Ajax dei giovani talenti, guidato da Louis Van Gaal. La sconfitta casalinga per 2-3 e il pareggio per 1-1 ad Amsterdam (di Skuhravy l'assist per il provvisorio 0-1, poi impattato da Bergkamp) segnano l'eliminazione dei liguri. I biancorossi solleveranno poi il trofeo avendo la meglio nella doppia finale sul Torino di Mondonico.

"Spesso mi riguardo le partite e i servizi, da Liverpool a Oviedo - ammette 'Il Gigante ceco' -. Mi vengono i brividi ancora adesso: guarda, ho la pelle d’oca! Siamo stati la prima squadra italiana a vincere ad Anfield e a fine partita tutti si sono alzati in piedi ad applaudire, anche i loro tifosi. La nostra fortuna è stata il gruppo: individualmente tutti forti, ma attaccatissimi. Io, Aguilera, Branco, Bortolazzi, tutti...".

Complessivamente Skuhravy mette a referto quell'anno 15 goal (11 in Serie A, 3 in Coppa UEFA e 1 in Coppa Italia) in 43 presenze complessive. In campionato spicca la tripletta al Napoli nel k.o. casalingo per 3-4, ma i rossoblù giungono solo quattordicesimi, non riuscendo a ripetere l'annata precedente.

Dopo l'addio di Bagnoli, passato all'Inter, e del suo partner d'attacco Aguilera, ceduto al Torino, il 1992/93, con tre tecnici diversi che si susseguono in panchina (Giorgi, Maifredi e infine Maselli) vede comunque il Genoa conquistare la permanenza in Serie A grazie al 13° posto finale.

Spinelli rispedisce invece al mittente le offerte di Olympique Marsiglia (27 miliardi) e Milan (18 miliardi) per il bomber ceco. Skuhravy resta volentieri e continua a segnare, anche se meno degli anni precedenti. Firma 12 reti in 35 partite, fra cui 10 in campionato (con doppiette a Napoli e Fiorentina) e 2 in Coppa Italia. Nel 1993/94 l'apporto realizzativo del 'Gigante ceco' cala a 9 reti in 29 gare, anche se il Genoa con Maselli e Scoglio si piazza all'11° posto finale.

Skuhravy GenoaGetty

La situazione generale peggiora nel 1994/95, con di nuovo tre allenatori a succedersi alla guida della squadra rossoblù e i primi acciacchi fisici di Tomas. Nonostante le ginocchia ormai usurate da tante battaglie nelle aree di rigore, Skuhravy è comunque la grande speranza del Genoa con i suoi immancabili goal, 15 complessivi su 34 partite disputate. In campionato ne segna 12 in 31 gare, e superata una lunga astinenza, il suo rendimento negli ultimi mesi è fondamentale per portare il Grifone a giocarsi lo spareggio salvezza con il Padova.

Proprio un suo goal di testa al Torino, infatti, consente alla squadra di Maselli di agganciare in classifica i biancoscudati all'ultimo turno. Per determinare l'ultima retrocessa è necessario uno spareggio, che si disputa a Firenze il 10 giugno 1995.

È ancora Skuhravy a impattare il vantaggio iniziale di Vlaovic, con l'1-1 di testa che manda le squadre ai calci di rigore. Tomas fa ancora il suo dovere, trasformando il 5° penalty per i suoi, e si va ad oltranza, quando sono decisivi l'errore di Galante e la freddezza di Kreek. Il Padova si impone 6-5 e nonostante la generosità del 'Gigante ceco', in lacrime per l'esito del confronto, il Genoa si ritrova in Serie B.

Tomas resta anche in B, per amore del Genoa e dei suoi tifosi, ma ormai non ne ha più: 8 presenze e il suo ultimo goal in rossoblù, che unito ad una prodezza in rovesciata di Vincenzo Montella, consegna ai rossoblù di Radice il successo casalingo per 2-1 sul Cesena il 15 ottobre 1995.

Il 26 novembre disputa la sua ultima gara in rossoblù all'Arechi contro la Salernitana (sconfitta per 3-1), per poi dire addio al suo Genoa dopo 67 goal in 185 presenze. I suoi 57 goal (58 considerando il sigillo nello spareggio col Padova) in Serie A lo rendono ancora oggi il miglior marcatore del Genoa nel massimo campionato dall'istituzione del girone unico.

