Nella sua carriera ha vinto tutto, sia a livello di club, prima nel suo Paese, il Brasile, poi in Italia, la sua terra d'adozione che lo ha visto protagonista con le maglie di Roma e Milan, sia con la Nazionale, con cui ha conquistato due Mondiali, una Confederations Cup e due Coppe America. Cafu è considerato uno dei terzini destri più forti e dominanti della storia del calcio, nonché uno dei calciatori più importanti di sempre del Brasile.
Aveva grande velocità e resistenza, che gli permettevano di fare su e giù per la fascia di competenza per tutta la partita, ed eccelleva nell'arte del cross grazie alle indiscutibili qualità tecniche. Il suo volto, poi, è sempre stato illuminato da un sorriso luminoso, perché per lui giocare a calcio è sempre stata una gioia, più forte anche dei drammi della vita.
DALL'INFANZIA DIFFICILE A SIMBOLO DEL SAN PAOLO
Marcos Evangelista de Moraes, detto Cafu, nasce a San Paolo il 7 giugno 1970. Non una data qualunque, ma il giorno in cui a Guadalajara, in Messico, si gioca Brasile-Inghilterra, la seconda gara del Gruppo C dei Mondiali, che è passata alla storia per la celebre parata di Gordon Banks su Pelé, a lungo considerata la più bella di sempre.
L'infanzia della futura leggenda di Roma e Milan è stata particolarmente dura: suo padre, Célio de Morais, e sua madre, Cleusa Evangelista de Morais, erano molto poveri e avevano altri 5 figli. Tutta la famiglia viveva in un'umile dimora con una sola stanza nel quartiere di Jardim Irene.
Marcos inizia presto a giocare a pallone e il calcio diventa per lui uno strumento di riscatto sociale. Già a 7 anni entra nelle giovanili del Nacional Atletico Clube, per poi proseguire la sua carriera in quelle della Portuguesa. Il ragazzo gioca da centrocampista destro e fatica a sfondare. Dal 1983 al 1987 si vede respinto in ben 9 provini, fra cui alcuni sostenuti con squadre di prima fascia, come Palmeiras, San Paolo, Santos e Corinthians.
Per alcune stagioni gioca anche a Futsal, finché, nel 1986 passa all'Itaquaquecetuba, che milita nella Terza Divisione del campionato paulista. Qui si mette in evidenza per quelle che saranno da lì in avanti le sue grandi qualità e si guadagna il soprannome di Cafu, dalle prime 4 lettere di Cafuringa, il giocatore preferito di suo padre, un'ala destra celebre per la sua velocità.
Paulo Pinto/saopaulofc.netIn particolare il ragazzo di Jardim Irene si mette in evidenza nella gara giocata contro la Primavera del San Paolo e l'allenatore della formazione giovanile rossonera si convince a prenderlo. Nel 1988 entra così nel Settore giovanile del Tricolor paulista e nel 1989 debutta in Prima squadra prendendo il posto dell'infortunato Zé Teodoro. Sotto la guida di Telé Santana, l'ex Ct. del Brasile che prese parte ai Mondiali del 1982 e 1986, si afferma come titolare e da ala destra è impostato progressivamente da terzino destro, il ruolo che lo consacrerà come grande campione universale.
Cafu e compagni scrivono pagine indelebili nella storia del San Paolo e del calcio brasiliano, vincendo 11 titoli in 5 anni: 3 campionati Paulisti (1989, 1991, 1992), un campionato brasiliano nel 1991, 2 Coppe Libertadores (1992 e 1993), 2 Recope Sudamericane (1993 e 1994), una Supercoppa Sudamericana (1993) e 2 Coppe Intercontinenentali nel 1992 e nel 1993, quest'ultima battendo 3-2 in una sfida epica il Milan di Fabio Capello.
A 24 anni è già uno dei più forti al Mondo nel suo ruolo e viene premiato con il Pallone d'Oro sudamericano dopo esser stato nella Top11 del campionato brasiliano nel 1992 e nel 1993 e aver ricevuto per questo due volte la Bola de Prata.
IL SARAGOZZA E L'AVVENTURA AL PALMEIRAS
Vinto tutto in Brasile, Cafu inizia a guardare all'Europa come sua terra di conquista. Dopo USA '94 nel gennaio 1995 si trasferisce infatti in Spagna con il Real Saragozza. Ci resta appena 4 mesi, in cui totalizza 16 presenze nella Liga e partecipa anche alla conquista della Coppa delle Coppe da parte della formazione aragonese.
