Quello del Senegal è un sogno che va avanti, perché dopo essere arrivato secondo nel girone A dei Mondiali di Qatar 2022 ora attende di giocare gli Ottavi di Finale contro l’Inghilterra. Una sfida che sulla carta potrebbe sembrare proibitiva, ma che mette i Leoni della Teranga dinanzi a una sfida non del tutto infattibile, con il sogno di arrivare a degli storici Quarti di Finale. Un cammino che per il Senegal non sarebbe così inaspettato, perché la squadra attualmente guidata da Aliou Cissé già ai Mondiali del 2002, alla sua prima partecipazione, riuscì ad arrivare ai quarti, ottenendo il miglior risultato di sempre per una nazionale africana, a parimerito con il Camerun nel 1990 e con il Ghana nel 2010. In Corea, quell’anno, il Senegal ebbe la meglio anche sulla Francia, che era campione del mondo in carica, a coronamento di un percorso eccezionale, condito da vicende sportive ed extra sportive che meritano di essere raccontate.
Quando la Fifa nel 2000 decide che il Mondiale successivo si disputerà, per la prima volta, in Asia, precisamente tra Corea e Giappone, si dà il via alle danze, alla fase di qualificazione. La federazione senegalese affida, così, la guida della squadra e la selezione dei giocatori a Bruno Metsu, un allenatore che all’epoca veniva da una carriera non del tutto nota ai tabloid e che lo aveva visto sedersi sulla panchina del Lille per un anno e del Valenciennes per un altro. Prima del Senegal ha l’opportunità di sedersi sulla panchina del Guinea per pochi mesi, per poi accettare la chiamata dei Leoni. In quel girone di qualificazione, con il Senegal, ci sono l’Egitto, l’Algeria e il Marocco, reduce da un Mondiale in Francia fatto di ottimi risultati. Trascinato da El Hadij Diouf, la squadra di Metsu non farà prigionieri in campo e finisce per vincere il girone, grazie soprattutto a una difesa che subisce appena due reti in otto partite.
È una squadra galvanizzata, che vola sulle ali dell’entusiasmo, soprattutto quando pochi mesi dopo si ritrova a disputare la Coppa d’Africa, a ridosso dell’inizio dei Mondiali di Corea e Giappone. Metsu amalgama la squadra nel miglior modo possibile e la trascina a vincere il girone e superare anche i quarti di finale contro il Congo e la semifinale contro la Nigeria. In finale, per lo scontro decisivo, c’è il Camerun di Eto’o, che ai rigori, purtroppo per i Leoni, riesce ad avere la meglio. Metsu deve accontentarsi di una medaglia d’argento, ma nel frattempo fa di quella battaglia tesoro, perché pochi mesi dopo arriva il momento di scendere in campo in Asia, per una competizione che può vederli non solo outsider, ma anche protagonisti.
Il sorteggio del Gruppo A non arride al Senegal, però: c’è la Francia, campione del mondo in carica, c’è anche l’Uruguay, sempre temibile come avversario, e c’è poi la Danimarca, che non ha ancora raggiunto, però, la qualità proposta negli ultimi anni. Sembra un esito già scritto in quel Gruppo, soprattutto con la Francia che schiera una squadra composta da Barthez, Zidane, Henry, Thuram, Vieira, Trezeguet: una corazzata che ha già saputo dire la propria quattro anni prima facendo da rullo compressore e che vorrebbe replicarsi allo stesso modo. I transalpini, quindi, vanno a inaugurare il Mondiale proprio contro il Senegal, per la gara d’apertura che si tiene il 31 maggio 2002. Molto in anticipo rispetto a quanto accaduto nelle ultime edizioni. L’esito è sorprendente, perché se Trezeguet nel primo tempo colpisce un palo, nella ripresa è Diouf che serve Diop per il gol del KO. C’è anche un risvolto politico in questa vittoria, sicuramente diverso da quello che abbiamo già raccontato tra Iran e Stati Uniti: il Senegal, con quella vittoria, che poteva essere anche più larga se il palo colpito dal tiro di Fadiga non fosse stato lì, diventa il primo Paese della storia a vincere in un mondiale contro i propri colonizzatori.
Getty ImagesMentre poche ore dopo la Danimarca ha la meglio sull’Uruguay, ribaltando del tutto i pronostici che si erano creati all’inizio della kermesse internazionale, pochi giorni dopo tocca proprio alle due squadre preannunciate essere quelle materasso sfidarsi. I danesi riescono ad andare in vantaggio con Tomasson che trasforma un rigore, ma il pareggio arriva con Diao, che aveva commesso il fallo di rigore e ottiene così la sua redenzione: finisce 1-1 e la situazione nel Gruppo A si fa sempre più spinosa da gestire, con il Senegal chiamato così a doversi giocare tutto contro l’Uruguay all’ultima giornata disponibile. I sudamericani non reggono nemmeno un tempo, perché Fadiga prima e Diop dopo, ben due volte, spingono i Leoni sul 3-0. L’Uruguay non ci sta e riesce a recuperare, portandosi sul 3-3 nel secondo tempo, a poco dal fischio finale. Il risultato, però, basta al Senegal, che al suo primo Mondiale si qualifica per la fase a eliminazione diretta.
