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Speaker's Corner - Cosa ci ha detto Fiorentina-Juventus: i bianconeri così fanno poca strada

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Fiorentina-Juventus ha emesso un’incontrovertibile verità: la banda di Allegri, con questo andazzo, farà poca strada. Cinque partite di campionato, tre pareggi. Sì, è vero, i bianconeri non cadono al tappeto ma al tempo stesso la matematica non è un’opinione: 6 punti persi su 15 a disposizione. Un avvio balbettante, lacunoso, da associare a un atteggiamento che non paga. Tanto per farla breve, la Juventus nella ripresa dell’Artemio Franchi non ha effettuato neanche un tiro. E, se non ci fosse stato un Perin extra lusso, a quest’ora probabilmente si analizzerebbe la prima sconfitta stagionale della Vecchia Signora.

Mattia c’è, è sul pezzo e lancia la sfida a Szczesny. Sebbene, all’orizzonte, non ci sia aria di ribaltone in termini di gerarchie. Ma uno così, e in questo stato di forma, tenerlo in panchina è dura per non dire durissima. Decisivo – eccome – il 36. Che, per non perdere le buone abitudini, anche nel capoluogo toscano ci ha messo due pezze. Prima allungando la manona dagli undici metri su Jovic e, poi, estendendosi nel finale per disinnescare la conclusione velenosa di Amrabat. Voto? Otto.

Rimanendo sempre in zona pacchetto arretrato, funzionano assieme Bremer e Danilo. Il duo verdeoro, messo potenzialmente in difficoltà dalle bocche di fuoco viola, non ha patito. Anzi. Il primo sul centrodestra si trova meglio, specialmente in fase di costruzione, e la sensazione è che abbia notevoli margini di miglioramento. Il secondo, sempre più centrale e meno terzino, ha i tempi giusti per specializzarsi nel nuovo ruolo. Titolarissimi? Può essere, un discorso da contestualizzare ai tempi del turnover, ma la coppia regge e alimentarla con continuità di rendimento può solamente creare benefici.

Male, invece, gli esterni bassi. Alex Sandro, ormai lontano parente del giocatore tanto ammirato nei suoi primi anni in Italia, non dà garanzie. Mentre De Sciglio, che avrebbe dovuto rappresentare una valida alternativa, è già alle prese con un minutaggio corposo. Bicchiere mezzo pieno: fisicamente le cose stanno andando bene. Bicchiere mezzo vuoto: la coperta è corta e, spostando Danilo, inevitabilmente bisogna fare di necessità virtù. Interrogativi: perché rischiare così? Perché non prendere un terzino sinistro? Perché tenere Rugani – al netto dello stipendio da 3 milioni netti, che non è un proprio dettaglio – se poi è destinato a una lunga militanza in panchina? Il tempo darà risposte. Forse. Il quadro dietro, comunque, appare dei più pericolanti.

McKennie Fiorentina JuventusGetty

Pallido l’esordio di Paredes che, comunque, ha l’attenuante di essere arrivato da pochi giorni. Un po’ troppo spavaldo nelle zone incandescenti del campo, sfortunato – e scomposto – in occasione del rigore. Insomma, male la prima dell'argentino ma il valore del calciatore non si discute. Regia o mezzala, invece, nessuna buona nuova dal fronte Locatelli. Sempre e sistematicamente di compitino, monoritmo, a tratti persino apatico. Arriveranno tempi migliori? Chissà. Notte fonda per McKennie, ben lontano da una condizione accettabile, alle prese con l’ennesima prestazionaccia in questo avvio di stagione.

Si salva Milik, già a segno in due partite, un’ottima alternativa a Vlahovic. Il polacco è affidabile, spigliato e motivato. Formula alla mano, quindi, un ottimo innesto.

Spiccano poche individualità, per il resto la Juventus resta un cantiere aperto. Allarmante la condizione atletica collettiva, con annessa autonomia limitata in troppi calciatori chiave. Un aspetto che va di pari passo con il gioco/non gioco, con una squadra incapace di dare intensità per larghi tratti del match.

Segno. Difesa posizionale. E se non funziona scientificamente la difesa posizionale, non vinco. Un atteggiamento miope, sicuramente non da scudetto, che non paga e non pagherà.

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