In un momento, i primi anni Duemila, in cui gli acquisti di calciatori stranieri in Italia andavano per la maggiore, uno dei colpi più bizzarri in assoluto lo mise a segno nell'estate del 2003 il patron del PerugiaLuciano Gaucci. A metà fra l'operazione di immagine e l'operazione economica per attirare nuovi capitali nel Perugia, il numero uno del club umbro si assicurò le prestazioni calcistiche di Saadi Gheddafi, terzogenito del dittatore libico Muammar.
Quell'acquisto fece tanto scalpore e attirò grandi attenzioni mediatiche nei confronti degli umbri, pur lasciando più che perplesso l'allora tecnico biancorosso Serse Cosmi. L'avventura italiana di Gheddafi Jr. si rivelerà però un grande bluff, venendo oggi ricordata più per gli eccessi fuori dal campo dell'attaccante che per l'apporto concreto dato alle sue squadre, che si limiterà a sole 2 presenze e a pochi minuti in campo.
GHEDDAFI AL PERUGIA: IL PARTY DI BENVENUTO E LA SQUALIFICA
Diversamente dai fratelli maggiori, Saadi sviluppa fin da giovane interessi diversi dalla politica, in particolare per il cinema e per il calcio. Così inizia a giocare da trequartista nell'Al-Alhy e nell'Al-Ittihad, due delle formazioni più importanti di Tripoli. Fa il suo esordio anche in Nazionale, segue la Serie A e diventa azionista della Juventus, la sua squadra del cuore, oltre che della Triestina, in qualità di proprietario della società petrolifera Tamoil. Ma nel 2003 incredibilmente si concretizza per lui la possibilità di dare una svolta alla sua carriera calcistica.
Sembra che tutto, come raccontò il quotidiano 'La Repubblica', sia cominciato da una domanda al patron del Perugia Luciano Gaucci, in un incontro fra i due protagonisti.
"Presidente, pensa che potrò mai giocare in Serie A, magari nel suo Perugia?", avrebbe chiesto, magari per scherzo, il figlio del Colonnello.
Ma più che la domanda, sorprendente sarebbe stata la risposta del numero uno degli umbri.
"Ne sono straconvinto".
Da quello scambio di battute sarebbe nata la trattativa che nel giro di tre settimane avrebbe portato il giocatore libico in una squadra di Serie A. Il 22 giugno il Colonnello dà il suo assenso al trasferimento, e il 29 arriva anche la firma di Gheddafi Jr. con il Perugia.
"Siamo di fronte a un personaggio conosciuto in tutto il mondo. - dichiara il patron biancorosso a 'La Gazzetta dello Sport' - Era comprensibile che si prendesse qualche giorno per accettare la nostra proposta. Con questa operazione entreremo nella storia del calcio. Lo accoglieremo a braccia aperte. Faremo di tutto per consentirgli il più agevole inserimento nelle difficoltà del calcio italiano. Ma sono certo che Gheddafi riuscirà ad imporsi in Italia.E sarà comunque determinante Cosmi: è riuscito a migliorare giocatori che arrivavano dai dilettanti, farà lo stesso con Gheddafi".
Su una cosa probabilmente Gaucci aveva ragione: non è da tutti i giorni ingaggiare e portare in Serie A il figlio di un Capo di Stato. Il giorno del suo arrivo, il 29 giugno, il numero uno del Perugia organizza un party di benvenuto sontuoso. La presentazione si tiene infatti nel suo castello di Torre Alfina, una tenuta del 1200 che solitamente utilizza come residente estiva.
Sarà un vero e proprio show in cui nulla è lasciato al caso. All’esterno, il perimetro del castello è zeppo di divieti di sosta per tutta la giornata. Gli invitati alla cerimonia sono 500. Tra questi una platea internazionale di giornalisti: ci sono inviati dall' Australia e dall'Inghilterra, dall'Egitto e dagli Stati Uniti. Nella parte restante del pubblico trovano posto - fra gli altri - ambasciatori, fra cui l'ambasciatore libico presso la Santa Sede, politici, come il Sindaco di Perugia, alti funzionari, come il questore e il prefetto del capoluogo umbro, e attrici, fra le quali Clarissa Burt.
