GOALQuattro stagioni intense, ricche di emozioni e soddisfazioni. Roberto Carlos Sosa, alias 'Pampa', dal 2004 e il 2008 incrocia Napoli e il Napoli nel proprio percorso di vita e professionale, diventando protagonista della rinascita calcistica azzurra.
Una persona nel mondo del pallone legata a doppia mandata all'argentino - che oggi allena al Dibba Al Hisn, negli Emirati Arabi - non può che chiamarsi Pierpaolo Marino: portato ad Udine dall'Argentina, scelto per creare le fondamenta su cui far poggiare la Napoli Soccer di Aurelio De Laurentiis. Un feeling che consente la reunion alle falde del Vesuvio, dove dalla C al massimo campionato i partenopei potranno contare contare su goal, sacrificio e amore per la maglia del 'Pampa'.
Il club azzurro, come detto, è reduce dal fallimento e ADL decide di ridare linfa ad una città sconfortata dalla scomparsa della propria squadra del cuore: società nuova, squadra nuova e tra gli acquisti messi a disposizione di Gian Piero Ventura anche Sosa, ormai fuori dal progetto Udinese e reduce da prestiti in B ad Ascoli e Messina. Il trasferimento a Napoli avviene a titolo definitivo, con la speranza a 29 anni di far breccia nei cuori di un popolo caliente come quello sudamericano. Curiosità: l'attaccante sarà il primo calciatore tesserato nella storia del nuovo Napoli.
Il tutto avviene nel segno di Diego Armando Maradona, grande idolo di Sosa (come potrebbe essere altrimenti), che corona il sogno di giocare nello stadio che ha visto il Diez raggiungere la gloria e farla raggiungere allo stesso Napoli. La missione del 'Pampa', seppur con le debite proporzioni, sostanzialmente diventa simile: rialzare gli azzurri, riaccendere l'entusiasmo tra i tifosi e riportare la squadra nel calcio che conta.
"Quando arrivi a Napoli - evidenzia Sosa in un'intervista di circa 3 anni fa a 'Jaque y Mate TV' - firmi un contratto non solo con il club ma con la città, perché chi indossa la maglia difende la città stessa".
La prima stagione dell'albiceleste porta in dote 10 goal in 25 presenze (ghiaccio rotto alla quarta gara giocata, nel ko interno col Chieti), condite dall'atroce beffa della finale playoff persa contro l'Avellino. Il Napoli resta in Serie C1, ma voglia di lottare e reagire non mancano. Tantomeno al 'Pampa', che nella seconda - trionfale - cavalcata azzurra verso la promozione in cadetteria di reti ne realizza 8. Il picco più alto Sosa lo raggiunge il 30 aprile 2006, quando con l'approdo in B già in tasca i partenopei ospitano il Frosinone in un 'San Paolo'stracolmo: Sosa, solitamente 9, veste la 10 che fu di Diego (in C erano obbligatorie le numerazioni dall'1 all'11), un qualcosa probabilmente solo immaginato nei sogni. Perdipiù segna l'1-1 con un pregevolissimo pallonetto, scoppiando in lacrime sotto la Curva mostrando una t-shirt col volto di Maradona, accompagnata dalla frase "Chi ama non dimentica, onore a chi ha fatto la storia del Napoli".
"Penso che da quando gioco non mi sia mai capitato di piangere in campo, ma è giusto e ne è valsa la pena perchè è stata l'ultima volta che verrà indossato questo numero che per noi argentini e per i napoletani vuol dire tanto - le parole di Sosa alla 'Rai' nel dopogara - E' stato anche un bellissimo goal: resterà un momento indimenticabile nella mia vita. E' stato un piccolo omaggio a chi ha fatto grande la storia del calcio a Napoli e in Argentina".
La 10 indossata col Frosinone, nel 2019, a firmarla sarà proprio Diego in persona: incontro al campo d'allenamento del Gimnasia La Plata, in quel periodo allenato dal Pibe de Oro, nonchè squadra in cui militò Sosa prima e dopo l'avventura in Campania. Decibel emozionali: high level.
Tutto molto bello, ma il meglio deve ancora venire, perchè il 'Pampa' si rivela prezioso anche nel 2006/2007. In B la qualità si alza, De Laurentiis e Marino allestiscono una rosa da promozione e decidono di tenere in organico Sosa, che con Reja diventa l'uomo della provvidenza. I suoi chili e centimetri lo aiutano a sfruttare palloni alti, sporchi e a sbloccare match complicati. Soltanto 6 goal, ma di un'importanza capitale: su tutti quelli rifilati al Piacenza o l'1 maggio 2007 all'Albinoleffe, per l'ennesima volta davanti ad una cornice di pubblico da Champions League. Due 1-0 firmati Sosa che valgono 6 punti, proiettando il Napoli verso il ritorno in Paradiso.
