Esistono vari modi per scrivere la storia del calcio. Tanti l'hanno fatta sul piano tecnico e fisico, altri, meno in verità, dal punto di vista tattico. Fra questi ultimi c'è sicuramente l'ungherese Nandor Hidegkuti, con la collaborazione fondamentale del Ct. magiaro Gusztáv Sebes.
Il suo spostamento da interno a centrattacco mobile, che a seconda delle situazioni si abbassa disponendosi fra le linee, e creando così spazi per gli altri due attaccanti e l'inserimento degli stessi centrocampisti, farà le fortune dell'Aranycsapat, 'La squadra d'Oro', come veniva chiamata l'Ungheria degli anni Cinquanta del secolo scorso.
Grazie a questa 'invenzione' tattica, che porterà dal modulo WM al modulo MM o WW (se visto dalla difesa), e alla sua intelligenza calcistica, Hidegkuti diventerà un campione conosciuto ad ogni latitudine e per tanto tempo chi, dopo di lui, interpreterà il ruolo di centravanti con quelle caratteristiche, sarà definito 'centravanti alla Hidegkuti'.
Con questa espressione si intenderà infatti il cosiddetto centravanti arretrato o di manovra, che, nella sua evoluzione contemporanea, porterà alla creazione della figura del 'falso nueve'.
DAGLI ESORDI A LEGGENDA DELL'MTK
Hidegkuti nasce a Budapest il 3 marzo 1922 in una famiglia della classe media. Si appassiona presto al calcio, che pratica per strada con gli amici giocando con palloni di stoffa, fatti di calze arrotolate. Già all'età di 12 anni entra nel Settore giovanile dell'Újlaki FC. Dimostra grande fisicità, doti tecniche e tattiche, e a 16 anni è già in Prima squadra.
Contemporaneamente, per mantenersi, trova lavoro in fabbrica, lavorando come operaio in una società elettrica. La sua carriera va avanti a piccoli passi. Nel 1950 si unisce al Gázművek, squadra che milita in Seconda Divisione, con cui gioca per tre anni, prima di passare all'Elektromos in piena Seconda Guerra Mondiale, e all'Herminamezei nel 1945, giocando sempre da interno destro di centrocampo o ala.
Ma il salto di qualità arriva per lui nel 1947 con la firma per l'MTK Budapest, la squadra con cui disputerà il resto della sua carriera e che diventerà una sua seconda pelle. Con quest'ultima arrivano i successi. L'MTK, quando lui arriva, è una formazione di metà classifica, ma già nel 1948/49, dirottato in posizione di centravanti puro, realizza 26 goal in 28 gare e porta i biancoblù al 2° posto.
Quando il regime comunista prende il controllo dell'Ungheria, nel 1949, l'MTK diventa la squadra della polizia segreta ungherese, e ai suoi atleti viene richiesto un comportamento serio e riservato. La squadra cambia più volte nome, diventando Textiles, poi Bástya SE, quindi Vörös Lobogó, e infine tornando ad essere MTK dopo la Rivoluzione ungherese del 1956, ma Hidegkuti le resterà sempre fedele, togliendosi le sue soddisfazioni.
Il primo titolo ungherese arriva nel 1950/51 proprio con il nome di Bástya SE, quando i biancoblù che precedono di 4 lunghezze la Honved. L'anno seguente, nel 1951/52, c'è l'affermazione nella Coppa di Ungheria, mentre Nandor realizza 28 reti in campionato.
Dopo la svolta tattica, e la trasformazione in centravanti arretrato, che adotta anche nel suo club grazie al tecnico Márton Bukovi, vince il suo secondo Scudetto ungherese nel 1952/53. Nel 1955 dà un contributo fondamentale alla squadra (all'epoca denominata Vörös Lobogó) a conquistare la Mitropa Cup, competizione europea in cui segna 9 reti in altrettante gare.
Nel 1955/56 partecipa con l'MTK Budapest anche alla prima edizione della Coppa dei Campioni, realizzando 2 reti in 4 presenze. Gli ungheresi sono eliminati dai francesi dello Stade Reims ai quarti di finale, dopo aver avuto la meglio sui belgi dell'Anderlecht nel Primo turno.
