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Tiago Mendes Juventus 2007Getty

Tiago alla Juventus: calcare nella 'Lavatrice'

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Due anni e mezzo possono bastare per creare un'enorme delusione? Sì, decisamente. Il protagonista di questa storia è  Tiago Cardoso Mendes, meglio conosciuto come Tiago, un (ex) centrocampista dotato di grande intelligenza tattica e, soprattutto, di un'ottima fase di interdizione. Ovunque, ma non alla Juventus.

Approdato a Torino nel mercato estivo del 2007, con 14 milioni versati nelle casse del Lione, il lusitano sarebbe dovuto diventare uno dei giocatori più rappresentativi della formazione guidata da Claudio Ranieri.

Quantità e qualità. Questo il piano ideato dagli uomini della vecchia sede di corso Galileo Ferraris che, nella stessa sessione di mercato, presero anche Sergio Bernardo Almiron dall'Empoli.

 Tiago Mendes arrivò alla Juventus con grandi aspettative, ma non riuscì mai a esprimere appieno il suo potenziale, rappresentando una delle delusioni più grandi nella storia recente del club. Nel mondo delle scommesse, non tutti i pronostici si rivelano vincenti, ma è possibile iniziare a giocare con un bonus, come accade su Lottomatica, per testare le proprie abilità. L'offerta di benvenuto è legata all'inserimento del codice promozionale Lottomatica.

Entrambi, infatti, firmarono assieme. Uno - l'uomo di Viana do Castelo - si presentò all'appuntamento con una camicia bianca all'insegna della sobrietà. L'argentino invece, optò per un'improponibile maglia di Paperino. E ciò, automaticamente, avrebbe dovuto far capire immediatamente come sarebbe andata a finire. Male.

"Dalla Juventus si possono aspettare solamente delle cose buone, nonostante provenga dalla serie B penso che si prospetti un anno molto importante. È una società che ha insistito molto affinché approdassi in Italia, è stata molto più incisiva delle altre società che mi volevano e per questo ho scelto di affrontare questa nuova avventura".

Insomma, una lavatrice per una Signora proveniente dall'inferno di Calciopoli. Tiago venne soprannominato così ai tempi dell'OL, in quanto vantava un'incisività particolare nel ripulire palloni sporchi. Una caratteristica, questa, che convinse la dirigenza bianconera a completare la fumata bianca.

Ma il principio di funzionamento della centrifuga, sotto la Mole, evidenziò molto più di un problema strutturale. Pochi contributi e impalpabili. Male, malissimo, nel 4-4-2 proposto dal tecnico romano. Incisività pari allo zero con la sfera tra i piedi e, soprattutto, scarsissima personalità. In estrema sintesi, tutt'altro elemento rispetto alle aspettative.

Da pedina a tutto fosforo tanto ammirata tra Braga, Benfica, Chelsea e Lione, ad anonimo mestierante. In parole povere, un flop a tutti gli effetti. Che, a un certo punto, diventò anche oggetto di rottura. Con l'allora diesse bianconero, Alessio Secco, in prima linea a cercare una soluzione al problema.

Dopo una prima stagione in Italia pregna di incognite e dubbi, Tiago optò subito per le maniere forti:

"La mia esperienza alla Juve è una delusione. Quando ho firmato, l'ho fatto perché pensavo di essere titolare, ma è accaduto tutto il contrario. Per questo non è facile restare a Torino".

E la risposta di Secco non si fece certamente attendere:

"Siamo dispiaciuti del suo sfogo. Tiago è un elemento importante nella Juventus e nessuno ha mai dubitato delle sue qualità professionali. La cosa più importante è continuare ad allenarsi con serietà e impegno, evitando di pensare al mercato".

Allora ecco l'arrivo di Ciro Ferrara nel 2010, con conseguente passaggio al 4-2-3-1, sistema di gioco che avrebbe dovuto valorizzare maggiormente la presenza del portoghese. Nulla da fare, errori e non finire e, sostanzialmente, game over.

L'inevitabile divorzio si sancì nella sessione di riparazione edizione 2010. Un addio scontato, con alle spalle 53 gettoni e 0 goal, analizzato laconicamente dal diretto interessato:

stato il punto più basso della mia carriera".

Tiago Mendes Atletico Madrid Real Madrid La Liga 07022015Getty Images

La rinascita si chiama Atletico Madrid, squadra in cui Tiago ha militato per otto anni e mezzo, vincendo da protagonista una Liga, una Coppa di Spagna e una Supercoppa di Spagna per quanto concerne le competizioni domestiche. Fuori dai confini spagnoli, invece, il bottino recita un'Europa League e due Supercoppe Uefa. Con un grosso rimpianto dal nome Champions League. 

Nel Belpaese, evidentemente, non è stato destino. Alle volte va così, il bello o il brutto del calcio. In questo caso, sicuramente, il brutto. 

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