Non manca qualche esponente del mondo del calcio, come Franco Sensi, allora presidente della Roma e amico intimo di Gaucci. All’una in punto 80 invitati selezionatissimi, prendono parte al pranzo con il nuovo acquisto dei Grifoni. Per gli altri 420, invece, è a disposizione un buffet freddo nei giardini del castello. A vigilare su tutto, 50 tra poliziotti e carabinieri, addetti al controllo di tutti gli invitati, inclusi fotografi e giornalisti, sia all’ingresso che all’uscita.
Oltre a loro a protezione di Saadi ci sono 30 guardie del corpo personali che provvedono alla sua sicurezza. Il figlio del Colonnello arriva in mattinata con un volo privato dalla Sardegna. Indossa una camicia scura e si presenta con un barbetta incolta e rada e un paio di occhiali come andavano di moda in quel periodo. Una volta giunto nella villa, Gaucci gli consegna la maglia numero 19 del Perugia e lui pone la firma su un contratto annuale con un ingaggio di 300mila euro.
I giornalisti gli pongono domande, lui evidentemente si sente un po' a disagio e risponde a monosillabi.
"Mi piace giocare davanti, dietro le punte. - spiega - In Libia ho giocato con due squadre, l’equivalente della Roma e della Lazio per il vostro campionato. Indossavo il numero 9 e poi il 10, il 19 rappresenta un ricordo di entrambe le maglie. Sono preoccupato perché per la prima volta mi dedicherò completamente al calcio e lo farò nel campionato più difficile del mondo".
A chi lo accusa di aver fatto un'operazione spericolata, Gaucci replica per le rime.
"Parlano di operazioni spericolate. Ho fatto operazioni ancor più spericolate quando presi Gattuso e Montesanto all' età di 13 anni in Calabria. - afferma il patron - Guardate Gattuso dove è arrivato. Ho polemizzato con il coreano Ahn ai Mondiali e sono riuscito a rivenderlo ai giapponesi per 8 miliardi. Vedrete che Saadi si rivelerà un grande giocatore per il Perugia e per il calcio italiano".
Dopo quella presentazione che resterà memorabile, Gheddafi si aggrega in ritiro al resto della squadra. L'inizio è promettente, visto che realizza una doppietta nella goleada per 12-0 durante il ritiro di Folgaria contro i dilettanti della Virtus Bassano, ma ben presto il nuovo acquisto del Perugia scompare di scena e di lui si perdono le tracce. Naturalmente il presidente scende in campo in sua difesa:
"Molti giocatori quando vedono i soldi perdono la testa. - dichiara - Prendano esempio da Gheddafi... un uomo eccezionale per i sacrifici che fa, malgrado una statistica lo collochi fra i cinque uomini più ricchi del mondo. Eppure si sacrifica e lavora come un matto. Lo facessero gli altri che vogliono diventare signori, quando lui signore già è".

Cosmi invece proprio non lo vede, e il libico colleziona una sfilza di tribune. La prima panchina in campionato arriva il 5 ottobre contro la Reggina, cui segue quella con il Bologna il 19. Ma Saadi non trova spazio. Il tecnico pensa per lui ad un esordio soft in Coppa Italia nel ritorno contro il Cesena a ottobre, dopo aver visto l'andata dalla panchina a causa di un mal di schiena, ma il figlio del Colonnello declina l'invito per un non precisato stage con la sua Nazionale. Dov'è il capitano e naturalmente gioca sempre.
"Peccato - si rammarica Serse Cosmi (non si sa quanto ironico) - stavolta avrebbe potuto esordire, ma ci ha chiesto di poter tornare giovedì e noi lo abbiamo accontentato".
Il figlio del dittatore libico trova però comunque spazio nelle pagine dei giornali nel mese di novembre, ma non per qualcosa di positivo. Sottoposto a controllo antidoping nella gara contro la Reggina, infatti, risulta positivo al famigerato nandrolone, terzo caso in poche settimane in Serie A dopo Kallon e Blasi.
