Non ha ancora compiuto ventiquattro anni, ma nel corso della sua giovane carriera ha già vestito cinque maglie diverse. Troppe forse, soprattutto in considerazione del fatto che se fosse stato per lui ne avrebbe indossata una sola per tutta la vita: la prima, quella della sua Roma.
Quello di Mirko Antonucci è stato un percorso particolare ma, dopo una serie di saliscendi che l’hanno anche portato a vivere situazioni in un certo senso paradossali, ha finalmente trovato il suo angolo di calcio nel quale poter esprimere tutto il suo potenziale e tra l’altro portando sulle spalle lo stesso numero del suo giocatore preferito: il 10, come Neymar.
Per arrivare a far vedere di che pasta è realmente fatto, ha dovuto lasciare la sua città, Roma, ed è dovuto ripartire da quella che è comunemente considerata la periferia del calcio. Oggi è uno degli uomini di punta di un Cittadella che, in serie positiva da quattro giornate, spera ancora di poter riagganciare quel treno playoff che gli consentirebbe di aspirare ad uno di quei pass che valgono un salto in Serie A.
Impresa difficile per gli uomini di Gorini ma chissà, con l’Antonucci visto nell’ultima partita di campionato, quella con l’Ascoli, tutto può essere possibile. Un assist, quello per l’1-0 di Crociata, un rigore trasformato, quello che è valso il raddoppio, ed infine un goal straordinario per calare il 3-0 e chiudere definitivamente i giochi. Prima doppietta con la maglia del Cittadella e soprattutto partita perfetta.
Il ragazzo scoperto nel 2013 da un certo Bruno Conti, di strada ne ha fatta tanta, anche se la sensazione è quella che il meglio debba ancora venire. Sono in molti a pronosticargli un ritorno in quella Serie A che ha già assaporato con la maglia della Roma. Quattro presenze in tutto nel massimo campionato, compreso ovviamente un esordio scolpito nella mente di molti tifosi di fede giallorossa. E’ il 24 gennaio 2018 quando subentra al 74’ a Cengiz Under nel corso di una sfida con la Sampdoria. I giallorossi guidati da Di Francesco sono sotto di una rete ma in pieno recupero, al 91’, è proprio il giovanissimo gioiellino cresciuto nel vivaio a sfornare l’assist per il goal di Dzeko che vale l’1-1.
Di lì in poi gli allenamenti in pianta stabile con i ‘grandi’, l’esordio in Champions League nella semifinale vinta per 4-2 contro il Liverpool (nella serata che varrà una dolorosissima beffa per i giallorossi) e l’inizio di una scalata che in molti vedono come inarrestabile.

La Roma gli prepara il cammino che ogni giovane talento dovrebbe fare: prima il prestito in B al Pescara per farsi le ossa, ma le cose non vanno come previsto, poi il ritorno a casa ed un nuovo trasferimento, questa volta all’estero al Vitoria Setubal.
La pandemia complica le cose, l’adattamento ad una nuova realtà non è tra le più semplici, ma proprio quando le cose iniziano ad ingranare, accade l’imprevedibile. A pochi giorni dal suo primo goal da professionista, il club lusitano comunica la fine del prestito con effetto immediato.
Il ragazzo è ‘colpevole’ di aver postato un video su TikTok dopo una sconfitta contro il Boavista: per il club si tratta di una mancanza di rispetto. Antonucci capisce che qualcosa non va quando il suo allenatore, Julio Velazquez, lo blocca su WhatsApp. Comunicazione interrotta e divieto anche solo di avvicinarsi al campo di allenamento.
“Bisogna essere un giocatore del Vitoria per ventiquattro ore al giorno - dirà il tecnico in conferenza stampa - Bisogna farlo per rispetto dei tifosi e della storia del club. Abbiamo capito che non è il comportamento che volevamo da un giocatore in prestito e che non è il comportamento che i nostri sostenitori meritano. Abbiamo comunicato alla Roma che non contiamo più sul ragazzo e che il suo prestito si conclude qui”.
Parole che pesano come macigni e che anticipano la fine dell’avventura portoghese. Antonucci riparte dunque dalla Salernitana, ma anche in questo caso gli acuti saranno pochi (promozione in Serie A, ma appena tre presenze in campionato) e, quando di lui si inizierà a parlare come di un potenziale talento che ha già sprecato troppe occasioni, arriverà finalmente il momento della svolta.
Lascia di nuovo la Roma, ma questa volta a titolo definitivo, e trova nel Cittadella una società pronta a scommettere su di lui. La prima stagione è quella che gli serve per prendersi un posto da titolare in squadra, la seconda è finalmente quella nella quale mettere in mostra il suo potenziale.
La stagione di Antonucci parla sin qui di ben otto goal (accompagnati da un assist) messi a segno in ventitré partite di campionato. La doppia cifra è lì ad un paio di passi, ma quello che più conta è che ormai è diventato uno di quei giocatori che fanno la differenza in Serie B.
A gennaio si è anche parlato dell’interesse di vari club della massima serie, ma magari adesso le priorità sono altre.
“Sono cambiato, in particolare modo come vivo l'allenamento - ha spiegato a ‘PadovaOggi’ - Qui ho tanta fiducia, la sento. Penso di essere più maturo rispetto agli anni scorsi. Desideravo da tanto fare una stagione così e segnare così tanto. Molto è merito mio, ho sofferto tanto e ho lavorato tanto”.
Sarà il campo a dire cosa gli riserverà il futuro, il presente intanto parla di momenti bui sempre più lontani. Nella tranquillità della provincia ha trovato tutto ciò che gli serviva per emergere, ora deve solo continuare così.
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