Diciamoci la verità: se questa edizione del Pallone d’Oro non fosse finita nella bacheca di Karim Benzema sarebbe stato uno scandalo di dimensioni enormi. Non che avrebbe rappresentato un unicum, intendiamoci, dopo quanto accaduto con sua maestà Robert Lewandowski nel 2020. Ma oggi, e chi di dovere si sarebbe davvero dovuto impegnare, non è emersa nessuna (brutta) sorpresa.
Vince colui che doveva vincere. Vince attualmente il miglior giocatore al mondo. Qualcuno non è d’accordo con tale definizione? Allora premiamo un’altra corrente di pensiero: il calciatore più decisivo su scala internazionale. Meglio, ora?
L’ultimo trionfo transalpino risaliva al 1998 con Zinedine Zidane. Che, giusto per restare in tema, è servito – eccome – al connazionale per alimentare un percorso di crescita graduale e veemente. Karim tre delle sue cinque Champions le ha vinte sotto lo sguardo attento di Zizou e, non un mistero, tra i due il rapporto è splendido. D’altra parte, si sa, va così: i fuoriclasse si annusano e, se si piacciono, il legame diventa indissolubile.
Post Zidane e soprattutto dopo l'addio di CR7, Benzema è diventato l’epicentro tecnico del Real Madrid. Certo, sempre assistito da compagni extra lusso come Modric e Kroos, ma è spaventoso constatare come l’ex Lione sia riuscito a spedire rapidamente nel dimenticatoio l’ingombrante figura lusitana e, al tempo stesso, come sia salito in cattedra da ogni possibile angolazione. Reti, assist, personalità, leadership. KB per il club merengue rappresenta semplicemente il centro del mondo.
GettyRagion per cui, nel breve termine, è atteso il rinnovo fino al 2024. A detta dei ben informati, l’autografo sul contratto assomiglia a un mero dettaglio. Vuoi perché il Real non può proprio fare a meno del numero 9 dei numero 9. Vuoi perché il diretto interessato ha fatto capire a più riprese di voler chiudere la carriera, quantomeno quella che conta, tra le fila della Casa Blanca. E, seppure a dicembre le primavere diventeranno 35, la sensazione è che il francese possa dare ancora molto.
Per non perdere le buone abitudini, intanto, Benzema è entrato tra i marcatori nel Clasico vinto dal Real Madrid sul Barcellona per 3-1. Una prova corale di livello quella proposta dagli uomini di Ancelotti, salvo qualche sbandata qua e là, impreziosita proprio dalle giocate di Karim. Che ormai non fanno più notizia. Inutile, quindi, aggiornare le statistiche. Anzi, diventerebbe quasi un esercizio oltraggioso nei confronti di un raro fuoriclasse.
Resta da chiedersi, lecitamente, se Benzema avrebbe potuto conquistare prima il Pallone d’Oro. Ma tra il monopolio Ronaldo-Messi, e alcune scelte decisamente rivedibili, Karim ha trascorso diverse stagioni all’ombra. Sempre al servizio del club, dei compagni, pensando esclusivamente al “noi”.
Ora, finalmente, l’epilogo finale. Intendiamoci, pure senza il premio istituito da France Football la percezione collettiva nei confronti di Benzema non sarebbe cambiata di una virgola. Tuttavia – in un calcio ovattato da stereotipi e pregiudizi – l’apparenza conta. E nemmeno poco.
