GOALLa fine di un millennio e l’arrivo del 2000. Il 1999 è stato sostanzialmente un anno di transizione. Tutti non aspettavano altro che la sua fine e questo perché c’era la curiosità, il desiderio viscerale, di vedere e capire cosa ci fosse ‘dall’altra parte’.
Il 2000 inteso come l’inizio di una nuova era e la nascita di un mondo tutto nuovo. C’era insomma voglia di cambiamento e attesa di conoscere il futuro. Nulla più sembrava potesse far paura, eccetto il ‘Millennium Bug’, ovvero quell’errore di programmazione che, con il passaggio al nuovo secolo, avrebbe impedito ad alcuni programmi di riconoscere il cambiamento di data, facendo ripiombare il mondo, o per meglio dire parte di esso, al 1° gennaio 1900.
I presagi più apocalittici verranno spazzati via da accorgimenti che renderanno il ‘bug’ praticamente innocuo e quindi a prevalere su tutto saranno l’ottimismo e la voglia di cambiamento.
Anche Juventus e Roma si approcciano al nuovo millennio con la voglia di cambiare tutto. Entrambe reduci da annate andate non secondo i piani, optano per un restauro completo.
A Torino, chiuso da qualche mese il meraviglioso ciclo Lippi, decidono di affidare a Carlo Ancelotti una squadra molto rinnovata. Salutano alcune bandiere come Peruzzi, Di Livio e Deschamps e arrivano Van der Sar, Kovacevic ed un ragazzo di belle speranze che ha fatto intravedere ottime cose con il Bari: Gianluca Zambrotta.
Ancora più in là va la Roma che, spinta anche da quella voglia di sorprendere nell’anno del ‘Giubileo’, decide di affidare la panchina ad uno dei tecnici più vincenti in assoluto, Fabio Capello, al quale mette a disposizione una buona squadra rafforzata da Vincenzo Montella e Hidetoshi Nakata, il gioiello prelevato dal Perugia che arriva da quello che all’epoca era considerato il ‘Nuovo Mondo’ in ambito calcistico: il Giappone.
Rafforzato l’attacco, il club capitolino si concentra sul centrocampo e volge il suo sguardo su un ragazzo che già conosce la Serie A e che nelle precedenti due stagioni ha fatto vedere cose eccellenti con l’Ajax: Sunday Oliseh.
A soli venticinque anni, ha già alle spalle una carriera lunghissima. Ha lasciato la Nigeria dieci anni prima per trasferirsi in Belgio e iniziare a Liegi il suo cammino nel calcio professionistico e nel 1994 è tra i leader di una Nazionale, quella delle nigeriana appunto, che grazie ai vari Finidi, Yekini, Amunike e Okocha, sembra avere realmente tutto per portare l’Africa sul tetto del mondo.
GettyIl cammino della Nigeria ai Mondiali di USA ’94 si fermerà poi agli ottavi, quando saranno l’Italia e soprattutto uno strepitoso Roberto Baggio a spezzare ‘le ali’ delle ‘Super Eagles’ al termine di una partita drammatica, ma intanto Oliseh, a diciannove anni, ha a già avuto un primo assaggio di calcio italiano e soprattutto ha attirato le attenzioni degli osservatori nostrani.
Di lì a qualche mese si trasferirà a Reggio Emilia per vestire la maglia della Reggiana. La stagione si concluderà con una retrocessione, ma il colosso non sfigura ed anzi si guadagna una chiamata dalla Bundesliga.
Quello che cinque anni dopo finisce nel mirino della Roma è un giocatore totalmente diverso. Nel frattempo ha vinto un oro Olimpico ad Atlanta 1996, ha giocato un altro Mondiale, è cresciuto enormemente dal punto di vista tattico la Colonia e si è consacrato ad altissimi livelli con l’Ajax, tanto da essere inserito, nel 1998, nell’elenco dei cinquanta candidati al Pallone d’Oro.
