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Sansone FC BayernGetty Images

I primi passi di Nicola Sansone: un italiano al Bayern Monaco

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Da sempre il BayernMonaco predilige una forte identità tedesca all’interno della propria rosa. Con un buon contorno di stranieri, ma sempre partendo da un’ossatura teutonica. Di Italia, in realtà, non ce n’è mai stata molta. Si ricorda Ruggiero Rizzitelli, il primo in assoluto. Una comparsa di Antonio Di Salvo, passato per la seconda squadra e con una manciata di panchine nella prima. Poi Luca Toni, quello che più di tutti ha lasciato il segno, raggiunto anche da Massimo Oddo nella stagione 2007/08. E poi c’è NicolaSansone, che mentre Toni faceva urlare di gioia l’Allianz Arena sognava di vestire la maglia dei Roten, mentre giocava nelle giovanili. Ci è andato vicino, ma non ci è mai riuscito.

In passato, l'esterno in procinto di firmare con il Lecce ha ammesso in più occasioni che il suo sogno è sempre quello di poter giocare con il Bayern Monaco.

"Il mio sogno sarebbe tornare al Bayern, è dura però mai dire mai - ha rivelato in esclusiva a GOAL qualche anno fa - non tanto per un riscatto personale, ma perché sarebbe bello giocare nella città in cui sono nato”.

La storia di Sansone e della sua famiglia è quella di tanti italiani. In Germania per trovare lavoro, a Monaco. Da Novi Velia, paesino di circa duemila abitanti nella provincia di Salerno, a Monaco di Baviera, che di abitanti ne ha un milione e mezzo. Per la precisione, il quartiere di Neuperlach, nella zona sud est, in piena periferia cittadina. Lontano dal centro. In una zona in cui si mischiano etnie e origini diverse. Papà lavorava, Nicola giocava a calcio nella squadra della città.

“La nostra famiglia è andata in Germania per trovare lavoro - ha raccontato in conferenza stampa, dopo la sua prima convocazione con la Nazionale Italiana - Ho iniziato a giocare a calcio a cinque anni, mi portava mio padre Amerigo visto che anche lui giocava in una squadra a Monaco, l’U.S. Gigi Meroni”.

Sebbene cresciuto in Germania, Sansone si è sempre sentito italiano al 100%. Tifava il Milan, ma simpatizzava per il Napoli, perché rappresentava la Campania. La prova del nove della sua italianità? 4 luglio 2006. Quando l’Italia elimina Ballack e compagni dal loro Mondiale, a Dortmund. Sansone non aveva dubbi su chi tifare quella sera.

“Nella semifinale del Mondiale 2006 contro la Germania ho tifato solo Italia. Il giorno dopo sono andato con la bandiera a scuola a prendere in giro tutti i miei compagni tedeschi e loro rosicavano tanto”.

Il piccolo Nicola giocava nell’SV Giovi Neuperlach, la squadra del suo quartiere, ma papà in lui vedeva un qualcosa di speciale. Aveva deciso di provare a fargli fare il salto di qualità. Ci ha provato con il Monaco 1860, che in quegli anni occupava in pianta stabile un posto in Bundesliga. Gli dissero che era troppo basso. Invece ha trovato le porte aperte al Bayern Monaco. Sansone aveva 11 anni e stava per vestire la maglia più rinomata di Germania.

Anno dopo anno, Sansone si è guadagnato stima e fiducia a Säbener Straße. Nella stagione 2007/08 si è imposto nell’Under 17, allenato per sei mesi dal compianto Stephan Beckenbauer, figlio del grande Franz, scomparso nel 2015 stroncato da una lunga malattia. Nel suo primo anno nella ‘A-Junioren’, ovvero la massima categoria giovanile, il classe 1991 ha trascinato l’Under-19 giocando in tutti i ruoli dell’attacco, segnando 16 goal complessivi e affermandosi come uno dei migliori talenti del vivaio bavarese. L’altro? DavidAlaba, uno che del Bayern sta ancora scrivendo la storia. Insieme a lui, altri due italiani: Diego Contento e RobertoSoriano. Quelli che, insieme al sopracitato Alaba, Sansone ha definito i giocatori più forti con cui ha condiviso il campo nelle giovanili del Bayern Monaco. E anche coloro con cui ha stretto un rapporto d’amicizia. Nel 2015 ha confessato di essere ancora in contatto con Alaba, mentre con Soriano è stato compagno al Bologna, dopo esserlo stato al Villarreal.

