Primo atto: “Marotta, forse, non è mai stato juventino ”. Secondo atto: “La Juventus c’era prima di Marotta e ci sarà dopo di Marotta, prima di Nedved e dopo di Nedved. Ci sono due tipi di dirigenti: i professionisti che possono andare a lavorare in tutte le squadre e quelli che non ci andrebbero ”.
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Dichiarazioni che fanno rumore, specialmente se effettuate da Pavel Nedved. Il vicepresidente bianconero, in occasione della cerimonia di assegnazione del Golden Boy, vinto nella sua sedicesima edizione dall'olandese Matthjis de Ligt, dopo le parole che suonavano di nuova frecciata pronunciate a margine del sorteggio degli ottavi di Champions fa un deciso passo indietro.
"Il mio poteva sembrare un attacco a Marotta – ha spiegato il ceco – per noi è stato un grande maestro. Con lui abbiamo vissuto momenti importanti. Ci sono rimasto un po' male perché è andato dal nostro diretto avversario. L'Inter, sicuramente, con lui s'è rafforzata. Ecco, questo mi ha fatto un po' male ”.
Immediata la risposta del neo ad nerazzurro, anch'egli presente allo Spazio OGR di Torino: “Il calcio è fatto anche di queste dinamiche, credo sia normale che ci sia un po' di amarezza. Si è chiusa un'esperienza e ora si è aperto un nuovo capitolo della mia carriera professionale. Siamo diventati nemici dal punto di vista calcistico, ma con Pavel e Fabio Paratici abbiamo condiviso momenti belli. Inter competitor della Juventus? Giusto trovare un partner, altrimenti vincono sempre i bianconeri ”. E pace fu.




