"Il mio è un inno di libertà": seduti sul divano, o in poltrona, apriamo Twitter. Uno dei primi profili che spuntano nella timeline è quello di un calciatore. Un capitano: ha 36 anni, Romano Perticone, e di esperienze ne ha vissute parecchie.
Fa il difensore: ha vestito maglie importanti, nel corso della sua carriera, ma il punto di partenza non lo dimentica facilmente. E' una lettera datata 24 maggio 1994: una raccomandata all'US Melpum di Melzo. Il testo recita "in riferimento agli accordi in atto, Vi informiamo che è nostro intendimento tesserare con la prossima stagione sportiva i Vostri giocatori", proseguendo con "Vi saremo grati se vorrete cortesemente contattare la nostra segreteria per il perfezionamento della pratica, mentre cogliamo l'occasione di porgerVi cordiali saluti".
In fondo alla missiva c'è una serie di coppe stampate: la firma è di Roberto Patrassi. Il mittente è il Milan: da quel momento in poi la vita di Romano Perticone cambia radicalmente e irreversibilmente. Non è più solo un bambino di 7 anni e 9 mesi: è già un calciatore.
E' preziosa, la testimonianza che arriva fino ai giorni nostri: una foto con un testo, Twitter ha questo potere, a volte. Consegnare al futuro prove del nostro passaggio sulla terra: Perticone questo lo sa. E anche bene: è considerato da tutti il calciatore più social d'Italia. E, seduti sul divano, o in poltrona, come detto apriamo Twitter e troviamo lui, lì, a commentare temi d'attualità, come farebbe chiunque.
"La mia ambizione è un po' sdoganare quell'immagine del calciatore che deve essere solamente un calciatore. E invece il calciatore può e deve essere altro: non c'è nulla di male a esprimere te stesso, se lo fai nella maniera corretta. Il mio pensiero è un pensiero normale: non capisco perché se lo può fare un avvocato o un politico non possa farlo un calciatore".
Intervenuto nel corso di B Italian, il format sulla Serie BKT in onda sul canale Twitch di GOAL Italia, il capitano del Cittadella si è raccontato a partire dalla sua attività sui social, importante per archiviare un'immagine ormai obsoleta dell'atleta.
"Spero che chi mi guarda dei miei colleghi capisca che il mondo che ci vuole ovattati o non capaci di confrontarsi con l'opinione pubblica, o che ci vuole zitti e riservati "così almeno non si fanno danni", sia un luogo comune superato. Scrivo su Twitter perché ho l'auspicio che quando i miei figli cresceranno mi conosceranno un po' meglio: finché Instagram scatti delle foto rimangono lì. Se le scrivi, le cose, è diverso".
Attualmente, come detto, Perticone indossa la maglia del Cittadella, in Serie B: una responsabilità importante, quella di guidare il Citta all'ennesima salvezza. Nel corso della sua carriera, però, ha vissuto momenti molto importanti a partire dagli inizi, segnati dalla lontananza dalla famiglia.
"L'aspetto del mio lavoro che mi ha condizionato di più è stato allontanarmi dagli affetti. Tra i miei ricordi più importanti conservo un trio di cui ho fatto parte nella Cremonese: io, Astori e Viali, che adesso allena il Cosenza. Eravamo giovani e ti rimangono delle cose dentro, nonostante il nostro mondo sia un vai e vieni".
Anche nei giorni del Festival di Sanremo, Romano Perticone non ha lasciato soli i suoi followers, commentando con loro gli episodi più importanti della competizione: ecco, scherzando un po' abbiamo provato a ricostruire il "Festival di Perticone", parlando anche del "Miglior inedito". L'esperienza che lo ha segnato più tra tutte, ma in maniera "inedita". L'impresa sfiorata con il Trapani di Serse Cosmi nel 2016, con la Serie A sfumata in finale Playoff, rimane la più importante.
"Quello che non sa nessuno, ed è una cosa straordinaria, è che io sono arrivato al Trapani nel gennaio del 2015 e ci siamo salvati. L'anno dopo Serse Cosmi ha detto: "Io voglio vincere il campionato, e lo vinceremo". Il problema è che ci credevamo tutti: poi è arrivato Bruno Petkovic e ci ha fatto fare la differenza. Trapani è stata l'esperienza più incredibile, senza dubbio".
Merito di Serse: uno che, dialogando anche con Marco Amelia durante la diretta di B Italian, per Perticone avrebbe meritato una panchina importante nel corso della sua carriera. E se lo dice il capitano del Cittadella, guidato da tecnici importanti nel corso della sua carriera, c'è da crederci.
"Io ho avuto grandi tecnici: ho avuto Sarri, Ventura, Mondonico, Novellino, ma Serse rimane "over the top". Quello che non emerge è che ha un'intelligenza fuori dal normale. La cosa non piacevole del calcio è che l'etichetta ti definisce, a volte: è più semplice dare un giudizio affrettato. Quello che non si è mai conosciuto di Serse è la sua capacità di analisi, soprattutto sulle persone. E' l'unico che potrebbe gestire grandissimi campioni: Cosmi non ha avuto la possibilità di allenare squadre come Inter, Milan e Juventus, ma ha dimostrato che avrebbe potuto farlo".
Da capitano guida i giovani verso un futuro diverso: lo fa con la sapienza di sempre, acquisita nel corso degli anni. "Il miglior giovane della Serie B per me è Mirko Antonucci, al Cittadella ha trovato una famiglia", spiega, analizzando un campionato che vede il Frosinone in vetta, forte del suo progetto.
"Con quello che vediamo nel calcio italiano ogni tanto sembra di vivere un ambiente difficile: il Frosinone è figlio di una cultura corretta, di un progetto e un direttore sportivo che valorizza i giovani e dà la possibilità all'allenatore di lavorare. Grosso è lì da qualche anno, è un allenatore forte, perché lo dicono tutti i giocatori che ci hanno lavorato, che ha programmato e costruito piano piano. Anche il direttore del Cittadella è di quelli bravi eh: dà continuità, non si fa condizionare. Il Frosinone forte, sì, ma quanto ci ha messo a costruire quello che adesso si vede? Grosso ha vissuto dei momenti brutti: ci sono degli allenatori che sono stati esonerati dopo una settimana. Non penso che al netto del giusto o sbagliato una persona possa incidere in una settimana".
Terminata la diretta, Romano Perticone torna su Twitter e dice la sua sul coming out di Jakub Jankto: "Io a volte ho paura di sbagliare a fare la spesa, lui fa coming out mentre è ancora in attività. Complimenti per il coraggio". Con semplicità e poche parole: anzi, pochi caratteri. Quelli concessi per l'inno di libertà che sta cambiando il calcio.