Michael Laudrup, BarcelonaProshots

Michael Laudrup e il grande rimpianto: quando declinò la convocazione ad Euro '92

Anche ai grandi campioni può accadere di fare nella propria carriera delle scelte sbagliate. È il caso di Michael Laudrup, il miglior giocatore che il calcio danese abbia mai espresso e che, nonostante i tanti successi con i club che ha rappresentato e le soddisfazioni in Nazionale, ha perso per propria scelta l'appuntamento più importante: quello con Euro 92', il torneo in cui la Danimarca non avrebbe dovuto nemmeno partecipare e che addirittura vinse.

La Nazionale biancorossa, dopo la fallimentare gestione Piontek, culminata con la mancata qualificazione ai Mondiali di Italia '90, è affidata a Richard Møller Nielsen, ex assistente del vecchio Commissario tecnico. Il nuovo C.t. imposta la squadra che affronta le qualificazioni ad Euro '92 con un rigido 4-4-2, modulo particolarmente in voga in quegli anni, togliendo ai due giocatori di maggior spessore tecnico della rosa, i fratelli Michael e Brian Laudrup, libertà di azione e di inventiva.

Con la novità tattica la Danimarca, che può annoverare in squadra anche altri big come il portiere Peter Schmeichel e l'attaccante Flemming Povlsen, parte con un perentorio 4-1 sulle Isole Far Øer, gara in cui Michael Laudrup dà sfoggio della sua classe. Segna una doppietta e si dimostra un giocatore dal livello tecnico sublime, in grado, quando è in giornata, di cambiare da solo il volto di una partita.

Il numero 10 danese, dopo gli esordi con Copenaghen Brøndby, si era formato ed era cresciuto in Italia, indossando in Serie A le maglie di Lazio e Juventus, prima di cedere alle lusinghe di Johan Cruijff e trasferirsi nella Liga spagnola con il Barcellona. 

È lui, e non può essere altrimenti, l'uomo di punta della squadra di Møller Nielsen, ma presto gli eccessivi tatticismi del Ct. iniziano a diventare un problema. La Danimarca viene infatti stoppata 1-1 a Belfast dall'Irlanda del Nord il 17 ottobre del 1990 e quella partita segna il punto di non ritorno nei rapporti con il Ct.

I due Laudrup sono imbrigliati e non si esprimono ai loro livelli, allora Møller Nielsen decide di sostituire entrambi. È la goccia che fa traboccare il vaso. Michael sbotta e non le manda a dire al Commissario tecnico, e assieme a suo fratello decide, con una mossa che fa discutere non poco, di autosospendersi dalla Nazionale. 

Michael Laudrup Denmark Scotland 1986 World CupGetty Images

Il 14 novembre del 1990 la Jugoslavia, nonostante i conflitti interni ormai evidenti fra le varie Repubbliche e i diversi nazionalismi, rifila alla Danimarca una sonora sconfitta a domicilio per 2-0, con reti di Bazdarevic e di Robert Jarni.

"Gioco a calcio per amore, gioia e ambizione - dichiara Michael Laudrup al quotidiano 'Politiken' all'indomani di quel k.o. - Ma negli ultimi anni non ho provato felicità giocando nella Danimarca, e ora che gioia e ambizione sono scomparse, ho deciso di smettere con la Nazionale".

I plavi prendono il largo in classifica e non sono più raggiunti, nonostante la sconfitta indolore in casa proprio con i danesi il 1° maggio 1991 al Marakana di Belgrado, con un 2-1 deciso da una doppietta di Christensen dopo il vantaggio iniziale dei padroni di casa con Pancev.

La classifica finale del Gruppo 4 recita così: Jugoslavia punti 14, qualificata agli Europei, Danimarca punti 13, seconda ed eliminata. Se non che a questo punto la politica entra prepotentemente in scena. La Jugoslavia è infatti dilaniata dal 1990 dai conflitti nazionalistici e i Balcani diventano teatro di orribili eccidi. Il 30 maggio 1992, esattamente 11 giorni prima del calcio di inizio di Euro '92, il colpo di scena: la Risoluzione ONU n°757 esclude con effetto immediato tutte le Nazionali jugoslave dai tornei internazionali.

