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Venezia Serie AGetty

Il sogno del Venezia "internazionale" è già finito: dopo un anno è di nuovo in Serie B

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C’è stato un momento ben preciso in cui il Penzo è riuscito a viaggiare col pensiero, senza doversi preoccupare troppo del presente: è il 55’ e Mattia Aramu fa partire una conclusione da applausi su cui poco può Wojciech Szczesny. Il Venezia è in festa, il clima è infuocato nonostante un dicembre rigido: nulla, però, fa presagire il peggio.

Dal punto di vista strettamente statistico i lagunari non erano al sicuro: questo no, sia chiaro. Fino alla sfida contro la Juventus la formazione di Paolo Zanetti era riuscita a conquistare solo quattro vittorie e tre pareggi. C’è da dire, però, che i successi contro Fiorentina e Roma pesavano: sono quelle gare che, in un modo o in un altro, ti fanno credere di potercela fare e di poter continuare a vivere il sogno senza troppi patemi d’animo.

“Oggi ho visto una risposta dei miei ragazzi. Abbiamo giocato da squadra e abbiamo meritato questo che è un punto d’oro”.

Non avevano fatto i conti col simbolismo a cui ben si presta il calcio, soprattutto in questi casi. Andato via il “Doge” nulla è stato più lo stesso, ma qui occorre fare un passo indietro e ritornare a un anno fa: a quando, cioè, Riccardo Bocalon ha regalato la Serie A dopo 19 anni con la rete al 94’ contro il Cittadella. Il destino è strano, e su questo, sdrammatizzando, apriamo una parentesi: messo da parte l’uomo promozione i lagunari hanno fatto fatica. Ceduto questo, poi, il crollo: lasciata Venezia, insomma, sprovvista del suo “Doge” è andato tutto, o quasi, male.

Due sole vittorie dopo il match contro la formazione di Massimiliano Allegri: dopo, cioè, la gioia di Aramu che aveva riequilibrato la dimensione del Venezia, all’indomani di un’altra grandissima tappa che, a rivederla adesso, sembra incredibile. Il Derby contro il Verona terminato 3-4.

Nulla ha potuto contro un rendimento ben al di sotto di qualsiasi tipo di aspettative: il Venezia perde quattordici partite sulle diciannove disputate dopo quella contro la Juventus, scivolando al diciassettesimo, poi al diciottesimo, tocca il diciannovesimo ed eccoci, all’ultimo posto. La società non ci sta ed esonera Zanetti: solo che lo fa a fine aprile. Troppo tardi.

La reazione, se c’è stata, è stata inutile: il goal di Johnsen contro il Bologna è stato sì il simbolo dell’orgoglio di un’intera piazza che ha sempre sperato di poter alimentare il proprio sogno, ma anche della consapevolezza che il tempo perso, nel calcio, non te lo restituisce nessuno. Purtroppo.

Costretti a guardare gli altri fallire sul campo, il verdetto definitivo è arrivato con il pareggio della Salernitana sul campo dell'Empoli.

Restano i ricordi, le immagini del Penzo pieno: la voglia di esportare un modello internazionale, con i numerosi acquisti provenienti da diverse squadre in giro per l’Europa. L’intenzione, insomma, di essere “diversi” dalle altre: non è bastato.

Anzi, forse è stata una delle cause del crollo, alla lunga. Nessuno può dirlo. Il Venezia riparte dalla Serie B: magari sarà solo una parentesi. Di sicuro le ultime due gare in massima serie saranno vissute fino all’ultimo respiro. Come un anno fa.

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