La notizia manda su tutte le furie la proprietà umbra, in particolare l'a.d. Alessandro Gaucci, figlio del patron.
"Si tratta di un complotto internazionale. - accusa - La Libia vuole i Mondiali 2010 e non tutti sono d'accordo".
Anche il suo principale sponsor, il presidente degli umbri, non ha dubbi.
"Sono convinto che sarà riabilitato, - sostiene - c’è stata mancanza di rispetto nei confronti di Al Saadi: ci sono giocatori che giocano venti partite e non vengono mai sorteggiati, e poi c’è Gheddafi: una partita, in panchina peraltro, e viene pure sorteggiato. Ci vuole rispetto, questa è la verità".
Saadi invece rinuncia alle controanalisi e gli viene comminata una squalifica di 3 mesi. Terminato la sanzione, torna a disposizione ma di fatto non gioca mai fino a maggio. Il 2 debutta infatti in Serie A contro la Juventus, la sua squadra del cuore, con gli umbri già matematicamente retrocessi in Serie B. Subentra al 75' a Bothroyd, che aveva rilevato a sua volta Brienza dopo 18'.
Il giocatore libico non brilla né sfigura, e quei pochi minuti resteranno gli unici giocati con il Perugia. Formalmente infatti Gheddafi prolunga il contratto con il Perugia per un'altra stagione ma in Serie B nel 2004-05 non giocherà mai. Le previsioni di Luciano Gaucci si erano rivelate sbagliate.
UDINESE E SAMPDORIA E GLI ECCESSI FUORI DAL CAMPO
Nel 2005/06 Saadi ci riprova in un'altra piazza. Serse Cosmi, non si sa esattamente perché, lo vuole con sé all'Udinese. In Friuli però il figlio del Colonnello farà parlare di sé più per gli eccessi della sua vita fuori dal campo che per le sue prestazioni.
A Udine sceglie di alloggiare in un lussuoso albergo in periferia con il resto della sua corte di circa 15 persone, a cui si aggiunge la sua fedelissima dobermann Dina. Per una spesa giornaliera di circa 30mila euro. Naturalmente a tavola il principe libico si concede solo cibi di prima scelta, vino Sassicaia e champagne.
Pur non vedendo mai il campo, l'ex Perugia sapeva farsi voler bene dai suoi compagni. Secondo il portiere dell'hotel, che lo raccontò a 'La Gazzetta dello Sport', Saadi aveva sempre un aereo personale pronto a decollare da Ronchi dei Legionari per portarlo, assieme ad alcuni compagni di squadra, al Crazy Horse di Parigi, noto night club con spettacoli di spogliarello. E anche quando non si muoveva, trascorreva il suo tempo tra bagordi, lusso sfrenato e 'bunga bunga'.
In quella stagione 2005/06 gioca appena una partita con Galeone in panchina, terzo tecnico stagionale dei friulani dopo il breve interregno di Dominissini. È il 7 maggio 2006 e Gheddafi subentra all'80' a Barreto in Udinese-Cagliari. Pur sembrando molto in difficoltà sul piano fisico-atletico, dimostra di possedere una discreta tecnica, con un tiro di controbalzo che Chimenti, il portiere degli isolani, deve superarsi per deviare in calcio d'angolo.
-Nel 2006-07, poi, grazie ai buoni rapporti tra la sua Tamoil e la ERG della famiglia Garrone, cambia ancora maglia, passando alla Sampdoria. Alla guida della formazione blucerchiata trova Walter Alfredo Novellino. Anche il tecnico blucerchiato non lo ritiene adeguato al calcio italiano e così Gheddafi, che per Gaucci era destinato ad una brillante carriera in Serie A, nell'estate 2007, a 34 anni, aveva di fatto concluso la sua esperienza come calciatore e faceva rientro in Libia.
Così, per il figlio del Colonnello, i tempi in cui sognava di diventare un calciatore in Serie A appaiono distanti anni luce.
