
A 32 anni, RobertoSoriano è diventato capitano e leader di una piazza storica come Bologna. Ha vestito l’azzurro. È stata una certezza della Serie A. Ha realizzato il suo sogno di affermarsi in Italia come calciatore. La storia, però, poteva essere diversa. Perché se riavvolgiamo il nastro a una quindicina di anni fa, troviamo il classe 1991 in Germania. Dove è nato, dove è cresciuto, dove ha iniziato a giocare a calcio. Non solo in termini di passione, ma anche di percorso. Un percorso che lo aveva portato anche a giocare al massimo livello giovanile. Ovvero: a vestire la maglia dell’Under-19 del Bayern Monaco. Due anni e mezzo, e non da comparsa. Affatto.
Gli scout bavaresi hanno messo gli occhi su Soriano quando giocava nelle giovanili del Darmstadt, la città dell’Assia (la regione di Francoforte) la cui squadra gioca attualmente in 2. Bundesliga e già negli scorsi anni ha disputato un paio di stagioni in massima serie — tra le fila dei Lilien ha recentemente militato anche un altro italiano come Luca Caldirola.
Crescere da italiano di Germania ha consolidato il legame di Roberto, figlio di migranti irpini, con le sue origini.
"Quando la Germania ha vinto il Mondiale nel 2014 non è stato un bel momento per me e la mia famiglia… - ha raccontato in conferenza stampa a Coverciano alla prima convocazione - Io sono nato e cresciuto in Germania, ma ho sempre sentito forte la rivalità e ho sempre voluto la maglia azzurra”.
Avrebbe potuto anche giocare per la Germania, ma già a livello giovanile aveva fatto la trafila azzurra. Convocato per la prima volta da Luca Gotti nell’Under-17, durante i suoi primi mesi al Bayern. Era arrivato nel 2006, quando aveva 15 anni. Viveva in convitto. Nella stagione 2007/08 è entrato in pianta stabile nel giro dell’Under-17, allenato dal compianto figlio di Franz Beckenbauer, Stephan, tragicamente scomparso nel 2015 a 46 anni.
Getty ImagesLe sue prestazioni non erano passate inosservate, tanto che già ad ottobre 2007 aveva già fatto la sua prima comparsata con l’Under-19. Non aveva neanche 17 anni. Insomma, era già tra i più quotati della sua età. Una partita memorabile: entrato all’81’ con la squadra sotto, ha firmato il goal del pareggio, prima che un certo Thomas Müller - sì, quel Thomas Müller - ribaltasse il risultato nel finale.
In campo quella domenica mattina c’era anche HolgerBadstuber, che presto sarebbe entrato, insieme a Müller, nel giro della prima squadra. Lo stesso loro percorso lo ha fatto anche ToniKroos, anche lui compagno di Soriano, così come anche David Alaba.
“Tutti calciatori che adesso giocano in prima squadra nei migliori club al mondo”, ha spiegato nel 2014. “Quello che ho notato è che in Germania danno il tempo di sbagliare, i ragazzi non vengono bruciati subito. Non ci sono pressioni, i club ti danno spazio. E se commetti errori, hai subito un’altra opportunità. Il mio appello è quello di dare fiducia, invertire la tendenza tipicamente italiana di non far giocare i giovani: dispiace che vengano preferiti molti stranieri a noi, dobbiamo cambiare”.
I legami più stretti di Soriano erano però con due compaesani italiani: il primo, DiegoContento, è riuscito ad arrivare ad esordire in prima squadra, mentre il secondo, NicolaSansone, è attualmente suo compagno nel Bologna di oggi e lo è stato anche al Villarreal. Carriere parallele.
“Le nostre famiglie sono originarie della Campania, siamo cresciuti nella stessa città, a Monaco. Roberto per me non è solo compagno, ma un amico”, ha raccontato Sansone al canale ufficiale del Villarreal.
E a proposito di Italiani, in prima squadra il protagonista assoluto della prima squadra in quel periodo si chiamava LucaToni, idolo dell’Allianz Arena nonché miglior marcatore del club nel 2007. L’esperto centravanti campione del mondo aveva preso sotto la sua ala i ragazzi italiani delle giovanili, ovviamente Soriano incluso.
