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Michelangelo Rampulla, il portiere goleador che ha vinto tutto con la Juve

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"Bergamo, Atalanta-Cremonese. Siamo sotto, 1-0, al 92'. Non so che mi capita, ho una preveggenza, un'allucinazione. Colgo l'attimo. Mi vedo far goal in rovesciata volante. C' è una punizione per noi, corro verso l'area di Ferron, Giagnoni mi guarda stranito dalla panca, allarga le braccia. Cross di Chiorri, testa, goal. E la mia vita cambia".- Michelangelo Rampulla a 'La Gazzetta dello Sport'.

La serietà negli allenamenti e la professionalità erano le sue caratteristiche vincenti. Sul campo, poi, sapeva distinguersi per senso della posizione e personalità. Ma il suo destino è quello di essere ricordato per un record insolito per chi giocava come lui da estremo difensore: quello di essere stato il primo portiere in assoluto, nella storia della Serie A, a riuscire a segnare un goal su azione nel 1992.

Michelangelo Rampulla ha incarnato per il resto l'ideale del portiere affidabile sul quale un allenatore può sempre contare, in campo o come sostituto. La sua carriera può suddividersi in due parti: la prima, che lo ha visto emergere come estremo difensore di talento, tanto da difendere anche la porta dell'Italia Under 21, e come pilastro della Cremonese, club con cui in 7 anni ha conquistato ben 2 promozioni in Serie A, la seconda che lo ha visto vincere praticamente tutto come portiere di riserva della Juventus.

GLI ESORDI: DAL VARESE AL RIGORE FALLITO COL CESENA

Nato in Sicilia a Patti, Comune del Messinese che oggi conta oltre 12 mila abitanti, il 10 agosto 1962, Michelangelo Rampulla è figlio di Cecco, un commerciante di prodotti alimentari grande tifoso della Juventus, che gli trasmette fin da piccolo l'amore per i colori bianconeri e, in generale, per il calcio.

La sua trafila nel Mondo del calcio inizia nel Settore giovanile della Pattese, la squadra del suo paese. Lui vorrebbe fare l'attaccante, ma il papà lo convince invece a cimentarsi nel ruolo di portiere ed è da estremo difensore che il giovane Michelangelo emerge precocemente. Tanto che a 16 anni è già con la Prima squadra, con cui vince il campionato di Promozione, e nel 1979/80 gioca in Serie D e si mette in grande evidenza.

"Papà era ed è un fanatico della Juve. - racconta nel 2002 a 'La Gazzetta dello Sport' - Era cresciuto con il mito dei cinque Scudetti consecutivi degli anni 30. E quando avevo 5 anni mi portò a vedere Palermo-Juve, 67-68, Sarti in porta. Un'emozione che mi porto dentro ancora adesso. Amava i portieri, papà. Io, no. Volevo fare l' attaccante. Vinse lui. Mi portava ad allenarmi alla Pattese con un auto incredibile, una Fiat 600 con il cofano dipinto a strisce bianche e nere, tanto che fosse chiaro da che parte stava".

Il grande salto avviene per lui grazie a un giovane dirigente che farà molta strada, all'epoca Direttore Sportivo del Varese. Il suo nome è Beppe Marotta, ed è lui, assieme a Gigi Piedimonte, ad offrire al diciottenne Rampulla la possibilità di fare il terzo portiere in Serie B e il titolare della Primavera. Ma le cose andranno diversamente dal preventivato.

"In Coppa Italia si infortuna il portiere titolare, Nino Trapani. - ricorda Michelangelo - Al debutto in campionato, l’allenatore, Fascetti, mette il secondo, Enrico Nieri. È sfortunato, becca quattro goal. Alla seconda, per l'esordio in casa col Milan, retrocesso per lo scandalo scommesse, mette me. Il Milan. Fino a tre mesi prima giocavo con le figurine dei suoi giocatori, ora me li trovavo davanti... Partita mitica, finisce 0-0, arriva il primo articolo sulla 'Gazzetta'. A Varese ho trascorso tre anni belli, con Colantuoni presidente".

