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Souness e la fallimentare esperienza sulla panchina del Torino

Sulle ceneri della gestione Calleri, dopo un anno deludente in Serie B, il Torino, passato nelle mani del nuovo presidente Massimo Vidulich, si presenta al via della stagione 1997/98 con un volto rinnovato.

A vedere novità importanti è innanzi tutto la rosa granata: gli acquisti più importanti sono Gianluigi Lentini, ex ragazzo del Filadelfia che fa ritorno nella squadra dove è cresciuto, l'esperto libero Lorenzo Minotti, i centrocampisti Tomás Sandor e Claudio Bonomi e l'attaccante Marco Carparelli. In tutto sono 16 su 24 i volti nuovi. Ma la novità più consistente riguarda la panchina: dopo aver chiuso la precedente stagione con Lido Vieri, il nuovo patron pensa in grande e affida la squadra ad una leggenda del Liverpool e della Scozia, Graeme Souness.

Reduce da una controversa stagione in Turchia con il Fenerbahçe e da una salvezza sudata in Premier League con il Southampton, l'ex centrocampista, che da calciatore aveva indossato anche la maglia della Sampdoria, torna in Italia a inizio luglio del 1997 per diventare il Direttore tecnico granata. Firma un contratto biennale, con il chiaro obiettivo di riportare subito in Serie A la squadra piemontese. Al suo fianco come assistente l'italiano Giancarlo Camolese, in possesso del patentino per poter allenare.

Il 19 luglio è in programma la presentazione ufficiale dello scozzese, che ai giornalisti italiani non lesina frasi da titolo, e poche ore dopo il raduno della squadra. Avendo giocato due anni a Genova, Souness conosce un po' di italiano, ma per non fare errori preferisce parlare in inglese.

"Mi sono subito reso conto di quanto sia grande questa società, - dichiara - della storia e della particolarità di questa maglia. Capisco le aspettative dei tifosi, sono anche le mie, raccolgo la sfida, sono qui per questo. Credo proprio che li accontenteremo".

Camicia azzurra e sciarpa granata al collo, lo scozzese cerca di sintetizzare il suo calcio e si lascia andare a previsioni entusiastiche sul progetto nel quale è stato coinvolto.

"Siamo in B ma mi sembra di essere in una società di A. - sottolinea - Se i ragazzi mi seguiranno vorrei ricreare una squadra che mi è rimasta nel cuore, il Liverpool, quel calcio è piaciuto ed ha raccolto i suoi frutti, vorrei rifare la stessa strada con questo gruppo di ragazzi".

Al raduno l'entusiasmo fra i supporters del Torino è alle stelle, sono in 10 mila al Delle Alpi per applaudire il nuovo allenatore e la squadra prima della partenza per il ritiro di Montepulciano. Fra i media sono numerose anche le troupe arrivate dalla Gran Bretagna per immortalare il momento.

Al termine della cerimonia, sul palco che è stato allestito dalla società risuonano le note dell'inno granata e Souness si lascia andare, saltellando assieme ai suoi calciatori mentre alle spalle, sul maxischermo, scorrono le immagini del Grande Torino.

I tifosi si aspettano che Charlie Champagne, com'era soprannominato per via del suo stile di vita brillante e raffinato, mantenga fede alle altissime aspettative. Il look è simile a quello che aveva quando giocava, con i folti e iconici baffoni alla Magnum P.I. Già nel ritiro estivo, Souness si rende conto che qualcosa non va nella rosa che è stata costruita dalla società e si adopera in prima persona per cercare rinforzi.

Chiama l'esperto terzino inglese, di origini italiane, Tony Dorigo, già nazionale dei Tre Leoni, con cui giocò anche i Mondiali del 1990, e lo convince ad unirsi al Torino in Serie B.

"Mi chiamò - racconterà al 'Guardian' - e mi disse: 'Sono il manager del Torino, il club ha già preso per me 14 calciatori nuovi ma non c'è neanche un mancino. Me ne serve uno e ho pensato subito a te. Perché non vieni e non ti unisci a noi?'. Venni e quello che ci fu è stato uno scontro fra culture. I giocatori italiani si aspettavano certe cose e Graeme non era quel tipo di allenatore. Dal punto di vista tecnico, demandava tutto al suo assistente Giancarlo Camolese, ma è difficile trasmettere le tue idee ai calciatori quando gran parte dell'allenamento lo fai svolgere ad un'altra persona".

Fra i giocatori italiani e il mister fatica a crearsi un rapporto, anche perché presto si rendono conto che l'Italiano di Souness è molto peggiorato rispetto a quando entusiasmava i tifosi della Sampdoria a metà degli anni Ottanta. Uno dei casi più eclatanti lo si ha con l'attaccante Felice Foglia, cui lo scozzese non esita a rivolgersi in inglese chiamandolo "Happy Leaf".

"Anche la lingua era un problema. - ricorda Dorigo - Graeme aveva giocato in Italia con la Samp, e parlava un po' di italiano,  ma non lo parlava fluentemente. Per lui allenare il Torino era una vera sfida".

