GOALIn Serie A ha totalizzato 47 goal in 166 presenze giocando per diverse squadre. Nessuna di queste è arrivata però con la maglia dell'Inter, il club che per primo sembrava voler puntare su di lui e che lo aveva acquistato dall'Universidad de Chile. Mauricio Pinilla oggi ha 39 anni e si è ritirato due anni fa, dopo l'esperienza al Coquimbo Unido, ma in Italia ha speso gli anni più importanti della sua carriera.
Quello con il club nerazzurro è stato un amore contrastato per l'attaccante, che sognava di affermarsi con il club milanese e invece è stato sedotto e poi scaricato dall'Inter, che lo ha costretto a ripartire dal basso per trovare la sua realizzazione nel mondo del calcio.
PINILLA TALENTO PRECOCE: L'ARRIVO ALL'INTER
Pinilla nasce a Santiago del Cile il 4 febbraio 1984 e si avvicina al calcio fin da bambino. Cresce nel Settore Giovanile dell'Universidad de Chile, con cui sviluppa il suo talento. Attaccante dotato di gran fisico, doti acrobatiche importanti e grandi qualità tecniche, in poco tempo crescono attorno lui le aspettative e si inizia a parlare di lui come l'erede naturale di Ivan Zamorano e Marcelo Salas, i due attaccanti più forti che il Cile abbia mai avuto.
L'esplosione a livello internazionale arriva con il Cile al Sudamericano sub 17 del 2001. La Roja è subito eliminata, arrivando ultima nel suo girone, ma il suo centravanti segna 5 goal in 3 partite e si piazza al 2° posto nella classifica marcatori del torneo. Passato con i grandi nel 2002, realizza 20 goal in 2 stagioni e i grandi club europei iniziano a interessarsi al ragazzo. L'esordio in Nazionale maggiore nel marzo 2003, del resto, è da urlo, e Pinilla attira parecchie attenzioni sul mercato.
Alla fine a spuntarla è l'Inter del presidente Moratti e del Direttore tecnico Marco Branca, che scommette su di lui e riesce a portarlo a Milano nel luglio 2003 per oltre 2 milioni e mezzo di euro, dopo alcuni provini svolti dal giocatore nel Vecchio Continente. Del resto il centravanti gode delle referenze di Ivan Zamorano, che ne cura gli interessi assieme a Hugo Rubio e alla società Pass Ball.
Pinilla, che già in patria hanno ribattezzato 'Pinigol' per le reti pesanti e spesso di pregevole fattura, è però chiuso in quel momento in nerazzurro da un parco attaccanti piuttosto ampio che vede davanti a lui i vari Vieri, Recoba, Kallon e Julio Cruz, e che sarà ulteriormente rinforzato a gennaio con il ritorno da Parma del brasiliano Adriano. Per il giovane Pinilla, insomma, non c'è posto: dovrà andare a fare esperienza in prestito.

I PRESTITI CON CHIEVO E CELTA VIGO
A Branca arrivano le proposte di Udinese, Brescia e Chievo, e sono proprio i clivensi, attraverso Giovanni Sartori, ad assicurarsi il cileno. Il tecnico Luigi Del Neri, tuttavia, gli concede poco spazio e alla fine dell'anno solare sono appena 6 senza goal le presenze di Pinilla al suo primo anno in Serie A. Così a gennaio l'Inter lo gira in prestito agli spagnoli del Celta Vigo, con la speranza che il cileno possa trovare più spazio e ambientarsi in Europa.
I galiziani si sono del resto qualificati in Champions League, e oltre alla Liga giocano anche la Copa del Rey. Per Pinilla sembra poterci essere lo spazio che cerca. Invece la seconda parte di stagione degli spagnoli sarà a dir poco disastrosa: la squadra in Europa esce agli ottavi, mentre in campionato rimedia molti risultati negativi, chiude al 19° posto e retrocede in Seconda Divisione.
E Pinilla? Il centravanti di proprietà dell'Inter parte bene con una doppietta in Copa del Rey all'Alaves, ma anche in Galizia finisce per perdersi, e a fine stagione totalizza anche in questo caso 6 presenze, spalmate tuttavia in tutte le competizioni. Debutta anche in Champions League, la stoffa c'è ma fa fatica a dimostrarla. In patria comunque su di lui puntano eccome, e il ragazzo diventa una sorta di idolo e trova spesso spazio nei vari programmi televisivi.
GettyL'ADDIO ALL'INTER E LA VITA SPERICOLATA
Intanto però Pinilla inizia a far parlare di sé per la sua vita privata al di fuori del terreno di gioco. Feste, alcol, belle donne, il cileno non si fa mancare nulla, incluso qualche ritardo di troppo agli allenamenti. Anche questo, probabilmente, quando il centravanti torna alla base nell'estate del 2004, induce l'Inter a cederlo a titolo definitivo allo Sporting, in Portogallo per poco meno di un milione e mezzo di euro, mantenendo comunque per sé una quota del cartellino. Il club nerazzurro lo considera immaturo per una grande squadra, e così il sogno di Pinigol si spegne ancor prima di iniziare.