La strada, per il giovane estremo difensore, è segnata. Dopo 3 stagioni al Varese, in cui fra Serie B e Coppa Italia colleziona in tutto 100 presenze, il successivo passo della carriera di Rampulla lo vede difendere la porta del Cesena a partire dal 1983/84.

"Passai al Cesena, mi volle il presidente Edmeo Lugaresi. Un personaggio magari folkloristico ma autentico, un gentiluomo. In quegli anni a Cesena c'erano grandi portieri: il sottoscritto, Dadina, Seba Rossi, Fontana, Bonaiuti... Il ricordo? Il più curioso è un rigore. No, non parato. Tirato. Si gioca Monza-Cesena. Nelle giornate precedenti dal dischetto hanno sbagliato in 5. L' allenatore Buffoni mi fa: 'Te la senti?'. Accidenti a me e alla mia voglia di fare l' attaccante: dico sì. Mi trovo davanti il collega del Monza, Torresin: 'E tu che ci fai qui?', mi fa. 'Tiro io', gli dico. 'E se te lo paro?'. 'Pazienza'. Parato, in due tempi... Dal giorno non ho mai più provato a calciare un rigore".

Con i romagnoli Rampulla resta due stagioni, totalizzando complessivamente 85 presenze prima di trasferirsi alla Cremonese, per quella che sarà un'esperienza che segnerà nel profondo la sua carriera da calciatore.

L'ESPERIENZA CON L'ITALIA UNDER 21

Le prestazioni dell'emergente Rampulla non passano inosservate nemmeno agli occhi del Ct. dell'Italia Under 21, Azeglio Vicini, che lo fa esordire, scherzi del destino, a Cremona, il 20 aprile 1983 quando ancora milita con il Varese. Si gioca l'amichevole Italia-Spagna e gli Azzurrini si impongono 2-0.

Dopo quel primo confronto, in tutto Michelangelo disputa altre 9 gare con la Nazionale giovanile, giocando assieme a campioni come Bergomi, Ferri, Filippo Galli, Mancini, Vialli, Galderisi e Massaro e cogliendo un 3° posto agli Europei di categoria nel 1984.

DAL PASSAGGIO SFUMATO AL NAPOLI A PILASTRO DELLA CREMONESE

Nell'estate del 1985 la carriera di Rampulla potrebbe avere un'ulteriore accelerata: il Napoli, infatti, sta cercando un portiere dopo l'addio del 'Giaguaro' Castellini. E Michelangelo è uno dei principali indiziati per prenderne il posto.

"Il mercato finiva presto ed era l'84, - ricorda l'ex portiere a 'CalcioNapoli24.it' - io ero a Cesena in B, e mi chiamò il D.s. Cera dicendomi che c'era il Napoli che mi voleva già a novembre per stare dietro Castellini. Sarebbe stato infatti l'ultimo anno a Napoli del 'Giaguaro. Così mi contattò il diesse degli azzurri, Juliano, per andare a Napoli, sarei partito titolare nella stagione successiva. Io accettai subito, Cera però non sapeva come rimpiazzarmi a Cesena e voleva vendermi l'anno successivo. Poi successe che a metà campionato Juliano andò via e nel club partenopeo arrivò Allodi. Da quel momento cambiarono le carte in tavola e sfumò il mio possibile passaggio al Napoli nel 1985".

Dal possibile approdo in una grande squadra, Rampulla si ritrova invece come portiere della Cremonese. Nel club lombardo compirà la sua maturazione, disputando 7 stagioni fra Serie B e Serie A e accumulando grande esperienza.

"Finisco a Cremona, in quel momento sono un po' deluso, lo ammetto. - dice a 'La Gazzetta - Ma trovo non una società, una famiglia: Luzzara il papà, Miglioli, il vicepresidente, lo zio, Erminio Favalli il cugino. Quelli alla Cremonese sono stati sette anni bellissimi, incontro due amici veri, Giandebiaggi e Maspero, che, con Peruzzi e Pessotto, mi resteranno per sempre nel cuore".

Inizialmente Michelangelo deve continuare a lavorare duro sui campi di Serie B, categoria dove milita la formazione lombarda. Ma dopo 4 stagioni da titolarissimo nel torneo cadetto, arriva la grande gioia della prima promozione in Serie A. È il 25 giugno 1989 e allo Stadio Adriatico di Pescara Cremonese e Reggina, che hanno concluso a pari punti al 4° posto la stagione, si giocano l'ultimo posto disponibile per il massimo campionato nello spareggio. 

