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Romero AtalantaGetty Images

Romero ricorda il passato: "A 17 anni avevo deciso di lasciare il calcio"

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E' stato da poco nominato il miglior difensore della Serie A per la stagione 2020/2021 e, come ulteriore premio, è stato convocato dal ct Scaloni per prendere parte alla Copa America con la maglia dell'Argentina: ultimo mese da sogno per Cristian Romero, punto di forza dell'Atalanta cheha deciso di far valere il riscatto dalla Juventus con un anno di anticipo.

Proprio della brevissima esperienza torinese ha parlato il classe 1998 nell'intervista concessa a 'Sportweek', spiegando come la necessità di giocare da titolare abbia avuto un ruolo fondamentale nella scelta di andare via.

"Quando mi lasciarono al Genoa sapevo di non essere ancora pronto per giocare con loro: dovevo accumulare altra esperienza, altre partite in Serie A. L’estate scorsa la Juve ha cambiato allenatore e ho capito che sarebbe stato difficile restare: ci speravo, ma c’erano tanti difensori centrali, gente con un grande nome: Bonucci, Chiellini, De Ligt… Ho chiamato Ciro Palermo, il mio agente, e gli ho detto, più o meno: 'Qui non c’è spazio per me, cerchiamo un’opzione da qualche altra parte, non voglio stare fermo e perdere un anno'. A me non serve giocare cinque o sei partite a stagione. Sono giovane, per crescere ho bisogno di giocare. La Juve è la Juve, ma non voglio rimanere in panchina".

Nel primo anno con Gasperini, Romero ha imparato tantissimo: netti miglioramenti anche dal punto di vista disciplinare con il numero dei cartellini gialli che è notevolmente diminuito.

"Al Genoa dirò sempre grazie perché mi ha portato in Italia e mi ha dato fiducia, ma lì ho giocato per non retrocedere e ho cambiato sei allenatori in due anni: così diventa difficile crescere. Gasperini, se lo ascolti e ti alleni bene, ti sta dietro passo dopo passo e ti fa migliorare sotto ogni aspetto. Prima di conoscere lui ero tatticamente un disastro, non capivo niente. Oggi mi sento più maturo, più in fiducia, tanto che in campo mi permetto pure qualche consiglio ai compagni. E quest’anno sono diminuiti i 'gialli' presi".

Ad un certo punto della sua vita, Romero è stato davvero vicino a dire basta con il calcio: colpa di un contratto non rinnovato col Belgrano, suo ex club. L'approdo in Italia gli ha poi cambiato la vita, fino al goal realizzato con l'Albiceleste in Colombia tre giorni fa.

"Quando avevo 17 anni avevo deciso di lasciare il calcio. Al Belgrano per un anno e mezzo non ero sceso in campo, allenandomi da solo. A ogni tecnico che arrivava, il direttore sportivo diceva di non farmi giocare.

Perché non avevo voluto prolungare il contratto che mi sarebbe scaduto da lì a diciotto mesi. Da quel momento avevano cominciato a trattarmi male. Facevo giri di campo in disparte, non venivo più convocato. Ma non ho mai pensato di andarmene a parametro zero senza far guadagnare un soldo al club che mi aveva cresciuto. Per fortuna, a sei mesi dalla scadenza del contratto, il Belgrano ha finalmente detto sì all’offerta del Genoa, che già mi aveva chiesto due o tre volte. Ricordo le parole dei dirigenti quando mi lasciarono partire: 'Fra tre mesi non tornare qui a chiedere lavoro, perché non c’è più posto per te'. Sono passati tre anni, e non tre mesi, da quando sono arrivato in Italia. Ho giocato la Champions, sono in una squadra forte come l'Atalanta".

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