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Sebastien Frey, il veterano della Serie A che ha rischiato di morire per un virus

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È arrivato in Serie A  ad appena 18 anni e la lascerà dopo 15, quando sarà diventato un veterano del campionato italiano. Sebastien Frey è stato fra i portieri stranieri più affidabili che abbiano giocato nella penisola, dimostrando personalità, qualità tecniche e coraggio. 

Pur vincendo poco, con una Coppa Italia come unico trofeo che figura nel suo palmarés, l'estremo difensore francese ha indossato le maglie di Inter, Verona, Parma, Fiorentina, i cui tifosi lo considerano ancora oggi un idolo, e Genoa,e ha disputato anche 2 partite con la Nazionale maggiore francese.

Qualche anno dopo il ritiro, ha contratto un brutto virus, che lo ha costretto ad una dura e imprevista battaglia in cui, per sua stessa ammissione, ha rischiato anche di morire, ma dalla quale è uscito vincitore. Oggi si divide fra la sua famiglia e l'Academy per portieri che ha creato.

IL "NO" ALLA JUVE E L'APPRODO ALL'INTER

Sebastien Frey nasce a Thonon-les-Bains, in Alta Savoia, il 18 marzo 1980. A 10 anni, nel 1990, entra nel Settore giovanile del Cannes, nel quale si afferma come giovane promessa nel ruolo di portiere. Convocato stabilmente con le Giovanili della Francia, gioca due Europei Under 19.

È figlio e nipote d'arte: suo padre Gilbert faceva il portiere ed era arrivato al massimo in Seconda Divisione francese, mentre suo nonno André come mestiere faceva il difensore, e ha giocato in Prima Divisione francese con Tolosa e Metz e anche in Nazionale. Come Sebastien, infine, gioca a calcio anche suo fratello minore Nicolas, che legherà la sua carriera da difensore soprattutto al Chievo Verona.

"Nessuno mi ha forzato, ho scelto io strada e ruolo. Volevo diventare come mio padre. - rivela nel 2000 a 'La Gazzetta dello Sport - Se giocavo bene il mio primo istruttore di calcio mi comprava un giocattolo, il mio primo premio partita. Ho vissuto con mio nonno per tre anni: quando il Cannes mi prese a 10 anni, mio nonno era discreto, non voleva influenzarmi, mi accompagnava al campo e basta".

"Con mio padre - racconta - non ci siamo parlati per un' estate intera, nel 1997. Uscivo con le ragazze e lui si arrabbiava: quando ho iniziato una relazione fissa, il conflitto. Temeva mi allontanassi dal calcio. Mi sono divertito".

La prima a notare il suo talento è la Juventus, che prova a piazzare l'affondo decisivo ma il portiere la manda in bianco. 

"Arrivarono per primi, mi visionarono addirittura in Bolivia. - racconterà il portiere a 'La Gazzetta dello Sport' nel 2000 - Il contratto era sul tavolo, in sede a Torino. Passò Zidane, pure lui cresciuto nel Cannes, per convincermi. Non firmai, non me la sentivo".

A spuntarla è invece l'Inter, attraverso Walter Zenga.

"L'Inter giunse dopo. - rivelerà Frey - Mandarono anche Zenga: mi invitò a pranzo, parlammo tanto, in inglese. Io a tavola con Zenga, che bello. Mi convinsi. Non ho sbagliato. L'Inter mi offriva prospettive immediate: non imbrogliavano".

"Io e Suarez ci eravamo mossi per osservare Dabo e Silvestre, - dirà il dirigente nerazzurro Sandro Mazzola - ma mi avevano parlato anche di un portiere giovane e bravo. Dabo segnò un bel gol, Frey, che era suo avversario, fu eccellente. Non abbiamo più perso il contatto. Castellini lo ha visto in seguito in una gara dove incassò 5 reti, ma ne poteva prendere 12, non ci siamo scoraggiati. Il merito della scoperta va a tutto il gruppo di lavoro che ha valutato il ragazzo".

Frey Inter

La chiusura dell'operazione la tesse in ogni caso 'L'Uomo Ragno'.

