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Hector BellerinGetty Images

Hector Bellerin, 'more than': più di un calciatore

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Negli scorsi mesi il botta e risposta tra Zlatan Ibrahimovic e LeBron James sulla posizione delle star dello sport riguardo le tematiche politiche e sociali ha tenuto banco sul web e non solo. La star della NBA, come gran parte dei suoi colleghi cestisti, è da sempre in prima linea quando si tratta di ‘metterci la faccia’ e spesso sfrutta la piattaforma del basket per mandare messaggi o promuovere iniziative. Trovare un corrispettivo di LeBron nel calcio europeo può essere difficile, ma senza dubbio tra i calciatori più impegnati quando si tratta di temi sociali c’è Héctor Bellerin, terzino destro in prestito al Betis. Che gioca a calcio di professione, ma è molto più. ‘More than’. Come il nome del suo podcast, nel quale racconta storie di atleti che sono andati oltre la loro professione di sportivi.

“Voglio trovare atleti professionisti e persone che fanno più della professione per cui sono conosciuti, conoscere persone, parlare con loro, conoscere le loro storie, voglio dare loro una piattaforma per potersi raccontare”.

Ha intervistato Serge Gnabry, DeAndre Yedlin, Alex Scott, Mathieu Flamini, Morten Thorsby. Ha parlato con loro di temi sociali come il razzismo e l’omofobia, che lo hanno riguardato anche in prima persona. Ha chiesto loro di raccontare le loro storie, di diffonderle. Un po’ come ha fatto lui stesso con il documentario in cui racconta il suo recupero dall’infortunio al legamento crociato che lo ha tenuto fermo quasi per tutto il 2019 (disponibile sul suo canale YouTube). Ha chiesto di mandare un messaggio. Proprio come da tempo prova a fare lui stesso.

Da anni il classe 1995 si è fatto promotore di una campagna ambientalista. Vuole sensibilizzare le persone riguardo il riscaldamento globale, i disagi climatici, gli sprechi. Ha raccontato di essere stato molto legato al tema sin da quando era piccolo e a Barcellona trascorreva tanto tempo con il nonno in giardino a piantare alberi e giocando nelle foreste. Nel giugno 2020, in occasione del ritorno in campo della Premier League dopo la quarantena dovuta al Covid-19, ha affermato che si sarebbe impegnato a piantare 3000 alberi per ogni partita vinta dall’Arsenal fino a fine stagione. In partnership con l’associazione ‘One Tree Planted’. Ha raccolto fondi per piantare 60mila alberi nella foresta amazzonica.

A settembre dello stesso anno, inoltre, è diventato il secondo azionista di maggioranza del Forest Green Rovers, la celebre squadra del Glouchestershire che adotta un approccio ‘verde’ al 100% ed è stata riconosciuta dalla FIFA e dalle Nazioni Unite come la realtà calcistica più attenta all’ambiente. Bellerin è entrato a fare parte del club con l’obiettivo di diffonderne la filosofia, farla conoscere nel mondo e magari ispirare altri a seguire e adottare lo stesso approccio. Tra le regole da seguire per tutti i tesserati c’è la dieta vegana, che Bellerin segue già da ormai tre anni. Sembrava una soluzione provvisoria, invece è diventata una priorità. Lo ha raccontato al Players’ Tribune.

“Volevo disintossicare il mio corpo. Ne avevo bisogno, dovevo buttare fuori le tossine che avevo dentro di me. Dopo le partite avevo bisogno di tanto tempo per riuscire a recuperare la forma, necessito di recuperi rapidi. Doveva durare inizialmente un paio di settimane ma è sei mesi che seguo questa dieta e sto veramente molto bene. Quando mi sveglio mi sento con maggiore energia addosso. Mi sento pieno di energie e la dieta mi ha aiutato con i problemi di infiammazioni alle caviglie”.

Insieme all’ambiente, uno dei temi che occupa la maggior parte delle giornate di Bellerin è la moda. Da sempre è appassionato del mondo fashion e i suoi look molto particolari e ricercati provocano spesso l’ilarità dei suoi compagni. Ha iniziato come modello, arrivando anche a realizzare un piccolo sogno sfilando sia alla London Fashion Week che a Parigi, sotto la Tour Eiffel, per Louis Vuitton. Con lo studio durante la quarantena ha trasformato la sua passione in qualcosa di più: recentemente ha disegnato una propria collezione per H&M, resa disponibile in tutto il mondo e realizzata con materiali ecosostenibili.

