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Renato Copparoni saves Maradona's penalty Napoli Torino Serie A 030286

Renato Copparoni, il primo portiere italiano che parò un rigore a Maradona

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È il 2 marzo del 1986. Allo Stadio San Paolo si gioca la sfida della 23ª giornata di Serie A fra il Napoli di Ottavio Bianchi e il Torino di Gigi Radice. I granata vanno in vantaggio con Mariani, ma vengono rimontati da un'autorete di Giacomo Ferri e dai goal di Caffarelli e Bagni. Diego Armando Maradona, reduce da una doppietta al Verona, vuole ritrovare un goal che al San Paolo gli manca da 3 mesi.

Va più volte al tiro, ma trova sempre i guantoni di Renato Copparoni, diventato titolare per un infortunio occorso a Martina, a dirgli di no. L'occasione per interrompere il digiuno casalingo si presenta tuttavia per il Pibe de Oro al minuto 78.Fallo di Zaccarelli su Bagni in area di rigore e l'arbitro Magni di Bergamo comanda l'esecuzione dal dischetto. Tutto il pubblico partenopeo è pronto a festeggiare il goal del numero 10, che fino a quel momento aveva segnato 8 rigori su 8 calciati da quando era in Italia. Sono attimi di grande tensione e l'epilogo è decisamente inaspettato.

"Due settimane prima avevo visto in televisione 'La Domenica Sportiva' e il rigore che Maradona batté contro l'Inter. - ha raccontato Copparoni, in esclusiva ai microfoni di Goal, nel gennaio del 2021 - Zenga, il portiere dei nerazzurri, si buttò un attimo prima, e allora Diego la mise nell'angolo opposto. In quel momento decisi: 'Se ci capitasse di avere un calcio di rigore contro il Napoli io sto fermo e non gli do nessuna indicazione'. Così è stato. Si è trattato più di un lavoro mentale che tecnico. La parata non è stata difficile dal punto di vista tecnico. Mise la palla sulla mia destra, neanche tanto angolata. Lui ti guardava e la piazzava. I tifosi gridavano: 'Diego, Diego'. Mi tremavano le gambe, ma non gli diedi vantaggi. Feci solo un passo in avanti e riuscì a respingere il suo tiro. Nonostante il 3-1 per il Napoli, Maradona non era riuscito a farmi goal. La soddisfazione più grande è stata ammutolire gli 80 mila spettatori del San Paolo per almeno 10 secondi".

Una prodezza che lo avrebbe consegnato alla storia come il primo portiere italiano a neutralizzare un rigore del fenomeno argentino.

"Ricordo che nel sottopassaggio, a fine gara, io e Diego ci affiancammo e lui mi disse: 'Bravo'. Realizzai soltanto negli spogliatoi, a fine partita, con i complimenti dell'allenatore e dei compagni, quello che avevo fatto". 

Il giorno seguente fioccano i 7 in pagella per il portiere del Torino, che al San Paolo ha vissuto il momento più importante di una carriera nella quale ha difeso anche la porta di Cagliari e Verona. Mentre Maradona, nonostante un assist di rabona, deve accontentarsi 'solo' di un 6,5.

DAGLI ESORDI AL CAGLIARI 

Copparoni nasce a San Gavino Monreale, in provincia di Cagliari, il 27 ottobre 1952 e inizia a giocare a calcio da giovanissimo, dimostrando da subito importanti qualità nel ruolo di portiere.

"All'età di 15 anni già giocavo in Seconda Categoria con la Monreale, la squadra di San Gavino, il mio paese natale. - ha raccontato - Un giorno a Sarroch mi vide Mario Tiddia, e così mi fece chiamare dal Cagliari per fare un provino. Lo feci davanti alla Prima squadra, sotto gli occhi di Manlio Scopigno. Era il 1969. Andò bene e il Cagliari mi acquistò, così nel 1969/70 iniziò la mia avventura in rossoblù". 

"Fu un inizio anche fortunato. - ha rivelato Copparoni - Infatti dopo il torneo di Sanremo, ad agosto, rientrai in Sardegna perché dovevo sostenere gli esami di riparazione alle Scuole magistrali del mio paese. Mentre sostenevo gli esami mi arrivò un telegramma del Cagliari Calcio, che mi convocava per le partite di Coppa Italia contro Palermo e Catania. Reginato, che era il secondo di Albertosi, era infortunato, e Tampucci, che sarebbe diventato il terzo portiere, non aveva ancora firmato il suo contratto. Così chiamarono me, che ero il portiere della Primavera, e nel giro di soli due mesi mi ritrovai catapultato dalla Seconda categoria alla Prima squadra. Fu un'emozione meravigliosa".

