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Rigobert Song, meteora alla Salernitana: tra record e scampati pericoli

C'è veramente qualcosa di speciale in te, nei tuoi movimenti e nella tua grinta, nella capacità di essere meglio di tanti, tantissimi, migliaia di connazionali. Non puoi lottare per 25 milioni di abitanti, rappresentarli e farsi voce del loro riscatto sociale, se in te non brilla quella luce. Una luce che Rigobert Song ha mostrato giovanissimo nella sua Yaoundé, la seconda città del paese, del Camerun. Un Camerun che negli anni '90 si trova a metà tra due decadi vincenti, in cui brilla e i suoi giocatori brillano, senza però passare alla storia. Almeno in termini di successi nei tornei più importanti, viste le continue qualificazioni ai Mondiali con il traguardo dei quarti in terra italiana.

Song è ancora lontano dall'essere il Big Chief, il grande capo, come i tifosi della Turchia, leggasi fans del Galatasaray, lo chiameranno un decennio dopo. Eppure mai nome fu più azzeccato, vista la forza in difesa, la grinta, la velocità nell'anticipare l'uomo che in Italia mostrerà in maniera minima, causa mancato feeling con il tecnico della prima storica stagione in Serie A dopo 50 anni, Delio Rossi. Andiamo con ordine.

Si diceva, la scintilla di Song. La federazione camerunense è estasiata dal ragazzo che sgomita contro i ragazzi più grandi nel Tonnerre Yaoundé, squadra in cui, 16enne, conquisterà le attenzioni del club di Ligue 1, e non solo. La spunterà il Metz, squadra in cui diventerà simbolo e idolo, giocando ad appena 17enne i Mondiali statunitensi in cui Baggio, Dunga, Taffarel, Sacchi, avete capito.

Uno dei giocatori più giovani di sempre a giocare una fase finale dei Mondiali, petto in fuori nel cercare di reggere alla pressione e ai grandi attaccanti, in realtà riuscendoci poco. Come detto si trattava però di un Camerun sì fisico e temibile, ma nel mezzo, quello del vorrei ma non posso che spinge Song in campo contro la Svezia terza e i Campioni del Mondo del Brasile. Sono entrambe nel girone dei Leoni Africani, proprio in quel glorioso torneo, per entrambe. Una prova del fuoco per Rigobert: rimane bruciacchiato, ma sopravvive e diventa più forte, cominciando a costruire la sua carriera.

I Mondiali nel 1998 lo vedono già come esperto giocatore del Camerun, in un girone che comprende tra le altre l'Italia: Song non frena la Nazionale azzurra di Maldini e la sua Nazionale ottiene due punti, con cinque reti subite, ma la vetrina del torneo e i numeri da predestinato convincono il campionato più importante al mondo, la Serie A, a puntare su di lui. A sorpresa riesce a portarlo in Italia la Salernitana, promossa in A qualche settimana prima, decisa a unire giovani virgulti stranieri con talenti italiani ed esperti lottatori della Serie B.

Song sbarca come colpo, come big rispetto agli altri giocatori presenti nella Salernitana, futuri campioni assoluti ma ancora acerbi: Gattuso, Di Vaio e Di Michele sono i nomi che scavano nella nostalgia vent'anni dopo, allora solamente possibili grandi del calcio, tra speranze e sogni in quell'infuocato 1998.

Non c'è la Juventus né l'Inter, ma la Salernitana becca subito una squadra decisamente importante alla prima giornata: sulla strada degli uomini di Delio Rossi, che ha conquistato la massima serie dopo aver allenato già in passato il team campano, c'è la Roma di quel ragazzo, Totti Francesco, che sta crescendo anno dopo anno. Ha sulle fasce due Campioni del mondo come Cafu e Candela e tanti ottimi giocatori, tanto che le speranze di un torneo da protagonisti non mancano di certo.

La Salernitana si presenta così all'Olimpico guardando in alto la gloria del tifo, la differenza tra Serie A e Serie B. Non è spaventata, ma è consapevole di essere in un altro mondo. Qualcosa che Song ha invece già sperimentato nel torrido Mondiale made in Usa e in quello francese, in terre che in maglia Metz ha imparato a conoscere. La gara contro la Roma farà rima con sconfitta per i granata, ma il vantaggio, in un complessivo 3-1, sarà proprio del team campano. A segnare il primo goal, storico, è proprio Rigobert Song. 50 anni dopo la prima e unica annata in A della Salernitana.