Al contrario di molti suoi compagni della 'Squadra d'oro', resta in Ungheria anche dopo la Rivoluzione ungherese del 1956 e conquista il suo terzo titolo ungherese nella stagione 1957/58, che sarà anche l'ultima della sua carriera da calciatore. Quando appende le scarpette al chiodo il campione ha 36 anni, e ha segnato qualcosa come 265 reti in 381 incontri fra il 1942 e il 1958, che lo collocano fra i migliori 10 cannonieri ungheresi di tutti i tempi, pur non avendo mai vinto una classifica marcatori.
Con l'MTK Budapest nelle sue varie denominazioni le statistiche sono di 238 reti in 328 partite, numeri che testimoniano la grandezza avuta da Hidegkuti nella storia del club.

UN ORO OLIMPICO CON LA 'SQUADRA D'ORO'
Ma se a livello di club la carriera di Hidegkuti è stata buona, è in Nazionale che il giocatore ungherese ha raggiunto livelli di eccellenza assoluta. Il debutto con l'Ungheria arriva per Nandor già nel 1945, quando è ancora un giocatore dell'Elektromos.
I magiari affrontano in amichevole la Romania, e la travolgono 7-2. In quella partita, disputata il 30 settembre, e ricordata anche perché sarà una delle uniche 2 gare disputate da István Nyers con l'Ungheria, Hidegkuti si presenta con una doppietta.
Ci tornerà solo nel 1947, quando è ormai un giocatore dell'MTK Budapest. Fisico possente (è alto un metro e 76 per 73 chilogrammi di peso forma), elegante nel tocco di palla ma anche potente nel tiro, dopo aver segnato diverse reti (fra cui una tripletta alla Finlandia), si guadagna la convocazione del Ct. Sebes per le Olimpiadi calcistiche del 1952.
I giocatori più forti dell'Ungheria possono parteciparvi in quanto, secondo lo status degli atleti dei regimi comunisti, figurano formalmente come dei Dilettanti. Hidegkuti colleziona 4 presenze e segna l'ultimo dei 6 goal con cui i magiari travolgono la Svezia in semifinale. Il 2 agosto 1952, grazie al successo per 2-0 ai danni della Jugoslavia firmato dai goal di Puskas e Czibor, conquista con i compagni la medaglia d'oro olimpica.
Nasce in quell'occasione l'Aranycsapat, la Squadra d'Oro che avrebbe dominato il calcio europeo e Mondiale per un biennio, e che al rientro in patria sarà accolta da una marea di tifosi festanti.
IL CAMBIO DI RUOLO E 'LA LEZIONE' AI MAESTRI INGLESI
La leggenda di Hidegkuti inizia nella gara contro la Svizzera del 20 settembre 1952, la prima amichevole dopo il successo olimpico. È a quella data, infatti, che si deve l'invenzione di Nandor come centravanti arretrato o di manovra.
A Berna i magiari stanno incredibilmente perdendo 2-0 contro gli elvetici. Nella prima mezzora i padroni di casa hanno dominato, ma al 31' ecco la mossa: Hidegkuti prende il posto di Palotás con l'indicazione di muoversi dalla linea di attacco verso quella di centrocampo.
Nandor mette in pratica quando il Ct. Sebes gli chiede: è il rifinitore e l'apripista, ma anche, in fase di non possesso, il primo interditore. I difensori svizzeri iniziano a non capirci più nulla, e l'Ungheria dilaga: doppietta di Puskas, goal di Kocsis e timbro finale di Hidegkuti, che con quella spettacolare prestazione si guadagna la fiducia del Commissario tecnico.
Se in passato altri giocatori come l'austriaco Sindelar e l'argentino Pedernera giocavano in maniera simile per loro attitudine, in questo caso il ruolo di 'centravanti di manovra' viene istituzionalizzato da uno schema, il modulo MM, che diventa quello fisso dell'Ungheria. Nel 1953 la Grande Ungheria trionfa anche nella Coppa Internazionale, precedendo in classifica la Cecoslovacchia e l'Austria, dopo aver rifilato anche all'Italia un sonoro 3-0 a Roma. Gli Azzurri vengono travolti da una doppietta di Puskas e un goal di Hidegkuti.