Torna quindi in patria, perché il suo cartellino è acquistato dalla Parmalat, che lo vuole al Palmeiras. Per evitare però un'ammenda del San Paolo, che gli aveva fatto firmare una clausola che gli impediva l'immediato ritorno in Brasile per indossare la maglia di un'altra big, transita per un breve periodo con lo Juventude (2 presenze) prima di approdare in estate al Verdão.
Sotto la guida di Vanderlei Luxemburgo, cresce sensibilmente sul piano tattico e conquista un altro campionato dello Stato di San Paolo nel 1996, disputando due stagioni. Nel 1997 Marcos è finalmente pronto per tornare in Europa e questa volta da protagonista.
LE ESPERIENZE E LE VITTORIE CON ROMA E MILAN
Paulo Roberto Falcão, che fa da consulente di mercato al club capitolino, fornisce alla Roma referenze molto positive su Cafu. La società del presidente Franco Sensi decide di investire 13 miliardi di Lire per portare il terzino brasiliano in giallorosso nell'estate 1997.
A Roma Cafu trova un allenatore integralista come Zdenek Zeman, ma si adegua ai suoi schemi e diventa presto un giocatore determinante nella sua nuova squadra. Il brasiliano di San Paolo, arrivato in squadra assieme al connazionale Zago, appare instancabile e si dimostra spesso padrone della fascia destra di competenza.
Già dopo un mese i tifosi lo ribattezzano 'Pendolino' in virtù del suo moto perpetuo, e quel soprannome gli resterà fino al termine della sua carriera. L'11 aprile 1998, nell'1-2 contro l'Inter, segna la sua prima rete in Serie A, mentre il 3 ottobre 1999 segna la sua prima doppietta nel massimo campionato italiano contro la Fiorentina (1-3, risultato che pone fine all'imbattibilità casalinga dei viola, che durava da 20 mesi).
A Roma Cafu resta per 6 stagioni, collezionando 218 presenze e 8 goal e diventando un giocatore simbolo della formazione giallorossa. Con l'arrivo di Fabio Capello nel 1999, la squadra giallorossa si rinforza e nel 2000/01 coglie il suo terzo storico Scudetto.
Per la Lupa è il riscatto dopo aver visto la Lazio laurearsi campione d'Italia l'anno prima. Cafu disputa una grande stagione, con 40 presenze complessive e un goal (31 presenze e una rete in campionato) e nel derby Lazio-Roma del 17 dicembre 2000 effettua una delle giornate più celebri della sua carriera in Italia: ricevuta palla dal connazionale Zago lungo l'out di destra, umilia Pavel Nedved, che prova a sottrargli il pallone, effettuando un triplo sombrero ai danni del giocatore biancoceleste ed entrando per sempre nel cuore dei tifosi giallorossi.
Non soddisfatto, tenta si scavalcare a centrocampo anche Simeone, che però lo stende, fermando la possibile ripartenza giallorossa. Quel derby termina 0-1 per i giallorossi, grazie ad un autogoal di Negro, e la squadra di Capello può continuare la marcia che la porterà al titolo.
Getty“Ricordo tutto di quel derby, - assicura Cafu in una diretta Instagram del maggio 2020 con il giornalista Mediaset Gianmarco Menga - è stato particolare per me. Ho avuto la possibilità di fare quella giocata, i pallonetti a Nedved, che è un grande campione".
La matematica vittoria dello Scudetto arriva in casa il 17 giugno 2001, con il successo per 3-1 sul Parma che fa scatenare la grande festa dei tifosi.
"Vincere lo Scudetto con la Roma non è una cosa semplice. - ha affermato il brasiliano nel 2016 al sito ufficiale giallorosso - Esserci riusciti ci dà un posto di rilievo nella storia del calcio romano e italiano. Quando l'arbitro ha fischiato la fine dell'ultima partita, col Parma, è stato un momento bellissimo. Il coronamento di una stagione non facile, ma di cui alla fine restano bellissimi ricordi, come sempre quando si vince. Avevamo una squadra forte e consapevole di ciò che voleva. Ricordo tutti i goal dei miei compagni. Ma la cosa più bella fu vedere i tifosi festeggiare per mesi nelle strade, negli uffici, nei negozi e aver regalato loro una grande gioia".