Calcio di punizione di Roberto Breda, inserimento sul secondo palo di Vittorio Tosto per l'accorrente Song, l'eroe che fa esplodere di gioia la marea di tifosi granata accorsi nella Capitale per il primo storico incontro. Un match che non andrà come previsto, almeno rispetto ai sogni di chi per mesi ha cominciato a fare la bocca larga immaginando un exploit in Serie A, ma che rappresenta l'inizio della storica partecipazione alla A 1998, 23 anni dopo la nuova promozione.

Per Song sugli spalti si sprecano cori, commozione e consapevolezza che lui sì, può far fare il salto di qualità, braccio ad indicare le posizioni, piede ad interrompere quelle degli avversari. Spesso e volentieri però la prima giornata di Serie A in gloria, soprattutto per uno straniero, è sinonimo di sventura. Capiterà anche al classe 1976, causa rapporto non idilliaco con Rossi che lo porterà a guardare dalla panchina praticamente tutto il girone d'andata.

Rigobert SongChristian Fischer/Bongarts/Getty Images

Dopo tre sfide e tre sconfitte, con sostituzione a fine primo tempo nell'ultima contro l'Udinese (causa errori nella doppietta di Amoroso), Song salterà la quarta partita, per poi giocare la quinta. La quarta sconfitta, con un pari nell'unico match iniziale saltato dall'ex Metz. Rossi scuote la testa e decide di provare a costruire la sua difesa senza il grande acquisto estivo. Da lì in poi, ottobre 1998, siederà in panchina da Nord a Sud, da Est a Ovest, tra gelo, pioggia, caldo, tifosi di casa e fans imbestialiti fuori.

Song lascia Salerno dopo quattro presenze e un goal, senza mai vincere, con una media realizzativa ovviamente altissima (per chiunque, non solo per un difensore), rimanendo però nel cuore dei tifosi, seppur sempre in maniera minore rispetto ad un Delio Rossi che gode di un credito infinito per aver portato la squadra in Serie A. Lo storico allenatore non andrà oltre il 27esimo turno, sostituito da Oddo (Francesco, il padre), ma oramai il camerunense ha lasciato i lidi campani e italiani, approdando a Liverpool.

I Reds sborsano infatti circa 5 milioni per portarlo in squadra, convinti dalla sua esperienza con la Nazionale camerunense, della possibilità di prenderlo ad un buon prezzo dopo essere rimasto in panchina per mesi. Lui non ci pensa due volte, considerando la situazione in casa Salernitana e la possibilità di approdare in una dimora così splendente come quella di Anfield. Non sarà titolare imprescindibile, ma avrà sicuramente più chances rispetto alla Serie A, vincendo nel frattempo la Coppa d'Africa con la sua rappresentativa di cui, ancora oggi (2021) è il giocatore con più presenze.

Più che flop, meteora in Serie A, a terra come colpevole e attaccato con il bollino chi deve pagare per tutti. Conquisterà un'altra Coppa d'Africa, giocando tra Londra, Colonia, Istanbul, diventando mito per il suo paese, rimpianto per la Salernitana e simbolo di nostalgia per gli adolescenti di lucenti anni italiani. Un capro espiatorio in Serie A che non vivrà una vita da predestinato assoluto a livello generale, ma da recordman in Camerun, capace di vivere più vite e sopravvivere a quella successiva.

Dimenticato dal grande calcio, ma comunque al suo interno come commissario tecnico del Ciad, cinque anni dopo le scarpette giallo, rosso e verdi appese al chiodo della sua casa di Ozda, Song viene colpito da un ictus che terrorizza i tifosi della sua carriera, da Salerno a Londra, da Liverpool a Istanbul. Viene mostrato privo di conoscenza, finisce in coma due giorni prima di vincere la battaglia e recuperare completamente, anche con l'aiuto economico dello stesso governo camerunense.

Il nipote Alexandre, ex dell'Arsenal, si fa voce del pensiero della famiglia Song, in quel 2016:

"Siamo grati al Capo dello Stato per aver preso le misure necessarie per garantire il recupero di Rigobert. In questo momento così duro per noi vogliamo ringraziare tutti coloro che ci sono stati vicini, sia in Camerun che nel resto del mondo, e continueremo a pregare affinché Song possa ristabilirsi in fretta".

Cosa che per fortuna avverrà in terra francese e permetterà a Song di recuperare, coronando il sogno di guidare il Camerun, seppur per breve tempo, prima di essere scelto come ct dell'Under 23 prima e della Nazionale maggiore il 28 febbraio 2022. Con una vita piena di pericoli e trappole, di record, sorrisi e cadute. Una vita da film.

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