Un colpo mostruoso. Un colpo sopraffino. Un colpo che ha fatto scuola. Zidane Zidane per la Juventus ha rappresentato l'unicità. Impossibile scovare un altro giocatore con le sue caratterisiche. Uno che, a suon di danza calcistica, ha rappresentato per cinque anni il vero punto di forza della Signora.
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Sponsor di lusso: Luciano Moggi. Che nel 1996, a fronte di una spesa mirata, beffava un'agguerrita concorrenza nostrana e internazionale:
"L’ho visionato in due partite di Coppa dei Campioni: Milan-Bordeaux e Bordeaux-Milan. Io ho visto questo giocatore che massacrò da solo il Milan e lo pagai 5 miliardi. Il Milan prese un altro giocatore dal Bordeaux pagandolo 18".
L'avvio all'ombra della Mole non risulta dei più semplici. Problemi tattici a pioggia nell'impianto costruito da Marcello Lippi, con annessa sensazione - inizialmente - di aver sbagliato destinazione. Poi, a un certo punto, la svolta. Che in questo caso fa rima con libertà e creatività, ingredienti studiati dal tecnico viareggino affinché Zizou potesse consacrarsi nel calcio italiano.
Al Delle Alpi, contro l'Inter, il transalpino dal nulla sforna una prestazione extra lusso. Un contributo che fornisce segnali positivi a breve e lungo termine, con un'ascesa netta e inequivocabile. Insomma, gioie a non finire.
Il fenomeno de La Castellane è classe paura. Uno che ti fa innamorare con leggerezza. La stessa con cui l'avvocato Giovanni Agnelli descriveva l'innesto del fu 21 bianconero:
"‘Zidane lo abbiamo preso perchè ci farà vendere molte auto a Marsiglia e in Algeria".
Perché se il business legato alla vetture avrà anche avuto il suo perché, non è che sul rettangolo di gioco le cose non siano andate bene. Affatto. Forte di un netto percorso di crescita, Zizou ha trascinato la Juve sul tetto d'Italia: 1996-1997, 1997-1998.
Il totale, d'altro canto, non ha bisogno di commenti: 212 partite e 31 goal. Con un grosso rimpianto dal nome Champions League. Sfiorata contro Borussia Dortmund e Real Madrid, ma mai arrivata. All'insegna, nel dettaglio, di finali deludenti corali e individuali.
"Devo molto alla Juve. Ci arrivai a 24 anni, dal Bordeaux, e per me fu un salto in avanti. Non era un club ai livelli del Madrid, che è il più grande di tutti, ma imparai moltissimo, crebbi come calciatore e come uomo. E i primi tempi giocavo male, non ero inserito, tutti dicevano che ero un acquisto sbagliato. Solo Marcello Lippi credeva in me. Alla fine ebbe ragione lui. Vincemmo un paio di campionati e giocammo una finale di Champions, perdendola".
Restano anche altre fotografie di una carriera inimitabile. Dai sorrisi con il Real Madrid, club che si assicurava Zidane nel 2001 per 150 miliardi. Alle targhe alterne con la Nazionale francese. Indimenticabile, nel bene e nel male, l'uscita di scena dal Mondiale 2006. La testata a Materazzi. La sconfitta. Per una carriera vincente e, soprattutto, inimitabile.


