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Marco Zamboni, dal minuto che vale uno Scudetto con la Juventus a protagonista in provincia

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Ha assaggiato il calcio di alto livello, giocando accanto a grandi calciatori e vincendo anche alcuni trofei, fra cui uno Scudetto con la Juventus. Ma il sogno di Marco Zamboni di affermarsi con una grande squadra durerà pochissimo, il tempo di essere bocciato due volte, riaprire gli occhi e ritrovarsi a lottare con squadre di provincia, anche con buoni risultati.

Nato a Verona il 7 dicembre 1977, cresce nel Chievo come difensore di belle speranze. Nel 1995/96 è aggregato alla Prima squadra gialloblù, che disputa il campionato di Serie B, e fa il suo esordio nel torneo cadetto. Nella sua seconda stagione da professionista diventa titolare, e gioca 32 gare segnando anche il primo goal in carriera il 22 dicembre contro la Reggina.

Sembra l'inizio di una grande carriera, anche perché si mette in mostra come difensore fisico (è alto un metro e 86 per 82 chilogrammi) e piuttosto forte sulle palle alte. A giugno è convocato dal Ct. dell'Italia Under 23, Marco Tardelli, per giocare i Giochi del Mediterraneo che in quell'anno si disputano in Italia.

In una nazionale in cui brillano le stelle di Francesco Totti e Nicola Ventola, Zamboni è soltanto una riserva, ma trova il suo momento di gloria nella finale vinta 5-1 sulla Turchia, in cui subentra nella ripresa al posto di Birindelli. Di lui si interessa addirittura la Juventus. Il General manager bianconero, Luciano Moggi, per portarlo a Torino nell'estate del 1997, investe 3 miliardi di Lire, che arricchiscono le casse del club clivense. 

Marco gioca tutte le amichevoli estive e vince da panchinaro la Supercoppa Italiana che la Vecchia Signora si aggiudica il 23 agosto contro il Vicenza. Il tecnico Marcello Lippi gli dà fiducia anche in Coppa Italia, dove gioca per intero le due sfide del 2° Turno contro il Brescello. Il difensore veneto sembra godere complessivamente della considerazione del suo allenatore, che il 5 ottobre del 1997 lo mette in campo all'89' di Juventus-Fiorentina, gara in cui subentra al posto di Alessio Tacchinardi e debutta in Serie A.

Ma sarà un fuoco di paglia. Quanto si possa capire delle qualità di un giocatore in quel minuto scarso in cui è stato utilizzato Zamboni non è dato saperlo, fatto sta che proprio dopo quella gara la società e Moggi tratteggiano una valutazione negativa sul diciannovenne e decidono di cederlo. Il difensore è bocciato a tempo di record e ceduto nel mese di ottobre del 1997 al Napoli, che proprio in quelle settimane passa dalla guida di Bortolo Mutti a quella di Carlo Mazzone.

Il difensore veneto punta al riscatto ma, in una stagione molto negativa per la squadra campana, disputerà appena 4 partite. L'esordio da titolare il 2 novembre al Dall'Ara è letteralmente disastroso, con il Bologna che passeggia 5-1 sui campani: tripletta di Roberto Baggio e doppietta di Kennet Andersson.

Poi un'altra sconfitta fuoricasa con il Lecce (2-0), seguita qualche settimana più tardi da un pesante 0-4 al San Paolo con il Parma (anche in questo caso il difensore gioca l'intera gara da titolare). La sua prima esperienza partenopea praticamente si chiude con 7 minuti da subentrato al posto di Protti contro l'Udinese (1-1 all'allora Stadio Friuli), quando in panchina è arrivato Giovanni Galeone. Dopo quell'11 gennaio e soli 251 minuti complessivi, riceve la seconda bocciatura in pochi mesi e viene ceduto nuovamente al Chievo, in Serie B.

A fine anno, al di là dell'11° posto in B con gialloblù, vivrà una duplice emozione legata alle due precedenti esperienze, nonostante lo scarso minutaggio. Da una parte, per l'unica presenza collezionata in bianconero, sarà anche lui campione d'Italia, dall'altra, invece, sentirà sulla sua pelle l'amara retrocessione del Napoli: la squadra cambierà ancora guida tecnica, venendo affidato a Vincenzo Montefusco, e finirà in B da ultimo in classifica con il record negativo di punti della storia della società.

Marco Zamboni celebrating Reggina Juventus Serie A 110604Getty Images

Il treno dei grandi palcoscenici era passato veloce nella carriera di Zamboni, e lui non era riuscito a prenderlo. Così inizia un lungo girovagare per le città della penisola, che lo porterà a diventare un buon giocatore in provincia. Nel 1998 si trasferisce al Lecce, e sarà una scelta azzeccata, perché il difensore sarà protagonista del ritorno in Serie A dei salentini.

"Nell’ultima giornata vincemmo 2-1 a Verona e segnai un goal proprio al Chievo. - racconta in un'intervista a 'Casanapoli.net' - Ma la cosa più importante è che credo di aver dato una mano alla squadra per la risalita in Serie A. Calcisticamente parlando è stato un anno molto importante per me e sono molto contento di averlo vissuto".  

Grazie al Lecce Zamboni riesce a lasciarsi alle spalle la travagliata stagione 1997/98 e a rilanciare la sua carriera. Su di lui punta infatti l'Udinese della famiglia Pozzo, che lo riporta in Serie A nel 1999/00. Dopo un primo anno da riserva, in cui vince comunque la Coppa Intertoto (disputa la finale di andata ad Olomuc, in Repubblica Ceca, ed è in panchina in quella di ritorno), nel 2000/01 si guadagna una maglia da titolare.