Nei tempi regolamentari e nei supplementari il risultato non si sblocca e resta inchiodato sullo 0-0. Tutto si decide dunque ai calci di rigore. E qui sale in cattedra Michelangelo: nonostante l'errore di Attilio Lombardo, il portiere siciliano para 2 rigori, quelli calciati da Armenise e Onorato, e la squadra guidata da mister Mazzia si impone 4-3 e festeggia lo storico traguardo. 

Il 27 agosto 1989 Rampulla a 27 anni può finalmente fare il suo esordio in Serie A nel Derby lombardo contro l'Inter, che vede i nerazzurri di Trapattoni, Campioni d'Italia in carica, imporsi a fatica per 2-1. Nonostante una prima parte di campionato importante, la Cremonese cala alla distanza e alla fine retrocede nuovamente in Serie B chiudendo al penultimo posto davanti soltanto all'Ascoli.

Ma nel 1990/91 arriva la seconda promozione in Serie A per Rampulla con i grigiorossi, che, dopo l'avvicendamento in panchina fra Giagnoni e Burgnich, guidati dal tecnico sardo chiudono terzi dietro il Foggia di Zeman e il Verona di Fascetti e fanno immediato ritorno nel massimo campionato. Si arriva così al 1991/92, quella che sarà anche l'ultima stagione allo Zini per Michelangelo e in cui accade quello che lui ha ribattezzato "il fattaccio".

Michelangelo Rampulla Cremonese-

LO STORICO GOAL NEL DERBY LOMBARDO

Se è chiaro fin da subito che la Cremonese è fra le indiziate per la retrocessione, la squadra di Giagnoni dà battaglia su ogni campo, non mollando mai come vuole il suo allenatore, nonostante i risultati le siano spesso sfavorevoli. E si arriva a quel fatidico 23 febbraio 1992 che cambierà per sempre la carriera del portiere di Patti. 

Anche il derby lombardo contro l'Atalanta all'Atleti Azzurri d'Italia sembra girar storto. Un calcio di rigore trasformato dal brasiliano Bianchezi, infatti, aveva regalato il vantaggio alla Dea, e nonostante i tentativi ripetuti dei grigiorossi, la Cremonese non riesce a trovare la rete. La partita sembra destinata a chiudersi con una vittoria di misura dei nerazzurri e nessuno può prevedere quello che accadrà di lì a qualche secondo nei minuti di recupero.

Siamo ormai al 92', e l'arbitro Chiesa assegna una punizione ai grigiorossi sulla destra. Sul pallone si porta Chiorri, che sembra avere ben chiaro il da farsi. Mentre l'area di rigore dell'Atalanta è affollatissima, il giocatore vede con la coda dell'occhio una sagoma scura che corre a gran velocità verso l'area avversaria: è Rampulla. 

Chiorri non ci pensa un attimo di più e con il mancino disegna una parabola perfetta per la testa del suo portiere, che in tuffo batte il collega Ferron e fra l'incredulità generale di compagni e avversari fissa il punteggio sull'1-1, dando un punto pesante in trasferta alla sua squadra. Nessuno ricorda qualcosa di simile nel campionato di Serie A. È infatti la prima volta che un portiere riesce a segnare un goal su azione.

Non solo i programmi sportivi, ma anche gli stessi telegiornali, alla sera, non parlano d'altro e aprono mostrando e rimostrando la prodezza di Michelangelo. Il nome del portiere è inserito persino nel Guinness dei Primati. Giuliano Giovetti, disegnatore della 'Gazzetta' e del settimanale per ragazzi, 'Il Giornalino', prende carta e matita e butta giù lo schizzo dell'azione: quella di Rampulla sarà proposta fra le reti più belle della settimana e consegnata, di fatto, alla gloria immortale.