L'anno seguente per Cafu arriva anche la Supercoppa Italiana, conquistata grazie ad una vittoria per 3-0 sulla Fiorentina di Mancini. Sarà anche l'ultimo titolo per Cafu in giallorosso. Tuttavia l'11 settembre 2001, nello stesso giorno in cui un attacco terroristico alle Torri gemelle porta il terrore negli Stati Uniti e nel Mondo occidentale, il brasiliano si toglie anche la soddisfazione del debutto assoluto in Champions League contro il Real Madrid (vittoria per 2-1 all'Olimpico dei Blancos).
Nel 2001 è coinvolto nello scandalo passaporti, ma dopo un'iniziale squalifica a 9 mesi con la condizionale, è alla fine assolto assieme al presidente Franco Sensi.
Quando lascia la capitale, nel 2003, ha 33 anni ed è il più forte terzino destro della storia della Roma, ma il club giallorosso lo considera ormai sul viale del tramonto e non gli rinnova il contratto, dopo una stagione deludente che vede la Lupa chiudere all'8° posto con la difesa sotto accusa per i tanti goal subiti. Marcos stesso vuole una nuova avventura e pensa al Sol Levante come possibile destinazione.
L'accordo con lo Yokohama Mariners è cosa fatta, ma inaspettatamente per il terzino destro arriva una chiamata del Milan.
"Avevo già un contratto firmato con loro, - ha rivelato in una diretta Instagram con il giornalista Gianmarco Menga di 'SportMediaset' -15 giorni prima di partire per il Giappone è arrivata la proposta del Milan che mi ha chiesto la disponibilità a giocare. Ho detto al Milan: 'Va bene'. Quindi ho chiamato in Giappone, spiegando che i rossoneri, non un club qualunque mi volevano. Così abbiamo disdetto il contratto, ho rimandato ai giapponesi tutto quanto quello che mi avevano mandato e sono venuto a giocare con il Milan per un anno. Alla fine sono rimasto 5 anni, di cui 4 giocando da titolare. Ho fatto la scelta giusta".
L'avventura in rossonero di Cafu è ricca di successi e soddisfazioni: 166 presenze e 4 goal in 5 stagioni, tenendo conto di tutte le competizioni, e tanti altri titoli da aggiungere al proprio palmarés. Dopo il debutto il 27 agosto 2003 contro l'Ancona (0-2 per il Milan), due giorni dopo conquista il primo trofeo con la sua nuova squadra, la Supercoppa europea 2003 battendo il Porto 1-0 con goal di Shevchenko.
Un momento particolare della stagione è l'incrocio con la Roma, che avviene il 6 gennaio. Cafu nell'occasione è fischiato dai suoi ex tifosi ma il Milan espugna l'Olimpico.
"Mi aspettavo tutto - dichiarerà il terzino brasiliano - e nessun problema. Ai fischi non ho neanche fatto caso e non mi hanno affatto ferito. L'importante è aver vinto. Simili accoglienze nel calcio avvengono, fanno parte del gioco, non è facile per i tifosi accettare che un giocatore di spicco cambi maglia".
A fine stagione, grazie ad un'ulteriore vittoria sulla Roma al Meazza (assist proprio di Cafu per la rete di Shevchenko) la squadra di Ancelotti si laurea Campione d'Italia. Per il erzino arriva dunque il secondo Scudetto dopo quello vinto nella capitale.
Getty ImagesL'anno seguente in rossonero arriva anche Jaap Stam dalla Lazio, e il Milan si schiera difensivamente con l'olandese e Nesta centrali, Cafu a destra e Maldini a sinistra. La squadra è protagonista soprattutto in Europa, dopo aver conquistato la Supercoppa Italiana battendo 3-0 la Lazio ad agosto con una tripletta del solito Shevchenko. Ogni tanto Cafu parte anche dalla panchina, con Stam utilizzato a destra e Maldini centrale.
Gioca da titolare ed è determinante nell'andata degli ottavi di Champions con il Manchester United e parte dal 1' anche nella finale di Istanbul. I rossoneri vanno sul 3-0 ma poi sono rimontati dal Liverpool, che si impone ai rigori e fa vivere ai giocatori e ai tifosi rossoneri uno dei 'drammi sportivi' più grandi della loro storia.
