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Serginho, 'Il Concorde' brasiliano che faceva volare il Milan

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Prima che un suo omonimo venisse a giocare con il Milan, se pronunciavi in Italia il nome di Serginho pensavi ad un centravanti lungagnone, dalla stazza fisica imponente, che aveva affrontato l'Italia di Bearzot ai Mondiali di Spagna '82. Quel Serginho, noto Serginho Chulapa, in quel 5 luglio del 1982, allo stadio Sarriá di Barcellona, apparve lento, goffo e macchinoso, e non destò una grande impressione.

Nulla a che vedere con il Serginho rossonero, all'anagrafe Sergio Claudio dos Santos, che sarà sempre ricordato per la sua velocità. Nato a Nilopolis, nello Stato di Rio de Janeiro, il 27 giugno 1971,esterno sinistro di propensione offensiva, aveva nella progressione palla al piede e nei cambi di direzione improvvisi il suo punto di forza, che spesso gli consentiva di spaccare in due le partite.

Da giovane inizia a praticare molti sport a scuola, ma alla fine sarà il calcio a prevalere sugli altri e in particolare sull'atletica, dove eccelle.

"Mi è sempre piaciuto fare sport. - dirà in un'intervista a 'Il Posticipo' - Ai tempi della scuola partecipavo al torneo studentesco di calcio, pallavolo, beach volley e atletica. Gareggiavano più di 20 scuole di Rio de Janeiro. Io facevo calcio, pallavolo e soprattutto atletica. Un giorno mi stavo allenando per le corse, un calciatore era assente così alla fine dell'allenamento mi hanno chiesto se volevo giocare con loro e ho accettato. Mi sono allenato con la squadra di calcio, sono andato molto bene e il tecnico mi ha chiesto se volevo unirmi a loro per fare il torneo".

"Ero impegnato con l'atletica però l'idea di giocare a pallone mi piaceva. Dopo un mese ho cominciato a praticare entrambi gli sport e alla fine sono diventato titolare anche della squadra di calcio".

Il suo percorso nel calcio professionistico inizia piuttosto tardi. Serginho ha infatti 21 anni quando, nel 1992, supera un provino con l'Itaperuna, una piccola società operante nello Stato di Rio de Janeiro. Disputa con essa 2 Campionati statali e un campionato di Seconda Divisione, e, con la retrocessione in Terza serie, le gare di qualificazione per il torneo superiore nel 1994. Curiosamente la prima divisa dell'Itaperuna è rossonera come quella del Milan, essendo i suoi colori il rosso, il bianco e il nero.

La prima svolta nella carriera di Serginho arriva nel 1994, quando il suo cartellino è acquistato dal Bahia. Con il nuovo club a 23 anni conquista il Campionato bahiano superando nel triangolare decisivo il Vitoria e il Camaçari. Su di lui mette gli occhi il Flamengo, che lo preleva e gli fa disputare il suo primo campionato brasiliano di Serie A.

Colleziona alcune presenze e nel 1995 passa al Cruzeiro, altro club importante, in cui inizia a guadagnarsi più spazio. Il tecnico è Enio Andrade, il porta gioca un certo Nelson Dida e la squadra arriva nelle semifinali del campionato brasiliano, venendo eliminata dal Botafogo.  Con 'La Volpe' vince comunque la Copa de Oro.

Serginho Sao Paulo 12171997Getty Images

Ma la vera svolta nella carriera di Serginho arriva l'anno seguente con il trasferimento al San Paolo. È nelle fila del club paulista, infatti, che si impone ad alti livelli. Qui va a comporre una batteria di esterni mancini di livello assoluto con Denilson, in quel momento al top della sua carriera. Proprio per lasciar spazio alla talentuosa ala, il futuro milanista è utilizzato per due stagioni come terzino, che interpreta chiaramente in chiave offensiva.

In quel ruolo, nel 1998, conquista il Campionato Paulista. Quando nell'estate dello stesso anno Denilson passa per una cifra record al Betis, Serginho è nuovamente impiegato da ala e realizza 7 reti, di cui 3 in una storica vittoria per 5-1 ai danni del Palmeiras, in 14 gare in cui scende in campo nel torneo statale. Comincia ad imporsi in quel periodo anche come affidabile rigorista.

