Gazzetta del Mezzogiorno 26/12/1960

Quando la Serie A giocava a Natale: Bari-Milan del 1960 che finì in Tribunale

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Recentemente il calcio italiano ha ripreso a far disputare i campionati anche durante le festività natalizie. Per la Serie A si è trattato solo di un esperimento limitato alla stagione 2018/19, dove era stato introdotto un Boxing Day sul modello inglese.

Un tempo non molto lontano, però, anche per la Serie A scendere in campo a Natale o a Capodanno era la normalità qualora la domenica, giornata tradizionalmente dedicata alle partite, ricadesse il 25 dicembre o il 1° gennaio. Fra le gare giocate in Serie A il 25 dicembre ce n'è una che scatenò mille polemiche e che avrebbe avuto strascichi persino in tribunale: la sfida fra Bari e Milan che si giocò il giorno di Natale del 1960, valevole per la 12ª giornata.

I pugliesi, guidati da Francesco Capocasale, per la terza stagione consecutiva puntano alla salvezza nel massimo campionato e affrontano il nuovo campionato con un organico in cui sono confermati Catalano, Erba, Cicogna e, soprattutto, l'argentino Raùl Conti, mezzapunta offensiva classe 1928, giunta in biancorosso nel pieno della sua maturazione calcistica all'età di 30 anni nel 1958.

È lui il leader dei Galletti. Ex prodotto del River Plate di Renato Cesarini, dopo esser stato scartato dal Torino per il suo gioco individualista, era approdato ai francesi del Monaco, facendo le fortune della squadra biancorossa, che aveva prima trascinato in Prima Divisione, poi condotto nell'elite del calcio transalpino.

Lasciata la Francia dopo il 3° posto del campionato 1955/56, si era trasferito a Torino con la Juventus. Un suo goal nel rocambolesco 6-4 contro il Palermo del 5 maggio 1957 era stato decisivo per la sofferta salvezza dei bianconeri, che avrebbero chiuso al 9° posto con appena 4 punti di vantaggio sulla zona retrocessione. Dopo una sola stagione in bianconero (7 goal in 30 presenze), aveva quindi indossato per un anno la divisa dell'Atalanta (30 presenze e 6 goal) prima di diventare un'idolo dei pugliesi.

Il "fantasista più geniale che abbia mai giocato con i biancorossi" secondo la definizione di Gianni Antonucci, colui che "calza la palla come una pantofola", come scrisse un altro giornalista, Bruno Roghi, era stato individuato dal Direttore tecnico del Milan, Gipo Viani, come pericolo numero uno della retroguardia rossonera.

I milanesi nutrono ambizioni di Scudetto, ma quelo del 1960-61 è un Milan molto lontano da quello che nemmeno 30 anni più tardi avrebbe incantato il Mondo con il suo calcio. L'allenatore è Paolo Todeschini, la mente proprio Viani, che adotta un modulo ultra-difensivo, il cosiddetto 'catenaccio', e un gioco maschio, rude ed essenziale, che fa spesso storcere il naso agli amanti del bel calcio e suscita non poche polemiche. 

La tattica è chiara e non particolarmente elaborata: la difesa, rafforzata da un libero, Cesare Maldini o il giovane Sandro Salvadore, con l'altro adattato a centromediano assieme a David, ha il compito di recuperar palla il prima possibile per innescare in contropiede le punte José Altafini, Carletto Galli (o Ronzon) e uno fra Maraschi o Barison. In mediana si impone in quella stagione un giovane che farà la storia del calcio italiano: Giovanni Trapattoni, mentre il grande Nils Liedholm, all'ultimo atto della sua carriera, si alterna fra centrocampo e attacco. Intanto il diciassettenne Gianni Rivera, arrivato dall'Alessandria, inizia inoltre ad imporsi con il suo luminoso talento.

I rossoneri giungono alla trasferta natalizia in Puglia da terzi in classifica con 15 punti dietro Roma e Inter, mentre il Bari, dopo un avvio disastroso con 3 sconfitte consecutive, era risalito al terzultimo posto con 7. Il Bari propone di posticipare a Santo Stefano, i rossoneri non accettano. Sulla carta non ci sarebbe partita, ma le cose, allo Stadio della Vittoria di Bari, andranno molto diversamente.