Accade così che i plavi, che avevano conquistato sul campo il diritto a partecipare ad Euro '92, vengano squalificati. L'UEFA prende atto di quanto stabilito dalle Nazioni Unite e il 31 maggio con un fax comunica alla Federazione jugoslava l'esclusione. Lo stesso giorno la Danimarca è ufficialmente ripescata. 

Møller Nielsen, che secondo i ben informati in cuor suo ci sperava, ha pochissimo tempo per allestire la rosa che affronterà il torneo continentale, tanto più che molti dei giocatori sono già in vacanza. Cedendo alle pressioni dei tifosi, tenta la riconciliazione con i fratelli Laudrup, consapevole che con loro in campo sarebbe stata un'altra Danimarca. Ma se la sua azione ha successo con Brian, che accetta la chiamata in extremis, altrettanto non può dirsi con Michael.

Il campione danese dall'animo incorrutibile, non accetta compromessi. Ha appena vinto la Champions League con il 'Dream Team' guidato da Johan Cruijff, che ha sconfitto in finale per 1-0 la Sampdoria di Boskov, e si impunta. Nonostante il suo amore per la Nazionale, non è disposto a sacrificare le sue vacanze estive a Riccione per un torneo a cui la Danimarca non si è qualificata e agli ordini di un Commissario tecnico con il quale era entrato da tempo in conflitto.

"Ho appena vinto la Champions - il suo ragionamento - figurati se interrompo le mie vacanze per giocare con la Danimarca di Møller Nielsen, che poi dopo 3 partite si torna subito a casa. La mia Nazionale è ora il Barcellona".

Denmark Germany 1992 European ChampionshipGetty

Non ha tutti i torti, Michael. Anche perché la Danimarca deve vedersela al posto della Jugoslavia con tre corazzate come i padroni di casa della Svezia, l'Inghilterra e la Francia. Per la maggior parte degli esperti la qualificazione è impossibile. Lo chiama anche suo fratello Brian, e lo stesso Ct. danese gli lascia qualche giorno per prendere la decisione finale. Michael tuttavia non cambia idea e 5 giorni prima dei Mondiali comunica il "no" definitivo a Møller Nielsen, che è costretto a prenderne atto.

Ma di quel "no" se ne sarebbe poi pentito per sempre. Senza il suo fuoriclasse, alla Danimarca vengono date pochissime chance di passaggio del turno. Il gruppo riunito da Möller Nielsen, che non ha nemmeno il tempo di allenarsi adeguatamente, trova tuttavia energie e risorse insperate e vive una delle favole più belle nella storia del calcio. Schmeichel, Henrik Larsen e Kim Vilfort, che gioca anche per sua figlia di 8 anni, malata di leucemia, che torna a vedere in patria dopo ogni partita, prendono per mano la squadra. Dopo uno 0-0 con l'Inghilterra e un k.o. di misura con la Svezia, la svolta arriva alla terza gara.

La Francia di Papin e Cantona è battuta 2-1, il miracolo è avvenuto: la Danimarca è in semifinale. Contro l'Olanda di Gullit, Van Basten e Bergkamp, arriva una nuova impresa. In una partita altamente spettacolare, una doppietta del pisano Larsen porta la gara ai supplementari e poi ai rigori. Qui Schmeichel sale in cattedra e con una grande parata neutralizza l'esecuzione del Cigno di Utrecht, facendolo precipitare nello sconforto e portando i danesi a giocarsi il titolo.

La finale di Göteborg è una bella pagina di storia: il centrocampista Jensen 'uccella' Illgner dalla distanza, poi con la Germania tutta riversata in attacco nel tentativo di pareggiare, proprio Vilfort in contropiede realizza il 2-0 che chiude i giochi. La Danimarca, che è stata ripescata e a quel torneo non avrebbe dovuto nemmeno partecipare, è sul tetto d'Europa, per la prima e unica volta nella sua storia.

Uno duro smacco per il suo fuoriclasse Michael Laudrup, costretto a vivere quelle emozioni da casa davanti ad una tv. In carriera saprà togliersi altre soddisfazioni: come quella di aver travolto per 5-0 il Barcellona nel Clasico dopo esser stato 'scaricato' dai catalani ed esser passato al Real Madrid. Tornato poi in Nazionale, la trascinerà alla vittoria in Confederations Cup nel 1995, partecipando ad Euro '96 e a Francia '98. Ma quell'Europeo da favola vissuto per sua scelta come un tifoso qualsiasi resterà per sempre il suo grande rimpianto.

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