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Jugoslavia 2000Goal

Racconti Europei - L'ultima recita della Jugoslavia: l'esperienza di Euro 2000 con Boskov Ct

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La Jugoslavia come Nazionale che rappresentava sei Stati (Slovenia, Serbia, Montenegro, Croazia, Macedonia e Bosnia Erzegovina), cinque nazioni, quattro lingue, tre religione due alfabeti, come recitava il celebre ritornello tanto in voga ai tempi di Tito, già non esisteva più da tempo, ovvero dal 1992.

I plavi, che erano composti da elementi di differenti etnie, nonostante già si combattesse, riuscirono a qualificarsi agli Europei dando spettacolo e candidandosi come potenziali protagonisti della manifestazione in Svezia. Ma la scia di sangue, morte e distruzione delle guerre balcaniche, in cui persero la vita oltre 100 mila persone, condurrà anche alla fine della magica selezione, che sarà squalificata dall'UEFA dopo la Risoluzione ONU n° 757, la quale, 11 giorni prima del fischio d'inizio, escludeva con effetto immediato tutte le Nazionali jugoslave dai tornei internazionali.

Il 25 marzo 1992 l'amichevole giocata con l'Olanda fu l'ultima partita della Grande Jugoslavia ma il nome 'Jugoslavia' continuerà ad esistere fino al 2003, ad indicare la Nazionale di Serbia e Montenegro, considerata l'unica grande erede della vecchia selezione. Quest'ultima riprende a giocare a partire dal 1994, conclusa la squalifica internazionale partecipa ai Mondiali di Francia '98 e viene eliminata agli ottavi di finale al termine di una bella partita contro l'Olanda, in cui fallisce un rigore con Mijatovic e subisce il goal dell'eliminazione al 90° (rete di Davids).

I plavi si qualificano anche alla fase finale di Euro 2000, e quella in Belgio e Olanda sarà l'ultima recita ad alti livelli della Jugoslavia: dopo aver mancato infatti l'obiettivo dei Mondiali 2002, il 4 gennaio 2003 il nome è cancellato definitivamente dalle carte geografiche e politiche e nasce anche la Federazione calcistica di Serbia e Montenegro. 

I BOMBARDAMENTI, BOSKOV CT. E LE QUALIFICAZIONI AD EURO 2000

Il Ct. della Jugoslavia, Slobodan Santrac lascia l'incarico al termine dei Mondiali '98 e alla guida della Nazionale che rappresenta Serbia e Montenegro va  Milan Zivadinovic, ex Stella Rossa. Il sorteggio gioca un brutto scherzo ai plavi, visto che vengono inseriti nel Gruppo H con altri due Paesi che formavano la vecchia Repubblica socialista federale, ovvero la Macedonia e, soprattutto la Croazia, reduce peraltro dal 3° posto in Francia.

Le ferite delle guerre nei Balcani sono ancora molto fresche, tanto che in Serbia Slobodan Milosevic e la Tigre Arkan, in Croazia Franjo Tudjman, continuano ad alimentare i rispettivi nazionalismi.

Il cammino della Jugoslavia, intesa sempre come Serbia e Montenegro, inizia il 18 novembre 1988 con un prezioso successo casalingo di misura sull'Irlanda. Allo Stadio Rajko Mitic di Belgrado una rete di Mijatovic vale i primi tre punti contro una diretta concorrente. A febbraio la squadra di Zivadinovic si mantiene a punteggio pieno grazie a un 3-0 secco in trasferta contro Malta, gara che vede una doppietta di Nadj e il sigillo nel finale di Savo Milosevic.

Il terzo successo di fila arriva l'8 giugno ancora contro Malta, travolto 4-1 con reti di Mijatovic e Kovacevic e doppietta di Savo Milosevic. Intanto però la guerra aveva nuovamente preso il sopravvento nei Balcani. Di fronte al rifiuto di Slobodan Milosevic di ritirare le truppe serbe dal territorio kosovaro, la NATO non aveva esitato il 24 marzo 1999 ad avviare l'operazione Allied Force, bombardando per 78 giorni consecutivi, da 13 dei 19 Paesi che avevano sottoscritto il Patto atlantico, Belgrado e la Serbia.