Quello resterà per l'attaccante il rimpianto più grande della sua carriera, come confermerà lui stesso anni dopo a 'La Gazzetta dello Sport'.
"Se potessi tornare indietro, vorrei ritrovarmi con la testa di oggi nel 2003, quando ero appena arrivato al Chievo. La mia carriera adesso sarebbe diversa, ne sono certo. Allora Verona non mi piaceva, pensavo che non valesse neppure il sacrificio di conquistare il posto da titolare, perché tanto se le cose andavano male potevo cambiare squadra. Sono sicuro che se mi fossi impegnato davvero sarei potuto diventare un punto di riferimento nell’Inter di oggi e ci sarei stato anche negli anni d’oro".
Invece le strade dell'Inter e di Pinilla si separeranno definitivamente, e nonostante il cileno andrà vicino nei suoi anni migliori a ritornare in nerazzurro, questo ritorno non si concretizzerà mai. Per il centravanti, che riparte dal Portogallo, la strada si fa dunque tortuosa e dispersiva.
In Portogallo resta un anno e mezzo, fa discretamente la prima stagione ma con il tempo i problemi fisici iniziano a limitarne molto l'impiego. Fa 6 mesi in prestito al Racing Santander, poi cambia altre 4 maglie in 3 anni, giocando per gli Hearts of Midlothian in Scozia, Vasco da Gama in Brasile e Apollon Limassol a Cipro, oltre che tornando per una breve parentesi all'Universidad de Chile.
È quello il periodo più buio sotto il profilo professionale per Pinilla, che fuori dal campo finisce per lasciarsi andare e gli eccessi prendono il sopravvento. A 25 anni quello che sembrava destinato ad essere l'erede di Zamorano e Salas, è più uomo da rotocalchi che uno spietato cannoniere. Si lascia con Gisella Gallardo, la sua fidanzata, da cui ha avuto anche Augustina, la sua prima figlia.
"Ero finito in giro per il mondo, a combinare stupidaggini. - dirà anni dopo a 'La Gazzetta dello Sport' - Ho anche fatto cose importanti, come il goal decisivo che consentì allo Sporting Lisbona di eliminare l'AZ Alkmaar in semifinale di coppa UEFA, ma più che altro ho sprecato il mio talento, inseguendo bella vita e soldi, piuttosto che il successo sportivo".
GettyGROSSETO E IL RITORNO AI VERTICI
Tutto improvvisamente appare in bilico, ma proprio in quel momento Pinilla ha un sussulto d'orgoglio, e capisce che se non si darà una regolata, rischia di buttar via il suo talento. Così si rimette in forma e decide di riprendere in mano la sua vita e la sua carriera da calciatore. Nell'estate 2009 bussa alle porte del Grosseto, che milita in Serie B. Intanto riprende la relazione con la futura moglie Gisella, che sposerà nel 2011, trovando una stabilità affettiva. Si mette in discussione e accetta di fare una settimana di prova con i toscani.
Nel provino il centravanti cileno dimostra di essersi lasciato alle spalle le scorie delle precedenti stagioni negative e di essere tornato quello che aveva impressionato tutti con la maglia della 'U' a inizio carriera. Firma un contratto da 130mila euro con opzione in favore del club per la stagione successiva. Nonostante un paio di infortuni, la stagione, sotto la guida di Gustinetti prima e Sarri poi (proprio l'ex tecnico di Napoli e Juventus) sarà strepitosa. Pinilla segna 24 goal in Serie B e va in rete per 13 gare di fila. Per lui è l'inizio della rinascita.
"Avevo toccato il fondo, stavo per lasciare tutto. Poi, non so come, per una volta ho trovato l'umiltà di ripartire da zero. Ho messo soldi e ingaggi facili da parte, ho rinunciato a una vita da zero responsabilità, ma senza uscita dal punto di vista professionale, per accettare la serie B italiana. Ho scelto il Grosseto ed è stata la mia fortuna".
Da lì in avanti la sua carriera sarà un continuo crescendo: Pinilla farà bene in Serie A con le maglie di Palermo, Cagliari, Genoa e Atalanta, prima di rientrare in Cile, ancora all'Universidad de Chile e dunque all'Coquimbo Unido, dove milita dal 2019 al 2021. Segnerà goal spettacolari in rovesciata, dando dimostrazione delle sue qualità tecniche, e tornerà anche in Nazionale, vincendo 2 edizioni della Copa America. Ai Mondiali 2014 andrà ad un passo dall'eliminare il Brasile negli ottavi di finale con un gran tiro che si stampa sulla traversa a portiere battuto, episodio che gli ispirerà l'ennesimo tatuaggio.
L'unica soddisfazione che il centravanti cileno non riuscirà a togliersi sarà quella di giocare con l'Inter. Il club milanese lo corteggerà comunque in più occasioni, ma vanamente. In ogni sessione di calciomercato il cileno è puntualmente accostato ai nerazzurri, ma il sospirato ritorno non ci sarà. Anzi segnerà ben 6 reti quando incrocerà sulla sua strada i nerazzurri (una col Palermo, 4 col Cagliari, una con l'Atalanta). Era evidentemente scritto che l'amore fra Pinilla e l'Inter sarebbe rimasto incompiuto.


