Quanti sono i giocatori che possono raccontare di aver vinto un Mondiale al fianco di Lionel Messi e di averne giocato un altro con la maglia dell'Italia? Uno solo. Sì, perché è successo davvero ed ogni riferimento porta volutamente a Gabriel Paletta.
Il difensore fresco di rescissione col Monza, infatti, è nato in Argentina - per la precisione a Buenos Aires - ma è in possesso della cittadinanza italiana ottenuta grazie alle origini calabresi del bisnonno Vincenzo, emigrato dalla provincia di Crotone.
Ma procediamo con ordine. Paletta nasce nel 1986 e dopo aver mosso i primi passi con l'Esperanza, entra a far parte del settore giovanile del Banfield.
"Come ho iniziato? A sette anni, sul campetto sotto casa: la squadra si chiamava Esperanza. A dieci mi presentai con cinque amici al provino col Banfield, ci presero tutti. Gli altri si sono persi, troppi chilometri per allenarsi, io prendevo il treno o mi accompagnavano i miei, tutti i giorni. A loro girai i primi soldi, il premio per la vittoria del Primavera. E quelli del primo contratto, a 18 anni, diecimila pesos annui", il racconto a 'Repubblica' nel 2014.
Il vivaio biancoverde è una palestra estremamente formativa che lo conduce verso il debutto in prima squadra nel 2005. Un anno indelebile per il difensore centrale che - oltre al debutto tra i professionisti - si toglie una delle soddisfazioni più grandi della sua carriera.
In Olanda, infatti, trionfa con la maglia dell'Argentina ai Mondiali Under 20. L'Albiceleste viene letteralmente trascinata da un ragazzino di belle speranze che chiude il torneo a quota 6 goal e che risponde al nome di Lionel Messi, mentre Paletta è già un punto fermo e gioca tutte le gare da titolare senza mai essere sostituito.
GettyLa stagione seguente ribadisce il trend anche con il Banfield, formazione della quale diviene subito un pilastro. La sua crescita, rapportata alla giovane età, completano un pacchetto che inizia ad ingolosire parecchie squadre europee. Su tutte il Liverpool, che il 4 luglio 2006 stacca un assegno da 2.2 milioni di euro per portarlo ad Anfield. Ma in riva al Mersey, le cose non vanno come dovrebbero andare, tra scarso minutaggio e evidenti difficoltà di ambientamento.
Morale della favola, dopo appena un anno e otto presenze, è già game over. Paletta sale sull'aereo che lo riporta a casa, in Argentina, e firma con il Boca Juniors.
"Tutto troppo in fretta. Ero arrivato in cima al mondo con Messi, avevamo battuto gente come Llorente, Fabregas, David Silva, Obi Mikel, Guarin, Falcao, Diego. Benitez mi notò e mi volle in Inghilterra: aveva vinto la Champions, la squadra era fortissima. Mi copriva di complimenti, ma non giocavo mai.
Mi stufai, tornai a casa, c'era il Boca, come rifiutare? La Bombonera, i cori de "La 12": un sogno, per me. Solo oggi ammetto che dovevo avere più pazienza, ma a Liverpool stavo male, ero solo, ricordo solo il gelo: in un anno non ho mai cenato con un compagno".
Con gli Xeneizes, Paletta ha l'immediata occasione per aggiungere alla propria bacheca un altro titolo iridato, ma il 16 dicembre 2007, a Yokohama, gli argentini crollano sotto i colpi del Milan di Ancelotti che vince 4-2 e si aggiudica il Mondiale per Club.
GettyCome se non bastasse, l'anno seguente si procura la rottura del legamento crociato rimanendo forzatamente ai box per 6 lunghi mesi, poco dopo aver vinto il suo primo trofeo a livello di club, ovvero la Recopa Sudamericana, e a poche giornate dal termine del Campionato Apertura 2008, vinto proprio dal Boca al termine di un incredibile spareggio a tre con San Lorenzo e Tigre.
Paletta rimarrà in Argentina per un'altra stagione, prima di fare ritorno nel Vecchio Continente e approdare in Serie A: l'accordo con il Palermo è totale, ma il trasferimento sfuma clamorosamente quando il calciatore sta già svolgendo le visite mediche. A quel punto, si inserisce il Parma e il centrale sceglie l'Emilia.
"Avevo firmato col Palermo. Alle visite non erano convinti del mio ginocchio, volevano operarmi di nuovo, li salutai. A Parma invece mi sono sentito subito a casa".