Le operazioni si interruppero soltanto il 9 giugno 1999, quando un'azione diplomatica russo-finnica porterà alla sottoscrizione l'11 giugno della Risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, secondo la quale al Kosovo veniva riconosciuto un progressivo autogoverno sotto supervisione internazionale. Per questo motivo la sfida Jugoslavia-Malta si disputò sul neutro di Salonicco, in Grecia.

Ma dopo la terza vittoria in altrettante partite, c'è il colpo di scena: il Ct. Zivadinovic si rifugia in Arabia Saudita e firma con l'Al Nasr di Riyad, rifiutandosi di tornare in patria. La Federazione serba lo licenzia e il posto di Commissario tecnico resta vacante. Subito dopo sono avviati i contatti con Vujadin Boskov, reduce dall'esperienza con il Perugia.

"Il Governo di Milosevic - racconta a Goal Danilo Crepaldi, autore fra gli altri di 'Figli della Jugoslavia, il calcio slavo dopo la tempesta' e di 'Pallone entra quando Dio vuole. Vita aforismi e miracoli di Vujadin Boskov' - vuole un uomo da usare come 'fantoccio'. Chi meglio di Boskov, amato in tutta la Jugoslavia e anche all'estero? Quando sono avviate le trattative con la Federazione, però, Vujadin precisa che non avrebbe mai parlato di politica e che avrebbe allenato la Nazionale gratuitamente, in quanto percepire dei soldi sarebbe stato come infliggere uno schiaffo ai suoi connazionali in grave difficoltà economica a causa della guerra e delle sanzioni della NATO".

Vujadin BoskovGetty

L'accordo viene raggiunto e Boskov è nominato nuovo Ct. della Jugoslavia.

"Ci siamo parlati per telefono per cinque minuti - riferisce a 'La Repubblica' il segretario generale della Federcalcio serba, Branko Bulatovic - e ha accettato senza neanche pensarci un attimo".

"Non è ancora tempo di andare in pensione", commenta con l'ironia che lo contraddistingue Vujadin.

L'avventura però parte subito in salita: il 18 agosto 1999 l'esordio in panchina è infatti nel derby contro la Croazia, che si disputa al Marakàna. Quella gara passerà alla storia come la partita del dissenso del popolo serbo, esasperato da anni di guerre, distruzione e povertà, verso il regime di Milosevic e Arkan. La squadra ospite raggiunge all'ultimo lo stadio con il pullman che si fa largo fra due ali di folla, ed è oggetto di lanci di monetine e lattine e sputi. Ma all'interno fortunatamente la situazione resta sotto controllo, a parte i fischi che sommergono l'inno croato.

Sono tuttavia le 21.42 quando, mentre Suker e Mihajlovic rincorrono un pallone, lo stadio resta al buio: blackout. Approfittando dell'oscurità, dalla curva dei tifosi jugoslavi, dove sono riuniti gli ultrà della Stella Rossa e del Partizan, partono i cori contro Milosevic. 

"Milosevic vattene!", e ancora: "Milosevic come Saddam!" o "Milosevic maiale". 

Le squadre rientrano negli spogliatoi. Passano diversi minuti prima che pian piano i riflettori del Marakàna inizino a riaccendersi. L'arbitro Milton Nielsen torna in campo per verificare la situazione e per poco non è colpito da una sedia lanciata dalla curva jugoslava. Dopo 42 minuti di buio allo Stadio di Belgrado torna la luce e Jugoslavia e Croazia possono concludere una partita equilibrata che finisce 0-0.

