Rafael Leao è considerato uno dei più grandi talenti del panorama calcistico mondiale. Già da tempo autentico trascinatore in campo del Milan, con la maglia rossonera addosso si è consacrato ad altissimi livelli nella stagione coincisa con la conquista di uno storico Scudetto.
Il calcio non è però l’unica passione dell’attaccante lusitano. Tra gli amori della sua vita c’è ance la musica e in particolare il rap.
Rafael Leao, in una lunga intervista rilasciata a ‘Noisey Italia’, ha svelato che il suo secondo album è in uscita e raccontato come è nato il suo rapporto con la musica.
“Mio padre faceva musica quando era giovane e mio zio era dj. C’è sempre stata la musica a casa mia, poi ho cominciato prima a scrivere canzoni e poi a musicarla durante la quarantena. Non avevo nulla da fare, mi allenavo a casa, dove ho creato un mini studio. Ho iniziato a provare, ad imparare e coloro che mi erano vicino mi hanno detto che forse era un qualcosa da portare avanti”.
Quando può dunque, Rafael Leao fa musica nello studio che si è allestito a casa.
“Abitando da solo la musica era la mia compagna. Prima di arrivare in Italia ero in Francia ed era la musica a farmi compagnia. Mi piace il rap per il suo messaggio: rincorrere, non mollare mai”.
Tra gli artisti che ascolta, ce ne sono anche alcuni italiani.
“Ascolto anche il rap italiano, Lazza, Sfera, mi piace la loro musica. Li ascoltavo prima ancora di arrivare in Italia. Lavorare con loro? E’ chiaro che loro sono ad un livello alto, ma io sono aperto a tutto. Nelle mie canzoni parlo della mia vita, di ciò che è successo, le cose buone e quelle non belle”.
Getty ImagesSebbene il calcio gli abbia dato tantissimo, Leao non dimentica quelle che sono le sue radici.
“Ho un tatuaggio ‘OTF’, vuol dire Only the Family. Ho tatuato anche il codice postale del mio quartiere, vuol dire che è lì la mia famiglia e che è lì che mi hanno visto crescere fin da quando ero piccolo. Sono sempre con loro, ovunque vada. Il mio nick da rapper è Way45, che in inglese vuol dire cammino con il 45 che è il codice postale del mio quartiere. Da piccolo giocavo sempre a calcio e i miei amici di oggi sono gli stessi di allora. Loro facevano cose che io non potevo fare, perché ho cominciato a giocare da piccolo, quindi dovendo allenarmi non potevo andare a ballare. Quando posso torno in Portogallo dai miei parenti”.
Rafael Leao è molto legato alla sua famiglia.
“Da piccolo non ero povero, ma mio padre ha dovuto fare i conti con diverse difficoltà per aiutarmi. Magari i miei amici potevano permettersi scarpe da trecento euro, mentre io non potevo. Oggi posso comprare quello che voglio e posso aiutare la mia famiglia, visto che i miei genitori non lavorano”.
L’avventura nel mondo del calcio è iniziata prestissimo. E’ stato il Benfica il primo club a mettergli gli occhi addosso, ma le cose non sono andate come sperava.
“Da piccolo mio padre ha cercato un club per me, avevo sette anni. Dove abitavo c'era una persona che lavorava in una società vicino a casa mia, di fronte c'era un giardino in cui giocavo con altri bambini. Questa persona mi ha chiesto se giocavo con qualcuno, gli ho detto che mio padre stava cercando una squadra per cominciare. Mi disse di andare da lui per fare un paio di allenamenti e vedere come ero. Sono andato lì, ho fatto un allenamento e ho giocato con il Mora. Tre settimane dopo sono andato per firmare con il Benfica ma non avevo possibilità di andare all'allenamento perché era a Lisbona, era lontano. Mi hanno detto che sarebbero venuti a prendermi in macchina per portarmi agli allenamenti tutti i giorni. Ho aspettato dopo aver firmato, una settimana cha arrivassero. Un giorno, due, tre, ma non sono arrivati. Sempre così. Una settimana dopo mio padre mi ha detto che non sarebbe venuto nessuno a prendermi. Così sono andato allo Sporting. Le persone vicino a me mi dicevano che sarei potuto andare lontano”.
Gli inizi non sono stati semplici, ma poi la strada si è fatta in discesa.
“Ho capito che dovevo svegliarmi, concentrarmi e lavorare per arrivare al top. Voglio vincere tante cose importanti. Essere importante per il mio club, vincere anche trofei individuali”.
Non solo la carriera di calciatore, Leao si sta impegnando anche nella musica.
“La vedo come un hobby, non penso di arrivare al top. Cerco di fare le cose bene perché mi piacciono. Stiamo facendo uno studio a Lisbona, una cosa bella per portare gli altri rapper a registrare. Step by step. Una mia canzone preferita? Parla della mia famiglia, della mia vita, di cosa ho passato e delle persone importanti della mia vita che mi hanno portato fino a qua. Volevo raccontare la mia storia, di quando eravamo ragazzini. Potevo essere in prigione, ho scelto il calcio”.
Leao ha scritto più di cinquanta canzoni e la sua passione è arrivata fino negli spogliatoi del Milan.
“I miei compagni prima ridevano un po', mettevano le canzoni per trollarmi e chiedevo di toglierle. Il più gasato? Daniel Maldini e Saelemaekers. Quelli che la capiscono meno? Zlatan. L'obiettivo calcistico e musicale? Champions League nel primo caso, portare il più alto possibile il nome della mia label. Crescere al top della musica”.


