Ruud Gullit, 'Il Tulipano nero' icona del Grande Milan

GullitGoal

Leader e trascinatore in campo, icona inconfondibile nel suo look e personaggio a 360° fuori dal rettangolo verde. Tutto questo e molto altro è stato Ruud Gullit , il 'Tulipano nero'  leggenda del Grande Milan , che compie oggi 59 anni.

GLI ESORDI

Nato ad Amsterdam il 1° settembre 1962,  nel meraviglioso quartiere Jordaan, Rudi Dil Gullit ha già nei suoi geni l'integrazione razziale, per la quale si batterà sempre nel corso degli anni. Di carnagione mulatta, è il frutto della relazione extraconiugale di suo papà, George, emigrato del Suriname e dunque di pelle nera, che nei Paesi bassi sarebbe diventato docente di economia, e sua madre, la biondissima olandese Ria Dil, che di mestiere fa la custode notturna al Museo Statale.

Il piccolo Ruud è subito riconosciuto dal padre, che vede regolarmente, ma vive assieme a sua madre. Fin da bambino si innamora del pallone e dopo aver frequentato i piccoli campetti vicino a casa, inizia a giocare a 11 anni nel Meer Boys, una piccola società dilettantistica, passando poi al DWS, ai tempi piccolo club professionistico di Amsterdam, oggi società dilettantistica, nel 1975. Le sue qualità fisiche e atletiche gli permettono già di emergere fra i coetanei, anche se a livello tecnico e tattico il ragazzo capisce di dover crescere. I suoi allenatori lo schierano come difensore centrale e in particolare nel ruolo di libero.

Nel 1978 i progressi e le qualità fisiche e atletiche portano Gullit nelle Nazionali giovanili dell'Olanda e qui il giovane Ruud inizia ad essere schierato in posizione più avanzata come interno di centrocampo.

HAARLEM, FEYENOORD E PSV

Dopo esser stato scartato dall'Ajax in un provino, nel 1979 Gullit diventa professionista con l' Haarlem, club che oggi non esiste più, essendo stato sciolto nel 2010 per bancarotta, e viene impiegato come libero al debutto in Eredivisie da Barry Hughes, tecnico gallese della squadra. C'è però la retrocessione e l'anno seguente con l'arrivo di Hans Van Doorneveld , lo spostamento nel ruolo di attaccante ne esalta le doti realizzative: Ruud trascina l'Haarlem di nuovo in Eredivisie e in 3 stagioni colleziona  36 goal in 101 presenze.  

Nel 1981/82 la squadra si piazza al 4° posto in classifica e conquista la qualificazione in Coppa UEFA. Le brillanti prestazioni portano Gullit a debuttare anche in Nazionale maggiore nel giorno del suo 19° compleanno (sconfitta 2-1 in amichevole con la Svizzera). Ma è con il passaggio al Feyenoord nel 1982 e con  gli insegnamenti di Johan Cruijff che la carriera dell'olandese prende il volo.

"Non era Libregts a decidere, ma Cruijff. - afferma nel suo libro 'Non guardare la palla' - Nella sua formazione ideale il mio ruolo era quello di ala destra pura. Il mio compito era allargare il gioco, creare occasioni, fare passaggi... Sapeva dove piazzare i calciatori e parlava sempre. Era pieno di idee. Col suo allenamento e col modo di parlare di calcio, mi fornì una nuova comprensione della tattica ".

Accanto al campione e ad Hoekstra, Gullit vive 2 stagioni magiche. Il 1983/84 è l'anno della consacrazione, con il double Campionato-Coppa d'Olanda e un bottino personale di 25 goal in 49 presenze. Mentre 'Il Profeta' del calcio olandese si ritira e passa alla guida dell'Ajax, Gullit chiude la sua avventura con il club di Rotterdam disputando una terza stagione e totalizzando complessivamente 109 presenze e 45 goal.

Lo step successivo della sua carriera lo vede dunque indossare la maglia del PSV Eindhoven, club che fino a quel momento non aveva vinto molto e aveva grandi ambizioni. Utilizzato in più posizioni, Gullit è il trascinatore della squadra che vince 2 Scudetti d'Olanda di fila e mette insieme la bellezza di 53 goal in 75 partite.   