“Ho usato il mio tempo libero per migliorare nella fotografia (ultimamente prima delle partite si porta in campo una macchina vintage e scatta foto allo stadio, ndr), è qualcosa che mi ha sempre appassionato sin da quando mi sono infortunato al crociato. Sono tornato anche a disegnare, mi ha riportato a quando ero bambino. Chiunque mi conosca sa quanto mi piaccia accettare nuove sfide, conoscere cose nuove. Voglio imparare cose diverse”ha raccontato a Forbes.

Le sue doti gli hanno permesso di unire due mondi a lui vicini come moda e calcio, Arsenal in particolare, nella partnership che il club londinese ha stipulato con 424, brand di Los Angeles co-fondato da Guillermo Andrade, grande amico di Bellerin. Non soltanto: lo spagnolo è anche  diventato direttore creativo della modalità VOLTA di FIFA21, disegnando i kit che vengono indossati dai calciatori.

Oggi, finalmente, il classe 1995 può dire di essersi realizzato anche nell’ambito del fashion — è stato sulle copertine di Vogue e GQ, intervistato da Vogue ed Esquire. Inizialmente la sua attenzione al look, al proprio aspetto e allo stile di vita lo aveva portato ad essere vittima di insulti omofobi sui social network. Per un periodo aveva disattivato i suoi profili, come ha raccontato al ‘Times’.

“Ogni giorno imparo a convivere con questo tipo di insulti nel miglior modo possibile. Il problema è che la gente ha un'idea di cosa dovrebbe essere un giocatore di calcio. Se ti comporti in un modo diverso, diventi un bersaglio. È molto pericoloso. Nella vita dovresti sentirti libero di esprimerti liberamente. Le persone sono più felici se ci riescono. La maggior parte degli insulti arrivano via web, ma ne ho sentiti anche allo stadio. Qualcuno mi ha dato della lesbica perché mi sono fatto crescere i capelli. Ho imparato a fare la pelle dura su certe cose, ma possono comunque farti del male e farti sorgere da quel momento in poi un po' di dubbi su te stesso”.

“Per un calciatore è impossibile essere apertamente omosessuale. Alcuni tifosi non sono pronti. È successo con Gareth Tomas (rugbista gallese, ndr), le persone hanno rispettato la sua situazione. Nel calcio la cultura è differente. Può diventare una questione personale, brutta, soprattutto con i tifosi delle squadre avversarie”.

Quella contro l’omofobia è un’altra battaglia che Bellerin conduce da tempo, insieme alla campagna di sensibilizzazione, di cui ha parlato anche in una conferenza ad Oxford.

Lo spagnolo, londinese d’adozione - ci ha vissuto dal 2011, da quando l’Arsenal lo ha preso dal Barcellona - non ha mai avuto paura di manifestare il proprio parere e lo ha fatto anche nel maggio 2019, quando un suo tweet contro la legge approvata in Alabama che vietava l’aborto ha fatto il giro del web, ricevendo un forte appoggio anche da parte di diverse associazioni.

“Volevo vedere se qualcuno del nostro ambiente volesse parlare della questione aborto, ma immagino che le persone siano troppo spaventate. Non è un problema solo delle donne, ma per qualunque essere umano. Lottiamo per l’uguaglianza e questo è qualcosa per cui gli uomini dovrebbero lottare, senza nascondersi”.

Anche a livello politico, Bellerin non ha mai avuto paura di esporsi. Un paio d’anni fa ha criticato apertamente le idee di Trump, adducendo che stesse scherzando e volesse prendere in giro tutti. Durante lo scorso election day, si è affidato a Twitter per spingere i giovani a votare, a “cambiare il futuro”, aggiungendo l’hashtag “#FuckBoris”, contro il candidato e attuale Primo Ministro Boris Johnson. Senza il timore di ripercussioni, sempre essendo sé stesso. Mettendoci la faccia.

“Quando siamo in grado di fare del bene per qualcuno, non lo facciamo solo alla persona che ne beneficia, ma anche per noi stessi. Per me non ha senso che mi venga detto da qualcuno di dovermi concentrare solo sul calcio. Non diresti mai a un calciatore che ha dei figli e una famiglia che non può essere il miglior padre possibile per concentrarsi solo sul calcio. A volte siamo visti come atleti perfetti, come macchine. Ma siamo umani”.

‘More than’.

Per quanto riguarda i fatti circoscritti al rettangolo di gioco, dopo sette stagioni con la maglia dei 'Gunners', il laterale iberico ha manifestato l'intenzione di provare una nuova avventura, trasferendosi in prestito al Betis nell'estate 2021.

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