In particolare, a 'Repubblica', nel 2020 l'ex centravanti svela un curioso retroscena sulla rete al Piacenza.
"Entrai dalla panchina e decisi la gara, era destino. Successe una cosa incredibile, nell'intervallo. La distinta consegnata all'arbitro era sbagliata e per poco non perdemmo la partita a tavolino. Reja chiese infatti a Bucchi di scaldarsi ed entrare in campo, ma ci accorgemmo in extremis che nella lista dei cinque giocatori in panchina il suo nome non c'era, confuso per un disguido con quello di Amodio. Sarebbe stata una sostituzione fatale. Invece Reja disse a Bucchi di rivestirsi e si rivolse a me con poche parole: 'Pampa', allora entri tu. Per questo dico che era destino. Grava nel finale si inventò un gran bel cross e io la infilai di testa".
Ritorno in Paradiso, dicevamo: il 10 giugno, in un Marassi gremito, Genoa e azzurri volano a braccetto in Serie A in una partita surreale conclusasi 0-0, dove al fischio finale entrambe le squadre e tifoserie (allora gemellate) si uniscono in una festa sfrenata. L'argentino quella gara la gioca tutta, giusto premio a chi 3 anni prima è partito da Paestum senza palloni caricandosi sulle spalle una squadra e una città.
Missione compiuta, verrebbe da dire: il 2007/2008 è il quarto e ultimo anno di Sosa a Napoli, probabilmente il più prestigioso, affrontato con la fierezza di aver consentito ai tifosi di godersi di nuovo il Meazza o l'Olimpico. Titolare o riserva che sia, in tandem col 'Pocho' Lavezzi l'ex Udinese dice sempre la sua: 34 gettoni ed altri 6 goal, tra cui spiccano quello nel roboante 5-0 esterno alla sua vecchia squadra, i due timbri a San Siro contro Inter e Milan (coi rossoneri, nella notte dell'esordio di Pato in Serie A) e un'autentica gemma sul campo dell'Atalanta. A Bergamo finisce 5-1 per la Dea, ma al 'Pampa' resta il ricordo di una prodezza super: "Passò quasi inosservato, visto il risultato, ma a me sembrò notevole, al volo dal vertice destro dell’area", sottolinea al 'Corriere dello Sport' nel 2020.
Al primo colpo dal ritorno in A il Napoli centra una clamorosa qualificazione Intertoto, ritrovando non solo la magia degli anni migliori ma addirittura l'Europa. A fine stagione, però, dopo 131 partite e 30 goal le strade di Sosa e degli azzurri si separano.
"Era una decisione presa da un pò - farà sapere l'argentino a 'Radio Marte' a marzo, ancor prima che terminasse il campionato - Aspettavamo il raggiungimento della quota salvezza per annunciarla. Non è stato facile per me, ma credo che dopo 10 anni, di cui 4 meravigliosi a Napoli, sia arrivato il momento di tornare nel mio Paese. E' una scelta di vita che va accettata".
"Sono un giocatore operaio, ho sempre lavorato dietro le quinte cercando di compattare il gruppo e dare una mano nell'inserimento dei giovani. Sono contento di aver partecipato alla rinascita ed alla risalita dalla serie C. Ho 33 anni e penso che per tutto ci sia un limite. E' giusto che il Napoli pensi ad altri giocatori. Il mio comunque non è un addio ma un arrivederci".
Il congedo di Sosa col popolo partenopeo si consuma l'11 maggio 2008 contro il Milan, con tanto di fascia al braccio, nel 3-1 che toglie la Champions ai rossoneri. Al triplice fischio, giro di campo portato in braccio dai compagni per salutare quella che per circa 48 mesi è stata la sua gente.
"Sosa è stato un leader silenzioso - dichiarerà Reja alla stampa - mai sopra le righe ma fondamentale per lo spogliatoio, capace di tirarci fuori da tante situazioni difficili".
In estate cessione al Gimnasia e sipario sul matrimonio col Napoli, a cui però il 'Pampa' è tutt'ora legatissimo. Sia alla città che al club.
"Allenarlo? Mi piacerebbe molto - ha ammesso in una recente intervista a 'Marca Claro' - arriverà il momento".