In un'epoca di onerosi investimenti da parte del calcio italiano, anche Serginho finisce nel mirino dei ricchi club della penisola. Il suo nome riecheggia inizialmente in chiave Lazio, dopo che sfuma l'affare legato proprio a Denilson.

"Tramite la Cirio - spiegò all'epoca Sergio Cragnotti al quotidiano 'La Repubblica' - ho praticamente raggiunto un accordo di sponsorizzazione del San Paolo. La società consegna allo sponsor stesso il diritto di prelazione sull'acquisto di ogni giocatore della squadra. Fino al settore Primavera".

Ma i biancocelesti vireranno su altri nomi e a contendersi Serginho sono Juventus e Milan. La scelta finale è del giocatore brasiliano, che opta per i colori rossoneri e approda a Milano per la cifra di 18 miliardi di Lire.

"Quando giocavo nel San Paolo la Lazio poteva acquistarmi - racconterà a 'Il Posticipo' - e prima di andare al Milan saltò fuori anche la Juventus, ma il mio desiderio era di giocare coi rossoneri. Ho scelto il Milan perché lo seguivo fin da piccolo: guardavo le partite di Baresi, Maldini, Costacurta, Seba Rossi, Albertini, Donadoni. E quando avevo 14-15 anni guardavo il Milan degli olandesi. Sognavo di giocarci, ma non sapevo se avevo le qualità giuste per indossare la maglia rossonera. Alla fine però è andata bene".

Intanto arriva anche l'esordio con la Nazionale brasiliana: il 23 settembre 1998 gioca l'amichevole contro la Jugoslavia (1-1), subentrando nella ripresa. Prende parte alla vittoriosa Copa America 1999 in Paraguay, dove gioca però soltanto nella goleada contro il Venezuela della fase a gironi (7-0). Successivamente parteciperà alla Confederations Cup, sempre del 1999, in cui sarà protagonista. Disputa infatti 4 gare, fra cui la finale con il Messico, in cui realizza anche un goal dal dischetto che non è tuttavia sufficiente ad evitare la sconfitta per 4-3 della Seleçao. 

Dopo quella gara torna a indossare la maglia verdeoro in un'ultima e poco fortunata occasione: il 7 novembre 2001, a La Paz, il Brasile esce sconfitto 3-1 dalla Bolivia. Successivamente, con un bilancio di 10 presenze e una sola rete, decide di dedicarsi esclusivamente alla sua squadra di club.

"Mi sono impegnato tanto e ho dato il cento per cento in ogni momento per la mia Nazionale. - affermerà - Nel Brasile avevo nel mio stesso ruolo Roberto Carlos, un grande campione e non è stato facile trovare lo spazio che sognavo".

Le gioie più importanti, nella vita calcistica di Serginho, arriveranno così con la maglia rossonera sulle spalle. Fa in fretta ad adattarsi agli schemi del tecnico romagnolo Alberto Zaccheroni, che lo impiega da esterno di centrocampo nel 3-4-3, con licenza di offendere. Il suo esordio in Serie A è datato 12 settembre 1999. I campioni d'Italia giocano in casa per la 2ª giornata contro il Perugia e il nuovo acquisto brasiliano si impone subito all'attenzione con l'assist vincente per il 2-1 siglato da Shevchenko.

I cross e i suggerimenti vincenti per i suoi compagni saranno del resto una costante dei suoi anni al Milan. Il sabato successivo realizza anche il suo primo goal 'italiano' nel pareggio esterno per 1-1 sul campo del Bari. Ai pugliesi segnerà anche nel girone di ritorno. In Champions League, invece, debutta il 21 settembre a San Siro contro il Galatasaray, lasciando anche in questo caso impressioni positive. Chiude la sua prima stagione con 31 presenze e 2 goal in tutte le competizioni.

Il 2000/01 è travagliato a livello di risultati, e il tecnico Zaccheroni è sostituito in Primavera con la coppia Cesare Maldini-Tassoti. Serginho disputa comunque una stagione positiva, fa il suo primo goal in Europa l'8 gennaio 2000, fissando il punteggio sull'1-1 nella gara del girone iniziale contro il Leeds. Il 6 maggio 2001 è invece grande protagonista dello storico derby vinto 6-0 sull'Inter, in cui sforna 3 assist e mette il sigillo sull'ultima rete. A fine anno sono in tutto 5 i centri personali in 37 gare.