Agli ottavi di finale il Senegal affronta la Svezia, arrivata prima nel Girone F contro l’Inghilterra, l’Argentina e la Nigeria: un girone infernale, che però gli scandinavi riescono a gestire al meglio. E anche la sfida col Senegal sembra favorirli, soprattutto nel momento in cui Larsson porta avanti la sua squadra dopo appena dieci minuti. I Leoni, però, non ci stanno a uscire dopo tutto lo sforzo fatto ai gironi e quindi con Camara riescono ad arrivare al pari: si va ai supplementari, con lo spettro del golden goal ad aleggiare sulla partita, lo stesso che in quei giorni condannerà l’Italia all’eliminazione contro i padroni di casa. Ci pensa Camara, in questo caso, a risolvere le ostilità prima del fischio finale, portando il Senegal a essere la seconda squadra africana, dopo il Camerun nel 1990, a qualificarsi per i quarti di finale di un mondiale.
Getty ImagesNel mirino, a questo punto, c’è la semifinale con il Brasile, una partita di blasone tra due squadre che non vogliono mollare nemmeno un colpo. Da cenerentola del proprio girone a protagonista di una competizione che ha già visto l’Italia abdicare e presto vedrà anche la Spagna tirarsi indietro, entrambe battute dai padroni di casa coreani. Il Senegal si ritrova, così, davanti alla Turchia, altra sorpresa della competizione e in grado di superare il proprio girone perdendo solo contro il Brasile. La partita è combattuta e al termine dei 90 minuti le due squadre devono fronteggiarsi ai supplementari, sempre con il golden goal pronto a decidere le sorti della gara. Stavolta, però, non c’è Camara a risolverla, bensì Ilhan Mansiz, che spinge la Turchia in semifinale e destinata a finire tra le prime quattro squadre del torneo. Il Senegal esce dal Mondiale, a testa altissima, dopo aver conquistato la simpatia di quasi tutto il mondo.
Di quella squadra rimasero tantissimi ricordi positivi, con l’intera formazione che riuscì a dare una svolta alla propria carriera, ma ci furono anche vicende che hanno segnato in maniera indelebile il calcio e il calciomercato. Se da un lato, quindi, Diouf e e Diao diedero una scossa alla loro carriera trasferendosi in Premier League, al Liverpool, dall’altro lato Khalilou Fadiga attirò l’attenzione dell’Inter. Durante le visite mediche pre-campionato con i nerazzurri, però, al giocatore viene diagnosticato un problema cardiaco, facendo così saltare il trasferimento. Il ventinovenne esterno sinistro, acquistato dall’Auxerre, aveva già firmato il suo triennale con i nerazzurri da 600 mila euro a stagione: alla squadra della Ligue 1, invece, 2 milioni e mezzo. L’affare saltato spinge l’Inter ad accelerare su Kily Gonzalez dal Valencia, espressamente richiesto da Cuper. Alla fine Fadiga si trasferisce al Bolton, in Premier League, dove – come accaduto a Eriksen – le pretese mediche sono meno stringenti dell’Italia. La carriera andrà lentamente a scemare, con squadre sempre meno di blasone fino al ritiro nel 2011.
GettyPapa Bouba Diop, invece, non vide la sua carriera cambiare di molto, perché dal Grasshoppers andò al Lens, in Ligue 1, per poi iniziare un peregrinaggio che lo portò in Premier League, in Grecia e poi di nuovo a Birmingham. Si è ritirato nel 2013, restando nella storia per la sua doppietta all’Uruguay e ricevendo una candidatura per il Pallone d’Oro 2002. Nel 2020 si è spento dopo aver lottato per diversi anni contro la SLA, la malattia che aveva portato alla morte anche Stefano Borgonovo nel 2013. Sorte analoga, purtroppo, è toccata anche a Bruno Metsu, che dopo esser stato l’eroe di quel Mondiale aveva deciso di lasciare il Senegal, ritenendo chiuso il suo ciclo: ricostruita una carriera negli Emirati, aveva deciso di convertirsi all’Islam prendendo il nome di Abdoul Karim, per poi guidare anche il Qatar dal 2008 al 2011. Dopo aver sostituito Maradona all’Al-Wasl, nel 2012 aveva poi deciso di ritirarsi per un aggravamento di un cancro al colon, che lo ha portato alla morte un anno dopo, il 15 ottobre 2013, all’età di 59 anni.
Getty ImagesChi di quella squadra ha avuto una seconda occasione, adesso, è Aliou Cissé, che, come detto, è il commissario tecnico di questa squadra ed era in campo nella finale di Coppa d’Africa persa col Camerun, oltre a esser stato capitano della cavalcata ai Mondiali. Sbagliò uno dei rigori decisivi della kermesse tenutasi in Mali nel 2002, ma adesso da allenatore potrà prendersi la sua rivincita: nel mirino c’è l’Inghilterra, il 4 dicembre, con il sogno di poter tornare ai Quarti di Finale. Un’emozione che lui conosce molto bene.