La prova del nove è la sfida ai 'Maestri' inglesi, che ospitano i campioni olimpici a Wembley il 25 novembre 1953. L'Ungheria ci arriva con una serie impressionante di 24 risultati positivi, ma gli inglesi commettono il grave errore di sottovalutare l'avversario e pensano di poter vincere facilmente.
L'Inghilterra, del resto, fino ad allora, non aveva mai perso in casa contro squadre non britanniche. Il leggendario capitano inglese Billy Wright, quando vede nel riscaldamento gli scarpini leggeri, tagliati sotto la caviglia, dei giocatori ungheresi, si fa una grassa risata.
"Non dovrebbero esserci problemi, ragazzi, non hanno nemmeno portato l’attrezzatura adeguata", dice ai suoi compagni prima del fischio d'inizio.
Mai previsione sarebbe stata più errata. Sebes schiera all'apparenza 5 giocatori offensivi. Da destra a sinistra giocano infatti Budai, Kocsis, Hidegkuti, Puskas e Czybor. Gli inglesi non possono sapere che Hidegkuti si abbasserà come suo solito per liberare spazi ai suoi compagni e a sua volta liberarsi dalla marcatura asfissiante dei difensori, e finiranno per capirci poco.
L'Ungheria oppone il suo MM al classico WM dei Tre Leoni, che ne usciranno sbranati dai magiari. Non è passato nemmeno un minuto di gioco e Nandor ha già realizzato l'1-0 per gli ospiti. Dopo il provvisorio 1-1, al 22' il centravanti di manovra si ripete: 2-0. Poi è Puskas a dare spettacolo, umiliando proprio Wright, messo a sedere nell'azione del 3-1 chiusa con un tiro all'incrocio. Il primo tempo si chiude sul 4-1 per i magiari, con la doppietta del 'Colonnello' a sigillare un dominio mai in discussione.
I tifosi sugli spalti sono increduli, e ancora non sanno che nel secondo tempo l'Ungheria, assorbito il goal iniziale di Mortensen, legittima ulteriormente la propria supremazia con la rete di Boszik e la tripletta di Hidegkuti, che in quel momento appare come una via di mezzo fra un fuoriclasse e un mago ai suoi avversari.
Harry Johnston e Billy Wright, i due centrali difensivi inglesi, sono stravolti. Lui ha il numero 9 ma si muove continuamente, scompare e riappare dalla linea d'attacco ed è totalmente imprevedibile. Finisce 6-3, con l'ulteriore punto della bandiera siglato da Ramsey, con una vera lezione di calcio ai 'maestri inglesi'.
Il Ct. inglese, Walter Winterbottom, dopo la partita dichiarerà:
"Johnston e Wright non riuscivano a fermare Hidegkuti, non sapevano mai quando seguirlo e quando lasciarlo perdere".
Al ritorno a Budapest, Hidegkuti e i suoi compagni sono accolti da 400 mila tifosi che si riversano nelle strade della capitale. Smaltita l'amarezza per la debacle, l'Inghilterra chiede la rivincita. Stavolta si gioca a Budapest, in casa dell'Ungheria, il 23 maggio 1954, prima dei Mondiali che si disputeranno in Svizzera. Finisce pure peggio: 7-1 per 'La squadra d'oro', con ancora un goal del suo giocatore simbolo, Hidegkuti, e doppiette di Puskas e Kocsis.
Il mediano inglese Broadis, autore del punto della bandiera per i Tre Leoni, a fine gara, rivolgendosi a Winterbottom pronuncia una frase passata anch'essa alla storia, che sarà ricordata da Gianni Mura nel suo libro 'Non gioco più, me ne vado', e che esemplifica bene la difficoltà dei giocatori di sua Maestà a capire la tattica generata dagli spostamenti di Hidegkuti.
"Ho la lingua abbronzata a forza di correre". A vuoto, aggiungiamo noi, naturalmente.

I magiari sono i favoriti per i Campionati del Mondo che si disputano in terra elvetica. Dominano il loro girone, il Gruppo 2, ma contro la Germania Ovest Puskas si infortuna e, pur riuscendo ad andare in campo nella finale, non sarà al 100% e questo condizionerà il risultato.
