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StrukeljWikipedia

Mark Tullio Strukelj: la riserva di Falcão che arrivò a 11 metri dalla gloria

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Bella, affascinante ma al contempo sfortunata. La carriera da calciatore di Mark Tullio Strukelj avrebbe potuto essere ben più ricca di soddisfazioni di quello che effettivamente è stata, se la sorte non avesse giocato un ruolo così determinante sul suo successo come calciatore.

Dal possibile rigore decisivo contro il Liverpool nella finale di Coppa dei Campioni del 1984 alla discesa in Serie C il passo è stato rapidissimo per il centrocampista offensivo, che si è ritrovato a dover affrontare il dramma di una caviglia dolorante che non guarisce, e che lo costringerà ad essere più volte operato senza vedere la luce in fondo al tunnel.

Recuperata una condizione fisica accettabile, Strukelj tornerà a vincere, anche se a livello di categorie minori, ma il treno per il grande calcio era ormai definitivamente perduto.

LE ORIGINI MULTIETNICHE E GLI ESORDI CON LA TRIESTINA

Marko Tullio Strukelj nasce a Dorking, cittadina della Contea del Surrey, situata nel Sud-Est della Gran Bretagna, il 23 giugno 1962. Suo papà è un triestino emigrato in Australia e in Gran Bretagna, sua mamma è inglese. Dall'età di 2 anni Mark si trasferisce a Trieste, in Italia, ma 4 mesi all'anno li trascorre dai nonni materni a Dorking e qui diventa grande tifoso del Liverpool, nonostante le due località distino 400 chilometri l'una dall'altra.

A Trieste Strukelj inizia a giocare a calcio in formazioni minori come il Sant'Andrea, il Montuzza e l'Esperia San Giovanni, ma è all'età di 16 anni che compie il grande balzo, entrando nelle Giovanili della Triestina. Con la formazione biancorossa si fa presto strada dimostrando una qualità tecnica superiore alla media, geometrie importanti e un buon dinamismo.

Nel 1979/80 a 18 anni fa il suo debutto in Prima squadra, in Serie C1. Segna un goal in 3 presenze, vincendo anche la Coppa Anglo-italiana. Nella seconda stagione da professionista il suo apporto sale a 3 reti in 16 gare. Ma il destino tende i primi agguati contro il giovane talento, che gli avversari non esitano a fermare ricorrendo ai falli. La caviglia sinistra inizia a dargli i primi problemi, e la società alabardata, pur di non perdere l'occasione di cederlo al miglior offerente, non esita a ricorrere alle infiltrazioni per farlo giocare.

Dopo 14 presenze e un goal nel 1981/82, stagione condizionata dagli infortuni, Mark esplode l'anno successivo, quando totalizza 3 reti in 25 presenze e dà un apporto importante per la promozione della squadra alabardata in Serie B. 

A 11 METRI DALLA GLORIA

Nell'estate del 1983 alle porte della Triestina per Strukelj bussano in diversi club, ma di lui si innamora calcisticamente 'Il Barone' Niels Liedholm, che lo considera il sostituto perfetto del campionissimo Paulo Roberto Falcão. Quello di Mark è probabilmente il nome meno altisonante degli acquisti della Lupa in quella stagione (Graziani, Vincenzi e Malgioglio) ma non per questo meno importante degli altri. Il centrocampista offensivo saprà infatti ritagliarsi i suoi spazi, pur iniziando ad accusare problemi sempre più seri legati agli infortuni.

Strukelj appare inizialmente in imbarazzo di fronte ai tanti campioni che vestono la maglia giallorossa, da Di Bartolomei a Pruzzo, ma le origini multietniche gli attirano le simpatie della stampa e dei tifosi, che gli attribuiscono l'appellativo di 'Terzo straniero della Roma'.

"È il mio primo trasferimento (…). - si difende Mark nel giorno del raduno della squadra - Ho problemi a parlare correttamente l’italiano, mi dovete perdonare, sono abituato ad esprimermi in dialetto triestino".

"Sono molto timido, - aggiunge - non riesco ad esternare le mie sensazioni, i miei sentimenti. Forse sbaglio ma mi tengo tutto dentro e quindi spesso corro il rischio di essere considerato un montato

Roma 1983-84Wikipedia

Ma l'ambientamento di Strukelj sarà più rapido di quanto preventivato. Il giovane centrocampista si guadagna la stima di Liedholm e nel suo primo anno in Serie A, giocando al posto di Falcão o di Ancelotti, disputa 11 partite segnando anche una rete contro il Pisa.