Il debutto stagionale oppone il Torino al Como nel doppio confronto del Primo turno di Coppa Italia. L'andata si gioca il 17 agosto al Senigallia. I lariani militano in Serie C1, ma impartiscono subito una dura lezione al Torino, travolto 4-2. Ai granata, che palesano una fragilità difensiva preoccupante, non bastano le reti di Carparelli e Ferrante per uscire dal campo con un risultato positivo. Al ritorno in casa, però, non c'è storia: arriva un secco 3-0 per il Torino, trascinato proprio da Foglia, autore di una doppietta, e da Carparelli, che si rivela subito un acquisto all'altezza.

La squadra di Souness si qualifica per il secondo turno e per il mister scozzese si profila, scherzo del destino, un tuffo nel passato: ad affrontare il Torino, a inizio settembre, sarà infatti la Sampdoria, sua ex squadra. Prima però ci sarebbe da non steccare l'esordio in campionato, che vede i piemontesi affrontare l'Ancona in trasferta allo Stadio Del Conero il 31 agosto.

Ma fa l'errore che un tecnico della sua esperienza non dovrebbe commettere: sottovaluta l'avversario, non visionando nemmeno le videocassette per conoscerlo meglio, e pensa già al confronto di andata con la Sampdoria, in programma appena 3 giorni dopo al Delle Alpi. Succede così che il Torino parte con una sconfitta di misura (1-0) in Serie B, facendo subito mugugnare l'ambiente, mentre in Coppa Italia la vittoria per 2-1 sui blucerchiati del 'Flaco' Menotti (doppietta di Ferrante e goal di Montella per gli ospiti) sarà il punto più alto della sua avventura italiana da allenatore.

Peraltro, va detto, una vittoria di Pirro, dato che al ritorno, disputato il 24 settembre al Ferraris, una tripletta del 'Cobra' Tovalieri assicurerà il passaggio del turno ai liguri, nonostante l'ennesimo goal di bomber Ferrante. In campionato, comunque, la squadra fa un enorme fatica, e si capisce che qualcosa non va per il verso giusto. 

Marco Ferrante Torino Serie AGetty

Alla seconda giornata, comunque, una rete di Foglia vale il 2-1 sul Padova e la prima vittoria stagionale in Serie B. Ma seguono un pareggio casalingo con il Foggia (1-1) e una brutta imbarcata a Pescara (3-0 per gli abruzzesi). Serve una risposta in casa, e puntualmente arriva il 27 settembre, tre giorni dopo l'eliminazione dalla Coppa, con un successo per 2-1 sul Genoa grazie ai goal di Lentini e Ferrante.

Ma i continui alti e bassi non si fermano e dopo la sconfitta più pesante, un secco 4-0 esterno contro il Verona di Gigi Cagni, il 5 ottobre, la società prende la drastica decisione dell'esonero. Quest'ultimo non arriva lunedì 6, in quanto il tecnico scozzese è impegnato a Coverciano per un aggiornamento assieme ai suoi colleghi, ma, per correttezza nei suoi confronti, martedì 7 ottobre. Appena 98 giorni dopo il suo insediamento il sogno di ricreare in granata il modello del grande Liverpool era già svanito.

"Un doppio fallimento, - scrive 'La Gazzetta dello Sport' - per l'allenatore scozzese e per chi lo ha voluto strenuamente pur sapendo il rischio che avrebbe corso assumendo un tecnico a digiuno da tempo di calcio italiano e ancor più di serie B, con una rosa rinnovata per tre quarti, cioè in sedici elementi su 24. Spogliatoio diviso, sfilacciato, gioco inesistente, mai un undici confermato la domenica successiva e in più le cifre, raggelanti: cinque sconfitte su cinque gare in trasferta (Coppa Italia compresa)". 

L'incontro fra dirigenza e allenatore avviene nella notte di lunedì, con la comunicazione della decisione presa e l'ufficialità il giorno seguente. Al posto di Souness, cui viene riconosciuta una lauta buonuscita, il presidente Vidulich chiama il friulano Edy Reja: con lui il Torino cambia marcia, ed è protagonista di un'esaltante rimonta, che lo porta al 4° posto finale a pari punti con il Perugia. Per decidere la quarta promossa in Serie A dopo Salernitana, Venezia e Cagliari, è necessario uno spareggio con gli umbri.

Nella sportivamente drammatica sfida di Reggio Emilia del 21 giugno, i goal di Tovalieri (ancora lui) e Ferrante portano la partita ai supplementari e ai calci di rigore. Qui segnano tutti, tranne l'inglese Dorigo: il terzino sinistro voluto da Souness colpisce la traversa, segno di una stagione no per i britannici del Torino.

Quando 'Il Cobra' si dimostra freddo anche dal dischetto la sorte del Toro è ormai segnata: il Perugia va in Serie A, mentre i piemontesi, che si mangiano le mani per i punti persi in avvio di stagione con l'allenatore scozzese, a conti fatti decisivi, devono restare ancora in Serie B.

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