Nel match successivo in Irlanda per i plavi arriva il primo inatteso stop del proprio cammino (sconfitta per 2-1). Ma i due successivi derby con la Macedonia rilanciano la squadra di Boskov: vittoria per 3-1 allo Stadio del Partizan (doppietta di 'Piksi' Stojkovic e goal di Savicevic) e 4-2 all'allora Gradski Stadion di Niksic, in Montenegro (reti di Milosevic, Stankovic e Drulovic più un autogoal). Decisiva può essere quindi la sfida di ritorno contro la Croazia, che si disputa a Zagabria, in quello Stadio Maksimir dove 9 anni prima la guerra era praticamente cominciata.

Si gioca il 9 ottobre, e i punti in palio pesano tantissimo e decideranno chi parteciperà ad Euro 2000. I fischi stavolta sono per l'inno serbo, e la tensione è alta soprattutto in campo. Boksic porta in vantaggio i vatreni, ma Mijatovic e Stankovic ribaltano il punteggio. Stanic, a inizio ripresa, firma il 2-2, e il risultato non cambierà più.

Nella ripresa a pagare la tensione sarà Zoran Mirkovic, che dopo un'entrata dura di Jarni gli strizza i testicoli e si prende il rosso diretto. Ma il match scorre via senza ulteriori episodi e se la gara del 13 maggio 1990 segnò l'inizio delle ostilità fra opposte nazioni, quella del 9 ottobre 1999 segnava idealmente la fine delle guerre jugoslave. 

Il punto finale fa comodo alla squadra di Boskov, che chiude al 1° posto il Gruppo H e si qualifica alla fase finale di Euro 2000. Dietro i plavi, staccata di un punto l'Irlanda, mentre la Croazia si piazza solo terza ed è eliminata. 

Yugoslavia celebrating Euro 2000Getty Images

L'ULTIMA RECITA DELLA JUGOSLAVIA

La Jugoslavia è inserita dal sorteggio nel Gruppo C con Spagna, Norvegia e Slovenia. Della rosa scelta da Boskov fanno parte i big Jugovic, Stankovic, Mihajlovic, Mijatovic e Drulovic, più qualche giovane emergente come gli attaccanti Milosevic e Kezman.

Non c'è più invece 'il Genio' Savicevic, che ha giocato la sua ultima gara in Nazionale proprio nella sfida del Maksimir nell'ottobre 1999. C'è invece, nonostante abbia 35 anni e giochi in Giappone, 'Piksi' Stojkovic, il leader carismatico del gruppo. Il primo impegno, secondo il calendario, è 'il derby' con la Slovenia guidata da Srecko Katanec, che la maglia della Grande Jugoslavia l'aveva indossata a Italia '90, alla sua prima partecipazione ad una fase finale di un grande torneo internazionale.

Il confronto che si gioca il 13 giugno allo Stadio di Charleroi è considerato ancora oggi fra le partite più belle della storia dell'Europeo e ha un andamento folle. La matricola terribile parte forte, con Zahovic che di testa firma l'1-0 al 23'. Al 35' Stankovic si fa male e lascia spazio al veterano Stojkovic. Ma al 52' ancora lo scatenato Zahovic pennella un cross per la testa di Pavlin, che fa 2-0. Poco dopo Boskov indovina però la mossa vincente: fuori uno spento Kovacevic e dentro Savo Milosevic.

Ma la Slovenia sfrutta un retropassaggio errato di Mihajlovic al suo portiere per andare sul 3-0: Zahovic 'legge' bene la traiettoria, ruba palla e segna il 3-0. Quando poi al 60' Mihajlovic è espulso per doppia ammonizione, con il secondo giallo che gli viene inflitto per una spinta a Udovic, tutti sono convinti che il risultato sia ormai acquisito, inclusi i festanti tifosi sloveni.