Renato Copparoni Cagliari Serie A

Per l'esordio in Serie A bisogna però aspettare qualche anno, esattamente il 13 maggio del 1973, quando sulla panchina dei sardi approda Gigi Radice.

"Nel primo periodo giocavo contemporaneamente con la Primavera e la De Martino, la Seconda squadra del Cagliari, nel campionato riserve. Poi quando sono entrato stabilmente in Prima squadra ho giocato con l'Italia Juniores, e sono stato anche convocato con l'Under 21 e l'Under 23. Mi è mancata solo la Nazionale maggiore, ma lì c'erano dei mostri sacri".

"Nel 1972/73 Radice venne ad osservare i giovani del Cagliari in una partita ad Iglesias. Giocai bene e decise di portarmi in Prima squadra definitivamente, come secondo di Albertosi, mentre Reginato, che ormai aveva una certa età, relegato a terzo portiere. Inizialmente non fu semplice. Albertosi era per me un modello, un'icona, fin dai tempi in cui giocava con la Fiorentina. Ma anche Reginato fu importante per la mia crescita. Cercavo di carpire loro tutti i segreti. Se penso che entravo negli spogliatoi accanto a quei campioni, ancora oggi mi viene la pelle d'oca".

"Esordì il 13 maggio del 1973 perché Albertosi aveva una frattura a un braccio e doveva tenere il gesso. Andò bene, giocammo con il Torino, che evidentemente era nel mio destino, e vincemmo 1-0 con goal di Maraschi. Tornò poi Albertosi, e giocai qualche partita l'anno dopo con Chiappella allenatore".

"Nel 1974/75 diventai titolare nel Cagliari. Albertosi infatti era stato ceduto al Milan in cambio di Vecchi e di Bianchi. Chiappella mi diede fiducia, poi mi feci male a Napoli, dove mi scontrai con Clerici e dovetti star fuori qualche settimana e al mio posto giocò Vecchi. Quando arrivò Radice, poiché i risultati non andavano molto bene, tolse i giovani e puntò sulla vecchia guardia. Vecchi giocò bene e concluse lui la stagione".

La sorte mise a quel punto Copparoni davanti a un bivio: restare in rossoblù o trasferirsi in 'continente'.

"L'anno seguente Radice mi voleva con lui al Torino. Arrica però non volle vendermi perché ero un giovane promettente. Purtroppo, per così dire, visto che quell'anno il Torino vinse lo Scudetto mentre noi retrocedemmo in Serie B al termine di una stagione un po' sfortunata. All'ultima di andata avevamo perso Riva, che si fece male e poi non rientrò più... Noi eravamo una squadra giovane senza il grande leader di personalità, chiaramente pagammo dazio, ci lasciammo andare e finì male...".

"In Serie B, nel 1976/77, sfiorammo subito la promozione, che mancammo per colpa di un'arancia che cambiò il risultato del campo contro il Lecce. Andammo agli spareggi e non riuscimmo a salire. Io peraltro disputavo i Mondiali Militari, e siccome Corti, con cui mi alternai in quella stagione, si fece male, dovetti rientrare in tutta fretta facendo un viaggio disastrato e molto pesante. Arrivai in albergo a Rapallo il giorno prima della partita alle 3 del mattino. Giocavamo a Genova, all'Atalanta e al Pescara bastava il pareggio e furono loro ad essere promosse".

"Il 1977/78 fu un anno strano e particolare. Con Toneatto in panchina partii titolare ed eravamo terzi in classifica. Poi, non so perché, mi tolse, e la squadra iniziò a perdere partite consecutivamente, fino a scivolare al quartultimo posto. Toneatto fu a quel punto esonerato, ripresi il posto dopo due giornate e iniziammo nuovamente a vincere. Purtroppo non vincemmo una gara in casa col Catanzaro, che avrebbe potuto portarci in zona promozione. E alla fine rimanemmo in Serie B". 

Renato Copparoni Cagliari Serie ARenato Copparoni

AL TORINO PER 9 ANNI E LA LAUREA IN SCIENZE POLITICHE

L'avventura con il Cagliari del portiere di San Gavino si chiude nell'estate del 1978, dopo 77 presenze a difesa della porta rossoblù.