Davanti ai 20 mila spettatori che abbandonano in anticipo il pranzo di Natale per andare a vedere la partita, in campo lo spirito natalizio sicuramente non si vede. Forse anche per questo, prevedendo una gara particolarmente maschia, Viani e Todeschini risparmiano la trasferta a Rivera, e schierano una formazione da battaglia: Ghezzi in porta, Cesare Maldini è il libero, Salvadore e David i due centromediani, Trebbi a sinistra. Davanti alla difesa c'è l'altro mediano Trapattoni, con Liedholm in regia e Ronzon come tornante destro. Davanti Galli, Altafini e Barison.

Il Bari si affida davanti al suo miglior giocatore, Conti, schierato da centravanti, e a centrocampo al triangolo Mazzoni-Catalano-Tagnin, e a sua volta si copre con Brancaleoni libero (ma di impostazione) alle spalle dello stopper Seghedoni. La partita vede, a sorpresa, il Milan soffrire terribilmente l'estro dell'argentino, e Viani raccomandare a più riprese a Salvadore di intervenire in seconda battuta su di lui.

Raul Conti Bari Serie A 1960/61

I padroni di casa si rendono pericolosi con un tiro di Rossano, fuori di poco, un cross dalla destra di Tagnin sul quale Conti manca di un soffio la deviazione vincente e una bella conclusione di Catalano sulla quale deve impegnarsi Ghezzi. Dall'altra parte l'attacco rossonero riceve pochi palloni e le uniche conclusioni sono due tentativi di Trebbi e una punizione innocua di David, facile preda di Mezzi.

Dopo un primo tempo tutto sommato equilibrato e caratterizzato da un gioco maschio, i pugliesi prendono decisamente il sopravvento nella ripresa con Conti che furoreggia sul fronte offensivo. Al 59' Salvadore, nel tentativo di anticiparlo, tocca con le mani ma l'arbitro Rigato di Mestre non fischia il rigore fra le proteste dei pugliesi. È al 63' però che accade il fattaccio: dopo un fallo di Salvadore su Conti, Rossano serve nuovamente l'argentino su calcio di punizione.

Conti controlla, salta Cesare Maldini e si invola verso la porta rossonera. Ma quando punta l'ultimo avversario, il solito Salvadore, quest'ultimo tenta il tutto e per tutto con un'entrata molto decisa. Il futuro libero della Juventus e della Nazionale è convinto di prendere il pallone, invece il suo intervento è totalmente fuori tempo e colpisce violentemente la gamba del suo avversario.

Il pubblico del Della Vittoria invoca l'espulsione del giocatore rossonero. L'arbitro, invece, con Conti a terra dolorante, non ravvisa alcun fallo, giudicando lo scontro involontario. 

Conti è portato fuori dal campo in spalla da Seghedoni, ma poi rientra per far numero (all'epoca non c'erano nemmeno le sostituzioni) sistemandosi all'ala sinistra. Pur in superiorità numerica, e con il principale pericolo k.o, il Milan non riesce comunque a rialzarsi. Sono anzi i pugliesi a rendersi pericolosi con un tiro di Tagnin terminato di poco alto sopra la traversa e un traversone di Rossano sul quale è provvidenziale l'uscita di Ghezzi ad anticipare Catalano. 

L'unica azione del Milan prodotta da Ronzon, che in contropiede, calcia in bocca a Mezzi. Il Bari invece insiste e cerca la vittoria, con Viani che comanda alle proprie ali Ronzon e Barison di arretrare in aiuto dei terzini. Ma all'87' c'è il secondo brutto episodio della gara: De Robertis si invola in contropiede sulla destra e sta per effettuare il cross, quando è colpito violentemente alla testa da un'entrataccia di Trebbi. L'ala biancorossa è condotta fuori dal campo priva di sensi, e, dopo i soccorsi, tornerà sul rettangolo di gioco anch'essa per far numero.

Il Milan, in 11 contro 9, si limita a gestire il possesso palla facendo melina, fra i fischi, le proteste e la rabbia dei tifosi del Bari, che non avrebbero mai pensato di assistere ad una partita di quel genere. La gara, ormai segnata, si conclude 0-0. I pugliesi per la loro prova escono comunque dal campo fra gli applausi e i cori dei propri tifosi, ma la gara avrà pesanti strascichi.