Oliseh è dunque considerato non solo uno dei migliori centrocampisti al mondo, ma anche un giocatore così completo da aver rivoluzionato il concetto stesso di mediano. Non è uno che si limita a recuperare palloni, ma è viceversa un ‘creativo’, uno di quelli che detta i tempi e che sa rilanciare l’azione.
Nella nuova Roma di Capello uno così ci starebbe alla perfezione: sarebbe l’ultimo ingranaggio che manca per fare il definitivo salto di qualità.
I dirigenti del club capitolino lo sanno bene e pur di sbaragliare la concorrenza mettono sul tavolo qualcosa come 22 miliardi di lire. E’ una cifra enorme per i tempi e l’Ajax infatti la accetta.
A Roma non si attende altro che il suo arrivo per le visite mediche di rito che precedono le firme sui contratti, tanto che allo stesso Capello, nel giorno della sua presentazione, viene chiesto proprio di Oliseh e della sua collocazione tattica.
Quello che nella capitale non immaginano è che intanto sul giocatore si è inserita la Juventus. I bianconeri sono alla ricerca dell’erede di Didier Deschamps e quindi di un campione che possa diventare il nuovo leader del centrocampo.
Quando la notizia trapela, alla Roma sono così convinti di avere il giocatore in mano da pensare ad una semplice azione di disturbo di Luciano Moggi (dirigente bianconero con il quale i rapporti in quegli anni erano tutt’altro che amichevoli), e la conferma arriva anche dalle parole del presidente Franco Sensi.
“Oliseh è un giocatore della Roma. Abbiamo già chiuso con l’Ajax. Arriva in una società che rispetto alla Juve non ha niente di meno”.
La Roma ha effettivamente l’accordo con l’Ajax, ma intanto la Juve ha offerto di più al giocatore: 3,5 miliardi a stagione, a fronte dei 3 proposti dai giallorossi.
La situazione si fa intricata. Da una parte c’è infatti chi vanta una stretta di mano con il club olandese, dall’altra c’è invece chi si è rivolto direttamente al giocatore strappando un prezioso ‘sì’.
“Oliseh avrà anche sottoscritto un accordo con loro, ma non può essere di proprietà della Juve - dirà ancora Franco Sensi - L’Ajax lo ha venduto a me una settimana fa ed io ho un contratto regolarmente firmato ad Amsterdam. Tra l’altro abbiamo chiuso a cifre superiori rispetto a quello di cui sento parlare”.
Effettivamente circolano voci che parlano di un’offerta della Juventus nettamente inferiore rispetto a quella della Roma, ma la cosa non avrà incredibilmente peso.
Il 22 giugno 1999, Oliseh annuncia ufficialmente la sua decisione.
“Ho scelto, vado alla Juve. A Sensi non avevo mai promesso di firmare per la Roma. E’ vero, ci sono stati dei colloqui, ma ho preso la mia decisione. La Roma può anche avere un accordo con l’Ajax, non conta visto che nessuno può essere proprietario del mio cartellino se io non voglio. La Juventus è la soluzione migliore per il mio futuro”.
La Roma vede andare in fumo mesi di lavoro, oltre che la possibilità di rafforzarsi in maniera decisa a centrocampo. A vincere la corsa che porta ad Oliseh è la Juve, anche se in molti inizia a serpeggiare un pensiero: più che un colpo di mercato è stato uno ‘sgarro’ ai giallorossi.
Sì perché nonostante l’addio di Deschamps, la Juve non ha bisogno di un giocatore con quelle caratteristiche, tanto che anche Sensi, nel commentare l’approdo del nigeriano all’ombra della Mole, si farà scappare qualcosa.
“Forse a qualcuno non va giù il fatto che ci stiamo rafforzando”.
Quando Oliseh si presenta nel ritiro bianconero in Valle d’Aosta, viene accolto come un grande colpo di mercato, in realtà però a tutti, compreso lui ovviamente, sarà ben presto chiaro che il suo nome, nelle gerarchie di Ancelotti, viene dopo quello di Conte, Davids, Tacchinardi e Maresca.