Serginho - Milan

Serginho si impone con la sua capacità di accelerazione palla al piede e quando è in giornata per gli avversari sono spesso dolori. Il brasiliano riesce a rendersi decisivo sia offrendo assist ai suoi compagni, sia trovando la soluzione personale. È il giornalista Carlo Pellegatti a dargli il soprannome di 'Concorde', l'aereo da trasporto supersonico che solcava i cieli proprio in quegli anni. In alternativa è chiamato anche 'Colibrí'.

Nel 2001/02 si conferma con 39 partite giocate e 5 goal, e a livello di risultati è un anno transitorio. Con l'arrivo in panchina di Carlo Ancelotti, che subentra in corsa a Terim, le sue qualità vengono esaltate. Il 2002/03 lo vede così fra i grandi protagonisti con 38 presenze e ben 6 goal (3 in campionato, 2 in Coppa Italia e uno in Champions League). Nelle partite decisive c'è sempre. Il 28 maggio ad Old Trafford, nella sfida che assegna la Champions League contro la Juventus, subentra nella ripresa al posto di Pirlo e trasforma con freddezza il primo dei calci di rigore finali, risultando determinante per la vittoria rossonera.

"È stata una delle finali più belle della Champions League, - ha dichiarato il brasiliano - una partita molto equilibrata, molto tattica e ben studiata da entrambe le parti: avrebbero potuto vincere entrambe. Per fortuna abbiamo portato a casa il torneo più importante per club e quello che un giocatore sogna di vincere nella sua vita".

Non è l'unico trofeo che l'esterno mancino aggiunge alla sua bacheca personale in quella stagione: con una doppietta contribuisce infatti, al successo per 4-1 sulla Roma nella finale di andata di Coppa Italia. Il 2-2 che matura all'Olimpico nel ritorno tre giorni dopo Manchester (è suo anche l'assist per l'1-2 di Rivaldo).

Nei suoi anni migliori in Italia divide lo spogliatoio con altri connazionali: dopo Leonardo, Dida, Roque Junior e Rivaldo, arrivano a Milanello giocatori come Kakà e Cafu.

"Dida e Kakà sono due fratelli che mi ha dato il mondo del calcio. - sottolinea Serginho - Abbiamo sempre avuto un bellissimo rapporto. Oggi vedo poco Kakà perché ha la sua vita a San Paolo, io sono spesso a Milano. Con Dida ci incontriamo invece con più frequenza. Abbiamo vissuto tante cose belle insieme, abbiamo condiviso vittorie e sconfitte. Andavamo fuori a cena a Milano e viaggiavamo tanto. C'è ancora una stupenda amicizia. Anche se non ci vediamo per un po', ci basta un minuto per ritrovarci e ci sembra di non esserci persi mai".

I successi continuano per il laterale mancino e la sua squadra: nel 2003/04, nonostante la sconfitta ai rigori nella Coppa Intercontinentale con il Boca Juniors (gara in cui il brasiliano non gioca) arrivano la Supercoppa europea contro il Porto e lo Scudetto. Il suo impiego rispetto alla stagione precedente si riduce: in tutto disputa 33 gare ma, fatto eccezionale per lui, non trova mai la via della rete. Si tratta però soltanto di una parentesi: nel 2004/05, infatti, rieccolo al top con 32 gare e 6 goal. Spesso Ancelotti non lo schiera dall'inizio, ma lo usa come mossa a gara in corso per spaccare in due le partite.

La squadra rossonera vince la Supercoppa italiana approda nuovamente in finale di Champions League e il 25 maggio 2005 affronta gli inglesi del Liverpool. Il Milan è una grande squadra e con il goal iniziale di Maldini e una doppietta di Crespo sembra ipotecare il trionfo. Ma i Reds escono alla distanza, e con una super ripresa rimontano da 0-3 a 3-3. Nei supplementari il punteggio non cambio e ancora una volta tutto si decide ai rigori.