"Era forse la Roma più forte di sempre- ha raccontato a 'SoccerRoad' - aveva appena conquistato il suo primo Scudetto e si apprestava a disputare la sua prima Coppa dei Campioni, come si chiamava allora. Mi stavo ambientando a quella piazza molto difficile e fu un anno intenso nella Capitale sia per un discorso di vita personale che calcistico, dove si respiravano pressioni altissime. Appena arrivato da Trieste faticai, ma poi iniziai a ritagliarmi il mio spazio".

Il debutto ufficiale arriva in Coppa Italia, il 21 agosto, allo Stadio Romeo Neri. Liedholm lo tiene in campo per tutti i 90 minuti nel match vinto contro il Rimini di Arrigo Sacchi. Il primo goal lo segna pochi giorni più tardi, il 28 agosto, sempre in Coppa Italia, contro l’Atalanta di Donadoni. Questa volta Strukelj entra in corsa, rilevando Roberto Pruzzo e siglando la rete del 2-0.

Per l'esordio in serie A, 'Strudel', come viene soprannominato, deve attendere il 30 ottobre. Krol mette fuori causa Falcao e al posto del brasiliano tocca all'ex giocatore della Triestina. Il 31 dicembre gioca da titolare contro il Catania e indossa la maglia numero 10. In quell'occasione va molto vicino al goal.

Successivamente a Verona, una settimana più tardi, offre una palla d’oro a Vincenzi, finché finalmente il 15 gennaio 1984 a Pisa, con sulle spalle la maglia numero 7, su lancio di Falcao, segna con una botta di sinistro che si infila sotto la traversa. Il goal è dedicato alla moglie Cinzia, che ha sposato a novembre del 1983."Glielo avevo promesso a novembre, quando ci siamo sposati". Poi però ecco un grave infortunio a compromettere il proseguimento della sua avventura

Liverpool Roma 1984 28052016Getty Images

Contro il Torino Strukelj riporta la lussazione del tendine peroniero sinistro. In pratica la stagione finisce di fatto per lui prematuramente, ma con un’appendice destinata a restare nella storia. Liedholm lo chiama e gli chiede di accelerare sui tempi di recupero: la Roma infatti è avanzata fino alla finale della Coppa dei Campioni e il tecnico svedese vuole dargli una possibilità proprio nella finalissima dell'Olimpico contro il Liverpool, la squadra che lui tifa fin da bambino.

"Il 30 maggio all'Olimpico avrò bisogno anche di te".

Strukelj forza per anticipare il rientro e viene convocato per la sfida attesa da tutto il mondo giallorosso. I Reds si rivelano un ostacolo duro da superare, Pruzzo pareggia il vantaggio iniziale di Neal e si va ai supplementari. Quando al 115' Cerezo è esausto e chiede il cambio, scatta l'ora di Strukelj. Liedholm non ha esitazioni e lo lancia nella mischia. Nei 5' finali succede poco o nulla e si va ai rigori. Mentre in tanti e ben più esperti dell'ex giocatore della Triestina palesano un'evidente tensione, l'italo-inglese mantiene una grande freddezza. 

Liedholm la legge nei suoi occhi e mentre Falcão non se la sente di calciare, Strukelj si fa avanti con coraggio: 

"Mister, io sono pronto". 

Liedholm allora non ha dubbi e lo investe ufficialmente: 

"Tirerai il quinto rigore".

A questo punto non è chiaro se effettivamente Strukelj sia stato il 5° rigorista designato della Roma, o se, come riportano alcuni, su pressione di Pruzzo il centrocampista offensivo sia scalato ad eventuale 6°, con Chierico a calciare prima di lui. Fatto sta che cambia poco. Mentre Mark, nella sua testa, pensa di poter decidere la sfida, e pregusta in cuor suo quel momento straordinario, gli errori di Conti prima e di Graziani poi, ipnotizzati dall'istrionico portiere Grobbelaar, gli precludono quell'opportunità che poteva consacrarlo nel grande palcoscenico internazionale.