“Dopo le partite Toni mi ha invitato a cena un paio di volte, abbiamo parlato di calcio o di dove uscire a Monaco”.
Soriano era un titolare, un punto fermo. In ogni fascia d’età. Giocava a centrocampo, organizzava il gioco, segnava (7 reti il suo primato in 25 partite con l’Under-17 nella stagione 2007/08). L’anno dopo è entrato nel giro dell’Under-19. Giocava, sempre, ma non vedeva ancora uno spiraglio per la prima squadra, il cui allenatore era JürgenKlinsmann — almeno fino all’esonero in primavera.
“Esordire col Bayern era il mio sogno, ma sentivo che il club non puntava su di me”, ha spiegato in seguito a Spox. “Sarebbe stato bello se avessi potuto allenarmi con la seconda squadra. Invece sarei dovuto rimanere con l'U19. Questo mi ha deluso. Mi sarebbe piaciuto parlarne con Hoeneß, Klinsmann o Hermann Gerland (l’allenatore della seconda squadra, ndr), ma sfortunatamente non è successo. Il Bayern non aveva davvero un piano per me e dopo aver visto che nemmeno Toni Kroos ce l'avrebbe fatta (mandato in prestito al Bayer, ndr), ho deciso di andarmene”.
Così, a gennaio 2009, Soriano ha deciso di accettare la chiamata della Sampdoria. Alle soglie della maggiore età, il trasloco in Italia per giocare già con la prima squadra. Non era mai riuscito ad avvicinarsi alla prima squadra, nonostante fosse uno dei migliori elementi.
“Io sono cresciuto in Germania, ho frequentato scuole e amici tedeschi, però mi sono sempre sentito italiano, in casa si parlava italiano, si mangiavano piatti italiani e si ascoltava musica italiana. Ho sempre coltivato il sogno del calcio italiano, quindi quando è arrivata la chiamata della Samp, proprio negli ultimi giorni del mercato di gennaio del 2009, non ho avuto il minimo dubbio: ho detto subito sì”, ha spiegato a ‘B Magazine’.
GettyNonostante il cambio di maglia, comunque, ha potuto ancora godere della ‘protezione’ di Toni.
“Quando Luca ha saputo dell'interesse della Sampdoria, mi ha chiamato e mi ha incoraggiato a trasferirmi. Nonostante fosse un grande passo passare dalla Germania all'Italia, pensavo che la Samp sarebbe stata una buona scelta per un giovane giocatore. In più mi ha detto di chiamarlo se le cose non sarebbero andate bene”.
La storia ha dimostrato che la scelta è stata quella giusta, sebbene l’esordio in Serie A sarebbe arrivato solo nel 2012, tre anni e un prestito ad Empoli dopo. Soriano si è imposto in Serie A, si è lasciato alle spalle il Bayern e la Germania, ma non ha dimenticato le sue radici calcistiche. E soprattutto, nonostante sia mancato il salto, ha sempre riconosciuto il valore di quegli anni in un ambiente ideale per la propria formazione.
“In Germania sanno abbinare i percorsi di formazione ai centri sportivi che quasi tutti i club, non solo i più grandi e famosi, hanno a disposizione. Quando mi sono trasferito a Monaco ed ero molto giovane, il Bayern mi ha fatto sentire subito ‘a casa’, mi ha protetto. Avevamo tutto ciò che serviva per pensare solo al calcio. Regole e rigore, certamente, ma anche strutture, organizzazione, personale. Tutti divisi per categoria, in una scala di crescita che poi ha portato tanti ragazzi in prima squadra e in nazionale. I tedeschi puntano sull’educazione allo sport, sulla mentalità, sull’attenzione in ogni aspetto, non solo quello tecnico e tattico”.
A tenere alto il nome della famiglia nel calcio tedesco, comunque, ci ha provato Elia, fratello maggiore di Roberto, di due anni più grande. Esperienze con i Kickers di Offenbach, in Regionalliga, ma in passato ha giocato nella seconda squadra dell’Eintracht, al Karlsruher, ai Würzburger Kickers in 2. Bundesliga, oltre che all’estero. E ovviamente al Darmstadt, la città dei Soriano. Dove tutto è iniziato.