GettyNel giro di pochi mesi il campione nigeriano passa da un posto tra i candidati al Pallone d’Oro, ad un posto fisso in panchina. In realtà, il suo debutto in campionato sarà anche buono (90’ in campo e due pali colpiti nell’1-1 interno contro la Reggina), ma di lì in poi totalizzerà solo scampoli di partita.
“Ancelotti era giovane - ha spiegato anni dopo a ‘Ilposticipo’ - Non ero l'unico a giocare poco: anche altri calciatori erano nella mia situazione. Non è stato uno dei momenti più belli della mia carriera, non mi sentivo bene dentro lo spogliatoio. Non mi piaceva come ero stato trattato. A settembre dopo tre mesi avevo chiesto di andare via, ma il direttore Moggi mi aveva detto di no”.
Il campione strappato con tanta veemenza dalle mani della Roma riesce a ritagliarsi il suo spazio in Intertoto e in Coppa UEFA, ma quando c’è da fare sul serio finisce inevitabilmente fuori dalle rotazioni, tanto che al termine della sua unica stagione in bianconero (quella chiusa sotto il diluvio di Perugia) totalizzerà la miseria di 253’ in campo in campionato, suddivisi in otto presenze.
“L'anno dopo sono andato in Germania al Borussia Dortmund: era arrivata l'offerta e dopo mezz'oretta avevo già firmato - raccontato ancora a ‘Ilposticipo’ - Con loro nelle stagione 2001-02 ho vinto la Bundesliga e ho disputato la finale di Coppa UEFA. Non è colpa di nessuno per come è andata la mia esperienza alla Juventus: non era il momento giusto di trasferirmi lì”.
La ‘figurina’ di Oliseh si guadagnerà un posto nell’’album della meteore bianconere’ e anche Luciano Moggi, anni dopo, parlerà di lui come di uno dei suoi colpi più deludenti.
“Presi Oliseh dall’Ajax e sembrava dovesse spaccare il mondo - ha spiegato a ‘Radio Kiss Kiss’ - in realtà non fece bene. Nelle grandi squadre bisogna stare attenti anche alla personalità. Maresca, per esempio, non era un grande giocatore, ma aveva la voglia di dimostrare di meritare una big del calcio italiano”.
La strada che conduce dall’essere protagonista assoluto del mercato a comparsa in una squadra, può essere molto più breve di quanto si immagini ed oggi, ad oltre venti anni di distanza da quel duello serrato tra Juventus e Roma viene quasi automatico porsi una domanda: per Oliseh le cose sarebbero andate diversamente in giallorosso?
La sua scelta si è rivelata certamente sbagliata, ma al riguardo c’è poca chiarezza. Al momento del suo arrivo alla Juventus infatti, rivelò di aver scelto i bianconeri con convinzione anche perché avrebbe ritrovato a Torino il suo amico Van der Sar, mentre recentemente ha dato una versione diversa di come andarono le cose.
“Dopo due anni all'Ajax, mi volevano Roma e Juve - ha detto a ‘Ilposticipo’ - Io volevo giocare coi giallorossi perché erano guidati da Fabio Capello, un allenatore che mi piaceva tantissimo e che era arrivato per fare una bella squadra. Lo considero un grande tecnico, uno dei migliori al mondo: mi aveva fatto capire cosa voleva, era stato chiaro con me. Ho tanto rispetto per quest'uomo. I bianconeri hanno fatto un'offerta migliore alla mia squadra. L'Ajax voleva vendermi alla Juve anziché alla Roma così alla fine sono andato a Torino”.
Una verità che ribalta tutto, ma come accade spesso forse non si saprà mai come sono andate realmente le cose.
L’unica certezza è che Sunday, detto ‘Mimmo’, Oliseh è stato il primo giocatore africano a vestire la maglia della Juventus ed è stato uno dei grandi protagonisti dell’ultimo mercato dello scorso millennio. Doveva ‘spaccare tutto’, come ha spiegato Luciano Moggi, ma non ci è riuscito… esattamente come il ‘Millennium Bug’.