GLI ULTIMI ANNI

A fine novembre 1995 Skuhravy si trasferisce in Portogallo con lo Sporting CP, ma non riesce più a trovare quella condizione che qualche anno prima lo rendeva uno dei centravanti più forti al Mondo. Quella con i lusitani (4 presenze) è dunque una comparsata, per poi tornare in patria nel 1996/97, venendo tesserato dal Viktoria Zizkov.

I problemi fisici sono troppi, al cospetto di una stazza così importante, e non gli consentono di vedere mai il campo. Skuhravy decide così di ritirarsi all'età di 31 anni al termine della stagione.

Con la Nazionale cecoslovacca mette insieme 14 reti in 43 presenze, per poi militare anche nella neonata Repubblica Ceca (3 goal in 6 partite) a cavallo fra il 1994 e il 1995, dopo la divisione del Paese in due Stati indipendenti.

Conclusa la carriera da calciatore Tomas, pur dedicandosi principalmente ad altre attività, è tornato a lavorare nel calcio ricoprendo incarichi tecnici e dirigenziali. Nel 2014/15 ha fatto parte dello staff tecnico dell'Ischia Isolaverde, allenando i Giovanissimi, successivamente ha fatto il consulente tecnico del Real Vicenza, quando il club era affiliato al Genoa, ed è stato Club manager del Cuneo, prima che la società piemontese fallisse nel 2019.

FOLLIE E GUAI

Devastante in campo, fuori dal rettangolo verde Skuhravy quando giocava era un mattacchione un po' folle cui piaceva divertirsi e godersi la vita. Di lui i genoani raccontano di grandi bevute di birra in spiaggia (si racconta, addirittura, che durante un torneo di beach volley cui aveva partecipato, si facesse fuori una pinta a set), e di tre auto distrutte in altrettanti incidenti stradali nel giro di tre anni.

Il più pauroso il 9 novembre 1993, quando la sua Mitsubishi 3000 bianca ha terminato la sua corsa sul ciglio di un burrone, fermandosi prima di precipitare da una scogliera a picco sul mare nei pressi di Celle Ligure. Sembra che nell'occasione Skuhavy, che ufficialmente si giustificò parlando di medicine da comprare per sua moglie incinta, avesse in realtà trascorso la nottata in discoteca.

Dopo il ritiro, poi, la leggenda genoana è rimasta coinvolta in diversi guai giudiziari in patria. Si parla di una tentata truffa ai danni di una società di autonoleggio ceca sventata dalla polizia e di giri di furti di auto di lusso fra il suo Paese e la Germania, che gli sono costati anche una condanna a due anni di carcere con la condizionale. Tuttavia l'amnistia svuota carceri decretata dal presidente ceco Vaclav Klaus nel 2012 per il ventennale della nascita della Repubblica Ceca gli ha permesso di cavarsela.

COSA FA OGGI 'IL GIGANTE CECO'

Negli ultimi anni Skuhravy è tornato a vivere in Italia, stabilendosi in Liguria con la sua famiglia.

"Vivo fisso qui a Celle Ligure - racconta in un'intervista a 'La Gazzetta dello Sport' del maggio 2022 -, lavoro in questo stabilimento balneare dove faccio un po’ di tutto, dal bagnino alla sistemazione delle sdraio. Poi abbiamo aperto un locale sempre qui sulla passeggiata e mi dedico a mia figlia che fa la pittrice: è brava, la seguo nelle sue mostre. Sono belle cose. Io giocavo a pallone, lei sta nella moda".
"D'inverno pianifico il resto, il locale l’abbiamo costruito noi da zero: mi sono messo a spaccare tutto! Dai pavimenti ai tubi, ai cavi elettrici e alle piastrelle - ha spiegato -. È giusto così: la Liguria è un gran bel posto e deve innovarsi. E chi mi ammazza? La mattina vengo qui allo stabilimento a dare una mano, mi diverto. Sei sul mare, c’è gente, mangi bene, vedi delle belle ragazze… cosa puoi volere di più dalla vita?".

Per i tifosi del Genoa sarà sempre 'Il Gigante ceco', buono e un po' folle, che terrorizzava i difensori avversari in area di rigore.

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