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Marco Bernacci BolognaGetty Images

Marco Bernacci: storia di un attaccante incompreso

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Erano gli anni di un Urbano Cairo rampante. Erano gli anni del Torino alle prese con la serie cadetta. Un binomio momentaneo, in quanto è ormai storia come l'imprenditore piemontese sia riuscito a ridare un'identità a una società fallita e rinata grazie al Lodo Petrucci.

Serie B, sì, ma di lusso . Con tanti giocatori di livello, su tutti Angelo Ogbonna e Rolando Bianchi. Una rosa folta, fortissima, in cui figurava anche Marco Bernacci , centravanti preso via Ascoli nell'estate del 2010 in uno scambio di prestiti con il difensore Matteo Rubin.

Una prima punta vera, con il fiuto del goal , capace di segnare con estrema facilità. Numeri: 16 reti in 38 presenze alla prima esperienza in bianconero, 15 in 35 in quella successiva, intervallata da un'effimera e non esaltante avventura al Bologna, che ne deteneva il cartellino. Nel 2006/07 proprio lui, in collaborazione con Robert Kovac, aveva inflitto alla Juventus la prima e storica sconfitta dell'altrettanto storica esperienza in Serie B.

Un Toro alla ricerca di risultati, ma anche del bel gioco, con Franco Lerda condottiero in panchina. Un'annata che sarebbe dovuta confluire in un'agevole promozione nell'élite nostrana e che, invece, fece registrare un sonoro fallimento. Lerda esonerato. Papadopulo sollevato dall'incarico. Lerda richiamato. Morale della favola? Ottavo posto.

Tutto storto, fin dall'inizio. Con Bernacci che, il giorno successivo all'esordio in maglia granata nella prima partita di campionato contro il Varese persa 2-1, si ritirò momentaneamente dal calcio per motivi personali.

A 27 anni, infatti, l'attaccante romagnolo optò per una scelta a dir poco clamorosa, con la motivazione ricercata nella depressione. Ma in verità fu semplice e puro rifiuto rigetto alla pressione. Troppo ingombrante, avvolgente e impattante. 

"Avevo perso la voglia di giocare. E poi non ho rubato nulla: ho smesso in tempo affinché il Torino scegliesse un altro attaccante e ho lasciato sul tavolo tutti i soldi ”.

Da punto di riferimento di una formazione ambiziosa, al nulla. Già, la vita è fatta così. E non sorprende, quindi, che il lieto fine in questa vicenda non esista. Nessun rientro altisonante in campo, nessun riscatto a suon di esultanze. Graduale dimenticatoio, con qualche tentativo estemporaneo qua e là, ma senza la convinzione di volersi imporre nel calcio che conta.

Bernacci

Nel 2011, accettando l'offerta del Modena , si pensò che Bernacci potesse fare nuovamente sul serio. Ma niente. Passaggio al Livorno, pochi sorrisi e, poi, via il peso di dosso: contratto risolto con il Bologna. 

Insomma, una nuova vita. Nonché quella che voleva Marco, per nulla attratto né dal blasone né dalla fama. Da qui, la scelta di firmare - da svincolato - per il  Bellaria Igea Marina in Seconda Divisione .

Forlì, Bellaria, Ribelle (formazione di serie D), Tre Fiori (campionato sammarinese), Ronco Edelweiss Forlì, Libertas e Gambettola. Finita qua? Sì, poiché a 38 anni ha deciso di appendere gli scarpini al chiodo per intraprendere la carriera da allenatore proprio al Gambettola, nella Promozione emiliana.

“La società comunica di aver assegnato il ruolo di allenatore della prima squadra a Marco Bernacci. Marco ha scelto di cogliere questa nuova opportunità professionale accantonando definitivamente il ruolo di calciatore. Il nuovo allenatore debutterà nel big match casalingo di domenica prossima contro la capolista A.C. Torconca”.

Chi lo conosce da vicino lo descrive come l'uomo più felice al mondo sin da quando giocava in Eccellenza col Diegaro. Lui, che ha voluto rinunciare alla notorietà. Lui, che ha voluto fare dieci passi indietro. Marco Bernacci.

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