Rijkaard, Van Basten, Gullit - AC MIlanGetty

IL MILAN LO STRAPPA ALLA JUVE

La fama di Ruud varca i confini nazionali fin dal 1986. Il PSV è infatti invitato dal Barcellona assieme al Milan nel Trofeo Gamper. Gullit, giocando in posizione arretrata, impressiona il presidente Silvio Berlusconi, che aveva appena rilevato la società da Giuseppe Farina.

"È come Falcao, - gli dice Liedholm a caldo - è un grande giocatore, un possente atleta, che può giocare in tutti i ruoli. Può fare il libero e il centravanti".

Il 'Cavaliere', raccolte le ottime referenze del 'Barone', non ha più dubbi e passa all'azione, inviando  in missione il Direttore generale Ariedo Braida.

"Venne a cercarmi nello spogliatoio. - ricorda Gullit nel suo libro - 'La prossima stagione tu vieni al Milan? Vieni al Milan?'. Naturalmente fui lusingato. 'Sì, sì', risposi, e nei mesi successivi ci parlammo regolarmente, finché Braida e Berlusconi non fecero un'offerta ufficiale al PSV".

La trattativa però non è semplice, perché per Gullit si era fatta  sotto anche la Juventus, che attraverso Giampiero Boniperti provava a convincere il giocatore olandese a trasferirsi a Torino, facendo prima un anno di ambientamento a Bergamo con l'Atalanta, un po' come era successo con Michael Laudrup alla Lazio.

" Mi voleva anche la Juventus, - ha confermato l'ex stella olandese ai microfoni di 'Che tempo che fa' su Rai Tre nel 2017 - ma ho scelto il Milan perché fino a quel momento non aveva vinto ancora niente".

Boniperti è un osso duro ma è il Milan stavolta a spuntarla per 13 miliardi e mezzo di Lire. 

"L'allenatore non voleva lasciarmi andare, ma il Consiglio di amministrazione accettò il trasferimento per 16,5 milioni di fiorini, una cifra record per quei tempi ".

L'operazione si chiude il 21 marzo, a campionato ancora in corso, con presentazione ufficiale il 15 aprile 1987 , in una conferenza stampa che passerà alla storia.

"Se il Milan non si qualificasse alla Coppa UEFA, lei cosa penserebbe?" , gli chiedono.

"È una domanda stupida.  In Olanda abbiamo un detto: se mia madre aveva il pisello, era mio padre ", la replica dissacrante del calciatore fra le risate dei presenti.

"Mi hanno detto che qui in Italia escono tre quotidiani sportivi, e che sopra c'è scritta spazzatura. - dichiara ancora - È vero che è così?".

Per calmare gli animi deve intervenire Adriano Galliani.

"Dovete sapere che Gullit è abituato a dire ciò che pensa, - sottolinea il dirigente - indipendentemente dalla linea della società".

Ma la risposta che fa più scalpore è quella che dà ad un altro giornalista .

Quando gli viene mostrata una foto di Rivera chiedendogli chi fosse,  infatti, Gullit risponde in inglese:

"Who is this?", ovvero: "Chi è questo?". Apriti cielo e spalancati luna.

Le polemiche sui giornali si sprecano, ma l'impatto di Gullit, fisico statuario da dio greco (sfiora il metro e 90 per 83 chilogrammi di peso forma) con il calcio italiano è devastante. Superate le difficoltà di ambientamento iniziali e un espulsione dopo un applauso all'arbitro Cornieti ad Ascoli per un fallo fischiato contro, 'Il Tulipano nero', ribattezzato da Gianni Brera 'Simba' perché vedendolo correre con le treccine al vento sembrava di vedere un leone, è il trascinatore del Milan di Sacchi.

I rossoneri praticano un calcio innovativo e moderno, fatto di zona, pressing e gioco offensivo, e Ruud è uno degli interpreti decisivi nella vittoria dello Scudetto 1987/88, il primo e unico nella carriera del 'Profeta di Fusignano'. Gullit segna 9 goal in campionato (13 totali), in quella che sarà la sua miglior stagione in assoluto con la maglia rossonera, ed è la risposta dei milanesi a Maradona. Segna al Napoli, alla Juventus e nel derby con l'Inter, risultando spesso decisivo. Nel 1987 vince il Pallone d'Oro precedendo Futre e Butragueño. 