"Quella finale la perdemmo ai rigori, io entrai al posto di Cerezo ed ero stato designato come quinto rigorista… Ma non lo tirai mai".

Una vera beffa. Vince il Liverpool 4-2 e dal sogno all'incubo il passo è breve: Strukelj fa in tempo a vincere la Coppa Italia il 26 giugno contro il Verona, gara in cui subentra all'infortunato Bruno Conti, ma che sarà anche l'ultima con la maglia giallorossa sulle spalle. La sua carriera, di fatto, si era fermata ad 11 metri dalla gloria.

IL CALVARIO E LE OPERAZIONI ALLA CAVIGLIA

Strukelj è ceduto infatti in comproprietà al Pisa in Serie B, ma la caviglia comincia a fare le bizze e l'aver forzato il rientro con la Roma non ha fatto che aggravare una situazione già compromessa dalle tante infiltrazioni fatte per scendere in campo fin da quando era giovane.

La situazione diventa all'improvviso drammatica. 

"Vincemmo la Coppa Italia ma perdemmo lo Scudetto, - ricorda Strukelj - la mia caviglia però non rispondeva più e alla fine dell’anno venni ceduto al Pisa dove però giocai solo 6 partite in due anni. Feci ben sette interventi chirurgici alla caviglia, tornai a giocare sempre assumendo antidolorifici, giocavo in pratica con una gamba sola e la mia carriera da lì a poco si concluse… Per capirci ebbi lo stesso problema di Marco Van Basten".

Il 1984/85 è in verità positivo per la squadra toscana, che torna in Serie A, ma non per Strukelj, che ai problemi fisici aggiunge anche una lite conAdolfo Anconetani, figlio del patron Romeo e vicepresidente del Pisa. Teatro dello scontro fra i due è l'aeroporto 'Galilei', con il dirigente nerazzurro che colpisce al volto il calciatore con un violento schiaffo, spedendolo al pronto soccorso.

I medici gli riscontrano una piccola ferita lacera all'orecchio sinistro e un trauma contusivo alla mandibola sinistra. La prognosi è di una settimana. Di fatto Strukelj non giocherà mai più con il Pisa, restando fermo quasi 2 anni per la situazione della sua caviglia, anche se il club toscano riscatta la comproprietà dalla Roma. Il vicecampione d'Europa si ritrova dunque senza squadra e nel 1986 il presidente Nardino Previdi lo chiama alla Reggiana, in Serie C1.

Mark resta 2 anni in forza agli emiliani, senza mai poter scendere in campo. Nel 1988 torna vicino a casa passando al Treviso. Nel primo anno è poco impiegato, ma il finale di carriera gli riserva nuove e inaspettate soddisfazioni. La caviglia, infatti, smette finalmente di causargli dolore e il centrocampista offensivo gioca da titolare con i veneti guidati da Francesco Guidolin la stagione 1989/90, sfiorando la promozione in Serie C1.

Mark StrukeljGoal

Nel 1990 passa all'Arezzo e con i toscani gioca per 2 anni con costanza in Serie C1. La sorte gli riserva però un ultimo colpo di coda, stavolta positivo. Passa infatti alla Pistoiese nel 1992/93 e vince il campionato di Serie C2 con gli Arancioni, dimostrando, ancora una volta, pur lontano dai palcoscenici di una finale di Champions, che la sua presenza come riserva di lusso nella grande Roma non era casuale.

L'ultima stagione la gioca fra i Dilettanti con il Castel San Pietro nel 1993/94, prima di intraprendere gli studi da allenatore. Anche la sua seconda vita la comincia dalla Triestina, dove, nel 2003, è promosso da Attilio Tesser a suo vice. Con il tecnico di Pordenone nasce una bella partnership, che condurrà Strukelj a lavorare al suo fianco nelle esperienze di Cagliari, Ascoli, Mantova, Novara, Avellino e Cremonese. Dal 2018 è il secondo di Tesser al Pordenone.

I più giovani probabilmente non sanno che quel distinto signore, nella notte del 30 maggio del 1994 avrebbe potuto mandare in estasi Roma e la Roma. Ma la sorte ha scombussolato i piani di Liedholm e del calciatore anglo-italiano, e Strukelj sarà per sempre ricordato come colui che avrebbe dovuto calciare il 5° rigore contro il Liverpool.

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