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Peruzzi Juventus

Peruzzi alla Juve: saracinesca in bianconero

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La leggenda narra, che poi leggenda non è, che Angelo Peruzzi sia diventato portiere grazie a una maestra delle elementari. Lui che, in tono originario, avrebbe voluto giocare tra centrocampo e attacco, con la vocazione dell'assist e il fiuto del goal.

Già, una sorta di numero dieci - old school - divenuto estremo difensore all'insegna della volubilità della materia. Una partita in quinta elementare, una prova: saltare e toccare la traversa. Chi ce la fa, va in porta. Di lì in poi, una carriera maestosa.

Insomma, Peruzzi mai avrebbe pensato di salire sul tetto del mondo con la Juventus. Annata 1996, magica per i tifosi di fede bianconera, dalla Champions vinta contro l'Ajax a Roma passando per il successo in Coppa Intercontinentale a Tokyo contro il River Plate. Trofeo alzato, in qualità di capitano, proprio dal "Cinghialone" - così affettuosamente soprannominato - dal popolo zebrato.

Meritocrazia allo stato puro, con la Roma a credere nelle potenzialità del viterbese. Debutto in prima squadra a 18 anni tra le fila giallorosse in casa del Milan. Succede che Franco Tancredi, titolare dell'epoca, viene colpito da un petardo. Dunque? Nils Liedholm decide di dare spazio al ragazzino che, eccezion fatta per un rigore trasformato da Pietro Paolo Virdis, in quella sfida para tutto il parabile. Poco male, verdetto del Giudice Sportivo: 0-2 in favore dei capitolini.

Peruzzi lavora duro a Trigoria e, silenziosamente, riesce a minare le certezze di Tancredi. Diventando, a tutti gli effetti, un calciatore professionista nel 1989. Un'alternativa troppo ingombrante per la panchina. Ecco, quindi, il passaggio in prestito al Verona nella stagione 1989-1990. Un'esperienza formativa, un'esperienza che porta Angelo a fare ampiamente il suo. Poi, in piena rampa di lancio, l'errore: positività all'antidoping.

Mesi complicati, duri, che portano Peruzzi ad allontanarsi progressivamente dal mondo giallorosso. Ma con un grande rilancio, sullo sfondo, targato Juventus. Offensiva decisa e decisiva, quella bianconera, spalleggiata gradualmente dalle scelte di Giovanni Trapattoni, che decide di puntare sul nuovo corso accantonando la figura - per certi versi iconica - di Stefano Tacconi.

"Mi riunii a lungo con il mio procuratore Bonetto - così Peruzzi al Corriere dello Sport - Limammo fino a notte fonda i dettagli delle richieste economiche che avrei dovuto fare il giorno dopo al presidente: ingaggio, premi e altro. Arrivai in sede e Boniperti mi ricevette. Mi chiese se ero sposato e mi 'consigliò' di farlo, mi squadrò la testa, si disse soddisfatto del taglio dei capelli e poi tirò fuori dal cassetto un contratto già redatto in ogni parte e già firmato da lui. Mi disse 'Questo è il contratto, firma'. Io sussultai, avevo la lista delle mie richieste. Provai a obiettare. Mi rispose, secco, 'Firma e basta'. Firmai, ovviamente, e, paradossalmente, mi sembrò poi che fosse stata la cosa più naturale da fare ".

"Cinghialone" risponde alla grande, anzi, alla grandissima. Trovando un'ottima continuità di rendimento e prestazioni extra lusso. Con la Champons League, dunque, a rendere il pecorso maestoso:

"Il mio ricordo di quella serata è, insieme, dolce e amaro - sempre Peruzzi al Corriere dello Sport -  Presi un goal da pollo, nella finale di Champions. Per tutta la partita sentii un grande senso di colpa. Ero agitato, insoddisfatto. Poi arrivarono i rigori e ne parai due. Ebbi il diritto di essere felice, allora, sollevando quella coppa con le grandi orecchie che era anche mia. Comunque i grandi portieri non si giudicano da quanti rigori hanno parato. Conosco dei numero uno che ne prendevano uno ogni morte di papa. È la tua sensazione, più della tecnica, a dirti in quei frangenti dove buttarti. Un rigore parato accresce la tua popolarità, ma non indica la tua qualità ".

Anni da assoluto protagonista per Peruzzi con la Juve. Ma soprattutto anni vincenti caratterizzati da 301 presenze. Ancora vive, eccome, nei ricordi dei tifosi juventini. Da sempre, e per sempre, legati al loro "Cinghialone".

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