"Nel primo tempo la partita sembrava finita, la nostra era una squadra molto forte. Purtroppo poi abbiamo preso 3 goal, come mai ci era successo durante la stagione. Alla fine potevamo chiuderla con Shevchenko, ma non ci siamo riusciti, e abbiamo poi perso ai rigori. Merito del Liverpool".
Il 2005/06 è una stagione travagliata per 'Il pendolino', che si infortuna più volte al ginocchio sinistro e salta suo malgrado diverse partite. Vive anche la difficoltà ulteriore della malattia del padre. Il Milan esce in semifinale di Champions contro il Barcellona di Rijkaard e chiude 3° in campionato in seguito a Calciopoli, e conquista comunque l'accesso ai preliminari di Champions League nella stagione seguente.
Ma l'anno seguente, il 2006/07, è quello del riscatto per Cafu e i colori rossoneri. La stagione vede il brasiliano alternarsi nel ruolo di terzino destro con il nuovo acquisto Oddo e la squadra conquistarsi la rivincita europea con la riproposizione ad Atene della sfida con il Liverpool. Stavolta è il Diavolo a trionfare sui Reds, con la doppietta di Pippo Inzaghi che le regala la 7ª Champions League della sua storia.
In quella gara Cafu non scende in campo, restando in panchina, ma è un giocatore prezioso nel cammino fino alla finalissima. La società gli rinnova il contratto per un'ultima stagione, in cui aggiunge al suo smisurato palmarés altri due trofei: la 2ª Supercoppa europea (successo per 3-1 sul Siviglia a Montecarlo) e il Mondiale per club a Yokohama, il 16 dicembre 2007, contro il Boca Juniors, partita terminata 2-4 per il Milan in cui il terzino brasiliano entra in campo nel finale.
Il 16 maggio 2008, assieme al connazionale Serginho, annuncia l'addio al club e all'Italia a fine stagione, cui fa seguito una lettera di congedo:
"Cari tifosi rossoneri, la partita di domenica sarà per me l’ultima con la maglia del Milan. - scrive - Sono trascorsi cinque anni da quando sono entrato a far parte della grande famiglia rossonera e ben undici dal mio arrivo in Italia".
"Sono stati anni indimenticabili, ricchi di emozioni indescrivibili per me e la mia famiglia e di grandi soddisfazioni professionali che, come accade nello sport e nella vita, a volte si alternano a sentimenti meno felici. Potrei elencare una lunga serie di momenti che resteranno sempre nella mia memoria: dai primi successi con il San Paolo e con il Palmeiras, alla straordinaria conquista dello Scudetto con la Roma, al momento in cui, da Capitano della Seleçao, ho alzato la Coppa del Mondo in Giappone nel 2002, fino alla vittoria, con i nostri colori, dello scudetto nel 2004 e della Champions League nella scorsa stagione".
"Non posso dimenticare però esperienze meno fortunate ma a cui sono ugualmente legato come l’inspiegabile notte di Istanbul. Tutti traguardi a cui si arriva lottando fino in fondo, con il sorriso sulle labbra e con una buona dose di umiltà, lavoro duro e sacrificio. Sono queste ultime infatti le caratteristiche che rappresentano non solo me, ma l’intero gruppo con cui ho avuto il privilegio di lavorare in questi cinque anni. Una squadra composta da grandi campioni dentro e fuori dal campo, con cui ho stabilito fin da subito una splendida intesa, tanto da condividere con alcuni di loro bellissimi ricordi".
"Intendo ringraziare a nome mio e della mia famiglia il Presidente, il Mister e i miei compagni, i dirigenti e la società tutta ai quali auguro ogni bene, i tanti amici che ho avuto la fortuna di incontrare nei miei anni 'italiani' e soprattutto i numerosissimi tifosi di Milan e Roma che mi hanno sempre sostenuto e incoraggiato".
Il 18 maggio disputa la sua ultima partita e segna l'ultimo goal della sua straordinaria carriera nel 4-1 casalingo contro l'Udinese, che non è sufficiente a dare alla squadra la qualificazione alla successiva Champions League. Poco prima del suo 38° compleanno decide quindi di ritirarsi.
