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Marco Negri - RangersGetty Images

Marco Negri, il bomber di provincia che conquistò la Scozia

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È il 23 agosto 1997 quando ad Ibrox sta andando in scena la partita perfetta di Marco Negri. I Rangers Glasgow hanno appena battuto con un sonoro 5-1 il Dundee United alla seconda giornata di campionato e tutti e cinque i goal dei padroni di casa portano la stessa firma: quella del numero 9 italiano. E non finisce mica qui.

Marco Negri va a segno in ognuna delle prime dieci partite di Scottish Premier League, portando il suo personale bottino ad un totale di 23 goal. Siamo solo a novembre, ma la sua avventura con i Gers sembra essere decisamente iniziata col piede giusto. Nulla lasciava presagire quello che di lì a pochi mesi sarebbe accaduto.

Andiamo però con ordine e facciamo un passo indietro di qualche anno. Siamo nel 1990 quando un Marco Negri poco più che ventenne si ritrova in Serie B in forza all’Udinese di mister Adriano Buffoni, uno degli allenatori fondamentali per la sua carriera in quanto il primo a riconoscere in lui delle spiccate doti offensive, favorendo dunque la sua evoluzione da ala destra ad attaccante d’area di rigore. E proprio a Udine troverà anche un modello da seguire e studiare: l’argentino Abel Balbo, che in quella stagione metterà a segno ben 22 reti, laureandosi capocannoniere ex-aequo con Baiano e Casagrande.

Il giovane Marco studia e affina le sue movenze da rapinatore d’area, iniziando pian piano a prendere confidenza col goal nelle sue successive esperienze con Ternana, Cosenza e Bologna. Ma l’esplosione vera e propria arriverà durante la seconda avventura con i lupi della Sila: nella stagione 1994/95 sulla panchina dei calabresi siede un giovane Alberto Zaccheroni, che riuscirà ad esaltare le sue qualità da centravanti. A fine campionato lo score recita infatti 19 reti in 34 partite, record personale per Negri fino a quel momento.

L’anno successivo arriva una nuova sfida per l’attaccante, sempre in Serie B: il Perugia di Gaucci punta forte su di lui con un unico obiettivo, la promozione in massima serie. Tra le fila degli umbri militano giocatori del calibro di Massimiliano Allegri e Federico Giunti, ma anche giovanissimi in rampa di lancio come Marco Materazzi e Gennaro Gattuso, due che diversi anni dopo alzeranno una Coppa di un certo valore sotto il cielo di Berlino. Negri si conferma all’altezza delle aspettative mettendo a segno ben 18 reti e conquistando l’agognata la promozione in Serie A che al Grifone mancava da 15 anni.

E così a 26 anni Marco Negri approda in massima serie e può giocarsi le sue chance. La stagione 1996/97 si rivelerà dolceamara per l’attaccante: da un punto di vista strettamente personale, l’impatto con la Serie A sarà dei migliori, grazie alle 15 reti messe a segno da esordiente nella categoria. Nonostante questo bel bottino di reti però, il suo Perugia non riuscirà a conquistare la salvezza, ritornando quindi immediatamente in Serie B a causa della peggiore classifica avulsa che lo penalizzerà dopo un arrivo a pari punti con Piacenza e Cagliari.

A questo punto per Negri giunge il momento della definitiva svolta: dopo un’annata così prolifica la Serie B gli va stretta e dall’estero arriva un’opportunità da non lasciarsi sfuggire: i Rangers Glasgow, che vedono in lui il perfetto sostituto dell’ormai anziano McCoist. Gli scozzesi, dopo aver vinto 9 campionati consecutivi, fanno spesa in Italia durante il calciomercato estivo in vista della stagione ‘97/98.

Oltre all’attaccante volano infatti in Scozia Sergio Porrini, Lorenzo Amoruso (che in futuro diventerà il primo storico capitano di fede cattolica dei Gers) e Gennaro “Ringhio” Gattuso, già compagno di Negri al Perugia, che scappa dal centro sportivo degli umbri pur di unirsi al club di Glasgow. Ma questa è un’altra storia…

Ed eccoci finalmente di nuovo all’inizio del nostro racconto. L’esordio di Negri nel calcio scozzese è a dir poco clamoroso: va a segno 23 volte nelle prime 10 giornate di campionato. Alla seconda giornata contro il Dundee United mette in luce tutto il suo repertorio, segnando ben 5 goal: da rapace d’area, di testa, di potenza e anche con uno strepitoso pallonetto da fuori area, dopo un ubriacante dribbling su un avversario, giusto per non farsi mancare nulla.

Trasforma in oro ogni pallone che tocca, gli assist di Gascoigne e Brian Laudrup trovano in lui il finalizzatore ideale e così diventa ben presto l’idolo dei tifosi scozzesi. Tifosi che gli perdonano anche quel suo essere così poco appariscente fuori dal campo, quel suo non lasciarsi mai andare ad esultanze sfrenate, quel suo fastidio verso le interviste con i giornalisti, che sembrano metterlo in soggezione. Ma d’altronde Negri ha sempre preferito far parlare il campo, e per i tifosi dei Gers in fondo va bene così.

Le sue prestazioni non passano inosservate nemmeno al CT della Nazionale Cesare Maldini che si dice sia in procinto di convocarlo per una delle amichevoli di preparazione che portano ai Mondiali di Francia ‘98. Mica male.

Ma il destino beffardo è dietro l’angolo. Un mercoledì di gennaio, per tenersi in allenamento anche in quello che sarebbe dovuto essere il suo giorno di riposo, accetta di andare a giocare a squash con il compagno di squadra Porrini, ma qualcosa va storto: durante la partita la pallina lo colpisce violentemente all’occhio destro e la diagnosi rivela un parziale distaccamento della retina.

Da quell’incidente niente sarà più lo stesso: perde il posto in favore dell’anziano McCoist, il pubblico non gli trasmette più lo stesso calore che gli aveva riservato al suo arrivo, non si trova più a suo agio nello spogliatoio.

All’improvviso non sente più la fiducia dell’ambiente e si sente totalmente estraneo in quel contesto: l’incantesimo sembra essersi rotto. A fine stagione i goal in campionato saranno 32, che gli varranno, oltre al titolo di capocannoniere, anche il 5° posto nella classifica della Scarpa d’oro.

Rompe con i Rangers, dove non troverà più spazio. Dopo una prima fuga in prestito al Vicenza, costellata da una serie di infortuni, viene ceduto definitivamente dagli scozzesi e torna in Italia con un biglietto di sola andata, ma non sarà mai più il giocatore ammirato ad Ibrox. Bologna, Cagliari, Livorno e Perugia le ultime fermate del treno della sua carriera calcistica, prima di appendere gli scarpini al chiodo a 34 anni. Oggi Marco Negri regala qualche sorriso in più ai suoi amici su Facebook (basti vedere cosa si è inventato durante la recente quarantena forzata in questi tempi di Coronavirus), ma quel giocatore tanto “lunatico” è soltanto un lontano ricordo del passato.

Ma non possiamo fare a meno di chiederci: come sarebbe andata senza quella maledetta partita a squash? Avrebbe vinto quella Scarpa d’Oro? Sarebbe stato convocato per Francia ’98? Domande che non avranno mai risposta.

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