Ruud Gullit Diego Maradona AC Milan NapoliGetty Images

LA VITTORIA AD EURO '88 CON L'OLANDA

Vinto lo Scudetto, nell'estate 1988 Gullit è protagonista anche con la divisa dell'Olanda. Con il suo compagno di squadra, Van Basten,  vince infatti anche gli Europei in Germania, primo e unico trofeo conquistato dagli Arancioni nella loro storia. Dopo un girone eliminatorio in crescendo, con i successi su Inghiltera e Irlanda dopo il k.o. all'esordio con l'U.R.S.S., la gara decisiva è la semifinale con la Germania Ovest padrone di casa.

"Per l'Olanda era la vera finale, 14 anni prima l'intero Paese aveva pianto davanti alla tv vedendo la Nazionale subire l'ignominia di una sconfitta con la Germania nella finale dei Mondiali del 1974. Era venuto il momento di rimediare. La partita aveva preso uno strano corso, con un rigore giustamente assegnato alla Germania Ovest, mentre il nostro rigore fu un regalo dell'arbitro rumeno, Ioan Igna. Ronald Koeman si incaricò del rigore, e questo diede un tale impulso alla squadra che presto Van Basten mise a segno il goal della vittoria".

"Ormai, per quanto ci riguardava, il campionato era vinto, la nostra vendetta era completa e io oraganizzai una colossale festa ad Amburgo ... Il giorno dopo partimmo per la finale a Monaco e tutta la squadra andò a un concerto di Whitney Houston. Inconcepile oggi. Solo quando Rinus Michels venne a ripassare la tattica cominciammo a concentrarci sulla vera finale, in cui avremmo incontrato di nuovo l'U.R.S.S.".

Nonostante i festeggiamenti, è l'Olanda a laurearsi Campione d'Europa, e Gullit apre le danze con un colpo di testa vincente, dopo un rigore fallito dai sovietici e lo strepitoso goal di Van Basten che chiude i giochi.

"Nella partita iniziale noi eravamo più forti ma l'U.R.S.S. vinse; nella finale l'U.R.S.S. era più forte e noi vincemmo. Il risultato fu 2-0, con goal di Van Basten e mio. Il mio ruolo nel Campionato europeo fu modesto, anche se ero il capitano. Giocai come seconda punta, o da esterno destro/sinistro, a seconda di dove potevamo colpire meglio l'avversario. Ero esausto, logorato da quell'intensa prima stagione al Milan... Michels mi impedì persino di tirare i calci di punizione. Ma per fortuna Van Basten tornò in forma per il torneo dopo mesi di infortunio. Era tonico, gli passavo continuamente la palla... Recuperai la forma per la finale, e per premiarmi Michels mi lasciò tirare le punizioni. Da una mia punizione nacque il goal dell'1-0".

Ruud Gullit, NetherlandsGetty Images

I SUCCESSI COL MILAN E IL PASSAGGIO ALLA SAMPDORIA

Con il Milan, guidato prima da Sacchi, poi da Capello a partire dalla stagione 1991/92, Gullit vive 7 stagioni straordinarie condite da grandi successi che lo consacrano come calciatore di livello mondiale. Nonostante 5 operazioni alle ginocchia fra il 1989 e il 1992, che fanno temere per il proseguo della sua carriera, 'Il Tulipano Nero' riesce sempre a rialzarsi e a tornare sulla cresta dell'onda.

Con Rijkaard e Van Basten, compone un trio tutto olandese che passerà alla storia. Dopo lo Scudetto 1987/88, vince praticamente tutto: altri 2 Scudetti, 3 Supercoppe Italiane, 2 Coppe dei Campioni, 2 Supercoppe Europee e 2 Coppe Intercontinentali (ma giocandone solo una). Nel cuore dei tifosi rossoneri restano in particolare le sue prestazioni nella Coppa dei Campioni 1988/89, soprattutto quelle contro il Real Madrid in semifinale e lo Steaua Bucarest nella finale di Barcellona, nella quale è decisivo assieme a Van Basten con una doppietta da applausi.

Nel 1993 lascia la maglia che lo ha reso grande e si trasferisce a Genova con la Sampdoria per 3 miliardi di Lire, dopo aver blindato il titolo 1992/93 con il goal del pareggio nel Derby di ritorno. La goccia che fa traboccare il vaso è l'esclusione dalla finale di Champions League a Monaco di Baviera. Il regolamento vieta infatti che una squadra convochi più di 3 stranieri, e Capello sceglie Papin, escludendo l'olandese.

