Giocate spettacolari, sinistro magico, tante reti e trofei vinti, con la squadra e a livello personale. Su tutti il Pallone d'Oro, conquistato nell'anno di grazia 1999, in cui si aggiudica anche la seconda Liga di fila. Tutto questo era stata l'avventura di Rivaldo Vitor Borba Ferreira con il Barcellona, club che lo aveva portato ai massimi livelli del calcio mondiale.
Quando nel 2002 l'attaccante brasiliano decide di cambiare squadra e di non rinnovare con i catalani, fresco di Coppa del Mondo sollevata in Corea e Giappone con la maglia della Nazionale brasiliana, il presidente del Milan, Silvio Berlusconi, da sempre sensibile al fascino dei grandi campioni, non se lo lascia scappare. I rossoneri hanno la meglio sulla concorrenza, rappresentata principalmente dal Real Madrid, che cercava di soffiare ai rivali blaugrana la loro stella, e convincono l'agente del giocatore ad accettare la loro proposta per il trasferimento a parametro zero dopo un corteggiamento che durava da alcuni anni.
IL COLPO RIVALDO E IL DUALISMO CON RUI COSTA
“Ebbi colloqui iniziali con il club madridista - ha ammesso di recente Rivaldo in un'intervista a 'Betfair' - ma poi il Milan è arrivato con una buona offerta e ho preferito firmare con gli italiani. Sarebbe stato un acquisto controverso se avessi firmato per il Real Madrid. Avrei potuto irritare i tifosi del Barcellona. Come professionista, ovviamente, non puoi rifiutare colloqui con i club interessati a te. Dopo tutto, ero libero di andare dove volevo".
A chiudere l'operazione con il procuratore Carlos Arini è Ariedo Braida, in compagnia dell'intermediario Ernesto Bronzetti. Rivaldo, che tutti chiamano 'L'Extraterrestre' per la differenza che riesce a imprimere alle partite con le sue giocate, il 27 luglio firma con il Milan un contratto triennale da 4 milioni di euro netti all'anno. Inutile dire che le aspettative sono altissime. Non si considerano minimamente in quel momento i problemi fisici al ginocchio avuti dal brasiliano nella stagione precedente, che ne avevano ridotto notevolmente l'impiego e il bottino realizzativo rispetto alle precedenti stagioni.
Tutti, società e tifosi, hanno la convinzione che Rivaldo farà bene anche in Italia. Il brasiliano di Recife vede la sua nuova squadra giocare in amichevole dagli spalti del Bernabeu, poi qualche giorno dopo è presentato ufficialmente all'Hotel Gallia. Prende la maglia numero 11, ceduta dal danese Tomasson, visto che la 10 resta sulle spalle di Rui Costa. Da subito si instaura un dualismo di fatto con il portoghese, a sua volta irretito dall'arrivo di un rivale così forte. E la gatta da pelare si trasferisce naturalmente sul tecnico Carlo Ancelotti, che vara il 4-3-1-2 come modulo base ma è chiamato a gestire i problemi di abbondanza.
"Ho trent’anni, ho appena vinto il titolo mondiale, ma le mie motivazioni sono molto grandi. Cambiare squadra è come ricominciare tutto da zero, iniziare una vita nuova. Roque, Dida, Serginho, adesso anche io in rossonero. Potremo chiamarlo 'Milan-samba'. Il mio arrivo significa che nel Milan posso partecipare a un gioco più offensivo. Con tanti giocatori di qualità, si può provare".
Le sensazioni, insomma, sono positive, tanto che prima della fine del calciomercato in rossonero arriva anche Alessandro Nesta a blindare la difesa. In campionato il guanto di sfida a Juventus e Inter è lanciato, in Champions League l'obiettivo è sempre lo stesso: provare a vincerla. Il 28 agosto Rivaldo fa il suo debutto assoluto nel preliminare di ritorno in Champions contro lo Slovan Liberec, quando disputa gli ultimi 21' al posto di Rui Costa.
In campionato, con lo slittamento della prima giornata, l'esordio arriva il 14 settembre 2002 al Braglia contro il Modena. Il Milan vince 3-0, ma il brasiliano fa sobbalzare tutti sulla sedia quando, a risultato ormai acquisito, con uno spettacolare colpo di tacco finalizza un assist di Serginho. Una gemma in una bella serata per la squadra, che sarà tuttavia vanificata dal fischio dell'arbitro De Santis, che vede un fuorigioco e annulla.
Quel gesto tecnico avrebbe potuto essere il preludio di una grande stagione, così invece non sarà, perché il fischio arbitrale sarà un po' un segno premonitore di un'annata che pur esaltante per i colori rossoneri, a livello personale non rispetterà le grandi attese. Rivaldo stenta a trovare la continuità che vorrebbe, e, riservato e taciturno, tende a chiudersi in se stesso. I problemi così, nonostante alcune buone prestazioni, non tardano ad affiorare.
GOAL, FISCHI E IL RAPIDO DECLINO
La prima gioia personale per il brasiliano arriva il 20 ottobre contro l'Atalanta, quando, con la squadra messa in campo con il 4-4-2, servito da Rui Costa apre le danze con un sinistro chirurgico da fuori area e in seguito serve a Tomasson l'assist per la rete del 2-1 (4-1 per il Milan il risultato finale). Il mese migliore è quello di novembre, che comincia con 2 reti in 3 giorni, fissando dapprima il punteggio sul 2-0 nel confronto casalingo con la Reggina, quindi realizzando il goal partita nel recupero della 1ª giornata contro l'Udinese.