"La mia vita cambia. - ammette Rampulla - Riflettori, interviste, notorietà. Si accorgono che sono anche un buon portiere... Improvvisamente mi vogliono tutti, anche l'Inter di Bagnoli, anche la Lazio. Favalli sta per dire sì quando mi chiama la Juve: 'vuoi far crescere Peruzzi?', mi chiedono. Juve, la squadra, papà, la 600 bianconera. Il sogno. Il mito, Zoff. Favalli mi avverte: 'Non andarci, non giocherai mai'. Ma io ascolto Zenga: 'Vacci, sempre la Juve è'. E ci vado. Dico: 'Darei l' anima per giocare una sola volta con le maglie bianconere viste da dietro'.

Purtroppo la prodezza di Michelangelo non basta ad evitare la retrocessione della squadra: la Cremonese è ancora penultima, nuovamente davanti all'Ascoli, e per Rampulla, che lascia quella che era stata per lui una famiglia dopo 274 partite ufficiali e uno storico goal, l'addio è malinconico, nonostante lo attenda l'approdo nella squadra per la quale aveva sempre fatto il tifo.

RAMPULLA ALLA JUVENTUS: UN DODICESIMO DI SUCCESSO

Rampulla è ingaggiato così dalla Juventus nell'estate del 1992 per far crescere Angelo Peruzzi dopo la separazione fra il club bianconero e Stefano Tacconi. Pur essendo formalmente una riserva, il portiere sotto la guida di Giovanni Trapattoni ha modo di debuttare in bianconero in tutte le competizioni: a fine agosto disputa la doppia sfida del Primo turno di Coppa Italia contro la Fidelis Andria, mentre il 6 settembre 1992 fa l'esordio in Serie A con la nuova maglia nello 0-0 del Sant'Elia contro il Cagliari, visto l'infortunio occorso al suo collega di ruolo.

A dispetto dei consigli che gli aveva dato Erminio Favalli, Rampulla in primavera riesce anche ad esordire in Europa: Peruzzi è nuovamente infortunato e tocca lui difendere la porta bianconera nella doppia semifinale di Coppa UEFA contro il PSG. Grazie anche alle sue parate, i bianconeri ottengono una doppia vittoria (2-1 all'andata al Delle Alpi, 1-0 al Parco dei Principi nel match di ritorno) e si qualificano per la finale contro il Borussia Dortmund. 

Su tutte spicca il salvataggio su Weah nel match di ritorno: servito da un cross di Roche, il liberiano aveva colpito al volo, indirizzando la palla all'angolino basso sulla destra, ma Rampulla, con un guizzo felino, si era disteso e aveva deviato in calcio d'angolo. In quella stagione Michelangelo vince la Coppa UEFA, il primo dei 12 trofei che solleverà nella sua avventura decennale da giocatore della Juventus. 

Con l'arrivo di Lippi, Rampulla continua a ritagliarsi comunque il suo spazio, e nel 1994/95 arrivano il primo Scudetto e la Coppa Italia, vinta da protagonista, disputando entrambe le finali contro il Parma (1-0 a Torino, dove è sostituito nella ripresa per infortunio dal terzo portiere Squizzi, e successo per 2-0 al Tardini). Mantiene in entrambe le sfide la porta inviolata, come anche nella Supercoppa italiana 1995, vinta ugualmente da protagonista, in quanto subentrato a Del Piero dopo l'espulsione di Peruzzi.  

Nel 1995/96 esordisce anche in Champions League con clean sheet, il 6 dicembre 1995, contro lo Steaua Bucarest (0-0). Una sola presenza che fa però scrivere anche il suo nome fra i vincitori del più importante trofeo continentale: i suoi compagni il 22 maggio 1996 all'Olimpico di Roma sconfiggono 5-3 ai rigori l'Ajax di Van Gaal e Michelangelo può festeggiare con loro e sollevare la 'Coppa con le orecchie'.

Il 1996/97 è l'anno del 2° Scudetto e dei grandi trionfi internazionali, vissuti, ovviamente da dodicesimo: arrivano infatti la Supercoppa Europea e la Coppa Intercontinentale, che lo vedono entrambe fare da spettatore dalla panchina. Per tutta la durata della prima era Lippi Rampulla continua a ritagliarsi il suo spazio, colleziona 90 delle sue 99 presenze totali con la Juventus entro il 1999 e vince ancora un'altra Supercoppa Italiana e il 3° Scudetto, quello 1997/98 del duello con l'Inter di Simoni e Ronaldo e delle grandi polemiche.