Fra il 26 e il 27 dicembre, i giornali ci vanno giù pesante. Secondo quanto riportato dalle cronache dell'epoca,"affollando le infermerie degli avversari di turno e usufruendo di arbitraggi molto generosi, il Milan può certamente arrivare allo Scudetto, sia pure suscitando l’indignazione popolare com’è accaduto domenica. Un Bari che volesse trarre una giusta morale da questa partita dovrebbe, a cominciare dalla prossima settimana, mettere in campo undici uomini pronti a menare prima cazzotti e poi pedate al pallone".

All'epoca, va ricordato, non esistono ancora i cartellini gialli, che saranno introdotti soltanto con i Mondiali del 1970, e questo spesso favoriva il gioco fisico e duro.

Gazzetta del Mezzogiorno 26/12/1960

La stessa 'Gazzetta del Mezzogiorno', il 26 dicembre 1960 esce con un titolo particolarmente forte: "Più falloso che 'grande' il Milan umiliato dalla superiorità del Bari" e aggiunge: "Babbo Natale per fortuna non c'era...", allundendo alla totale mancanza di clima natalizio. Raúl Conti per l'entrata di Salvadore ci rimette di fatto la carriera: menisco rotto, prognosi e cure di 40 giorni ma di fatto non riuscirà più a giocare come prima, e si ritirerà nella stagione successiva.

Se Viani e Todeschini giustificheranno la brutta prova dei rossoneri sostenendo che "i baresi si erano drogati come dei cavalli", scandalizzando l'opinione pubblica locale, un noto avvocato penalista tifoso dei biancorossi, Aurelio Gironda, presente quel giorno sugli spalti, denuncia all’autorità giudiziaria il calciatore del Milan Sandro Salvadore, invocando la volontarietà del fallo su Conti, definito letteralmente "da codice penale".

Sarà il primo caso di giustizia sportiva gestito con criteri civilistici. Quindici mesi dopo il pretore Giacinto De Marco, dopo aver visionato il filmato della gara e ascoltato l’arbitro e i diretti interessati, Conti e Salvadore, giungeva alla conclusione che "il fallo era stato involontario". Ma a suo giudizio il ‘reato sportivo’ poteva essere perseguito dalla legge penale.

"Se la legge è uguale per tutti - si legge nella sentenza - ciò vale anche sui campi di calcio, specie quando si superano certi limiti”.

Salvadore è così condannato a pagare 50 mila lire di risarcimento oltre alle spese processuali. "Il calcio fra i carabinieri", è il titolo forte scelto dal 'Corriere dello Sport' il giorno seguente alla sentenza.

Contro quest'ultima la parte soccombente si appella, ma il momento del processo di appello, con la lentezza strutturale della giustizia italiana, si presenta solo diversi anni dopo, quando Salvadore è ormai un pilastro della Juventus e della Nazionale, mentre Conti dopo il ritiro ha fatto ritorno nella sua Argentina. Nessuna delle parti si presenta davanti al Giudice d'appello e alla fine tutto si esaurisce in un nulla di fatto. Un altro 0-0, dopo quello che fra mille polemiche vide protagoniste allo Stadio Della Vittoria il Milan e il Bari.

Il Bari, privo a lungo del suo giocatore di maggior talento, non riesce a tirarsi fuori dalla bassa classifica, ma al ritorno a San Siro si impone con un clamoroso 3-1 (reti di Cicogna, Virgili e Catalano), riscattando la gara di andata. Proprio in quell'occasione Conti, di nuovo in campo sebbene con il ginocchio fasciato, perdonerà Salvadore stringendogli la mano prima del fischio d'inizio. A fine anno per i pugliesi arriva però la retrocessione.

I rossoneri, invece, nonostante il talento del giovane Rivera e i goal di Altafini e Vernazza, mancano l'obiettivo Scudetto, venendo preceduti dalla Juventus. Salvadore è scomparso il 4 gennaio del 2007, mentre l'argentino Conti si è spento il 5 agosto del 2008. Quella del Della Vittoria resterà l'unica partita giocata dal Milan nella sua storia il giorno di Natale.

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