Anche il derby che si gioca il 24 è vinto grazie ad una sua invenzione per imbeccare il connazionale Serginho, mentre il 15 dicembre è la traversa a negargli la soddisfazione del goal a Como dopo una bella azione in slalom fra gli avversari. Il 2002 lo chiude con tre reti e un rendimento altalenante.
Il Milan chiude l'anno solare in vetta assieme all'Inter, tuttavia le critiche non mancano e anche fra i tifosi c'è chi inizia a sollevare dei dubbi sulla bontà dell'investimento, visto anche qualche infortunio di troppo. Fiero e orgoglioso, Rivaldo prepara però il riscatto nel girone di ritorno e assicura: "Sto bene e mi sento un leone". Dalla sua ha anche il preparatore atletico Tognaccini, che dopo la ripresa della preparazione rivela: "Lui e Nesta sono i giocatori che hanno fatto i maggiori progressi".
Di fatto è suo il goal, ancora una volta con un sinistro da fuori area, che il 19 gennaio 2003 consegna il titolo di campione d'inverno alla squadra di Ancelotti regalandole la vittoria sul Piacenza. Il 16 febbraio arriva anche il goal del definitivo 2-2 a San Siro contro la Lazio, il quinto stagionale e l'ultimo per lui in campionato.
Successivamente, il 26 febbraio contro la Lokomotiv a Mosca, firma su rigore una rete che consente al Milan di passare anche il secondo turno a gironi della Champions League. Ma l'ex blaugrana continua ad alternare buone cose a prestazioni deludenti, che gli attirano inevitabilmente i fischi dei tifosi. La 'saudade' aumenta, con la moglie che rientra con le figlie in Brasile. Rivaldo resta solo, e le panchine e i fischi iniziano a farsi sempre più frequenti.
Dov'è finito l'Extraterrestre? Si chiedono sempre più tifosi rossoneri. Il trequartista brasiliano chiude il primo anno in Serie A con sole 22 presenze e 5 goal, e il Milan che scivola in 3ª posizione in classifica, vedendo sfumare le possibilità di Scudetto. Con la squadra vincerà la Champions League a Manchester il 28 maggio 2003, ma senza scendere in campo nella finale, mentre dove lascerà il suo marchio è in Coppa Italia, aprendo con un suo goal la rimonta nella finale di ritorno a San Siro. I rossoneri, vittoriosi per 4-1 nell'andata dell'Olimpico, perdono 2-0, e pareggiando 2-2 sollevano per la 5ª volta nella loro storia il trofeo.
Per Rivaldo una soddisfazione, certo, ma molto piccola, considerato quanto è stato pagato e quanto ci si attendeva da lui.
LA CRISI CON ANCELOTTI E L'ADDIO
La parabola discendente dell'Extraterrestre è ormai inesorabile: in estate l'arrivo di Kakà segna la rottura definitiva con il Milan. Dopo qualche minuto nella Supercoppa europea vinta contro il Porto, la panchina alla 1ª di campionato ad Ancona gli fa capire che è giunta l'ora di fare le valigie. La crisi nel rapporto con Ancelotti è ormai eclatante e sfocia in una dura intervista del giocatore rilasciata al 'Jornal da Tarde', in cui spara a zero contro il suo allenatore.
"Ancelotti mi sta umiliando - denuncia l'ex giocatore del Barcellona - e le ragioni non sono tecniche, né fisiche: al momento giusto le saprete. Ma se andrò via dal Milan, voglio continuare in Europa per almeno tre anni in un'altra grande squadra".
Nell'incontro con l'allenatore che ne consegue, Ancelotti spiega all'ex Pallone d'Oro che nella rosa del Milan non c'è più spazio per lui. Il carattere orgoglioso e la stima di Galliani e Berlusconi lo convincono però a provarci comunque. Poi cambia idea, e il 29 settembre, in occasione di Milan-Lecce, saluta tutti annunciando di voler andar via. Galliani tuttavia lavora ai fianchi per ricucire lo strappo e convince Rivaldo ad aspettare ancora un po'.
Intanto Ancelotti continua a non schierarlo, fatto salvo per una mezz'oretta nella gara del Balaidos contro il Celta Vigo in Champions League (0-0) il 1° ottobre. Sarà questa l'ultima presenza con il Milan di Rivaldo, che a quel punto deciderà di andar via sbattendo la porta e non rispondendo alla convocazione per la gara di campionato contro il Parma, nonché rifiutandosi di guardare i compagni dalla tribuna nel match europeo contro l'Ajax.
"Ancelotti non lo ha trattato come gli altri grandi campioni - attaccherà il procuratore del giocatore, Arini - la colpa è soltanto sua".
Rivaldo firma così per il Cruzeiro, mentre il Milan al suo posto decide di promuovere in prima squadra Ignazio Abate.
Il classe 1972 non riuscirà più ad esprimersi sui livelli di quando giocava al Barcellona. Dopo aver lasciato l'Italia girerà un po' tutto il mondo, riuscendo a fare cose discrete soltanto in Grecia con le maglie di Olympiacos e AEK Atene e in Uzbekistan con il Bunyodkor. Continuerà a giocare fino a quasi 43 anni, chiudendo con con la maglia del Mogi Mirin, club di cui era presidente, dopo esser riuscito il 14 luglio 2015 ad andare in goal su rigore nella stessa gara (3-1 contro il Macaé) con suo figlio Rivaldinho.
Non essere riuscito ad affermarsi in Italia resterà sempre una 'macchia' per l'ex Pallone d'Oro dopo una favolosa prima parte di carriera in Spagna.