"Mazzola mi aveva chiesto di stare a Cannes tre giorni, di seguire Sebastien negli allenamenti, in partita e anche fuori dal campo. Mi erano bastati un allenamento e un pranzo in pizzeria. Ero arrivato la mattina, alle 6 di pomeriggio chiamai la società: 'Io ritorno: il ragazzo è da prendere'. L' impressione era che le garanzie tecniche e caratteriali fossero adeguate. Dissi a Moratti: 'Compratelo e mandatelo a giocare in Italia. Diventerà un gran bel portiere' ".

Siamo a giugno e appena qualche giorno prima Frey, fra i pali di una Selezione della Costa Azzurra che aveva affrontato la Germania campione d'Europa in carica, aveva parato il possibile e l'impossibile nel primo tempo. Tanto che i tedeschi di Berti Vogts, che si stanno preparando ai Mondiali, vincono nella ripresa con uno striminzito 2-1, con goal decisivo di Bierhoff. All'attaccante spiegano che quel portierino di 18 anni che nella prima frazione aveva preso tutto, era già stato acquistato dall'Inter.

Il giovanissimo Frey approda dunque nella squadra milanese dopo appena 23 presenze in Prima squadra con il Cannes. 

"Moratti mi regalò un cappotto il giorno in cui firmai. - rivela a 'La Gazzetta dello Sport' nel settembre 2018 - Ero arrivato con mio padre da Nizza ed ero vestito leggero. Andai a vedere una gara a S.Siro, rischiavo il congelamento".

È il terzo portiere della squadra dopo Pagliuca e Mazzantini. Per l'Inter, che vede susseguirsi in panchina quattro allenatori, il 1998/99 è un anno molto travagliato, ma il giovane Sebastien ha soltanto ricordi positivi.

"Ad esempio ricordo benissimo Inter-Real Madrid con doppietta di Baggio appena arrivato in Italia nel '98: non ho mai visto San Siro così pieno di gioia", sottolinea.

Proprio dopo quella gara c'è il primo cambio di allenatore, con l'esoner di Simoni e l'arrivo di Mircea Lucescu. Frey esordisce in Coppa Italia contro il Castel di Sangro il 28 ottbre 1998 e disputa anche il mach di ritorno l'11 novembre. Per il debutto in Serie A bisogna invece aspettare il 21 marzo 1999, quando il portiere appena diciannovenne è mandato in campo da Lucescu nella trasferta di Genova contro la Sampdoria.

Frey entra negli ultimi 20' al posto di Pagliuca con la squadra sotto 4-0 e non subisce reti. A gennaio, Mazzantini era stato ceduto al Perugia e il francese era diventato vice-Pagliuca. In quella sua prima stagione in Italia collezionerà in tutto 7 presenze in campionato, oltre alle 2 iniziali in Coppa Italia.

"Andavo al campo e mi allenavo con i migliori giocatori del mondo,- sottolinea in un'intervista a 'Fanpage.it' - Pagliuca invece che tirarsela era lí che mi dava consigli. 'Vai in prestito, vai in prestito', mi consigliava la gente. Non mi sono mai pentito di essere rimasto: un anno di allenamenti con calciatori di quel calibro mi ha fatto migliorare più di intere stagioni da titolare".

E non mancano gli aneddoti.

"Nel dicembre 1998 eravamo alla Pinetina. - ricorda - Ronaldo era l’uomo immagine della Nike, che aveva spesso tantissimi soldi perché fosse il suo testimonial. Vediamo arrivare un camion gigantesco della Nike, non capivamo cosa potesse contenere. Cominciarono a scaricare un po’ di cose. Magliette, orologi, scarpe e cappellini firmati. Cinque, sei gadget per ogni giocatore, tutti in dono da Ronaldo. È il vostro regalo di Natale, ci disse lui”.

"Sto cercando di spiegare a mio figlio chi era il Ronaldo vero. - dice a 'La Gazzetta dello Sport' -Il Fenomeno ha cambiato il calcio, ha scombussolato una generazione, è stato il primo giocatore completo e nessuno è più stato come lui. Io non ho mai visto da altri le cose fatte da Ronie. CR7 oggi è un top, Ronaldo era un gradino sopra. Umanamente, poi, uno spettacolo".