"Andai al Torino, perché Radice aveva ribussato alle porte del Cagliari.Gigi Riva, che era diventato dirigente con Tiddia allenatore, mi chiamò e mi disse che mi voleva. Io ero titubante. Al che lui mi disse: "Vai, che ci pagano bene, ci danno 400 milioni". Era un periodo difficile, perché c'erano pochi soldi, e l'anno prima eravamo rimasti anche 5 mesi senza stipendio per salvare la società. Alla fine andai al Toro il Cagliari incassò una somma importante".

"Arrivato in granata trovai un ambiente un po' chiuso. Era già tutto deciso. Chiesi di andare a giocare, c'era il Catanzaro di Burgnich che mi voleva, ma la società decise che dovevo restare. Ai tempi erano i club che decidevano le sorti dei calciatori. La scelta era restare o smettere di giocare a soli 26 anni. Così accettai di fare il secondo di Terraneo prima e Martina poi. Nel frattempo feci una scelta di vita e mi iscrissi all'Università in Scienze Politiche".

In 7 stagioni col Torino, dal 1978/79 al 1984/85, Copparoni totalizza appena 7 presenze fra campionato e Coppa Italia, completando nel mentre i suoi studi.

"Mi sono laureato, coronando il sogno di mio padre, il 15 dicembre 1983, il giorno del suo compleanno. Martina si era fatto male, giocai dopo 7 partite ad Avellino e da lì non uscii più, facendo un campionato strepitoso".

Il 2 marzo 1986 al San Paolo il portiere sardo trova la sua serata di gloria, diventando il primo portiere italiano a parare un rigore a Diego Armando Maradona. L'estate seguente lo cerca l'Inter, ma lui non se la sente di cambiare maglia.

"Nel 1986 avevo già 34 anni, ma Trapattoni mi cercò perché mi voleva all'Inter per fare il vice-Zenga. Ma diedi la parola a Radice che non sarei andato via. Il Toro era diventato una seconda pelle, mi era rimasto nel cuore. Così preferii restare. Giocò da titolare Lorieri, ma dopo varie vicissitudini, la squadra si ritrovò in zona retrocessione. Allora il mister mi ributtò in campo, feci bene e ci salvammo".

Renato Copparoni Torino Serie A

L'ULTIMA STAGIONE AL VERONA

Prima di dire basta con il calcio giocato, Copparoni vive un'ultima bella stagione con la maglia del Verona nel 1987/88, togliendosi anche la soddisfazione di esordire in Coppa UEFA.

"Radice mi aveva promesso delle cose che poi però non mantenne. Ci rimasi male, e l'anno dopo strappai il contratto di un anno con il Torino e andai al Verona. Fu un anno bellissimo come secondo del povero Giuliani. Mi impegnai e feci la mia parte a 35 anni. Nell'estate 1988 dovetti tornare in Sardegna per problemi familiari e decisi di ritirarmi, chiudendo così la mia carriera".

DOPO IL RITIRO

Appesi i guanti al chiodo, Copparoni diventa un bravo preparatore dei portieri e lavora per alcuni anni anche con la Lazio.

"Dopo il ritiro ho iniziato la carriera da preparatore dei portieri. Cragnotti divenne presidente della Lazio e chiamò Beppe Dossena per fare il Responsabile del settore giovanile. Con lui eravamo in ottimi rapporti, avendo condiviso 8 anni al Torino, e così fui chiamato per fare l'allenatore dei portieri. Sono stato anche in Prima squadra quando Zoff prese il posto di Zeman, mi chiamò e riuscimmo ad andare in Coppa UEFA. L'anno seguente seguii Mimmo Caso al Foggia in Serie B, e successivamente 2 anni al Chievo. Tornato in Sardegna ho allenato per due anni i portieri della Nuorese di Goveani, ex presidente del Toro, e andammo fino in C2 vincendo campionati".

Il primo portiere che parò un rigore a Maradona oggi vive ancora nella sua San Gavino. Sposato con Giovanna, ha un figlio, Riccardo, e gestisce una Scuola Calcio.

"Mi diverto ad allenare i bambini nel mio paese. - ha spiegato - Siamo affiliati all'Academy del Cagliari".

Quel calcio di rigore parato a Maradona nel 1986 lo farà restare per sempre nella storia del calcio italiano.

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