In blucerchiato ottiene il suo record di reti stagionali in Serie A, 15. Quando affronta il Milan da ex, poi, non perdona, e dopo il goal che regala la vittoria ai liguri al Ferraris (3-2) si lascia andare ad un'esultanza senza freni. 

"La Sampdoria mi dava felicità, libertà, anche libertà di vita, perché a Milano era difficile per me andare in giro, mentre a Genova andava abbastanza bene. Ero talmente frustrato per il fatto di non giocare al Milan che quando segnai il goal esultai molto".

È in quell'occasione che Boskov conia il celebre aforisma: "Gullit è come cervo che esce di foresta" .

IL BREVE RITORNO E L'ESPERIENZA INGLESE

Dopo una sola stagione, tuttavia, la nostalgia si fa sentire e Gullit fa ritorno al Milan.

"Quando il Milan mi ha chiesto di tornare è stato ancora il mio cuore a riportarmi là, - ha spiegato - ma è stato uno sbaglio, perché ero cambiato come persona, potevo esprimermi in modo diverso e facevo molti più goal e molte più cose. Il Milan è stato il massimo per me, ma la Sampdoria ha un posto molto speciale".

La stagione in rossonero lo vede andare in goal con Cagliari e Lazio (doppietta), ma con lo scorrere delle giornate la squadra non decolla e l'olandese ne fa le spese. A novembre si concretizza così il ritorno a Genova in una stagione che arricchisce il suo personale palmarès con la Coppa Italia (6-1 in finale all'Ancona). Il 1995 segna la fine dell'avventura italiana di Ruud Gullit, che saluta dopo 56 goal in 171 presenze totali con il Milan, e 27 goal in 63 presenze con i blucerchiati.

'Il Tulipano nero' approda infatti in Premier League e qui, con il Chelsea, spende gli ultimi anni di una carriera straordinaria. Nel 1996 dopo esser diventato allenatore-giocatore dei londinesi, conquista l'FA Cup, primo non britannico a riuscirci e tecnico più giovane a farcela. Nel 1998, dopo l'esonero, Ruud dice basta al calcio giocato e si ritira a 35 anni.  In Nazionale aveva chiuso già 4 anni prima con 17 goal in 66 presenze.

Marco van Basten Ruud Gullit AC Milan European Cup 1989Getty Images

IL GULLIT ALLENATORE

Passato alla panchina, l'ex rossonero non trova da allenatore gli stessi risultati avuti da calciatore. Con il Newcastle, sempre in Premier, rimedia un 13° posto il primo anno e si dimette nel secondo dopo un avvio disastroso della squadra. Nel 2004 torna a Rotterdam per guidare il Feyenoord, con cui ottiene un 4° posto in Eredivisie. Si rivelano invece dei flop le avventure negli Stati Uniti con i Los Angeles Galaxy, che si conclude con le dimissioni, e quella con il Terek Groznyj, conclusa a giugno 2011 con l'esonero.

Dopo la sua ultima esperienza in panchina, pur essendosi proposto più volte come Ct. dell'Olanda, il ruolo non gli è stato mai offerto e Gullit fa attualmente l'opinionista televisivo.

IL PERSONAGGIO E GLI ANEDDOTI

Fuori dal campo Gullit è stato senza dubbio il primo calciatore icona della storia e un personaggio a 360°. Quando nel 1987 approda al Milan, il suo look fa inevitabilmente tendenza, dando notevole impulso al merchandising del club rossonero, con i cappellini e le parrucche che emulano la sua capigliatura e spopolano fra i tifosi, compresi i più piccoli.

Non sempre il suo rapporto con Sacchi e Capello è stato tutto rosa e fiori. Lui stesso lo ha raccontato ai microfoni di 'Rai Tre' per 'Che tempo che fa' nel 2017.