Hidegkuti è fra i grandi protagonisti e colleziona 4 presenze e 4 reti nel torneo: segna una doppietta nell'8-2 del girone con la Germania Ovest ed è determinante nella fase ad eliminazione diretta. Sblocca il risultato dopo pochi minuti contro il Brasile, sconfitto 4-2, e sigla il provvisorio 2-0 per i suoi nella semifinale con l'Uruguay, vinta poi 4-2 ai supplementari.
Il 4 luglio 1954, a Berna, però, dopo essersi portata sul 2-0, l'Ungheria subisce la rimonta della Germania Ovest, straripante dal punto di vista fisico, che finirà per imporsi 3-2. Puskas, in verità, aveva trovato il 3-3, ma l'arbitro inglese Ling aveva annullato il pareggio per presunto fuorigioco, rivelatosi poi, alla prova delle immagini, inesistente.
Fatto sta che Hidegkuti e compagni devono accontentarsi di un secondo posto che sa di beffa, dopo aver dominato per due anni il calcio mondiale. Il primo centravanti di manovra della storia continuerà a militare nella Nazionale ungherese fino al 1958, proprio per la scelta di non abbandonare il Paese dopo l'invasione sovietica del 1956.
In Svezia partecipa così al suo secondo Mondiale, con la fascia da capitano sul braccio. Disputa la prima partita del girone con il Galles (1-1) e la terza con il Messico (vittoria ungherese per 4-0) ma salta il secondo match, perso 2-1 con la Svezia, e lo spareggio decisivo con i Dragoni, che segna l'eliminazione della squadra dal torneo, con un nuovo k.o. per 2-1.
La gara con il Messico sarà per lui, a 36 anni suonati, l'ultima delle 69 con 39 goal giocate con l'Ungheria (più 4 con una rete nella Nazionale olimpica), ma anche l'ultima in assoluto della sua carriera leggendaria.
HIDEGKUTI ALLENATORE DI SUCCESSO
Dopo il ritiro, Nandor Hidegkuti ha intrapreso la carriera di allenatore rivelandosi un vincente anche nelle nuove vesti. Inizia la sua nuova avventura con l'MTK Budapest, passando però presto alla Fiorentina nel 1960.
Il campione ungherese guida i viola per due stagioni, portando la squadra a due importanti successi: la Coppa Italia nel 1960/61 (2-0 in finale sulla Lazio) e sempre nella stessa stagione la Coppa delle Coppe, con una vittoria per 2-0 in finale sui Glasgow Rangers.
Va vicino al bis nel 1961/62, stagione in cui trova però i toscani trovano l'ostacolo Atletico Madrid a negarli la vittoria (1-1 nella prima finale e 3-0 per gli spagnoli nel replay).
Nel 1962/63 passa sulla panchina del Mantova, che conduce ad un ottimo 11° posto finale in Serie A, per poi far ritorno in patria alla guida del Győri ETO, club con cui conquista subito lo Scudetto nel 1963/64 e la Coppa d'Ungheria l'anno seguente. Sempre nel 1964/65 porta la squadra alle semifinali della Coppa dei Campioni.
Continua ad allenare formazioni ungheresi, fra cui il Tatabánya, il suo MTK Budapest e il Budapest Spartacus, senza però riuscire a ottenere grandi risultati. Nel 1972 è sulla panchina dei polacchi dello Stal Rzeszów, anche in questo caso senza troppa fortuna.
Si trasferisce così in Egitto, dove rinverdirà i vecchi fasti sulla panchina dell'Al-Ahly, con cui conquista 5 Scudetti egiziani in 6 anni, prima di far ritorno ancora in Ungheria nel 1980. Chiude la sua esperienza da allenatore a 62 anni, guidando per un breve periodo l'omonima compagine dell'Al-Ahli negli Emirati Arabi.
Ritiratosi a vita privata nel 1984, dopo aver sofferto di problemi cardiaci, l'uomo che reinventò il calcio muore il 14 febbraio 2002, poco prima di compiere 80 anni. A lui l'MTK Budapest ha intitolato il proprio stadio nella capitale ungherese.