Frey Verona

IL PRESTITO AL VERONA E IL RITORNO IN NERAZZURRO

Nell'estate 1999 si concretizza per il giovane portiere la cessione in prestito al Verona per fare esperienza. Frey difende da titolare la porta degli scaligeri, e dà un contributo importante alla squadra gialloblù nella conquista della salvezza. Il primo Frey è un portiere coraggioso e reattivo, abile nell'uno contro uno, che non ha paura di scontrarsi con gli avversari, bravo anche con i piedi. In tutto mette insieme 30 presenze in Serie A, con 35 reti subite, e una in Coppa Italia.

"È arrivato con qualche limite tecnico, - dice Cesare Prandelli, il suo allenatore, a 'La Gazzetta dello Sport'  - perché nell'adolescenza non gli era stato imposto un lavoro specifico. Ma ha molta voglia d'imparare ed è già migliorato nell' anticipo della palla e nella chiusura dello specchio della porta. Legge molto bene la situazione tattica, virtù fondamentale per un portiere nel calcio di questi tempi. Inoltre è molto reattivo anche se la sua grande struttura necessitava di qualche sacrificio".

"Più gioca più lo vedo crescere. - aggiunge - Somiglia molto a Buffon come carattere, allegria, voglia d'imporsi e personalità. Forse Gigi aveva un bagaglio tecnico migliore, alla sua età, ma sono due portieri vivi, che per struttura, basi e qualità possono restare a lungo dei numeri uno nel futuro".

Prandelli ci vedrà giusto, tanto che Frey diventerà uno dei punti di forza, anni dopo, della sua Fiorentina. Nel 2000 il francese fa ritorno in nerazzurro, per fare per un anno il titolare. Il suo rendimento in campionato è piuttosto alto (38 reti prese in 28 gare) ma la stagione dell'Inter molto negativa. La squadra, che sulla carta dovrebbe giocarsi lo Scudetto, chiude solo 5ª e l'11 maggio 2001 il pesante 6-0 subito dal Milan nel derby di ritorno segna il destino del portiere e di molti suoi compagni.

"Senza dubbio rigiocherei quel maledetto derby insieme ai miei compagni. - afferma - È stata una partita così strana perché loro sembravano posseduti mentre noi non siamo entrati in gara. Ci hanno asfaltato e penso spesso: ‘Noi non l'abbiamo mai giocata quella partita'. Magari lo perdiamo lo stesso ma probabilmente non così. Purtroppo il risultato sulle prestazioni, alla fine, non è falso".

LA CESSIONE AL PARMA E LA COPPA ITALIA

A fine stagione arriva una sorta di epurazione e a farne le spese è anche Frey, che passa dunque al Parma a titolo definitivo per 10 miliardi di Lire più il cartellino di Sergio Conceiçao. In Emilia il portiere francese è chiamato a non far rimpiangere Buffon, ceduto alla Juventus, e vive quattro stagioni intense, totalizzando 159 presenze di cui 132 in Serie A.

Con i ducali conquista anche l'unico trofeo vinto nella sua carriera, la Coppa Italia 2001/02, nella quale tuttavia è assoluto spettatore, visto che non gioca nemmeno una gara, lasciando spazio ai suoi sostituti Taffarel e De Lucia. L'ultima partita che gioca col Parma è lo spareggio salvezza contro il Bologna del 18 giugno 2005: Frey con le sue parate è decisivo per la vittoria della squadra di Carmignani e la conquista della salvezza. Anche per questo a Parma lo ricordano sempre con grande affetto.

Sebastien Frey, Parma, 05062017Getty Images

IDOLO ALLA FIORENTINA

Il 24 giugno 1995 per Sebastien si concretizza quello che si rivelerà il trasferimento più importante della sua carriera: il Parma cede il portiere in prestito gratuito alla Fiorentina, dove ad accoglierlo trova il suo mentore Cesare Prandelli. Lui accetta anche di ridursi l'ingaggio e diventa in 6 stagioni un idolo dei tifosi viola, che lo ricordano come uno dei migliori portieri di sempre fra coloro che hanno indossato la divisa gigliata.