Con i ducali vive probabilmente l'esperienza più redditizia della sua carriera: in quattro stagioni e mezzo gioca 131 partite, ergendosi a pilastro difensivo della formazione parmense. La sua personalità e la solidità delle sue prestazioni, catturano anche l'attenzione del commissario tecnico della Nazionale Cesare Prandelli che inizia a plasmare per lui un futuro a tinte tricolori.
Sì, avete capito bene. Dopo quel famoso Mondiale Under 20 vinto dall'Argentina, infatti, Paletta esce dal giro dell'Albiceleste e non viene mai convocato in Nazionale maggiore. Le origini italiane della famiglia, invece, fanno il resto: nel 2014 Gabriel completa l'iter che lo porta a diventare cittadino italiano a tutti gli effetti e di conseguenza eleggibile per la maglia azzurra.
Un'occasione che Prandelli non si lascia scappare, convinto dalle qualità del ragazzo. Paletta viene convocato e debutta con l'Italia il 5 marzo dello stesso anno e scende in campo nell'amichevole che gli Azzurri giocano a Madrid contro la Spagna. Due mesi dopo arriva il bis, a Londra, contro l'Irlanda sempre in gara amichevole.
Si tratta solamente di un piccolo antipasto, perché il 1 giugno arriva la grande - e forse inattesa - chiamata: Paletta viene inserito nella lista dei 23 convocati per i Mondiali che si disputeranno in Brasile. All'interno di un pacchetto difensivo che comprende Abate, Bonucci, Chiellini, Darmian e De Sciglio, le non perfette condizioni fisiche di Barzagli (comunque convocato) inducono il ct bresciano a portare anche Paletta, nientemeno che il 42° oriundo nella storia della Nazionale.
GettyAll'esordio nella fase a gironi di Mondiali, Paletta gioca dal primo minuto contro l'Inghilterra e rimane in campo sino al triplice fischio finale nella gara che gli Azzurri vincono 2-1 grazie alle reti di Marchisio e Balotelli.
Una 'prima' ufficiale da custodire nel cassetto dei ricordi, ma destinata a rimanere una dolce illusione: l'Italia, infatti, verrà eliminata - come nel 2010 - alla fase a gironi e il classe 1986 non indosserà mai più i colori dei quattro volte Campioni del Mondo.
Pochi mesi più tardi saluta anche il Parma e passa al Milan con cui si lega fino al 2018, ma dopo una sola stagione viene girato in prestito all'Atalanta, prima di fare rientro all'ombra della Madonnina.
Nella stagione 2016/17 - dopo aver vinto la Supercoppa italiana ai rigori contro la Juve - entra suo malgrado nella storia della Serie A stabilendo un primato decisamente poco invidiabile: con 5 cartellini rossi, Paletta stabilisce il record di espulsioni in un singolo campionato eguagliando lo score di Luigi Apolloni che ne ricevette altrettante nella stagione 2000/01 con la maglia del Verona.
Alla prima giornata contro il Torino e, appunto, all'ultima contro il Cagliari. Nel mezzo altri tre rossi sventolati contro Genoa, Bologna e Roma. Un bilancio decisamente pesante, fotografia della sua tutt'altro che felice parentesi col Diavolo.
Marco Luzzani/Getty ImagesAlle porte del 2018, quindi, si cambia: il difensore sudamericano risolve il proprio contratto con il Milan accordandosi poi con i cinesi del Jiangsu, formazione nella quale giocherà per due stagioni, prima di cedere, una volta ancora, alla corte di Adriano Galliani.
Proprio così, perché il dirigente brianzolo è al timone del nuovo e ambizioso progetto Monza, chiamato a risalire dai meandri della Serie C. Una momentanea discesa al terzo piano del calcio italiano che fa da trampolino verso il ritorno ai vertici: il salto in Serie B è immediato e dopo due anni in cadetteria, in terra brianzola si scrive la storia: nella 2022, il Monza centra la sua prima storica promozione in Serie A vincendo la finale playoff contro il Pisa.
Un palcoscenico che Paletta conosce molto bene, anche se un infortunio al ginocchio - rimediato lo scorso ottobre - non gli ha mai consentito di scendere in campo con la maglia biancorossa in massima serie. Vetrina nella quale non gioca proprio da quel Cagliari-Milan di quasi 6 anni fa. La sua ultima volta in A, proprio quella che gli 'valse' un record decisamente poco edificante.
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