“Entrambe le nostre famiglie sono originarie della stessa regione in Italia e siamo cresciuti nella stessa città. Non è solo compagno, è un amico”, ha affermato al canale ufficiale del Villarreal.

Nicola Sansone FC BayernGetty Images

Se però Soriano - che è nato a Darmstadt, non a Monaco - ha lasciato il Bayern nel 2009 convinto dalla Sampdoria, Sansone ha deciso di rimanere, di provare a guadagnarsi la sua grande chance nei professionisti. Ancora diciottenne, aveva iniziato la stagione 2009/10 con diversi acciacchi fisici. Appena tornato in forma, era stato promosso nella seconda squadra, guidata da una leggenda del Bayern Monaco come MehmetScholl (462 presenze da professionista con i Roten). Gli infortuni gli avevano però impedito di trovare continuità: ernia, problemi alla caviglia. Intanto, però a 18 anni era riuscito a togliersi la soddisfazione di entrare nel giro dei professionisti. Appena rimessosi in forma, Sansone aveva iniziato ad allenarsi con la prima squadra di Louis van Gaal.

Dall’estate 2010, Sansone ha iniziato a giocare regolarmente con la seconda squadra. Sebbene i numeri non fossero straordinari, van Gaal monitorava i suoi sviluppi. Tanto che il 29 ottobre 2010 se l’è portato in panchina nel match casalingo contro il Friburgo. Certo, anche complici le assenze di Robben, Ribéry e Klose. Per l’allora diciannovenne, comunque, era quasi la realizzazione di un sogno. Che però non si è realizzato. Insieme a lui, seduti a bordocampo all’Allianz Arena, c’erano Braafheid, van Buyten, Olic e il secondo portiere Kraft. E lui. Entrarono solo i primi due. Un rimpianto, ma allo stesso tempo un ricordo indelebile, come ha confessato alla ‘Süddeutsche Zeitung’.

“Ero molto vicino ai professionisti. Non ce l’ho fatta per diversi motivi. La panchina con il Friburgo la porterò per sempre con me”.

Il resto dell’anno nel Bayern II, allenato da un’istituzione del club come HermannGerland - con cui Sansone non ha mai costruito un grande rapporto, “anche per colpa mia” ha ammesso - non è stato particolarmente memorabile. Tante presenze, 28, ma soltanto due goal e la retrocessione a fine anno. Sarebbe stato l’ultimo in Baviera. La proposta di rimanere in seconda squadra, come ha ammesso in seguito a Goal, non lo poteva soddisfare.

“Non mi pento di nulla, semplicemente non ho avuto una possibilità. Volevo entrare nella prima squadra del Bayern, ma mi hanno offerto solo un contratto da dilettante. Così sono andato via”.

Il suo futuro sarebbe stato in Italia, al Parma, nonostante il Bayer Leverkusen ci stesse pensando. Già da quando aveva 16 anni, Sansone vestiva l’azzurro. A scoprirlo era stato LucaGotti, allora capo tecnico dell’Under 17 e oggi allenatore dell’Udinese. Stava seguendo Diego Contento, ma poi la sua attenzione si è spostata. Sansone è riuscito a completare la trafila, arrivando fino all’Under 19.

Lo seguivano il Napoli e l’Inter, alla fine ha scelto il Parma. Poi Crotone, Sassuolo, Villarreal, Bologna e ora Lecce. Il suo desiderio di tornare al Bayern Monaco probabilmente non si avvererà, ma come ha confessato alla ‘Gazzetta dello Sport’ il club bavarese rimarrà per sempre parte di lui.

"Calcisticamente devo tutto al Bayern. Insegnano la cultura della vittoria fin da bambini: conta vincere ogni gara. E insegnano ad avere sempre rispetto per tutti. Rispetto agli anni in Germania sono migliorato: prima parlavo troppo, rispondevo agli arbitri e mi sono beccato cartellini stupidi. Poi un allenatore delle giovanili del Bayern mi disse che il rispetto è fondamentale".

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