
La nostalgia è un sentimento nobile, indice di una purezza d'animo non comune ma anche arma a doppio taglio, soprattutto se di mestiere fai il calciatore ad alti livelli. Giocare lontano dai propri affetti, in un ambiente completamente diverso da quello natio, a volte può rivelarsi controproducente dal punto di vista psicologico, componente che nel calcio è tutto o quasi: ne sa qualcosa Grigoris Georgatos, terzino greco classe 1972 dalle raffinate doti tecniche e con un mancino di sublime natura, che avrebbe potuto essere celebrato con toni nettamente più trionfanti se la saudade ellenica non si fosse manifestata con tutta la sua forza durante l'avventura italiana.
La sua carriera prende il via a Patrasso con il Panachaiki, dove già si notano le qualità sotto l'aspetto realizzativo: in quattro stagioni e mezza segna la bellezza di 21 reti nell'Alpha Ethniki, bottino sufficiente per attirare l'interesse di uno dei club greci più rappresentativi e iconici, l'Olympiacos. Per lui si tratta di un ritorno a casa essendo nato al Pireo, dettaglio che nel suo caso di profondo nostalgico non è un mero dettaglio: in quegli anni i biancorossi sono i dominatori della scena nazionale e con l'innesto di Georgatos non fanno altro che accrescere un tasso tecnico quasi irraggiungibile per le pretendenti. L'apice, a livello personale, è toccato nella stagione 1998/1999, chiusa con 12 goal nel massimo campionato che lo rendono il capocannoniere della squadra, fatto abbastanza raro per un terzino che le reti, al massimo, le propizia con i suoi cross.
Il premio di giocatore dell'anno in Grecia non fa altro che alimentare la fama di Georgatos anche oltre i confini ellenici, tanto che l'innalzamento delle antenne dei top club appare come la più naturale conseguenza: alla fine è l'Inter di Massimo Moratti a sbaragliare la concorrenza mettendo sul piatto 15 miliardi delle vecchie lire, uno dei regali fatti al nuovo tecnico Marcello Lippi, chiamato per inaugurare un ciclo di successi dopo aver vinto tutto con la Juventus. Al Pireo, però, scoppia la rivolta: l'importanza del 'filosofo' Georgatos è tale che, a quelle latitudini, è paragonato a personaggi storici del calibro di Platone e Aristotele, ma nulla si può fare contro le banconote sonanti provenienti da Milano.
GettyL'impatto con la nuova realtà è tutto sommato positivo: contro il Torino è proprio dal suo piede sinistro che parte la punizione per l'inzuccata vincente di Christian Vieri, probabilmente il compagno di squadra con cui più di tutti instaura un ottimo rapporto. Le note liete arrivano anche sottoporta: Georgatos segna due reti in nove giorni, di cui una al Bologna in Coppa Italia di pregevole fattura,con tanto di tunnel al difensore avversario e tocco sotto a superare Gianluca Pagliuca. Il terzo sigillo, nel gennaio 2000, è una staffilata dai 25 metri nel 5-0 rifilato al Perugia in Serie A, naturalmente con il suo proverbiale mancino al fulmicotone che incenerisce Mazzantini. Tutto molto bello, tranne per un particolare: la saudade ellenica sostituisce l'ottimo avvio e a risentirne sono le prestazioni, che non saranno più all'altezza di quelle precedenti.
Georgatos è travolto dalla voglia di tornare in Grecia e l'unico che prova a fargli cambiare idea è proprio quel Vieri destinatario privilegiato dei suoi cross: il bomber nerazzurro si 'prende carico' del compagno di squadra a modo suo, cercando di farlo distrarre grazie alle calienti tentazioni della 'Milano by night'. Una 'cura' confermata dallo stesso Georgatos in un'intervista concessa a 'La Gazzetta dello Sport'.