Ma con la Jugoslavia, la storia insegna, mai dire mai. E così è anche stavolta. Alla prima disattenzione della difesa slovena Milosevic fa 3-1, poi Drulovic, servito da Mijatovic, fulmina di prima intenzione Dabanovic e la partita è ufficialmente riaperta: 3-2. La rimonta è completata al 73', ovvero 6 minuti dopo il primo goal jugoslavo: Drulovic penetra nell'area avversaria e dà a Milosevic, che insacca e firma la doppietta personale.

In Serbia si scatenano le critiche per l'atteggiamento della squadra nel primo tempo, considerato troppo passivo, e Boskov deve ricorrere ad una delle sue frasi per placare gli animi.

"Siamo stati molto sfortunati all’inizio, molto fortunati alla fine”, commenterà il Ct.

Savo Milosevic | YugoslaviaGetty Images

Sostanzialmente tutto è ancora aperto, e infatti nel secondo match contro la Norvegia, che si gioca a Liegi, il 18 giugno, arriva la prima vittoria dei plavi. Stavolta Boskov si affida dall'inizio a Milosevic, in condizioni di gran forma, ed è ripagato nei minuti iniziali con il goal della vittoria, il terzo nel torneo per il centravanti. L'1-0 proietta dà alla Jugoslavia concrete possibilità di qualificazione ai quarti di finale, ma tutto si decide nel terzo impegno, sulla carta proibitivo, contro la Spagna.

I plavi sì perdono con le Furie Rosse, ma se la giocano alla pari, venendo rimontati soltanto all'ultimo. Il punteggio finale dice 4-3 per gli iberici, con i goal del solito Milosevic, di Govedarica (visto in Italia con il Lecce) e di Komljenovic. La Jugoslavia si piazza comunque seconda a pari merito con la Norvegia, con 4 punti, ma si qualifica per aver vinto lo scontro diretto con gli scandinavi. 

L'attesa cresce per la gara contro i padroni di casa dell'Olanda, sfida che si disputa a Rotterdam il 25 giugno. Gli Arancioni di Van Gaal danno dimostrazione di velocità e calcio offensivo, e travolgono la malcapitata Jugoslavia con un 6-1 che non ammette repliche. Mattatori Kluivert (autore di una tripletta) e Overmars (doppietta), cui si aggiunge un'autorete di Govedarica.

A rendere un filo meno amaro il commiato della Jugoslavia dai tornei internazionali c'è soltanto il 5° goal nella kermesse di Savo Milosevic, che, giunto nel finale, consegna al futuro attaccante del Parma lo scettro di capocannoniere della manifestazione assieme a Patrick Kluivert.

Yugoslavia fansGetty Images

LA SCOMPARSA DELLA JUGOSLAVIA

La pirotecnica sconfitta dei quarti di finale di Euro 2000 contro l'Olanda di Van Gaal sarà l'ultima apparizione di una Nazionale denominata Jugoslavia in un grande torneo internazionale. La squadra che rappresenta Serbia e Montenegro è infatti eliminata nelle Qualificazioni ai Mondiali 2002 dalla Russia, e giunge 3ª nel Gruppo 1 anche alle spalle della Slovenia.

Il 20 novembre 2002 l'amichevole disputata a Saint-Denis contro la Francia (3-0 per i Bleus Campioni d'Europa) è il commiato definitivo della Jugoslavia. Il 12 febbraio 2003, a Podgorica, la sfida contro l'Azerbaijan vede infatti il debutto della Nazionale di Serbia e Montenegro.

Con gli anni sono aumentati i nostalgici della Grande Jugoslavia che arrivava a competere con le Nazionali più forti e per questo era chiamata 'Il Brasile d'Europa'. Anche perché al di là della Croazia, arrivata 2ª ai Mondiali di Russia 2018, le rappresentative degli altri Paesi balcanici non sono riuscite a rinverdire i vecchi fasti. Addirittura c'è oggi chi vorrebbe riproporla a livello puramente sportivo e calcistico, per risvegliare l'entusiasmo dei tifosi. Per ora, naturalmente, resta soltanto un'idea.

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