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Matteo Brighi AS Rom 01032009Getty Images

Matteo Brighi, uno dei giocatori più forti della storia di Fifa

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Come fa spesso, il calcio prende in prestito dagli altri sport tutta una serie di terminologie e linguaggi.

Tra i vocaboli provenienti da discipline aliene al football, uno di quelli che ha riscosso maggiore successo è "gregario".

Se nel ciclismo il gregario è un atleta che aiuta il corridore principale nelle tappe, nel calcio il termine trova la sua personificazione in quei giocatori in grado di fornire sostegno a quelli maggiormente prediletti dalla divinità del talento.

Un esempio perfetto di calciatore che ha sempre dato tutto per i compagni, esaltandone le caratteristiche e di conseguenza traendo un beneficio per le sue, è stato Matteo Brighi.

Rimini, classe 1981, inizia la sua carriera da calciatore nella squadra della sua città com'è logico che sia.

Le doti fisiche, corsa e presenza in mezzo al campo soprattutto, colpiscono la Juventus. I bianconeri lo vogliono e convincono il Rimini a cederlo a fronte di un cospicuo corrispettivo in lire, portandolo per la prima volta lontano dalla Riviera Romagnola.

A diciannove anni Brighi riesce ad esordire in Serie A con la Juventus e nella stagione 2000-2001 colleziona un totale di 12 presenze tra campionato e Coppa Italia.

La concorrenza a Vinovo è però spietata e un ragazzino ancora tutto da scoprire non può mettere in discussione la titolarità di gente come Edgar Davids e Zinedine Zidane.

Brighi torna così in Emilia Romagna e inizia la trafila di passaggi da una squadra all'altra che caratterizza il suo percorso di crescita.

Il centrocampista ripercorre la Via Emilia fermandosi prima a Bologna, in prestito, e poi a Parma, in compartecipazione. Con entrambe fornisce rendimento ampiamente al di sopra della sufficienza, rivelando la sua capacità di pulitore di palloni e distruttore del gioco offensivo altrui.

Risale ai tempi di militanza al Tardini un evento che lo rende ancora oggi unico. Nel 2003 Brighi è ancora uno dei talenti emergenti del calcio italiano e sarà tra i protagonisti della Nazionale Under 21 che l'anno successivo vincerà l'Europeo di categoria.

Su di lui erano riposte tante speranze e fiducia, al punto che nell'edizione 2003 del celebre videogioco Fifa gli sviluppatori gli assegnano un overall di 97. Questo fa di lui il calciatore più forte di quella versione del gioco, e più in generale ancora oggi uno dei più forti della storia dell'industria videoludica, superato da pochissimi.

Un errore di valutazione degli sviluppatori, che però ci lascia capire quanto Brighi avesse talento e capacità per potersi imporre ad altissimi livelli.

La realtà purtroppo ha restituito un quadro piuttosto diverso. La prima squadra a non credere in lui è proprio la Juve, che dopo esserselo ripreso dal Parma lo rispedisce in prestito.

Brighi prova a rilanciarsi al Brescia, ma la scintilla che lo aveva fatto risultare tra i migliori prospetti del calcio italiano sembra accendersi su polveri bagnate.

La possibilità di riscatto gli viene dalla cessione a titolo definitivo. La Juventus lo inserisce nell'affare che porta Emerson in bianconero dalla Roma.

Anche i giallorossi, alle prese con problemi ben più grandi dopo la separazione avvenuta nottetempo da Fabio Capello, decide di non puntarci e girarlo in prestito al Chievo Verona per un paio d'anni.

Nella città che ispirò una delle opere più celebri di William Shakespeare, anche Brighi sembra ritrovare l'estro calcistico.

Nel biennio gialloblù si riaffaccia sulla scena del calcio italiano in un ruolo inedito. Non più il giovane di belle speranze, ma la certezza garantita di un co-protagonista per una sceneggiatura di livello.

Su intuizione di Luciano Spalletti, la Roma lo riprende e inizia ad alternarlo nelle rotazioni a centrocampo.

Al primo anno da romanista, Brighi porta a casa una Supercoppa Italiana e una Coppa Italia, successo bissato anche la stagione successiva.

L'annata migliore della sua carriera, Brighi la vive però per assurdo nel momento in cui l'idillio tra Spalletti e i giallorossi inizia a incrinarsi.

Nella stagione 2008/2009, la squadra del tecnico di Certaldo sembra aver perso quella fluidità di gioco che l'aveva consacrata come una delle cenerentole del calcio europeo.

Le certezze smarrite dalla Roma prova a restituirgliele proprio Brighi. In un anno che si conclude senza trofei e con un sesto posto stiracchiato in campionato dopo anni di contesa per lo scudetto con l'Inter, il riminese totalizza 44 presenze, quattro assist e sei goal, tre delle quali in Champions League.

Ma più che i numeri, a colpire è la qualità e la quantità che il centrocampista riesce ad offrire. Insieme a Daniele De Rossi, compone un duo di mediani in grado di garantire copertura al reparto difensivo e sostegno a quello avanzato. Recupero palloni e smistamento. Dirty job at its finest.

Verso la fine del 2009, Spalletti lascia Roma per la prima volta. La squadra sembra alla deriva, ma a riportare dritta la barra del timone ci pensa Claudio Ranieri.

Sotto la guida del testaccino, i giallorossi centrano un incredibile filotto di risultati utili consecutivi che la portano nuovamente a insidiare l'Inter per lo Scudetto.

A rovinare la rimonta ci pensa Giampaolo Pazzini in una serata, quella del 25 aprile 2010, che ancora rappresenta una ferita non del tutto rimarginata per i tifosi.

Nel complesso di una stagione decisamente positiva, Brighi trova il suo spazio e offre come sempre il suo generoso contributo. Chiude l'anno portando in dote 5 reti tra campionato e Coppa Italia.

Il centrocampista non riuscirà più a raggiungere tali livelli di continuità e qualità. La Roma lo saluta a gennaio 2011, dandolo in prestito all'Atalanta, per poi cederlo definitivamente in estate al Torino.

Il numero di partite è sempre elevato, segno della stima che ripongono in lui i vari allenatori che possono contare sulla sua presenza.

A scemare è la qualità e la capacità di rappresentare un punto di riferimento in mediana per la squadra. A questo si aggiunge anche un fisiologico calo di tenuta atletica legato al passare dell'età.

Da Torino, Brighi riprende la sua peregrinazione. L'Emilia chiama ancora una volta e lui risponde presente, accettando l'offerta del neopromosso Sassuolo di Eusebio Di Francesco.

Un solo anno in neroverde, poi il ritorno a Bologna, prima del ridimensionamento in Serie B. Le ultime due squadre a sfruttare la sua generosità in mezzo al campo sono il Perugia e l'Empoli.

Con i toscani fa anche in tempo a festeggiare la promozione in Serie A. Nel 2018 celebra la vittoria del campionato cadetto insieme ad Aurelio Andreazzoli, che ritrova dopo i tempi della Roma. In seguito il ritiro.

Oggi fa vita riservata, lontano dal calcio. Ma ovunque è stato Brighi ha lasciato un buon ricordo di sé, come uomo e come calciatore.

Dopotutto non si dimentica facilmente uno dei calciatori più forti della storia di Fifa.

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