Pur non vincendo di fatto nulla, Frey a Firenze si sente a casa e ottiene risultati importati: per due volte di fila la squadra chiude il campionato di Serie A al 4° posto, nel 2007/08 e nel 2008/09, e partecipa alla Champions League, arrivando anche a disputare gli ottavi di finale nel 2009/10, quando i viola vengono eliminati dal Bayern Monaco.

A Firenze il portiere francese conosce anche i primi gravi infortuni: il 10 gennaio 2006 in uno scontro con lo juventino Zalayeta si procura una forte contusione alla tibia, che lo costringe a stare lontano dai campi per diversi mesi. Durante la riabilitazione abbraccia anche il Buddismo Nichirem, tramite Roberto Baggio. A maggio dello stesso anno la Fiorentina acquista il suo cartellino pagandolo 5 milioni e mezzo di euro.

"Dopo l’infortunio chiamai Roberto Baggio- rivela Frey in un'intervista a 'gianlucadimarzio.com' -e gli chiesi come avesse fatto a sopportare tutti quegli stop nel corso della sua carriera. Mi fece un dono: in ritiro a Folgaria, d’estate, arrivò un libro per me: parlava del buddismo, l’aveva spedito Roby. Leggilo, provalo, ti farà stare bene, mi diceva. Ero un cristiano non praticante come tanti, con il buddismo ho trovato una nuova dimensione che sembra fatta apposta per me. Sono sempre stato un tipo che credeva solo a quanto vedeva. E a quei tempi, un insegnamento dopo l’altro, mi sono rialzato nel giro di poche settimane".

Sebastien Frey FiorentinaGetty

Nel 2007 il portiere, rimessosi in sesto fisicamente e mentalmente, ritorna regolarmente titolare della squadra, e grande protagonista.Fino al 3 novembre 2010, quando in allenamento si infortuna gravemente al ginocchio destro, riportando una lesione subtotale del legamento crociato anteriore. Deve operarsi e restar fuori per 5 mesi, tornando in campo soltanto nell'aprile del 2011. Al suo rientro dovrà cambiare le sue caratteristiche di gioco.

"Il chirurgo - spiega Frey a 'Fanpage.it' - mi ha detto che dovevo stare attento agli scontri perché avevano praticamente ricostruito l'articolazione e non sarebbe stato facile andare a rimettere mano nel caso fosse capitato di nuovo. Da quel momento ho iniziato a lavorare di più sull'istinto e sulla gestione senza scontro. In alcuni casi ho avuto delle critiche perché uscivo poco ma le situazioni ti portano ad adattare il tuo gioco".

Ma nel calcio, si sa, non c'è riconoscenza, e nell'estate del 2011 la Fiorentina, quando la sua forma fisica non è più ottimale, attraverso il Direttore sportivo Pantaleo Corvino, decide di 'ammainare la sua bandiera'. La società commina all'estremo difensore francese una multa di 99 mila euro per essersi presentato in ritiro sovrappeso. 

"Mi volevano multare per tre chili e mezzo di sovrappeso, - ha ricordato nell'aprile 2020 in una diretta Instagram con il suo ex compagno di squadra, Jovetic - poi non l’ho presa perché è stato l’anno in cui sono andato via. In quel periodo avevo rotto con il Direttore sportivo che c’era all’epoca, 'quello magro'. Mi consegnarono la multa in albergo e la portai negli spogliatoi dicendo: ‘Guardate questo che mi vuole fare’. In quel momento mi sono detto che non potevo restare più, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ho capito che purtroppo dovevo andare, altrimenti avrei compromesso la mia carriera e ci sarebbe stato un clima complicato”.

“Se avessi giocato in altri posti - dirà a 'Viola Week', settimanale de 'La Nazione' - avrei potuto vincere, lo so bene. Anche se nel calcio non c’è niente di scritto. Ma nella vita hai sempre quello che meriti. E quello che semini raccogli. E io a Firenze ho raccolto e ricevuto tanto”.