La stagione è tuttavia difficile per i friulani, che a marzo passano dalla guida di Gigi De Canio a quella di Luciano Spalletti e chiudono al 12° posto. Il 2001/02 lo vive invece ai margini della squadra, e sotto la gestione di Hodgson, non vede mai il campo a inizio anno.

Così a settembre va al Modena, e ci resta per un anno e mezzo. Per lui appena 5 presenze il secondo anno, in Serie A, senza esser stato mai utilizzato il primo, quello della promozione. Poi un nuovo trasferimento, stavolta al Verona, retrocesso in B.

Zamboni cerca la sua dimensione da calciatore e nella stagione 2003/04 ha la possibilità di 'tornare sul luogo del delitto', ovvero al Napoli, precipitato nuovamente fra i cadetti. Il presidente Salvatore Naldi cerca di allestire una squadra che possa lottare per la promozione in Serie A e nel mercato estivo riporta il difensore veneto in azzurro. 

Sebbene la stagione sia molto travagliata per la squadra, che, guidata prima da Andre Agostinelli, poi da Gigi Simoni, non rispetterà le attese e chiuderà a metà classifica, Zamboni riesce a togliersi le sue soddisfazioni personali e a lavare la macchia della sua prima fallimentare esperienza. Disputa infatti ben 37 gare con 3 goal, si fa apprezzare per il temperamento e le sue qualità fisiche e per 3 gare indossa anche la fascia da capitano.

Le reti arrivano su rigore contro il Vicenza, e con due conclusioni dalla distanza, fra cui una su punizione, contro il Messina. Il 30 luglio 2004, tuttavia, la Società Sportiva Calcio Napoli, sommersa dai debiti, è dichiarata fallita. Il titolo sportivo è rilevato da un nuovo club, il Napoli soccer, fondato da Aurelio De Laurentiis, che riparte dalla Serie C1. Ma Zamboni, diversamente da alcuni suoi compagni di squadra, si trasferisce in Serie A con la Reggina.

"A livello professionale per me è stato un anno molto positivo, anche se per la città e per la società non è stato così. - dichiara a 'Casanapoli.net' - Come calciatore Napoli per me fa parte delle esperienze più importanti mai fatte. Calcisticamente mi sono rilanciato come calciatore e ho vissuto emozioni pazzesche. Forse con De Laurentiis, avendo ancora due anni di contratto, avrei potuto fare ancora qualche buona cosa. Del resto Montervino e Montesanto, che erano con me in squadra, sono rimasti. Poi le situazioni sono tante e ti portano a fare altre scelte professionali". 

Grazie a Walter Mazzarri, l'esperienza sullo stretto per il difensore veneto sarà molto positiva. Il tecnico di San Vincenzo gli dà infatti fiducia e lo responsabilizza nel suo 3-5-2. La squadra a fine anno chiude con un brillante 10° posto finale e l'ex partenopeo si toglie anche la soddisfazione di prendersi una bella rivincita sulla Juventus, che lo aveva 'scaricato' da giovane. 

Marco Zamboni Zlatan Ibrahimovic Reggina Juventus Serie A 110604Getty Images

La data da ricordare è quella del 6 novembre 2004. I bianconeri di Capello fanno visita agli amaranto al Granillo per la 10ª giornata di campionato. A Zamboni Mazzarri assegna il compito improbo di marcare Zlatan Ibrahimovic. Il difensore fa quello che può, limitando lo svedese, che pure realizza l'1-1 nel primo tempo sfruttando uno svarione di De Rosa. 

Qualche minuto più tardi, tuttavia, il difensore veronese conun calcio di punizione dalla distanza, che inganna clamorosamente Buffon, autore di una papera, regalala preziosa vittoria per 2-1 ai calabresi. L'arbitro di quella partita è Paparesta di Bari, ed è proprio al termine di quella gara che, stando alle intercettazioni, il fischietto pugliese sarebbe stato chiuso negli spogliatoi dello stadio da Luciano Moggi dando vita a uno dei nodi centrali dello scandalo "Calciopoli".

Dopo una sola stagione, tuttavia, Zamboni saluta la Reggina e riprende a peregrinare in giro per la penisola. Indossa le maglie di Sampdoria, Spezia, Crotone, prima di passare alla SPAL, che lo acquista nel 2008/09. A Ferrara, dove arriva da calciatore ormai maturo, vive una delle pagine più belle della sua carriera calcistica.

Ci resta per 4 stagioni diventando leader e capitano della squadra emiliana, ma dopo aver lasciato il club ed essersi trasferito al Trento, in Serie D, è squalificato per un anno e 7 mesi al termine dell'inchiesta sul filone di Napoli del calcioscommesse.

La sua carriera da calciatore professionista è praticamente finita, ma Zamboni non ha alcuna intenzione di smettere. Lasciatosi alle spalle la brutta vicenda, lavora nel mondo del marketing e continua a giocare fra i Dilettanti veneti:Benaco Bardolino, Ambrosiana, Sona, Garda, CastelbaldoMasi, ancora Sona e Pedemonte, in cui milita tutt'oggi in Prima Categoria a 45 anni.

"Gioco prevalentemente per tenermi allenato e perché mi piace vivere ancora lo spogliatoio - spiegò nel 2019 a 'Casanapoli.net' - Poi sto ancora bene e posso giocare a certi livelli contro giocatori di 18-19 anni. Il pallone è diventato un hobby. Da alcuni anni porto avanti un’attività di network marketing, iniziata da zero e per gioco. Man mano sono andato avanti ed ora mi trovo ai vertici della mia azienda".

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