Dal 1999, con l'arrivo di Ancelotti in panchina, e di Van der Sar in porta al posto del suo amico Peruzzi, per Michelangelo gli spazi in campo si riducono drasticamente. Vince ancora una Coppa Intertoto nell'estate 1999 e un quarto Scudetto nella seconda era Lippi (quello del 5 maggio 2002), con Buffon primo portiere, ma raccoglie, appunto, complessivamente, solo 9 apparizioni in tre stagioni, di cui 7 nella prima e una in ciascuna delle ultime due. 

Lui non protesta e si allena sempre con serietà e professionalità, ma una volta, con Ancelotti ha un'accesa discussione.

"Erano gli ultimi 6 mesi del mister con noi. - racconterà a 'CalcioNapoli24.it' - Lui aveva soltanto qualche anno in più di me, ebbi una discussione ma finì in 30 secondi. Era arrivato Carini ed io, a 38 anni, fui relegato come terzo portiere. Così ci fu un breve ma acceso confronto, che durò pochissimo".

Michelangelo Rampulla-

LE ESPERIENZE DA PREPARATORE

Nel giugno 2002, dopo il quarto Scudetto del suo personale palmarès, Rampulla chiude la sua decennale avventura alla Juventus, che da portiere di riserva li ha regalato 12 trofei e 99 presenze, e all'età di 39 anni decide di ritirarsi. 

"Quella alla Juventus - dice, sitentizzando bene la sua esperienza a Torino - doveva essere un’esperienza fugace e invece a Torino mi sono fermato per 10 campionati, coprendo le spalle a Van Der Sar, Carini e Buffon dopo Peruzzi: ho giocato più di quanto immaginassi e ho vinto tutto quello che c'era da vincere".

"Nella mia carriera ho affrontato tanti grandi attaccanti, - sottolinea - Mi sono trovato davanti Maradona e Van Basten. Ma la mia bestia nera era Totò De Vitis".

Appesi i guanti al chiodo, resta comunque nello staff tecnico club bianconero, nel quale ricopre diversi disparati: inizialmente cura il coordinamento fra gli allenatori dei portieri, poi, dal 2006, diventa allenatore dei portieri della Prima squadra per volere di Didier Deschamps. Durante la gestione Ranieri, finisce nuovamente a lavorare con la Primavera, per poi tornare in Prima squadra con Ciro Ferrara. Il 1° ottobre 2010 il rapporto con la Juventus, dopo l'arrivo di Alberto Zaccheroni, si interrompe definitivamente.

L'anno seguente diventa allenatore del Derthona, che porta al 2° posto in Serie D. Tuttavia, a fine stagione, le parti rescindono consensualmente il loro contratto. Dal 2012 al 2015 è chiamato da Lippi per allenare i portieri del Guangzhou Evergrande e successivamente, dal 2016 al 2019, ha lavorato con lui nella Nazionale cinese. In mezzo, nel 2016, anche alcuni mesi da presidente della Cremonese (pochi anni prima del ritorno in Serie A).

Dopo le esperienze da preparatore in Cina, oggi svolge lo stesso ruolo alla Salernitana dove è stato fortemente voluto dall'ex compagno Paulo Sousa. Michelangelo ha una figlia, Chiara, e vive a Paestum con la sua attuale moglie.

"Sono a riposo e aspetto che si muova qualcosa. - rivela ad 'AreaNapoli.it' - Non sto male, dopo tanti anni passati viaggiando fermarsi un momento non fa male. Però il calcio un po’ mi manca. Guardo partite e mi tengo aggiornato. Facevo parte dello staff di Marcello Lippi, ma il mister non vuole più allenare. Aspetto che arrivi qualche proposta interessante. Mia moglie qui gestisce un albergo-ristorante: io la aiuto e le faccio un po' da supporto morale".

Con la Juventus ha dimostrato a chi era scettico che anche un secondo portiere può togliersi grandi soddisfazioni. Ma il capolavoro di Michelangelo resta quello del 23 febbraio 1992: un record, il suo, che nessuno potrà togliergli e lo farà restare per sempre nella storia del calcio.

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