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Aaron Ramsey - JuventusGetty

Ramsey e la Juventus: il momento della verità

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Timidi, timidissimi, segnali di crescita. In occasione della semifinale d'andata di Coppa Italia contro il Milan, Aaron Ramsey ha proposto buone cose a targhe alterne. Ancora troppo poco in funzione del suo valore, soprattutto considerando quanto proposto tra le fila dell'Arsenal.

Alla Continassa, però, vige la massima fiducia nelle capacità del gallese. E, per questo motivo, qualsiasi ragionamento legato al mercato viene automaticamente cestinato. Insomma, il futuro del 29enne centrocampista di Caerphilly è alla Juventus. Stop.

Al tempo stesso, però, serve una svolta: anche e sopratttutto tattica. Schierato spesso e volentieri nel 4-3-1-2, Ramsey ha faticato - e non poco - a incidere come trequartista. Complice una condizione atletica non ottimale da associare al brutto infortunio patito nella seconda parte della scorsa annata.

Le presenze stagionali sono 20 condite da 2 goal. Il tutto, senza mai dare l'impressione di essersi preso il posto da titolare. Chiaro segnale di come usi e costumi italiani non siano facili da assimilare rapidamente. Chiaro segnale di come, al momento, Maurizio Sarri non sia ancora riuscito a trovare la massima espressione tecnico-tattica.

A San Siro, tuttavia, qualcosa di buono s'è visto. Specialmente nel palleggio. Specialmente con Ramsey protagonista. Nell'ibrido 4-4-2 sceso in campo, il gallese ha detto la sua da mezzala. E, probabilmente, potrebbe essere proprio questa la svolta alla corte della Signora. Sebbene in quella posizione del campo già ci siano Bentancur e Khedira.

Insistere. Parola d'ordine in casa Juve, specialmente considerando come su Ramsey - in termini d'ingaggio - sia stato effettuato un investimento corposo: 7 milioni netti annui fino al 2023. Stipendio da autentico top player, cosa che Aaron ha dimostrato di essere a Londra.

Sarri, comunque, fa quadrato: analizzando con lucidità le caratteristiche di colui che, gradualmente, dovrà far effettuare il salto di qualità all'intero reparto:

"Non è che il trequartista non mi convinca, a Milano è stata una situazione anche contingente perché Theo Hernardez sarebbe potuto diventare una spina nel fianco se non avessimo avuto ampiezza nella fase difensiva, quindi, abbiamo scelto la soluzione che tra l'altro ci consentiva di far giocare Ramsey nel ruolo che lui alla fine predilige. Era un motivo contingente e per mettere Ramsey nelle condizione di esprimersi al meglio".

Nuove metodologie. Nuovi concetti. Adrien Rabiot, ad esempio, da qualche settimana ha acceso i motori, trovando delle prestazioni incoraggianti nel breve e lungo termine. Ora tocca ad un altro protagonista che, nell'immaginario bianconero, tale processo avrebbe dovuto superarlo con maggiore rapidità. Pazienza. Aspettando tempi migliori.

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