Getty ImagesLEGGENDA DEL BRASILE E DEL CALCIO
Se la carriera di club di Cafu è stata straordinaria, stratosferisca è stata senza dubbio la sua avventura con la Nazionale brasiliana, che lo ha visto vincere 2 Campionati del Mondo, una Confederations Cup e 2 Coppe America.
Il debutto arriva a 20 anni, il 12 settembre 1990, nell'amichevole post Italia '90 contro la Spagna. Il Ct. è Paulo Roberto Falcão, lo stesso che lo porterà qualche anno dopo a giocare con la Roma. Nel 1991 partecipa alla sua prima Copa America e nel 1994 al Mondiale, cui è convocato da Carlos Albero Parreira.
Ad USA '94 Cafu è la riserva di Jorginho, ma si toglie comunque la soddisfazione di esordire nella manifestazione il 4 luglio nella partita contro i padroni di casa. Gioca anche i quarti contro l'Olanda ed entra a 22 minuti dalla fine nella finalissima di Pasadena contro l'Italia. Dopo il pareggio con cui si chiudono anche i supplementari, i calci di rigore danno il 4° titolo Mondiale al Brasile, il primo per Cafu.
"Negli Stati Uniti ero molto giovane, - dirà - ed entrai nella finale al posto di Jorginho. Giocavamo con un'Italia di grandi campioni. Ai rigori per noi è stato bello vincere. Taffarel si era allenato molto bene e sapevamo che ne avrebbe parato uno-due. Purtroppo per l'Italia sbagliarono Baresi, Massaro e Baggio e per noi vincere fu una grande gioia".
Nel 1997, con Zagallo in panchina, vince la Confederations Cup travolgendo 6-0 in finale l'Australia e la prima Copa America, battendo 3-1 la Bolivia padrona di casa nella finale di La Paz. L'anno dopo partecipa al suo secondo Mondiale in Francia ma stavolta la Seleçao, complici i problemi di salute del 'Fenomeno' Ronaldo, deve accontentarsi del 2° posto e viene battuta in finale dalla Francia padrone di casa di Zinedine Zidane.
GettyIl 18 luglio 1999 guidato da Luxemburgo, lo stesso tecnico avuto al Palmeiras, coglie il secondo alloro continentale, in virtù di un 3-0 sull'Uruguay ad Asunción. Ma la gioia più bella arriva per lui nel 2002: a Yokohama il 30 giugno solleva da capitano la seconda Coppa del Mondo e diventa il primo giocatore nella storia del calcio ad aver disputato 3 finali consecutive dei Mondiali.
"Cosa dicevo mentre sollevavo la Coppa? In quel momento avevo la maglietta del quartiere dove sono nato e ho vissuto, Jardim Irene, e ho fatto un omaggio a mia moglie Regina. Ho detto: 'Regina ti amo'. Siamo insieme da quando entrambi vivevamo in quel quartiere, è stata una dedica d'amore".
Nel 2006 disputa quindi i suoi quarti e ultimi Mondiali, stabilendo una serie di primati: con 20 partite diventa il giocatore brasiliano più presente nella fase finale dei Mondiali e il giocatore che ha ricevuto più cartellini nel torneo (6 ammonizioni). Il quarto di finale con la Francia del 1° luglio 2006 è anche la sua ultima partita con la Seleçao, visto che, nonostante il suo proposito di continuare, non viene confermato dal nuovo Ct. Carlos Dunga, suo ex compagno di squadra.
Chiude con 142 partite, che lo rendono il primatista assoluto di presenze con la maglia del Brasile, e 5 goal. Nel 2004 Pelé lo ha inserito nella FIFA 100, la lista dei 125 più forti giocatori viventi, mentre rispettivamente nel 2012 e nel 2015 la Roma e il Milan lo hanno inserito nella propria Hall of fame.
Per molti è stato il miglior terzino destro della storia del calcio. Nel 2019 ha dovuto superare momenti difficili, prima dei problemi economici, quindi la morte del figlio primogenito Danilo Feliciano, deceduto a soli 30 anni il 4 settembre per un infarto durante una partita di calcio. Un duro colpo per Marcos, sempre molto legato alla sua famiglia. L'ex calciatore ha anche un altro figlio, Wellington, nato nel 1990.
È stato fra gli ambasciatori dei Mondiali di Qatar 2022 e ha sempre nel suo cuore l'Italia, il Paese che lo ha consacrato fra le leggende del calcio dopo i titoli vinti in Brasile in gioventù.