Serginho è ancora una volta fra i prescelti dal tecnico di Reggiolo, ma stavolta, incredibilmente, calcia alto. Il Milan perde 5-6 e quella sconfitta sarà una delle più amare della storia rossonera. Serginho e compagni, però, riusciranno a riscattarla due anni dopo, imponendosi questa volta per 2-1 ad Atene. In quell'edizione, tuttavia, il brasiliano gioca appena 3 gare, i preliminari con la Stella Rossa e i minuti finali del ritorno dei quarti di finale con il Bayern Monaco. Questo perché un'ernia del disco lo costringe ad andare sotto i ferri il 5 dicembre 2006 e a star fuori 5 mesi (rientra il 7 aprile 2007 in campionato in Milan-Empoli 3-1).

"Non è bastato a cancellare la delusione del 2005. - sostiene Serginho - Il calcio è strano. Ad Atene nel 2007 meritava di vincere il Liverpool: ricordo tre-quattro occasioni da goal chiare per loro nel primo tempo, Dida ha salvato il Milan, poi abbiamo segnato l'1-0 con Inzaghi che ha deviato in porta la punizione di Pirlo. La squadra che ha perso ad Istanbul era più forte di quella che ha vinto ad Atene, era più preparata e più pronta per vincere la Champions. La partita contro il Liverpool nel 2007 è stata più equilibrata, nel 2005 invece noi eravamo più forti di loro".

Nel 2005/06, inoltre, Ancelotti aveva ripreso a schierarlo da terzino sinistro, con ottimi risultati. Nell'agosto 2007 aggiunge al suo palmarés, ma senza giocare, la seconda Supercoppa europea, con i suoi compagni che sconfiggono il Siviglia. Gli acciacchi fisici si moltiplicano nella stagione 2007/08 e alla fine, il 16 maggio, assieme all'amico Cafu, annuncia nel corso della trasmissione tv di 'Milan Channel', 'Segni particolari', che lascerà il Milan.

Dopo aver ufficializzato il giorno seguente il suo ritiro dalle scene, 'Il Concorde' rossonero spegne i motori il 18 maggio, entrando in campo nei minuti finali nella vittoria casalinga contro l'Udinese (4-1). Lascia il club rossonero dopo 24 goal in 281 gare e appende le scarpette al chiodo poco prima di compiere 38 anni. Passato subito alla dirigenza, ricopre l'incarico di osservatore rossonero per 9 stagioni.

SerginhoCARLO BARONCINI / AFP

Abbandona l'incarico nel novembre 2017 perché l'amico Leonardo lo vuole come suo vice nell'esperienza in Turchia con l'Antalyaspor. Ma dopo circa un mese, il 6 dicembre la strana coppia rassegna le dimissioni. Gli ultimi anni lo vedono occuparsi di calciomercato nei panni del procuratore per la World Soccer Agency di Alessandro Lucci.

"È iniziato tutto nel 2000-01, - ha rivelato l'ex rossonero a 'Il Posticipo' - quando Alessandro lavorava a Roma. Da quel momento è cominciato un rapporto di amicizia tra le nostre famiglie. Lui era sempre a Milano, io andavo a Roma quando ero libero. Un giorno gli ho chiesto se era disponibile per lavorare insieme: avevo un procuratore in Brasile e allora la distanza dava qualche problema. Più che un amico per me è diventato un fratello, una persona di famiglia".

"Quando ho smesso di giocare ho iniziato a lavorare per il Milan: ero responsabile del scouting in Sudamerica. Abbiamo creato rapporti di lavoro con club e giocatori e oggi ho portato tutta la mia esperienza al servizio della World Soccer Agency. Fare mercato è divertente quando inizi a fare qualcosa di buono, come succede sempre nella vita. Considero quest’esperienza molto positiva. È completamente diverso rispetto a stare in campo. Sono stato anche in panchina con Leonardo all’Antalyaspor, ho ricoperto il ruolo di secondo allenatore, ma fare mercato mi dà più piacere".

I tifosi rossoneri lo ricordano sempre con affetto, anche se lui, guardando agli anni in rossonero, ha qualche rimpianto:

"Sicuramente avremmo potuto vincere di più in Europa e anche in Italia, perché il nostro era un gruppo fortissimo. - ha affermato - Oltre alla finale persa ad Istanbul ricordo la semifinale col Barcellona nel 2006: anche allora la squadra stava bene. Nel 2004 siamo usciti contro il Deportivo La Coruña: 4-1 all'andata a Milano, poi 4-0 al ritorno. Vincere non è mai facile e sono orgoglioso dei risultati che abbiamo ottenuto tutti insieme".

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