Sebastien Frey - GenoaGetty

GLI ULTIMI ANNI: GENOA E BURSASPOR

Dopo 6 anni e 218 presenze complessive in difesa della porta viola, il 29 luglio 2011 Frey passa al Genoa a titolo definitivo a parametro zero. Sotto la Lanterna resta due stagioni, con 76 presenze fra campionato e Coppa Italia e due salvezze conquistate. Dopo 15 anni consecutivi in Serie A, saluta l'Italia per giocare in Turchia con il Bursaspor. 

Nel 2013/14 colleziona 39 presenze complessive, ma la stagione seguente, a causa di diversi problemi fisici, non scende mai in campo e nell'estate 2015, all'età di 35 anni, il portiere francese decide di ritirarsi.

Con 446 partite in Serie A è ancora oggi il 5° straniero più presente di sempre nel massimo campionato italiano, dietro Javier Zanetti, Samir Handanovic, Goran Pandev e José Altafini ed è rimasto legatissimo all'Italia e in particolare a Firenze.

"In ogni squadra dove ho giocato ho ricordi bellissimi. - assicura il francese - A Verona sono stato eletto miglior giocatore del campionato, all'Inter ho bei ricordi, al Parma ho vinto la Coppa Italia, alla Fiorentina ho vissuto grandi annate: non c'è un solo ricordo che porto nel cuore ma tanti momenti per ogni squadra".

Poco fortunato è invece il rapporto con la Francia: dopo aver rappresentato le rappresentative giovanili e l'Under 21 dei Bleus, infatti, il suo apporto alla Nazionale maggiore si limita a 2 presenze, fra il 2007 e il 2008: una gara di qualificazione agli Europei con l'Ucraina e un'amichevole con l'Ecuador. Per il resto solo la convocazione come terzo portiere agli Europei 2008.

Sebastien Frey BursasporAA

LA LOTTA CON IL VIRUS E LA PAURA

Dopo il ritiro, Frey dedica il suo tempo alla famiglia e all'Academy per la formazione di portieri da lui creata.

"Faccio il papà a tempo pieno e lavoro a tempo pieno. Ho creato un'Academy per portieri, degli stage dove i ragazzi possono imparare e capire bene tutti i segreti del ruolo del portiere. Spesso inoltre sono in giro per il mondo con le partite delle Legends, che portano via un bel po' di tempo, ma oltre a questo mi dedico molto alla mia famiglia".

È stato sposato in prime nozze con Roberta Bonfanti, da cui ha avuto due figli, Daniel ed Elsa. Residente a Nizza, il 14 luglio 2016 si salva per una coincidenza, un ritardo, dall'attacco terroristico avvenuto sulla Promenade des Anglais che ha causato la morte di 84 persone.

Nel 2019 annuncia di dover affrontare un problema importante di salute. 

"Ho avuto un problema piuttosto importante - spiega - ma queste cose ti fanno apprezzare ancora di più ciò che hai intorno. È iniziato tutto banalmente, con un po’ di raffreddore presto trasformatosi in febbre. La temperatura è salita a 40, non ne voleva sapere di abbassarsi. Vado dal medico, mi prescrive un antibiotico che dopo una settimana non aveva ancora fatto effetto. Poi, il momento peggiore: una mattina mi sveglio e capisco che sono in grado di muovere soltanto la testa. Dal busto in giù, mi sentivo completamente paralizzato".

"Così mi hanno ricoverato in ospedale. Mi facevano due o tre prelievi al giorno, ogni giorno. Hanno scoperto che si trattava di un virus, che era riuscito a farsi largo a causa del livello troppo basso di difese immunitarie. Non mi restava altro che aspettare e sperare che il mio corpo sviluppasse gli anticorpi necessari per sconfiggere il virus. Mi permisero di tornare a casa dopo oltre una settimana di ricovero. E il medico mi disse: 'Goditi la vita, potevi morire' ".

Frey fortunatamente recupera e riprende a svolgere le sue attività. Sempre nel 2019 in estate sposa la sua nuova compagna Petra Marocico, da cui ha una bambina, Elisabeth.

"Adesso sto bene.- assicura a 'Fanpage.it' - Era una malattia autoimmune e c'è voluto un po' di tempo per creare degli anticorpi ma adesso va tutto bene, non ho più problemi. È solo un brutto ricordo".

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