"Sacchi non sapeva parlare inglese, io non sapevo parlare italiano, quindi la comunicazione fra di noi era complicata. Di certo l’inglese di Sacchi era peggio del mio italiano. Così i primi tempi ci limitavamo ai gesti. Lui mi diceva di andare su e giù, indicandomi che dovevo fare la spola fra centrocampo e area di rigore. Poi, una volta, voleva spiegarmi come fare una finta, fece un rapido movimento e si stirò il muscolo del collo. Fu costretto a un mese di terapia.  Urlava sempre, in continuazione. Ma ben presto perse la voce. Così si procurò un megafono, ma purtroppo urlava pure nel megafono, così la sua voce risultava ancora più insopportabile. Poi un’altra cosa che odiavamo era la sua abitudine a parlare coi calciatori prima delle partite. E non è tanto piacevole parlare di calcio alle 11 di sera. Così, quando eravamo in ritiro, se si sentivano dei passi nel corridoio, tutti spegnevano la luce e facevano finta di dormire".

"Sia lui che Capello erano comunque due bravi allenatori, ma diversi. Con Capello ho avuto qualche discussione, avevamo opinioni diverse e ci siamo scaricati un po' di parole. Lui poi ha raccontato questo episodio nello spogliatoio del Real Madrid, invece al Milan nessuno parlava di quello che succedeva nello spogliatoio".

Ruud Gullit InterviewGoal Turkey

Folti baffoni neri e sorriso sornione, con il suo fascino Gullit ha avuto inoltre grande successo con le donne. L'olandese si è sposato 3 volte: la prima nel 1986 con una compagna di scuola olandese, Yvonne De Vries; la seconda nel 1994 con Cristina Pensa, una ragazza di Lecco, ex fidanzata del pilota Ayrton Senna; la terza nel 2000 con Estrelle Cruijff, nipote del grande Johan di cui Ruud era stato compagno di squadra. Da loro ha 5 figli, Maxim, Joelle, Charmayne, Quincy, Sheyenne e Felicity. Tutte le relazioni si sono tuttavia concluse con un divorzio e accuse di tradimenti presunti o reali.

"Nel calcio ho avuto fortuna, in amore sono stato sfortunato", ama ripetere Ruud. Ma intanto gli aneddoti sul suo conto non mancano.

"Piaceva alle donne, e gli piacevano le donne. - ha dichiarato Arrigo Sacchi a 'La Verità' - Quando Berlusconi chiese alla squadra, per vincere lo Scudetto, il sacrificio di un mese di astinenza sessuale, lui seraficamente replicò: 'Presidente, io con le palle piene non riesco a correre'. Una volta Anconetani di lui disse: 'Gullit è un mostro in tutto'. I giornalisti non potevano sapere che non alludeva al calcio. Lo aveva visto nudo negli spogliatoi".

Ma Gullit è anche un uomo che non ha mai nascosto il suo impegno sociale e politico contro il razzismo e in particolare l'Apartheid che vige in Sudadrica. Quando vince il Pallone d'Oro nel 1987 fa scalpore la sua dedica a Nelson Mandela. L'olandese nel tempo libero canta e incide canzoni reggae . In una di queste,  'Revelation Time', che interpreta dal vivo al Pala Trussardi in una memorabile esibizione , chiede proprio la liberazione del leader sudafricano, con indosso una maglietta con una scritta eloquente: 'Stop Apartheid'. Nel 1991, quando Mandela riacquisterà la libertà, avrà in modo di incontrare a Milanello uno dei suoi uomini.

 "Una volta dovevamo partire per Avellino e la moglie di Gullit chiese loro notizie perché non aveva dormito a casa. - racconta Sacchi - In aeroporto non si presenta all’imbarco, lo trovano addormentato in sala d’aspetto. Quando arriviamo, mi chiudo in camera con lui e gli faccio uno shampoo: 'Ti sei visto allo specchio? Non ti vergogni? Sembri un fantasma, è la prima volta che vedo uno di colore diventare bianco'. In campo era come se non ci fosse, poi due settimane dopo, nel derby, fu a dir poco esaltante. E ha chiesto di parlarmi. 'Mister, Ad Avellino ho sbagliato e le chiedo scusa. Ma in futuro non metta più in mezzo il colore della mia pelle'. Aveva ragione".

Personaggio a tutto tondo, con i suoi vizi e le sue virtù, Gullit ha segnato un'epoca del calcio, e il suo ricordo è tutt'oggi indelebile in chi lo ha visto giocare.

"Aveva una potenza fisica straordinaria, - sottolinea Sacchi - un grande carisma e per i compagni era un vero trascinatore. Quando partiva lui, con la criniera al vento, era come se squillasse la tromba dell’assalto ". E per gli avversari, generalmente, erano dolori.