Sembra quasi incredibile come il concetto di "resilienza" sia riuscito a permeare profondamente nelle nostre vite, negli ultimi anni, e farsi strada con una velocità disarmante tra i più consapevoli atteggiamenti di "resistenza": nei fatti, comunque, potrebbe aver influito l'inclinazione a veder tutto come parte di una grande competizione sportiva.
In termini prettamente calcistici, comunque, il lato psicologico del termine "resilienza" si lega perfettamente ai destini di quei calciatori che, al di là della loro volontà, si trovano ad assorbire gli urti e i momenti complicati, incassando senza crollare. I volti di Romelu Lukaku e Charles De Ketelaere possono servire da suggerimento ed esempio pratico.
E, in qualche modo, lasciano e tracciano per strada orme che conducono ai principali dubbi della stagione di Inter e Milan: club maturi che, però, sembrano essere incappati nella più classica delle illusioni di mercato, per motivi diversi.
Il "disclaimer", in questo caso, è importante: a gennaio c'è ancora tempo per riabilitarsi e riabilitare la propria immagine, soprattutto in termini di prestazioni. Il calcio si rinnova continuamente, e questo aiuta. E' pur vero, però, che d'altra parte a gennaio c'è già abbastanza materiale a disposizione per provare a fare un bilancio, anche provvisorio, sulla stagione dei due belgi.
Che sì, sono legati a stretto giro da un robusto filo rosso che trascende i confini calcistici: quelli dei club, almeno. Non è un periodo facile, per il calcio belga, in continua rivoluzione e in cerca di basi solide per ripartire, dopo i pessimi risultati della "generazione d'oro", di cui Lukaku fa parte.
Getty ImagesDi lui, però, si deve discutere su un piano ben preciso: quello della consapevolezza. Quando l'Inter riprende Lukaku sa di trovarsi di fronte a un attaccante parecchio differente rispetto a quello che ha contribuito, in maniera decisiva, alla conquista dello Scudetto nell'ultima stagione di Antonio Conte. A suggerirlo non solo il campo e i numeri (soprattutto gli 8 goal in Premier League in 26 gare), ma tutto ciò che è accaduto nell'ultima stagione al Chelsea.
Sa anche che la più grossa incognita relativa al suo possibile reinserimento "stabile" nella formazione nerazzurra è quella fisica se è vero, com'è vero, che al netto delle prestazioni poco convincenti Thomas Tuchel ha dovuto fare i conti con una condizione non straordinaria e con tutti i dubbi del caso.
L'impegno di Lukaku, in campo, non è mancato fin qui: ma non disputare più di tre gare consecutive (Lecce, Spezia e Lazio, le prime tre, poi solo impegni "a saltare") restituisce il quadro di un problema che difficilmente si può risolvere con la fiducia, che Simone Inzaghi non ha mai negato. E intanto Romelu si ferma ancora: infiammazione al ginocchio. Ha giocato con Napoli e Monza: salterà la terza consecutiva. Non una novità.
Il tutto mentre l'altro lato della città si interroga sui motivi del difficile inserimento di Charles De Ketelaere, che a differenza di Lukaku in ottica Nazionale ha parecchio più tempo. Il suo caso è diverso, e in un certo senso più complesso.
E' finito nel "tritacarne dei social" dopo il 2-2 contro la Roma pur non avendo reali responsabilità, in un periodo che comunque può essere considerato positivo, anzi, "propositivo", dopo il buon impatto dell'Arechi contro la Salernitana: sulla sua strada ha trovato solo "Memo" Ochoa. In termini generali, ovviamente, però, la sua non è una stagione positiva.
Una delle incognite della Milano rossonera riguarda il suo inserimento nello scacchiere tattico di Stefano Pioli. Non è una prima punta, anche se può farla. Non è un esterno, anche se può farlo. Potrebbe essere un trequartista, ma nonostante sia stato acquistato per fare il titolare fisso, è finito dietro a Brahim Diaz e gli altri. Qualcuno suggerisce che si sarebbe dovuto costruire il "nuovo" Milan (quello che succederà a Giroud e Ibrahimovic) sul belga. Difficile. L'investimento su di lui, pur importante, non è sbagliato "a priori": è che, semplicemente, non funziona. Cosa che nel calcio può accadere.
Neanche quello dell'Inter su Lukaku lo è, in realtà: riprendere un giocatore venduto a peso d'oro, pur con delle cifre importanti per il prestito, è una buona mossa di mercato. Poi c'è l'imponderabile. Restano comunque due volti scuri della Milano sportiva: poche partite uno, zero goal l'altro. Una fiducia da ricostruire, ripartendo sostanzialmente da zero: con "resilienza". Sì, una parola che va di moda.
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