"Bobo Vieri. Mi diceva: 'Non ti stancare mai di crossare, poi ci penso io'. Quando ero triste mi portava all’Hollywood con lui, mi faceva entrare nel privé: forte, Bobo".
Le emozioni forti del privé dell'Hollywood non placano però la nostalgia di Georgatos, il cui ritorno in Grecia diventa scontato: impossibile sopportare la nebbia milanese, il richiamo di casa si fa sempre più forte fino alla richiesta che l'Inter esaudisce con la cessione, in prestito, all'Olympiacos, nel tentativo di recuperare mentalmente un giocatore che ha dimostrato di saper stare in un palcoscenico complicato qual è la Serie A. Effettivamente, col club del Pireo, la musica migliora e, ad attestarlo, sono le 7 reti stagionali e la vittoria dell'ennesimo campionato che sembrano rigenerarlo. Come sappiamo, però, spesso le apparenze sanno ingannare.
L'estate 2001 è quella che rischia di strappare all'Inter Christian Vieri: il pressing della Juventus si fa sempre più insistente col passare dei giorni, e l'ipotesi del 'tradimento' del bomber si palesa sotto forma di incubo per i tifosi nerazzurri. A qualche migliaio di chilometri di distanza, intanto, Georgatos è atterrito alla sola idea di tornare a Milano per riprendere la routine ammazza-motivazioni che gli aveva quasi fatto perdere la voglia di giocare a calcio: la 'leggenda' narra che qualche dirigente interista abbia fatto leva sulla 'presunta' volontà dell'amico Vieri di trasferirsi a Torino, che solo un ritorno in Italia del greco avrebbe potuto allontanare. Alla fine Vieri resta nel capoluogo lombardo, assieme a Georgatos che si appresta a vivere la sua seconda stagione italiana.
A differenza della prima, le soddisfazioni arriveranno col contagocce e si tramuteranno nell'unica gioia personale, un calcio di punizione utile per battere il Bologna, di gran lunga la sua vittima italiana preferita. Le presenze in tutte le competizioni saranno soltanto 12, con Vratislav Gresko - l'eroe al contrario del 5 maggio - ad imporsi sulla fascia sinistra nelle gerarchie di Hector Cuper.
Nel frattempo si consuma il più grande rimpianto della carriera di Georgatos, relativo alla sua storia con la nazionale greca: alcune incomprensioni con il commissario tecnico Otto Rehhagel lo inducono a rinunciare all'idea di rappresentare il suo amato Paese, appena tre anni prima dello storico trionfo ad Euro 2004 a cui avrebbe sicuramente preso parte in altre circostanze.
GettyIl ritorno a casa è stavolta definitivo nel 2002, quando l'Inter ne annuncia la cessione all'AEK Atene: questa è solo una tappa intermedia per Georgatos, che a gennaio 2004 fa 'mea culpa' e decide di tornare nel club del suo cuore, l'Olympiacos, che ospita le sue ultime gesta prima del ritiro avvenuto nel 2007. Non prima di aver vinto altri tre campionati greci consecutivi (il totale ammonta a sette) e una coppa nazionale, arricchendo così un palmares maturato interamente in patria: quasi lo stesso dicasi per la carriera, fatta eccezione per le due brevi esperienze interiste di cui, col senno di poi, Georgatos avrebbe forse fatto a meno.
Il post-ritiro è significativo della ricerca di tranquillità a lungo aspirata dal greco, che finisce col sparire dalle scene dopo aver guidato con la carica di presidente il Panachaiki, suo primo club. I tifosi dell'Inter hanno avuto modo di rivederlo all'opera con la loro maglia grazie al progetto Inter Legends, la squadra delle vecchie glorie nerazzurre che ha spesso giocato a scopo benefico contro altre formazioni composte da ex calciatori in giro per l'Europa e per il mondo. Difficile, se non impossibile, rivedere Georgatos in Italia: Paese di santi, poeti e navigatori ma non di filosofi, evidentemente.


